I. Della differenza tra la ragione pura e l'empirica
II. Del possedersi per noi certe cognizioni anteriori ad ogni senso ed esperienza e del non andar mai digiuno di queste neppure il volgare intendimento
III. Del bisogno che ha la filosofia di una scienza che stabilisca la possibilità, i principi ed il complesso di tutte le nozioni preconcepute
IV. Della differenza tra i giudizi analitici ed i sintetici
V. Dei giudizi sintetici a priori, come inerenti a tutte le scienze teoretiche della ragione
VI. Problema universale della ragione pura
VII. Idea e divisione di una scienza particolare, sotto nome di Critica della ragione pura
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In tutti i giudizi nei quali si medita col pensiero il rapporto di un soggetto coll’attributo (non considerando che i giudizi affermativi, per essere quindi ovvia l’applicazione ai negativi), l’accennato rapporto è possibile in due maniere. Perciocché o il predicato B appartiene al soggetto A, come qualche cosa che sia già contenuta nel concetto dello stesso A, quantunque in maniera oscura o non appariscente; o che B, sebbene unito e collegato col concetto A, è però affatto fuori del medesimo. Nel primo
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caso chiamo analitico il giudizio, e sintetico nel secondo. Giudizi analitici adunque (parlando sempre d’affermativi) diremo quelli, dove pensiamo in una e la stessa cosa (identicamente) congiunto col soggetto quanto gli viene attribuito; quelli poi, dove la stessa combinazione viene pensata senza identità, si dovranno dire sintetici(1). Si potrebbero eziandio chiamare giudizi rischiaranti i primi, e amplificanti gli altri; stanteché dagli analitici non si aggiunge nulla col predicato all’idea del soggetto; ma essi non fanno che dividerlo e notomizzarlo, dirò così, nelle sue proprie
(1) Dal che pare che i giudizi analitici e sintetici di Kant corrispondono a quelli, che Locke ha fondati sul rapporto di identicità, rispetto ai primi, e su quello di coesistenza, rispetto ai secondi.
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idee parziali, come quelle che già nel medesimo si pensano, sebbene oscuramente. Mentre all’opposto i sintetici aggiungono all’idea del soggetto un attributo, che non era punto immaginato in esso lui, e che non avrebbe potuto indi emergere né ricavarsi, per qualunque se ne facesse anatomia. Così quando annunzio che tutti i corpi sono estesi, annunzio un giudizio analitico. Perciocché, onde trovare l’estensione, come inerente al medesimo, non mi è d’uopo sortire dall’idea che attacco al corpo; ma basta che solo divida minutamente quel concetto: basta cioè che, onde scovrirvi quest’attributo, sia consapevole in me stesso di tutto quanto immagino sempre nel medesimo; e il detto giudizio sarà conseguentemente analitico(1). Per lo contrario,
(1) Sono egualmente giudizi analitici: non
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allorché dico tutti i corpi essere gravi, l’attributo è qualche cosa di affatto diverso da quanto io penso in generale nel solo concetto di un corpo: ed è con simili addizioni di predicati che si formano i giudizi sintetici.
I giudizi empirici, come tali (provegnenti dalla sperienza), sono tutti quanti sintetici. Sarebbe invece assurdo il fondare un giudizio analitico
inclina una linea perpendicolare né a dritta né a sinistra; un cerchio è rotondo; un triangolo ha tre lati; un animale è un essere vivente, un corpo organizzato ec. in quanto per formare siffatti giudizi, e trovarli, non si ha d’uopo che dell’analisi de’ respettivi oggetti: È inoltre assoluta la certezza dei medesimi, perciocché fondata sul principio di contraddizione; vale a dire che altro non si può in un oggetto scoprire coll’analisi, e non per altro di esso assicurarsi, tranne in quanto e per quanto non gli è contraddittorio.
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sulla sperienza, come quello, per formare o concepire il quale non ti è mestieri sortire dal tuo concetto e abbandonarlo, e ti sarebbe superflua la testimonianza della sperienza. Essere di fatto il corpo esteso, per isperienza non già, ma ti si annunzia colla massima sicurezza ed evidenza per anticipazione; per conseguenza non è giudizio sperimentale. Conciossiacché, prima che tu alla sperienza ricorra, trovi già le condizioni nel tuo giudizio nell’idea, puoi cavarne il predicato per la sola legge di ripugnanza, e sei quindi conscio nello stesso tempo della necessità del giudizio; ciò che neppure potevi dalla sperienza imparare. Per l’opposto, quantunque nell’idea generale del corpo non sia punto compreso l’attributo della gravità, esso però indica un oggetto subordinato in questa o quella parte alla sperienza;
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e posso a quella tal parte aggiungerne altre (della sperienza medesima) come appartenenti alla prima. Può essermi già nota infatti l’idea del corpo analiticamente, per mezzo dei criteri di estensione d’impenetrabilità, di figura e di altrettali proprietà, che tutte vengono immaginate in quel concetto(1).
