IX
Del millesettecentottandue, (l’anno, che seguì la pubblicazione della Critica della
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ragion pura), sono due epicedi del Kant. Il primo è pel, professor di giurisprudenza Cristian-Renato Braun, che spirava il quattordici febbraio.
Was giebt den Leichtstern in der Rechte Dunkelheit?
Ist’s Wissen, oder mehr des Herzens Redlichkeit?
War Rechtthun niemals Kunst, die man studiren müssen,
Wie ward’s denn schwere Kunst, was Rechtens sey, zu wissen?
Wenn nicht gerader Sinn dem Kopf die Richtung giebt,
Wird alles Urtheil schief, das Recht unausgeübt.
Durch Redlichkeit allein (Braun kann’s im Beispiel lehren)
Wird Kunst zu der Natur einmal zurücke kehren.
Ed eccolo, reso, in un ugual numero di martelliani sdruccioli:
Qual astro guideranne, del dritto per le tenebre?
La scienza? o, piuttosto, la probità de l’animo?
Se il retto oprar, ned arte fu, né, mai, volle studio,
Saper, ch’è il Dritto, e come divenne arte, tant’ardua?
Se retto senso il capo non soccorre a dirigere,
Si storta ogni giudizio, ned il Dritto s’esèrcita.
La probità sol’essa (del Braun l’esempio illùmini)
Alla Natura, un giorno, saprà l’arte ritraere.