Prima contraddizione delle idee trascendentali
Scolio all'antinomia prima
Seconda contraddizione delle idee trascendentali
Scolio all'antinomia seconda
Terza contraddizione delle idee trascendentali
Scolio dell'antinomia terza
Quarta contraddizione delle idee trascendentali
Scolio all'antinomia quarta
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I propugnatori della fisiocrazia trascendentale (onnipotenza della natura) potrebbero sostenere la propria opinione, contro le conclusioni argute degli oppositori sulla dottrina della libertà, dicendo a questi ultimi: Se non ammettete matematicamente alcun incominciamento del mondo, secondo il tempo, non vi è neppur mestieri di farvi alle tracce
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di un incominciamento dinamico dell’efficienza. Chi vi ha mai autorizzati ad immaginare uno stato assolutamente primitivo del mondo, e quinci un principio assoluto delle mano mano decorrenti apparizioni, ed a limiti apporre alla illimitata natura, non per altro che per provvedere di un asilo di riposo alla vostra fantasia? Poiché le sostanze hanno esistito mai sempre nel mondo, o poiché la unità, per lo meno, della sperienza rende indispensabile una tale supposizione, qual mai vi trattiene difficoltà, che non anche ammettiate, avere ognora esistito l’alternativa degli stati loro, voglio dire, una serie de respettivi cangiamenti, onde non avere, per conseguenza, mestieri di cercare alcun incominciamento né matematico né dinamico? Come possa essere una tal derivazione infinita, senza un primo anello della catena, rispetto al quale
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tutti gli altri fossero consecutivi, questa possibilità, diceva, non è riducibile a comprendimento. Ma, se perciò intendete a ripudiare cotesti enimmi della natura, vi troverete poi anche obbligati a sbandire copia di qualità fondamentali sintetiche (di forze primitive), come di quelle, il comprendimento delle quali vi è niente meno interdetto; e dovrà farvi urto la stessa possibilità di un cambiamento in generale. Giacché, ogni qualvolta non vi venisse fatto di trovare, col soccorso della sperienza, essere positivo il cambiamento, non potreste giammai raffigurarvi, a priori, come sia possibile una successione perpetua di essere e non essere.
Quandanche intanto concedasi, ad ogni modo, una prerogativa trascendentale alla libertà, per cui potesse questa incominciare le mutazioni del mondo, tale facoltà, per altro, non
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dovrebbe accordarsi che tutt’al più fuori del mondo (non ostante che sempre ardita pretesa quella di ammettere un oggetto, qualunque, al di là del complesso di quante mai sono possibili apparizioni, un oggetto, che non è per essere offerto ad alcuna percezione possibile). Che anzi nello stesso mondo non sarà mai lecita l’attribuzione di una facoltà, come quella in discorso, alle sostanze, giacché altrimenti bisognerebbe, che si risolvesse in nulla e svanisse in gran parte la connessione delle apparizioni, che si determinano a vicenda in conformità di leggi universali, connessione, che si chiama natura, e bisognerebbe che svanisse in questa il criterio dell’empirica verità, che distingue la sperienza dal sogno. Non è, di fatto, più quasi possibile farsi della natura un pensiero, a petto di questa sì da ogni legge sciolta prerogativa
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della libertà; stanteché verrebbero per essa incessantemente alterati e travolti di natura i decreti e sarebbe reso confuso e privo d’insieme lo spettacolo delle apparizioni, destinato a ricevere uniformità ed ordine dalla sola natura.