(1) Quanto tempo non si fu ad avere idea dell’aria, senza nulla sapere del suo peso, del suo colore ceruleo, di sua elasticità, dell’essere ella, o non essere, un composto d’ossigeno e azoto ec.? Ora, tutte le volte che le furono scoverte nuove attribuzioni, si formarono giudizi sintetici. Il che serve di controprova essere i giudizi analitici a priori tutti quanti, come quelli per i quali non è d’uopo istituire sperimenti, onde sapere che quanto è inerente all’idea di un oggetto, può essere di lui affermato. E conferma nello stesso tempo ciò che sarà detto più sotto, che i giudizi analitici cioè rendono più chiare le nozioni degli oggetti;
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Ora dunque mi faccio a estendere la mia cognizione, ricorrendo per ciò alla sperienza, dalla quale aveva già ricavato questa idea del corpo; e siccome, ciò facendo, incontro anche la gravità, sempre combinata coi suddetti criteri, così questa pure aggiungo sinteticamente, come attributo, a quell’idea: È dunque sulla sperienza che si fonda la possibiltà della sintesi del predicato della gravità coll’idea del corpo; giacché le due idee, quantunque non una contenuta nell’altra, si appartengono ciò non ostante
ma né valgono a estenderle, né ad acquistarne di nuove. Giacché perciò è necessario che loro attribuiamo qualità e rapporti, non ancora contenuti nella idea, o rappresentazione, che ne abbiamo; e che tali qualità e rapporti vengano presi altrove che in detta idea; ed ecco perché i giudizi sintetici sono anche addizionali o come dice l’autore amplificanti.
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a vicenda, sempre però accidentalmente, come parti di un tutto, vale a dire della sperienza, che è già per se stessa una combinazione sintetica di visioni.
Tale appoggio e soccorso però manca del tutto ne’ giudizi sintetici per anticipazione. Se debbo infatti allontanarmi dal concetto A, per conoscere come unito al medesimo l’altro B, a cosa potrò di grazia fondarmi, o per qual mezzo accadrà che possa la sintesi aver luogo, se mi è qui precluso il vantaggio di per ciò scorrere il campo della sperienza? Diamo la proposizione: tutto ciò che avviene ha la sua causa. Nell’idea di ciò che accade, io penso bensì a un’esistenza, all’essere questa preceduta da un tempo, e a simili concetti, onde possono derivarsi giudizi analitici. Ma l’idea di una causa giace
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assolutamente fuori di quel concetto, dinota cosa affatto diversa da ciò che accade, e che non è quindi minimamente contenuta in quest’ultima rappresentazione. Come, o per qual via, potrò dunque annunziare cosa diversa del tutto da ciò che accade in generale; e da ciò stesso rilevarla; e riconoscere, tuttoché non contenuta in quel concetto, l’idea della causa, come appartenente ciò non pertanto, anzi necessariamente, al medesimo? Quale sarà in questo caso l’incognita = X; a quale dev’essere puntello all’intelletto, che dal concetto A vuol dedurre l’attributo B, cui, benché straniero a quel concetto, reputa combinato col medesimo? L’esperienza non già, poiché l’addotto principio aggiunge il secondo concetto al primo, non solo con illimitata universalità, ma sì pure colla espressione della necessità, quindi
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assolutamente a priori e per mezzo di pure idee. Ora tutto quanto lo scopo finale del nostro saper speculativo per anticipazione poggia sopra così fatti principi sintetici, vale a dire amplificanti; giacché gli analitici sono estremamente importanti e necessari è vero; ma solo per conseguire quella evidenza d’idee, che si richiede a una sintesi più certa ed estesa, come sarebbe a estraneo e veramente nuovo guadagno(1).
(1) Avendo stabilito essere i giudizi empirici tutti sintetici, darsene tuttavia di anticipati ed estranei a ogni sperienza, potranno servire a esempio dei sintetici sperimentali anche i seguenti: l’oro è duttile, il fuoco brucia, quel fiore olezza, quell’uomo è ricco, ammalato ec.; in quanto si percepiscono gli attributi che si danno all’oro, al fuoco, a quel tal fiore, o uomo; ch’essi hanno per noi la realtà del fatto; che la sperienza è il mezzo certo e comprensivo,
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per cui formansi tali giudizi, e ch’ei nascono e si formano analogamente ai fatti, vale a dire manifestamente a posteriori, e senza uopo di più profonde indagini. Sarebbero poi anteriori alla sperienza, e senza dato per parte della medesima, quelli dell’essere l’anima semplice, immortale, il mondo finito o infinito, avente o non avente principio, e simili giudizi, veri o falsi ch’ei sieno, purché non possa la sperienza avervi contribuito; come non possiamo infatti essere da essa fatti scorti né del semplice, né dell’infinito, né dell’eternità.