SEZIONE PRIMA
DEI CONCETTI
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Tutte le cognizioni, cioè tutte le rappresentazioni riferite con coscienza ad un oggetto, sono intuizioni, o concetti. La intuizione(1) è una rappresentazione singolare (repraesentatio singularis); il concetto(2) una rappresentazione generale (repraesentatio per notas communes) o riflessa (repraesentatio discursiva).
La cognizione per concetti appellasi pensiero(3), cognitio discursiva. 3
Osservazioni. 1. Il concetto è opposto alla intuizione; perciocché è una rappresentazione generale, o di ciò che è comune a più oggetti, e però una rappresentazione in quanto può essere contenuta in diverse altre.
2. Ella è una semplice tautologia parlare dei
(1) Anschauung.
(2) Begriff.
(3) Denken.
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concetti generali o comuni; difetto che si fonda in una inesatta divisione dei concetti in universali, particolari e singolari. Non i concetti stessi, ma solamente il loro uso può essere in tal maniera diviso.
In ogni concetto si ha da distinguere materia e forma. – La materia dei concetti è l’oggetto(1); la loro forma, la universalità(2).
Il concetto è empirico, o puro (vel empiricus vel intellectualis). – Concetto puro è quello che non è cavato dall’esperienza, e ancora quanto al contenuto proviene dall’intelletto.
L’idea è un concetto razionale(3), il cui oggetto non si può affatto ritrovare nell’esperienza.
Oss. 1. Il concetto empirico deriva dai
(1) Gegenstand.
(2) Allgemeinheit.
(3) Vernunftbegriff.
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sensi mediante la comparazione degli oggetti della esperienza, e non riceve per via dell’intelletto che la forma della universalità. – La realtà di questi concetti giace nella reale esperienza, onde sono ricavati secondo il loro contenuto. Se poi si diano concetti intellettuali puri (conceptus puri) che, come tali, indipendentemente da ogni esperienza derivino assolutamente dall’intelletto, è cosa da doversi cercare dalla metafisica(a).
2. I concetti razionali o le idee non possono affatto condurre ad oggetti reali, perciocché questi tutti debbono essere contenuti in una esperienza possibile. Ma servono non per tanto a guidare l’intelletto, mediante la ragione, in riguardo all’esperienza e all’uso più perfetto possibile delle sue regole, o a dimostrare che non tutte le cose possibili sono oggetti della esperienza, e che i principii della possibilità di questa non valgono per le cose in sé stesse, anzi né
(a) L’A. facendosi a tale ricerca metafisica, scioglie affermativamente la quistione, essendovi, a suo avviso, nell’intelletto umano non pochi di simili concetti, dei quali nota dodici primitivi, che, ad imitazione di Aristotele, appella categorie, ricavandoli dalla funzione propria dell’intelletto, che è il giudicare, secondo i quattro momenti principali
della conoscenza: quantità, qualità, relazione e modalità.
È pregio dell’opera riportarne qui la tavola.
1
Quantità
unità
pluralità
totalità
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pure per gli oggetti dell’esperienza, come cose in sé stesse.
L’idea contiene l’archetipo(1) dell’uso dello intendimento; p. e. l’idea dell’universo(2), che
2
Qualità
realtà
negazione
limitazione
3
Relazione
d’inerenza e sussistenza
(substantia et accidens)
di causalità e dipendenza
(causa ed affetto)
di comunanza (azione reciproca tra l’agente e il pazienta)
4
Modalità
possibilità – impossibilità
esistenza – non-esistenza
necessità – contingenza
Vedi «Kritik der reinen Vernunft», S. 100.
Ediz. di Hartenstein
Trad.
(1) Urbild.
(2) Weltganz.
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deve essere necessaria, non come principio costitutivo per l’uso empirico dell’intelletto, ma solamente come principio regolatore pel nesso(1) universale dell’uso empirico del nostro intelletto. Ella è perciò da riguardare come un concetto fondamentale necessario, per completare obbiettivamente le operazioni intellettive della subordinazione, o per considerarle come illimitate. Ancora, l’idea non si consegue per composizione; perocché il tutto è qui prima della parte. Intanto ei ci ha pure idee in cui ha luogo un’approssimazione(2). Tale è il caso delle idee matematiche o delle idee della generazione matematica di un tutto, che si distinguono essenzialmente dalle idee dinamiche, le quali a tutti i concetti concreti sono affatto eterogenee, perché l’intero, non per la grandezza (come nei concetti matematici) ma per la specie, è diverso dai concetti concreti.
