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Tutte le nostre cognizioni sono o coordinate o subordinate.
Le cognizioni sono coordinate o sia disposte in serie, quando senza essere legate per mezzo di una idea, oppure dipendenti da quella, vengono accumulate come l’accidente le ha riunite. In tal caso per quanto le nostre cognizioni fossero varie e vaste, altro non sarebbero, che per così dire, isole notanti, ed altro non fornirebbero, che una collezione rapsodica, un accozzamento.
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Subordinate sono le cognizioni, le quali riunite sotto un’idea vengono da un principio determinate. In questa maniera esse formano un sistema, e questo solo produce scienza.
Ogni scienza è fondata o sull’esperienza, ed allora dicesi empirica; o è dedotta dalla ragione, ed allora si chiama razionale.
Le scienze razionali producono la perspicacia; e questa è tanto più profonda, quanto più ci avviciniamo alle prime cognizioni fondamentali, ed ai principi semplici, necessari e generali; l’impero di questi principi è fissato, e la scienza è completa. Le scienze empiriche danno erudizione: questa in alcuni polistori è arrivata fino a gradi maravigliosi, ed i suoi limiti si estendono ancora continuamente da tutt’i lati(1).
(1) Un matematico distinto nella sua scienza, un filosofo teorico, non si chiamerà erudito ma perspicace. Il filosofo pratico si chiamerà saggio. Gli eruditi propriamente detti (in omni scibili versatissimi) che col loro sapere abbracciano quanto giammai fu insegnato ed imparato, non furono punto ammirati pel loro sapere o pel loro spirito, essi non possederono
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Ogni erudizione è formale o reale.
L’erudizione formale è l’erudizione di lingua. Essa è la chiave di
viste profonde, né seppero il vivere del mondo, e furono privi dell’abilità di potersi servire delle loro cognizioni. Conring il quale poté domandare alla sua sposa, in quale scienza egli dovesse acquistarsi le primarie dignità accademiche, non ne ha dilatata veruna. A proposito di Saumaise (Salmasius) Cristina di Svezia diceva: che egli avrebbe potuto nominare la Sedia forse in cinquanta lingue diverse senza saper sedere in alcuna. L’epoca della polistoria fu particolarmente il secolo decimo sesto e decimo settimo, ne’ quali dappertutto si videro streghe e fantasmi, si amò l’astrologia ed i buffoni di corte, e ne’ calendari si assegnò il tempo in cui si doveva tagliar i capelli, cavar sangue, purgare il corpo, tagliar legna, fabbricar case ecc. L’erudito Cardano per mezzo dell’astrologia aveva scoperto, che un’orazione diretta alla Madonna il primo di aprile, la mattina a otto ore, doveva avere un infallibile e felice successo. Anche nel 1679 in Berlino si continuava a perseguitare rigorosissimamente le persone accusate di stregonerie, si giustiziavano e si bruciavano streghe: segno evidente, che la vera erudizione non consiste in quelle arti (artes) delle quali il poeta dice: didicisse fideliter artes, emollit mores nec sinit esse feros. Il nostro secolo si potrà chiamare il secolo perspicace: se debba venire il secolo che si dovrà chiamare il secolo saggio, o quando ciò sia per accadere, Chi può saperlo?
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tutt’i tesori delle cognizioni empiriche, l’indirizzo pe’ vari magazzini e fabbriche delle arti e scienze umane. La cognizione delle lingue antiche si chiama filologia, quella delle moderne linguistica.
L’erudizione reale (poiché gli oggetti della nostra esperienza ci compariscono o nello spazio uno vicino all’altro, o nel tempo uno dopo l’altro), comprende in parte la descrizione degli oggetti; la descrizione del mondo; in parte la narrazione de’ suoi cangiamenti; la storia del mondo. Ambedue sono o fisiche, o antropologiche, poiché l’uomo, considerato come un essere dotato di libertà, si separa dal resto della natura.
Quindi vi è 1. una storia fisica, cioè la storia della natura propriamente detta: e precisamente o della natura esterna (cosmogonia o geogonia); o della natura interna, (psicologia empirica, che potremo chiamare teogonia, per attribuire ad un bel vocabolo una miglior definizione). L’uomo è l’Iddio visibile. 2. Vi è una storia antropologica: la storia della libertà, e precisamente
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della libertà interna (cioè storia delle opinioni, delle pazzie umane e degli errori, come la propedeutica; e l’indagine e l’osservazione per tener dietro ai successivi progressi della cultura dello spirito, come la metodica); o della libertà esterna, (cioè storia delle operazioni degli uomini, in quanto essa rappresenta i loro sforzi, diretti ad ottenere una costituzione conveniente all’umanità; o propriamente quella storia che chiamiamo storia politica).
