DELL’ANALITICA DEI PRINCIPI
APPENDICE ALL’ANALITICA DEI PRINCIPI
Analitica trascendentale
Della dottrina trascendentale della facoltà di giudicare
Cap. III - Del fondamento della distinzione di quanti sono generalmente
gli oggetti in fenomeni e nomeni
Sezione prima - Del principio supremo di tutti i principi analitici
Sezione seconda - Del principio supremo di tutti i giudizi sintetici
Appendice all'analitica di principi
Sull'anfibolia dei concetti riflessi, atteso il confondersi l'uso empirico dell'intelletto
Scolio all'anfibolia de' concetti riflessi
Della logica trascendentale
Divisione II. Dialettica trascendentale
Introduzione
I. Della illusione trascendentale
II. Della ragione pura, come sede della ragione trascendentale
B. Dell'uso logico della ragione
C. Dell'uso puro della ragione
Libro I. Delle idee della ragione pura
Sezione prima. Delle idee in generale
Sezione seconda. Delle idee trascendentali
Sezione terza. Sistema delle idee trascendentali
Libro II. Delle conclusioni dialettiche della ragione pura
Cap. I. Dei paralogismi della ragione pura
Confutazione dell'argomento di Mendelsohn per la perseveranza (perpetuità) dell'anima
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Allorché la realtà non è rappresentata, che mediante il puro intendimento (realitas noumenon), non può fra parecchie realtà raffigurarsi alcuna contraddizione; voglio dire, non potersi pensare tal rapporto, per cui si tolgano a vicenda le conseguenze congiunte in un soggetto e sia 3 – 3 = 0. All’opposto il reale nelle apparizioni (realitas phaenomenon) può essere benissimo con sé in ripugnanza; e può, congiunta nel soggetto medesimo, la conseguenza dell’uno annichilare assolutamente, od in parte, la conseguenza dell’altro: come due forze motrici sulla stessa linea retta, se attraggasi da esse o si comprima,
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in opposta direzione, un qualche punto; o come un piacere, che sembri equiparare un dolore(1).
(1) Le realtà del puro intendimento, come semplici affermazioni logiche, non possono giammai contraddirsi, né distruggere a vicenda gli effetti loro, quando le si trovano riunite in un solo soggetto. Le realtà, come fenomeni, possono invece contraddirsi; è, cioè, possibile che associata l’una coll’altra nel medesimo soggetto ne distrugga le conseguenze; non avendo noi quivi la menoma idea della relazione della cosa in sé medesima. La più forse importante fra le antitesi, è quella delle due realtà; l’umana cioè, subbiettiva o fenomenale, nella quale consiste il vero mondo patrimonio dell’uomo, e che l’oggetto costituisce della speculazione trascendentale; giacché l’obbiettiva, o l’assoluta e nomenale realtà delle cose, in sé medesime, non sarebbe all’uomo concesso di rilevarla, secondo Kant, avrebbe un valore sconosciuto, e formerebbe, siccome vedremo in seguito, l’oggetto di una metafisica trascendente.
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Le dottrine speculative del materialismo e dell’idealismo, le quali mirano tutte al trascendente o reale assoluto, nascono appunto, allorché della prima realtà subbiettiva, che solo ha risguardo a noi medesimi, se ne vuol fare la seconda, vale a dire il reale obbiettivo.
Tutti ripetono che il sole arde, si alza e tramonta, benché tutti sappiano, oramai, ch’esso non si aggira come a noi pare; che siamo noi stessi che ci alziamo e tramontiamo col nostro globo; e che il sole è un corpo opaco in tutt’altro stato che di combustione: giacché più ci avviciniamo ad esso più cresce il freddo e sono eterni sulle montagne più elevate i ghiacci, e fu insopportabile il gelo agli aereonauti nelle regioni più elevate dell’atmosfera, e tanto più calde riescono, quanto più profonde, le valli, e non ostante il prestigio della
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maggiore o minore forza od azione dei raggi solari, secondo che feriscono in direzione perpendicolare od obbliqua, è il calore un fenomeno prodotto forse dalla mischianza della luce con certi gas terrestri ecc. Gli accennati fenomeni per altro, quantunque non abbiano realtà obbiettiva, hanno tuttavia subbiettiva: e tutto il mondo vede realmente levarsi e cadere il sole, sente che scalda, e non è chi non eviti ed aborra sui raggi nella canicola, né chi non li cerchi e gradisca nel verno; poiché non v’è dubbio sulla realtà fenomenale o, come dice Kant, apparente. Così, quantunque non sia più tra’ fisici chi dubiti, essere ideali o subbiettivi tanto i colori, quanto i suoni, gli odori ecc., tuttavia la realtà fenomenale prevale non solo, ma dee in questo senso prevalere: non è però assoluta e valevole che nel soggetto e pel soggetto; fuori del quale, chi volesse farla obbiettiva ne farebbe, agli occhi della critica, un fantasma. Né sarebbe chi non facesse
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al giorno di oggi le meraviglie di un fisico, il quale attribuisse ai colori ed ai suoni realtà obbiettiva, dichiarandoli quali cose inerenti agli oggetti, che le rappresentano; quasi che le si distaccassero da questi e volassero da loro a noi, per manifestarsi come tali ai nostri organi, essendo essi realtà meramente fenomenali, e subbiettive delle nostre sensazioni. Non è guari che i fisici ed i naturalisti cadevano in siffatti errori, e lo stesso Buffon fece del sole un inferno poetico, un mare di fiamme, un corpo bogliente in fusione, il quale assorbisse di quando in quando le comete, onde alimentare il proprio fuoco. – Ora quando è che non c’inganniamo? Quando ci teniamo, risponde Kant, entro i limiti della realtà subbiettiva; non trasportiamo alle cose fuori di noi ciò che non è reale che in noi e per noi, e che non avvisiamo di poter giungere colla sperienza e colla osservazione dei fatti alla realtà obbiettiva.