Prima contraddizione delle idee trascendentali
Scolio all'antinomia prima
Seconda contraddizione delle idee trascendentali
Scolio all'antinomia seconda
Terza contraddizione delle idee trascendentali
Scolio dell'antinomia terza
Quarta contraddizione delle idee trascendentali
Scolio all'antinomia quarta
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La causalità, giusta le leggi della natura, non è la sola, onde possano derivarsi tutte quante le apparizioni del mondo. A spiegazione delle medesime, è in oltre necessario ammettere un’altra efficienza, la proveniente dalla libertà.
Ammettasi, per supposto, non darsi alcun’altra causalita, eccetto la coerente
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alle leggi di natura; e dovrà ugualmente ammettersi, che a tutto quanto accade precede un altro stato, cui succede indispensabilmente, in forza di una legge, l’avvenimento. Ma quel medesimo stato antecedente non può essere che qualche cosa di accaduto (di cioè prodotto nel tempo, se prima non era); giacché, se avesse ognora esistito, anche il di lui conseguente, non già prodotto in ultimo luogo, ma sarebbe stato eternamente. Dunque l’efficienza della causa, per mezzo della quale accade alcunché, presuppone già essa medesima qualche cosa di accaduto; il quale accaduto, giusta le leggi della natura, suppone di bel nuovo uno stato antecedente, non che la causalità del medesimo; tale stato però ne presuppone un altro anteriore, e così via discorrendo. Che se tutto avviene in mera conformità colle leggi
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della natura, vi sarà bensì un principio, ma ognora subalterno e non mai primitivo, quindi non sarà mai assoluta la serie delle cause, provegnenti a vicenda una dall’altra. Ora la legge di natura consiste appunto in ciò, che non avvenga mai nulla senza causa bastevole, non che determinata, in prevenzione. Dunque la proposizione, che stabilisce unicamente possibile ogni causalità, giusta la legge di natura, contraddice a sé medesima, nella sua illimitata universalità, e non può questa, per conseguenza, essere ammessa, come la sola.
Per le quali cose diventa indispensabile l’ammettere una causalità, per la quale abbia da succedere alcunché, senza bisogno che la causa respettiva sia determinata ulteriormente da un’altra causa precedente, in conformità di leggi necessarie; voglio dire, doversi ammettere
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un’assoluta spontaneità di cause, per le quali da sé incominci una serie di apparizioni, progrediente giusta le leggi della natura. Il perché vuolsi riconoscere una libertà trascendentale senza la quale non è mai perfetta e compiuta, neppure pel corso della natura, la serie successiva delle apparizioni dal canto delle cause.
Non si dà libertà; ma tutto accade, nel mondo, unicamente secondo le leggi di natura.
Concedasi una libertà, in senso trascendentale, come una specie particolare di causalità, in grazia della quale avessero da succedere gli avvenimenti del mondo; concedasi, cioè, una facoltà, una
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prerogativa, perché possa incominciare assolutamente uno stato, quindi eziandio la serie delle di lui conseguenze. In tal caso, e mediante siffatta spontaneità, non dovrà solo aver principio, una serie, bensì la determinazione della detta spontaneità sino alla produzione di una serie; dovrà, cioè, assolutamente incominciare la stessa efficienza, in modo che non preceda nulla di determinante, in conformità di leggi immutabili e perpetue, l’azione avvegnente (che accade). Ma qualunque principio di azione presuppone uno stato di causa non per anco agente, come ogni principio dinamico d’azione presuppone uno stato, che non abbia la menoma influenza o connessione d’efficienza collo stato precedente della causa medesima, vale a dire, che non ne sia per verun modo conseguenza. È dunque in opposizione alla legge
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d’efficienza la libertà trascendentale, come quella che in tale accoppiamento consiste di stati successivi delle cause efficienti, a norma del quale non può darsi unità nella sperienza, e cui non può, conseguentemente, nella sperienza incontrarsi: dunque non è che un ente vuoto ed immaginario (del pensiero) un tale accoppiamento.
Per la qual cosa non ci rimane che la natura e solo in essa dobbiamo, e non altrove cercare la connessione e l’ordine degli avvenimenti dell’universo. La libertà (indipendenza) dalle leggi di natura è bensì liberazione da quanto v’ha di forzato, è però eziandio allontanamento ed abdicazione da ogni filo di guida, cui somministrino le regole. Conciossiaché non può già dirsi, essere le leggi della libertà sostituibili a quelle di natura nel decorso del mondo; giacché,
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se la libertà fosse determinata in forza di leggi, non più libertà, ma non sarebbe altro che natura essa medesima. La libertà trascendentale, pertanto, e la natura si distinguono fra di loro, come fra loro differiscono la licenza e la conformazione alle leggi. Vero bensì che la natura è di gravame all’intendimento colla difficoltà del sempre più alto sollevarsi nella serie delle cause, nella derivazione degli avvenimenti, essendo via sempre condizionata con altre, nei medesimi, la causalità; ma essa promette, in risarcimento, l’unità perfetta della sperienza e la costei uniformità colle leggi. Per lo contrario, il prestigio della libertà concilia bensì tregua e riposo all’intelletto scrutatore nella catena delle cause nell’atto che lo conduce ad un’assoluta ed indipendente causalità, che imprende ad agire di per sé
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sola; solché, cieca essendo questa efficienza, viene da essa lacerato e disperso il filo di scorta delle regole, che sole, rendono possibile una sperienza connessa in tutto e per tutto.