III. Circuito e grandezza della Terra: divisione di essa
IV. Mondo antico e mondo nuovo
V. Divisione esteriore de' continenti
VII. Divisione ulteriore della Terra con alcune brevi notizie sulle parti singolari di essa
Paesi, il di cui circuito e l'interno sono conosciuti interamente: l'Europa
Paesi, il di cui circuito è conosciuto interamente, e l'interno per la maggior parte: l'Asia
La Terra di cui è conosciuto solo il circuito, e niente affatto l'interno: l'Africa
Paesi che sono stati veduti, ma che non si hanno potuto più ritrovare
Paesi che solamente si suppongono per ragioni fisiche (la Terra del Sud), e per ragioni storiche (una parte delle Terre di Juan de Fuca e dell'Ammiraglio de Fonte, e molte isole che si veggono sulle carte spagnuole)
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Questo è esclusivamente la parte del mondo da noi abitata, cioè l’Europa; e benché molto resti ancora da desiderarsi riguardo ad una cognizione esatta di essa, ciò non ostante la riguardiamo sotto questo aspetto, a cagione degli schiarimenti che ne abbiamo in confronto alle altre parti del mondo.
L’alta pianura montagnosa, ove nasce un numero assai considerabile di fiumi, fra i quali diversi abbondantissimi di acqua come 1. la Wolga(1) che percorre un terreno
(1) Le rive della Wolga sono assai fruttifere, e forniscono prodotti assai vari, benché qualche volta passino per terreni sterilissimi. Nel mese di maggio questo fume presso Saratow, e nelle regioni circonvicine suole montare 50 piedi più alto che l’ordinario, ed inondare tutto per 10 15 fino a 20 werst. La malta che vi depone serve di eccellente concime; l’agricoltura però è stata fin’ora molto impedita da questa inondazione, cioè quello che fu seminato prima dell’inondazione
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di 500 miglia geografiche e più, e nasce dal lago Wronou in poca distanza dalla città
fu affogato dall’acqua, e quello che fu seminato dopo non poteva maturare. Ma nel 1779 in tempo di primavera i Tartari dell’Astrachan tentarono di servirsi della Wolga come gli Egiziani del Nilo. Essi aravano il terreno prima dell’inondazione e dopo che pella metà di giugno l’acqua si era ritirata, cominciavano a seminarvi il miglio, il grano Saraceno, la canapa ed il lino, senza arare di nuovo; e siccome questo tentativo dava una raccolta abbondantissima, così continuavano questo metodo di agricoltura. Ved. i Supplementi del Nord di Pallas vol. 1 p. 161. Le regioni vicine a questo fiume forniscono in oltre la legna più bella di quercie che abbia la Russia. Esso abbonda anche molto di pesci, in modo che ne’ contorni di Astrachan l’acqua dalla quantità di pesci prende il gusto di un rancido untuoso. I pesci più cercati sono l’usone e la beluia, delle di cui ova si fabbrica il caviale e dal gonfiotto la colla di pesce. Venti miglia distante dalla sorgente porta questo fiume bastimenti di carico, e dopo aver ricevuto i fiumi Occa e Kama è ancora più servibile per bastimenti maggiori. Verso lo sbocco però diventa ora sempre più basso, ed i marinari che sopra di esso si dirigono verso Astrachan debbono aspettare il tempo dell’inondazione nel mese di maggio e giugno quando è più considerabile, ed allora passano fino sopra le isole basse. Finalmente la Wolga 12 miglia geografiche sotto Astrachan sbocca nel mare Caspio, e forma all’imboccatura un gran numero d’isole.
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Řceva Viodimerski sotto il 56° 15’ di latitudine: 2. il Don che ha origine nel lago Iwan vicino a Pula presso il villaggio Donko, il quale lungo il suo corso di oltre 500 miglia geografiche riceve più di 500 fiumi: 3. il Dnieper che scaturisce 20 miglia circa sopra Smolensk da una palude nella selva di Wolcherski, e cammina 200 miglia geos grafiche e più: 4. la Düna: 5. la Wolchowa: 6. la Twerza ed altri che scorrono da tutt’i lati; quest’alta pianura, dico, è solamente supposta onde servire alla caduta di fiumi tanto considerabili, mentre le colline non possono loro fornire una tale quantità di acqua; e questa pianura dunque non è stata ancora né riconosciuta né misurata, anzi non è nemmeno propriamente conosciuta. E quante non sono mai le regioni in Europa da esaminarsi; per esempio la Dalmazia, la Slavonia, la Croazia, la Bosnia, la Transilvania, la Moldavia, la Vallachia, la Bulgaria ec.? Però si è messo mano anche a quest’operazione.
Riguardo a questi paesi abbiamo le opere seguenti; notizie critiche sopra diverse nuove scoperte da TAUBE fatte nel 1776 ec. nella Slavonia nella Sirmia, e ne’ paesi circonvicini.