Di nessuna idea teoretica si può dare e dimostrare la realtà obbiettiva, eccetto dell’idea di libertà; e ciò, perché questa è la condizione della legge morale, la cui realtà è un assioma. La realtà dell’idea di Dio si può dimostrare solamente per mezzo di quella, e però solamente a
(1) Zusammenhang.
(2) Annährung.
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fine pratico, cioè di operare in modo come se Dio ci fosse; e però solamente a questo fine(a).
In tutte le scienze, in quelle principalmente razionali, è l’idea della scienza il loro disegno e contorno generale; e però la sfera di tutte le conoscenze che ne fan parte. Una tale idea del tutto, la prima cosa, a cui si ha da badare in una scienza e si ha da ricercare, è architettonica(b); come p. e. la idea della scienza giuridica.
(a) In questo luogo come in qualche altro, l’A. afferma cose, che a voler giudicare convenientemente, occorrerebbe ben lunga disamina; specialmente ove si consideri tutto quel che viene esponendo nella sua opera più volte citata, Kritik der reinen Vernunft, Critica della ragion pura. Noi, stimando inopportuno pel nostro scopo entrare in discussioni critiche, ce ne asteniamo, come abbiamo fatto in altri luoghi.
Trad.
(b) In conformità di ciò, K. dice altrove che la ragione umana, facoltà dell’idea , è di sua natura architettonica, cioè considera le conoscenze come appartenenti ad un sistema possibile: Die menschliche Vernunft ist ihrer Natur nach architektonisch, d. i. sie betrachtet alle Erkenntnisse als gehörig zu einem möglichen System.......
Kritik d. reinen Vernunft. S. 337. Ediz. Hartenstein.
Trad.
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L’idea dell’umanità, l’idea di una repubblica perfetta, di una vita felice, ed altrettali, manca alla maggior parte degli uomini. Molti di costoro non hanno idea di ciò che vogliono; quindi procedono secondo l’istinto e l’autorità.
Tutti i concetti, quanto alla materia, sono dati (conceptus dati) o formati (conceptus factitii). – I primi sono dati a priori o a posteriori.
Tutti i concetti empirici, o dati a posteriori, si appellano sperimentali; i dati a priori, nozioni(a).
(a) A chiarire maggiormente quanto l’A. ha detto nei quattro paragrafi precedenti, giova qui riportare ciò che dice in altra sua opera su i termini onde si possono propriamente esprimere le diverse maniere di rappresentazioni. Nella «Critica della ragion pura», dopo certe sue considerazioni su le idee in generale, si fa a precisare gradatamente in questo modo i significati de’ diversi termini. «Rappresentazione (repraesentatio) in generale è il genere. Sotto di essa dimora la rappresentazione con
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Oss. La forma di un concetto, come rappresentazione discorsiva, è fatta sempre.
L’origine de’ concetti secondo la semplice forma consiste nella riflessione e nello astrarre dalla differenza delle cose che sono denotate per mezzo di una certa rappresentazione. E però sorge
coscienza (perceptio). Una percezione, riferita semplicemente al soggetto come modificazione del suo stato, è sensazione (sensatio); una percezione obbiettiva è cognizione (cognitio). Questa è intuizione o concetto (intuitus del conceptus). L’una riferiscesi immediatamente all’oggetto ed è singolare; l’altro mediatamente per via di nota che può essere comune a più cose. Il concetto è empirico o puro; e il concetto puro, in quanto ha sua origine semplicemente nell’intelletto, (non nella forma pura della sensitiva, tempo e spazio puri), appellasi notio. Un concetto per nozioni, che sorpassa la possibilità dell’esperienza, è la idea, o il concetto razionale». Poi soggiunge: «A chi sia adusato a cotesta distinzione, deve tornare insopportabile udire appellare idea la rappresentazione del colore rosso. Essa non è da appellare né pure nozione, concetto intellettuale. Die Gattung ist
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qui la dimanda: quali operazioni dell’intelletto formano un concetto, ovvero, ciò che è lo stesso, appartengono alla formazione di un concetto da date rappresentazioni?
