22
«Alla pace perpetua»
Non vogliamo indagare se una simile scritta satirica, messa da un trattore olandese a un’insegna su cui era dipinto un cimitero, si applichi agli uomini in generale, o ai capi di uno Stato in particolare, che non sono mai sazi di guerre, oppure solamente ai filosofi che vagheggiano quel dolce sogno. Giacché però i politici della pratica disdegnano quello teorico e, guardandolo d’alto in basso, lo sentenziano con manifesta compiacenza quel sapiente da scuola che, colle sue idee prive di sostanza, a nessun pericolo espone lo Stato – cui son da applicare unicamente massime tratte dall’esperienza – sapiente al quale si può lasciar vuotare il sacco anche d’un tratto, senza che l’uomo di Stato, esperto del mondo, deva punto curarsene, così l’autore del presente chiede soltanto che, in caso di conflitto, si debba essere almeno sì conseguenti da non voler fiutare un pericolo pel governo in uno scritto lanciato in balìa della propria fortuna, e contenente opinioni pubblicamente professate. – Colla quale clausula salvatoria egli si ritiene espressamente, e in debita forma, al coperto da ogni interpretazione maligna.