La storia della libertà esterna non sale ad un’epoca molto remota. Noi parliamo di 6000 anni dacché il genere umano domina la terra. Ma la cultura del genere umano essendo ancora assai nuova, e appena incominciata, così la vera storia non oltrepassa due mila anni. Questa in fatti può solamente incominciare dal tempo in cui un popolo acquista un pubblico storico, e solo quando la sua storia è conosciuta anche da altri popoli, che possono verificarla o smentirla. E perciò Hume dice con ragione, che la prima linea in Tucidide è la prima nella storia. La storia della cultura interna
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dell’uomo, lo sviluppo della sua umanità non è possibile senza la cultura della libertà esterna: la cultura interna è l’ultimo risultato di essa, il più bel frutto, e l’utilità più reale che essa possa produrre. La storia della cultura interna però è ancora assai più limitata della prima.
La storia della natura o sia la cosmogonia, non altramente che la teogonia, sono le scienze della divinità. Noi non ne abbiamo che la semplice idea.
Per altro negli archivi segreti della natura si sono alcuni documenti per la storia primitiva della terra. Ma parte sono inaccessibili(1), e parte inintelligibili. Il tutto non è che un frammento capace di varie spiegazioni. Quindi l’iscrizione egiziana sul tempio d’Iside, o della madre
(1) A quanta profondità siamo noi discesi dentro la terra? Maupertuis ha ragione di dire, che se i re d’Egitto avessero impiegato nello scavare la terra que’ tesori che hanno consumati nell’innalzar le piramidi avrebbero fatto molto più per le scienze e per la cultura umana.
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della natura, esprime un pensiero assai vero e sublime: «Io sono quello che è, che fu, e che sarà, e niun mortale alzò il mio velo». Quello che ordinariamente si chiama storia della natura è la semplice descrizione di essa; e quando si sale molto alto, egli è la descrizione della natura secondo i vari fenomeni, pe’ quali la sua figura coll’andare del tempo si mostra cambiata all’occhio umano.
In tal guisa sappiamo veramente che la Germania era sì fredda, che il figlio della neve la Renna vi poté vivere. La Siberia al contrario pare essere stata caldissima; e quivi abitarono gli Elefanti che richiedono un clima caldissimo. Difatti ancora presentemente si scava in quantità l’avorio nella Siberia, e se ne fa un considerabile commercio. Donde questo intero cangiamento? ha forse l’asse della terra avuto una diversa posizione nell’orbita? si è ella cangiata subito, o a poco a poco? e per qual ragione? forse che il suolo fu da principio tutto rovente, poi caldo, indi gradatamente freddo, finché giunse all’attuale equilibrio?
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Il lupo ed il cane si accoppiano; e da quest’unione si generano figli fecondi, che appartengono alla medesima specie fisica: ora derivan eglino tutti da una sola stirpe? quale fu adunque la stirpe primitiva creata, dalla quale tutte le altre a poco a poco si svilupparono? Forse il cane da pecoraio, il lupo, o un qualche altro cane? Anche il cane e la volpe si accoppiano; vi era dunque un essere primitivo dal quale non solo si svilupparono questi tre con tutte le loro diverse razze, ma da cui forse tutti gli Esseri viventi, dall’uomo fino al polipo a poco a poco si derivarono.
Le specie si cambian elleno con l’andar de’ secoli o no? Non dimostrano forse i fatti, che i corpi viventi soffrono de’ cambiamenti nella loro forma, ed anche nell’organizzazione al cangiamento violento del loro domicilio, dell’usato sistema di loro vita, e delle esterne impressioni(1)? I cambiamenti
(1) Ved. Lamark, Recherches sur l’organisation des Corps vivans, particolarmente anche Append. pag. 141 seg.
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violenti, non acquisteranno anch’eglino tal forza da produrre maggior cambiamento nell’essere vivente? oppure sarà questo l’uffizio dell’impulso naturale di formazione, o forse di una materia tremula che agisca sull’essere vivente, a norma di leggi costanti ed immutabili? in guisa che quando i veicoli e le forme esterne, sulle quali questa materia agisce, non saranno da qualche violenta rivoluzione trasformate, essa debba restar sempre la stessa? Le rivoluzioni della terra, col dare verosimilmente una nuova forma all’elettricità, hann’elleno forse cagionato ancora produzioni, e creazioni ognora affatto nuove?
Aristotile per giudicare sull’eternità della terra domanda, quale dei due esistesse prima; se la gallina o l’uovo? La parte animale della natura è coperta di oscurità anche maggiore. Lo spirito degli esseri viventi, come è egli entrato nella carne? Esistette esso prima, e fu, secondo Platone,
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incarcerato per punizione in questi corpi? È egli generato? Una natura non materiale come può essere attiva in un corpo, e per mezzo di esso? Lo spirito come passa ad un altr’ordine, ed esiste in esso?