Oss. 1. Poiché la logica generale fa
vorstellung überhaupt (repraesentatio). Unter ihr steht die Vorstellung mit Bewusstsein (perceptio). Eine Perception, die sich lediglich auf das Subiect als die Modification seines Zustandes bezieht, ist Empfindung (sensatio); eine obiective Perception ist Erkenntniss (cognitio). Diese ist entweder Anschauung oder Begriff (intuitus vel conceptus). Iene bezieht sich unmittelbar auf den Gegenstand und ist einzeln; dieser mittelbar vermittelst eines Merkmals, was mehreren Dingen gemein sein kann. Der Begriff ist entweder ein empirischer oder reiner Begriff; und der reine Begriff, so fern er lediglich im Verstande seinen Ursprung hat, (nicht im reinen Bilde der Sinnlichkeit), heisst notio. Ein Begriff aus Notionen, der die Möglichkeit der Erfahrung übersteigt, ist die Idee oder der Vernunftbegriff. Dem, der sich einmal an diese Unterscheidung gewöhnt hat, muss es unerträglich fallen, die Vorstellung der rothen Farbe Idee nennen zu hören. Sie ist nicht einmal Notion (Verstandesbegriff ) zu nennen. Kritik der reinen Vernunft. S. 261. Ediz. citata.
Trad.
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astrazione da ogni contenuto della conoscenza per concetti, o da ogni materia del pensiero; non può considerare il concetto che quanto alla forma cioè subbiettivamente; non come per mezzo di una nota determini un oggetto, ma solamente come si possa riferire a più oggetti. La logica generale non ha da ricercare perciò le sorgenti dei concetti; non in qual modo essi derivino come rappresentazioni, ma semplicemente, come date rappresentazioni riducansi nel pensiero a concetti; questi concetti possono, del resto, contenere qualche cosa che si cava dall’esperienza, o qualche cosa d’immaginario, o di derivato dalla natura dell’intelletto. Questa origine logica de’ concetti, origine secondo la semplice forma, consiste nella riflessione, per la quale formasi una rappresentazione comune a più oggetti (conceptus communis), come quella forma che è richiesta per la facoltà giudicativa. Perciò nella logica non si considera che la differenza della riflessione considerata ne’ concetti.
2. L’origine de’ concetti in riguardo alla loro materia, secondo la quale un concetto è empirico, o arbitrario, o intellettuale, vien esaminata nella metafisica.
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Gli atti logici, onde i concetti sono prodotti, quanto alla loro forma, sono:
1. la comparazione, cioè il paragone(1) delle rappresentazioni tra loro in relazione all’unità di coscienza;
2. la riflessione, cioè la considerazione(2), come diverse rappresentazioni possano essere concepite in una sola coscienza; e in fine,
3. l’astrazione, o la separazione(3) di tutto il rimanente, in cui le rappresentazioni date si distinguono.
Oss. 1. Per formare adunque da rappresentazioni concetti, è uopo poter comparare, riflettere e astrarre; perciocché queste tre operazioni logiche dell’intelletto sono le condizioni essenziali e generali alla genesi di un concetto qualunque. Io vedo p. e. un pino, un salice e un tiglio. Paragonando, anzi tutto, questi oggetti tra loro, osservo che sono differenti rispetto al
(1) Vergleichung.
(2) Überlegung.
(3) Absonderung.
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fusto, ai rami, alle fronde e cose simili; riflettendo poi solamente a ciò che hanno di comune fra loro, il fusto, i rami, le fronde, e facendo astrazione dalla loro grandezza, figura, eccetera, ottengo un concetto dell’albero.
2. Nella logica non si usa sempre rettamente la espressione astrarre. Non si deve dire: astrarre qualche cosa (abstrahere aliquid); ma astrarre da qualche cosa (abstrahere ab aliquo). Se p. e. nel panno scarlatto io non penso che al color rosso, io fo astrazione dal panno; se io fo astrazione anche da questo e pensomi lo scarlatto come un oggetto materiale qualunque, io astraggo ancora da maggiori determinazioni, e il mio concetto diviene perciò ancora più astratto. Perciocché, quanto più differenze delle cose sono lasciate fuori del concetto, ovvero da quanto più determinazioni in esso si fa astrazione, tanto più astratto è il concetto. Perciò i concetti astratti si dovrebbero appellare propriamente astrattivi (conceptus abstrahentes), cioè tali, in cui accadono più astrazioni. Così p. e. il concetto di corpo non è propriamente un concetto astratto; perciocché dal corpo istesso io non posso certamente astrarre, altrimenti non avrò il concetto di esso. Ma ben mi è uopo astrarre dalla grandezza, dal colore, dalla durezza o
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fluidità; in breve, da tutte le speciali determinazioni dei corpi particolari. Il concetto più astratto è quello che non ha niente di comune con altri. Tal è il concetto di cosa; perciocché il diverso da esso è il nulla, e però non ha niente di comune con cosa.
