Prima contraddizione delle idee trascendentali
Scolio all'antinomia prima
Seconda contraddizione delle idee trascendentali
Scolio all'antinomia seconda
Terza contraddizione delle idee trascendentali
Scolio dell'antinomia terza
Quarta contraddizione delle idee trascendentali
Scolio all'antinomia quarta
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Allorché ragiono di un tutto, che sia di parti semplici necessariamente costituito, vi sottintendo un tutto
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sostanziale; consistendo in questo propriamente il composto, voglio dire, l’unità fortuita del moltiplice, cui si pone dato separatamente (nel pensiero, se non altro) in un vicendevole congiungimento e che quindi costituisce unità. Lo spazio non dovrebbe dirsi, a propriamente parlare, composto, ma tutto (totum); perciocché le di lui parti non sono possibili che nel tutto, non già il tutto mediante le parti. Potrebbe chiamarselo tutt’al più un composto ideale; ma non reale; sebbene queste non sono che sottigliezze.
Non consistendo lo spazio in verun composto di sostanze (neppure di accidenti reali), se togli da esso qualsivoglia composizione, non de ve avanzar nulla di residuo e né tampoco un punto; non essendo possibile un punto, se non qual confine di uno spazio (come
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limite, perciò, di un composto). Dunque lo spazio ed il tempo non constano di parti semplici.
Quantunque fornito di una grandezza (di quantità) ciò, che solo appartiene allo stato di una sostanza, p. e., il cambiamento, non è costituito neppur esso da un semplice, voglio dire, che da un aumento di parecchie mutazioni semplici non viene prodotto un certo qual grado di cambiamento. La nostra conclusione dal composto al semplice non regge, se non per le cose consistenti per sé medesime; però non consistono di per sé le contingenze dello stato. Ogni qual volta, pertanto, si accorda più che non dovrebbesi estensione all’argomento per la possibilità del semplice, come di parte costituente qualsivoglia sostanziale composto, e che si pretende, aver esso argomento e valore per tutti, senza distinzione,
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i composti, si arrischia di con ciò pregiudicarlo e di facilmente seco lui pregiudicare alla propria causa; come di fatto ne abbiamo copia d’esempi.
Del resto, io non ragiono costì del semplice, che in quanto essa è dato necessariamente pel composto ed in quanto è questo suscettivo di risolversi nel semplice, come nelle parti sue costitutive. Né dovrebbe riferirsi che al semplice la vera significazione della voce monade (secondo l’uso, che ne fa Leibnizio), voglio dire, a quanto è dato immediatamente qual sostanza semplice (come sarebbe nell’intima coscienza); non però in qualità di elemento del composto, cui meglio addirebbesi la denominazione di atomo. Ed avendo impreso quivi a, solo rispetto al composto, convincere le sostanze semplici, come dello stesso composto
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elementi, potrei l’antitesi di questa seconda antinomia distinguere del nome di Atomistica trascendentale. Ma, poiché siffatto vocabolo è già da lungo tempo in uso per indicare una maniera speciale di esprimere o spiegare apparizioni corporee (moleculas) e presuppone, in conseguenza, concetti empirici, così ne sarà lecito preferire, all’indicato scopo, la denominazione di principio fondamentale della Monadologia.