La descrizione della natura, la cosmogonia, è ancor essa imperfetta; i fenomeni stessi della natura organica sono ancora tutti oscuri, e noi conosciamo così poco le loro cagioni, come i loro effetti. Di che si nutre la pianta? non già della propria terra, e neppure dell’acqua. La materia organica disciolta, contenuta sì abbondantemente nell’acqua, la quale contiene ciò che noi chiamiamo concime, ond’è pregna la terra de’ giardini, questa materia è adesso il suo nutrimento; ma non lo sarà stato però sempre, né a principio. O questa materia organica è ella nell’acqua, propria a quella è congenerata? È essa materia la sostanza primitiva forse in attrazione con quella che alcuni chimici chiamano il puro ponderable? La materia elettrica ancora di gran lunga non è bastantemente esaminata.
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Noi non conosciamo sufficientemente la proprietà di essa. Da una sola materia elettrica, che si respinge da sé stessa, la quale però, secondo Franklin, attrae tutti gli altri corpi, non tutt’i fenomeni si possono spiegare. La ripulsione de’ corpi negativamente elettrizzati nel vacuo, dimostra apertamente, che l’elettricità negativa è una materia propria, diversa dalla positiva, e che ambedue i corpi rispingon sé stessi, ma scambievolmente si attraggono. Hube(1) considerando, che i fenomeni elettrici riguardano tutt’i corpi, ed influiscono moltissimo sull’organizzazione delle piante e degli animali, opinò, che in loro potesse forse trovarsi la vera cagione, per cui tutti mostrano un’inclinazione determinata, ed una così insuperabile attrazione fra loro.
Del resto questa empirica cognizione della natura è fondata sopra ciò che esiste secondo leggi necessarie, in che sta la vera cognizione della natura nel senso rigoroso; o sopra gli esseri
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che agiscono secondo le leggi di libertà; la cognizione dell’uomo; antropologia.
Questa antropologia non è speculativa, ma pragmatica. L’uomo non vi è considerato fisiologicamente ma cosmologicamente.
La cognizione della natura propriamente detta è o parziale, quando le cose sono considerate separatamente ciascuna per sé, come la descrizione della natura del cavallo, del leone, dell’albero, delle madrepore ecc., o generale, quando si considera nell’insieme, geografia fisica.
Per mezzo di queste due scienze, cioè, dell’antropologia e della geografia fisica, vogliamo anticipare l’esperienza futura.
Tutte le cose della natura in quanto esse compongono un tutto, formano propriamente il mondo. Ma in un senso più ristretto, contiamo fra le cose del mondo quelle solamente, colle quali noi possiamo avere qualche comunicazione, cioè, quelle sulle quali possiamo operare in quel modo, col quale esse operano sopra di noi. In questo senso ristretto la terra compone il nostro mondo. CosìXXIII
di chi viaggia molto diciamo; egli ha veduto il mondo. Ma la cognizione del mondo richiede più che il semplice viaggiare. Chi vuol trar profitto da’ viaggi deve farsi da prima un piano o possedere cognizioni. Egli deve sapere quali oggetti siano da esaminarsi, quali da cercarsi. La cognizione del mondo dev’essere un sistema, altramente non saremmo sicuri di aver abbracciato l’insieme, e nemmeno di ritenerle in mente, poiché non dominiamo collo sguardo tutto quello che sappiamo. Nel sistema il tutto è prima delle parti, nell’aggregato le parti sono le prime. Esso è l’idea architettonica, senza la quale la scienza non può fabbricarsi come per così dire una casa. Chi vuol fabbricare una casa deve farsi dapprima un’idea dell’insieme, dal quale poi si deducono tutte le parti. Tutta la descrizione del mondo e della terra, quando deve essere sistema, deve cominciare col globo, l’idea dell’insieme, e riportarsi sempre a questo.
Se la geografia fisica descrive nell’insieme le cose della natura, per quanto possiamo entrare in comunicazione
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con essa, ella dunque non è un sistema naturae, non un registro né un inventario delle cose isolate della natura medesima. Un sistema di natura, come quello di Linneo, o di qualunque altro, racconta tutte le cose isolate di lei, le esamina una dopo l’altra, le unisce con arte e logicamente, e le divide, secondo una qualche somiglianza ritrovata, in nomi e classi, come secondo le unghie fesse, per soccorrere alla memoria. La geografia fisica dà piuttosto una idea dell’insieme, secondo lo spazio ovvero il globo, e segue nella descrizione delle parti le leggi e l’ordine della natura. Essa ci rappresenta le cose naturali secondo le loro specie e le loro famiglie, secondo il luogo della loro nascita, o i luoghi sui quali la natura le ha collocate. Ci descrive lo stato e la qualità delle cose naturali in un certo tempo, per esempio del presente, e considera lo stato passato solamente come un mezzo per la loro spiegazione, ovvero per lo contrario, quando lo stato presente è la conseguenza visibile dell’antecedente.
27-05-2024