3. L’astrazione non è che la condizione negativa, sotto la quale si possono produrre rappresentazioni di valore generale; la positiva è la comparazione e la riflessione. Perciocché per mezzo dello astrarre non si ha alcun concetto; l’astrazione lo compie solamente e lo rinchiude nei suoi limiti determinati.
Ogni concetto, come concetto parziale, è contenuto nella rappresentazione delle cose; come ragione di conoscenza, cioè come nota, queste cose sono contenute sotto di esso. Nel primo rispetto ogni concetto ha una comprensione; nell’altro, una estensione.
(1) Inhalt.
(2) Umfang.
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La comprensione e la estensione di un concetto stanno fra loro in ragione inversa. Vale a dire, quanto più un concetto contiene sotto di sé, tanto meno comprende in sé, e viceversa.
Oss. La generalità, o valore generale del concetto, non istà in ciò, che il concetto sia concetto parziale, ma che sia ragione di conoscenza.
La estensione o sfera di un concetto è tanto maggiore, quanto più cose sono sotto di esso e si possono per esso pensare.
Oss. Siccome di un principio in generale dicesi che contiene sotto di sé le conseguenze; così si può dire ancora di un concetto, che come ragione di conoscenza contiene sotto di sé tutte quelle cose, da cui è stato astratto; p. e. il concetto di metallo, l’oro, l’argento, il rame e cose simili. Perciocché, ogni concetto come rappresentazione di valore generale, contenendo ciò che è comune a più rappresentazioni di diverse cose, tutte queste cose, in quanto sono sotto di esso contenute, possono per suo mezzo essere rappresentate. E ciò appunto costituisce la
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qualità di essere un concetto applicabile(1). Or quanto più cose si possono rappresentare con un concetto, tanto maggiore è la sua sfera. In tal maniera il concetto di corpo ha più estensione del con cetto di metallo.
Alcuni concetti si appellano superiori (conceptus superiores), in quanto hanno sotto di sé altri concetti, che rispetto a loro si appellano concetti inferiori. — Una nota di nota, nota rimota, è un concetto superiore; il concetto in relazione ad una nota rimota, è inferiore.
Oss. Poiché i concetti si appellano superiori e inferiori solamente di una maniera rispettiva (respective); uno e medesimo concetto può essere per ciò, per diverse relazioni, del pari superiore e inferiore. Così p. e. il concetto di uomo, rispetto a quello di contadino(a), è
(1) Brauchbarkeit.
(a) Il testo ha Pferd, cavallo; ma come il concetto di uomo può essere superiore per estensione a quello di cavallo? È forse errore de’ copisti.
Trad.
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superiore; rispetto poi al concetto di animale, è inferiore.
Il concetto superiore, rispetto al suo inferiore, si appella genere(1) (genus); il concetto inferiore in riguardo al suo superiore, specie(2) (species).
Come i concetti superiori e inferiori, così ancora i concetti di genere e di specie si distinguono nella subordinazione logica, non già per loro natura, ma solamente rispetto alla loro relazione scambievole (termini a quo o ad quod).
Il genere sommo è quello che non è affatto specie (genus summum non est species), siccome l’infima specie è quella che non è affatto genere (species, quae non est genus, est infima).
(1) Gattung.
(2) Art.
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Intanto per legge di continuità non si può dare, né specie infima, né specie prossima.
Oss. Pensando una serie di più concetti, gli uni subordinati agli altri, p. e. di ferro, metallo, corpo, sostanza, cosa: possiamo sempre conseguire generi superiori; perciocché ogni specie è del pari sempre a considerare come genere in riguardo al suo concetto inferiore, p. e. il concetto di dotto in riguardo al concetto di filosofo, sino a che arriviamo in fine ad un genere che non possa a sua volta essere specie. E noi dobbiamo poter in ultimo pervenire ad un tale genere, perciocché deesi dare in fine un concetto sommo (conceptus summus), da cui, come tale, nient’altro si può astrarre, senza che si annulli l’intero concetto. — Ma un concetto infimo (conceptus infimus), o una specie infima, sotto di cui non sia altra contenuta, non ci ha nella serie delle specie e de’ generi, perciocché un tale concetto è impossibile a determinare. Per fermo, avendo pure un concetto che noi applichiamo immediatamente ad individui; si possono non per tanto rispetto ad esso ancora ritrovare differenze specifiche, che non notiamo, o trascuriamo. Non ci ha concetti infimi che comparativamente per l’uso, i quali hanno conseguito tal senso quasi per convenzione, in
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quanto che si è convenuto di non andare in ciò più basso.
