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Indice

A chi legge

Avviso sommario

Capitolo I – De’ differenti soggetti propri a far nascere il sentimento del Sublime e del Bello

Capitolo II – Delle proprietà del bello e del Sublime, principalmente nell’uomo

Capitolo III – Della differenza del Sublime e del Bello nel rapporto dei sessi

Capitolo IV – Dei caratteri nazionali, nei loro rapporti col sentimento del Sublime e del Bello

A CHI LEGGE

III

Tradussi questa opericciuola del saggio di Koenigsberg, non tanto per render comune a quei che l’ammirano, fra l’altre sue, questa produzione, quanto perché odonsi spesso queste parole BELLO, SUBLIME, GRAZIOSO, MAGNIFICO, etc. senza che sappiasene il vero significato. Queste idee astratte per vero più si sentono e si provano nell’animo nostro che si posson descrivere; benemerito pertanto è Emmanuele Kant che in poche pagine ne ha mostrato la loro filiazione, in un modo brevissimo sì, ma che non lascia per avventura nulla a desiderare in riguardo ai principi dell’estetica. Il feci pure per questo, che osservando spesso il malcontento quasi di tutti gli uomini per la condotta dei simili, chi tacciando d’orgoglio, chi di timidezza, chi di superbia, chi di protervia, e chi persino di total stupidezza, mirai a volerli persuadere piuttosto di compatirli che di fare svillaneggiar chi che sia alle 

IV

spalle, come sventuratamente costumasi, piuttosto che d’ammonirli con tale dolcezza da non far misgradire il satevol ricordo, e, ove non voglia ciò farsi, preparare con bei mezzi e indiretti, e con belle maniere, il trionfo della virtù sulla nostra inferma natura; giacché, scorgendo ognuno le caratteristiche degli umani temperamenti, di che con tanta verità si occupa il nostro filosofo, facilmente si persuade, agire ognuno per forza interna di sua fisica costituzione, ed a seconda di quel sistema con che per sé si distinguono i varii rapporti delle cose, delle azioni e dei doveri (e con ciò non bramo s’intenda ch’io nulla parte conceda all’animo nostro nelle proprie determinazioni, sola divina favilla di cui a noi fu larga la provvidenza del Nume in questa nostra esistenza), atteso ogni psicologico sistema che fa il corpo carcere, lente e quasi osservatorio dello spirito, come potranno gli uomini convenire nell’osservare le cose allo stesso modo, e delle cose gli stessi rapporti, se son forniti, se m’è così permesso d’esprimermi, di lenti tutte diverse? Aggiungi le varie circostanze in cui trovasi ognuno che lo 

V

possono o no favorire a far sì che i simili restan contenti di lui. E non dirai forse che pertinacia di disavventure, e casi malaugurati, ed imperversare d’uomini tristi, e conversar di malvaggi ritrassero molti dal buon intrapreso cammino, sino a far cambiare il proprio temperamento? Questa osservazione farà forse ognun persuaso di quel che m’intendo, e farà pure molti indulgenti sui difetti di tanti che per siffatte cagioni mal soddisfano e l’animo e il cuore de’ simili. Ciò posto, non vi sarà affatto indulgenza per chi trovasi per sua sfortuna aver sofferta l’influenza di simil cagioni? Feconda pure di altre osservazioni a chi si fa a meditarla può essere la presente operetta; percui, onde non riuscir tedioso, mi ristò dall’aggiunger parola sulle cose che tratta.

Il traduttore


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