A determinare i concetti di specie e di genere vale perciò la seguente regola: egli ci è un genere che non può essere più specie; ma non ci è specie alcuna che non possa a sua volta esser genere.
Il concetto superiore appellasi ancora concetto più largo; l’inferiore, concetto più stretto.
Si appellano reciproci (conceptus reciproci) quelli della stessa sfera.
Il concetto inferiore non è contenuto nel superiore; perché esso contiene in sé più del superiore; ma non per tanto è contenuto sotto di esso, perciocché il superiore contiene la
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ragione di conoscenza dell’inferiore. Inoltre, un concetto non è più largo dell’altro per questo che contiene più sotto di sé, perocché ciò non si può sapere, ma in quanto contiene sotto di sé l’altro concetto, e oltre questo più ancora.
In riguardo alla estensione logica dei concetti ci ha le seguenti regole generali:
1. Ciò che conviene o contradice ai concetti superiori, conviene o contradice a tutti i concetti inferiori che sono contenuti sotto di essi superiori;
2. reciprocamente: ciò che conviene o contradice a tutti i concetti inferiori, conviene ancora o contradice al loro concetto superiore.
Oss. Imperocché, ciò, in cui alcune cose convengono, derivando dalle loro proprietà generali, e ciò, in cui sono fra loro differenti, dalle loro proprietà particolari, non si può conchiudere a questo modo: ciò che conviene o contradice ad un concetto inferiore, conviene o contradice ancora ad altri concetti inferiori che con quello
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appartengono ad uno stesso concetto superiore. Così p. e. non si può conchiudere, ciò che non conviene all’uomo, non convenire né pure agli angioli.
Mediante la continuata astrazione logica si formano concetti sempre più alti; siccome, al contrario, mediante la continuata determinazione logica, concetti sempre più bassi. La maggiore astrazione possibile porge il più alto e più astratto concetto, quello, cioè, da cui niun’altra determinazione si può togliere col pensiero. La più alta, compiuta determinazione darebbe un concetto del tutto determinato (conceptus omnimode determinatus), cioè tale concetto, in cui non si potrebbe pensare di più alcun’altra determinazione.
Oss. Poiché non sono determinate per ogni rispetto che le cose singolari o gl’individui, non si possono dare conoscenze del tutto determinate che come intuizioni, ma non come concetti; in riguardo a questi la determinazione logica non può essere considerata mai come compiuta (§ 11, Oss.).
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Ogni concetto si può usare generalmente e particolarmente (in abstracto e in concreto). In astratto vien usato il concetto inferiore rispetto al suo superiore; in concreto, il concetto superiore rispetto al suo inferiore.
Oss. 1. Le espressioni di astratto e concreto non si riferiscono perciò ai concetti in sé stessi (perocché ogni concetto è astratto), ma piuttosto al loro uso solamente. E quest’uso può avere ancora differenti gradi, secondo che un concetto si tratta or più or meno astrattamente o concretamente, cioè si tralasciano o si aggiungono or più, or meno determinazioni. Per l’uso a stratto un concetto ci avvicina al genere sommo, per l’uso concreto, al contrario, all’individuo.
2. Quale uso de’ concetti, l’astratto o il concreto, ha la preferenza su l’altro? Sopra ciò non si può nulla decidere. Il valore dell’uno non è da pregiare meno dell’altro. Per mezzo de’ concetti assai astratti conosciamo poco in molte cose: per mezzo dei concetti assai concreti conosciamo molto in poche cose; perciò quel che guadagniamo da un lato, perdiamo dall’altro.
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Un concetto, che ha una grande sfera, è molto usabile, in quanto che si può applicare a molte cose; ma però tanto meno contiene in sé. Nel concetto di sostanza p. e. io non penso tanto, quanto in quello di creta.
3. Trovare la convenienza tra la rappresentazione astratta e la concreta della stessa conoscenza, e però tra i concetti e la loro esposizione, onde si ottenga il massimo della conoscenza, sì per la estensione come per la comprensione, è appunto ciò che costituisce l’arte della popolarità.