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Lipsia 1777. in 4 con rami, carte e piani. Le antichità della Dacia nell’odierna Transilvania da HOHENHAUFEN, stampate per ordine dell’Imperatrice Maria Teresa. Vienna 1777. in 4. Storia della Dacia transalpina unitavi la storia di tutta la Dacia da Sulzer. Vienna 1781 e 1782. in 8. 3 tomi; ma tutti questi hanno schiarito solamente le cose più sconosciute. È stata anche pubblicata la Rappresentazione e descrizione de’ Vandali meridionali, occidentali ed orientali: degl’Illiri e Slavoni, loro estensione geografica dal mare Adriatico fino al Polo, loro costumi, usanze, professioni, commercio, religione ec., opera scritta dopo un viaggio di 10 anni, ed un soggiorno di 40 anni in quelle regioni da HACQUET. Lips. 1801.
Sopra la Transilvania, sue miniere di sale, ed altri oggetti di mineralogia ci ha dato molti schiarimenti il sig. FICHTEL per mezzo de’ suoi supplementi alla storia mineralogica della Transilvania. La miniera di sale, secondo lui, è una massa enorme di sale fossile, la quale senza interruzione si estende sotto terra a foggia di una catena di montagne che ora monta ed ora discende, e che qualche volta arriva fino alla superficie, e la
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di cui profondità fin’ora non è stata per anco riconosciuta. Un’argilla grassa e forte, di odore assai penetrante come il petrolio è sempre la coperta immediata di detto sale. Le catene più alte de’ Carpati stanno sopra questo strato di sale, ma fin’ora non si sa ancora di che qualità sia lo strato di sotto. Esso corre in direzione paralella su di ambedue i lati delle montagne, incomincia nella parte meridionale della Wallachia, e finisce verso il settentrione nella Polonia all’ovest ed all’est de’ Carpati. Questa miniera dunque passa per la Transilvania in due direzioni. La sua lunghezza è di 120 miglia geografiche, e la larghezza 15 fino a 22. Nella profondità di 60 sino a 70 tese si trovano diversi corpi stranieri involti in questo sale, composti di argilla cenerina imbevuta di petrolio, di di pietre di gesso, di cristalli seleniti, di conchiglie, di terra di gesso, di acqua nello strato grande, e goccie di acqua nel sale cristallizzato, di carboni di legno, e qualche volta di tronchi di legno della lunghezza di 8 piedi ec. Il sale stesso è da Fichtel diviso in primitivo e secondario, e quello poi nuovamente in sale di pietra comune ed in sale cristallizzato. Il
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sale di pietra comune è composto di cristalli di sale, che sulla cava ha un aspetto vitreo ed assai lucido. Il sale cristallizzato ha la sua forma regolare ne’ cristalli ed è composto di parti cubiche eguali. Da alcuni anni a questa parte non se ne trova più in tanta abbondanza. Il paesano si serve di esso per Igrometro, poiché a cagione de’ suoi piani lisci attrae più sensibilmente l’umidità dell’aria, che il sale di pietra comune. Il sale secondario è stato formato dapprima dalla natura per mezzo di una nuova cristallizzazione, dopo che gli strati di sale avevano acquistato la loro solidità. Questo è o filamentoso, o comparisce come fior del sale che formasi delle matrici. Vi si trovano anche delle croste di sale.
La costruzione interna è affatto, secondo il modo delle miniere. La Transilvania fornisce annualmente un milione di quintali di sale, e spesso ancora 200000 quintali di più, non compresi que’ pezzi, che come inservibili si gettano fuori delle miniere.
Le miniere della Transilvania forniscono ancora un metallo particolare, la di cui qualità fu da prima scoperta da REICHENSTEIN, e messo fuori di dubbio da KLAPROTH. Esso si
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chiama TELLURIUM, ha un colore bigio di stagno che partecipa del bianco di piombo, è molto lucido, ha la cava sfogliosa; ed è crudo e facile a fondersi. Il peso specifico è solamente = 6115. Si trova misto più o meno di oro, di argento o di piombo; è per tal ragione fu contato per l’addietro fra i metalli nobili. Il così detto AURUM PROBLEMATICUM lo contiene assai puro, quasi schietto, cioè 92 parti di TELURIUM, 7 di ferro, ed un poco di oro. Per lo più si trova misto nel quarzo bigio simile alla pietra cornea a Jatzebag nella stessa Transilvania. L’AURUM GRAPHICUM contiene più dell’oro e dell’argento, cioè 30 di oro, 10 di argento, e 60 di tellurium. Se ne cava presso Ofenbanja in cristalli sottili a foggia di colonne o di tavole, i quali per lo più con un piano laterale sono cresciuti uno sopra l’altro, ed ordinariamente uno fra mezzo all’altro, involti nel quarzo: e nella pietra di ghiaia è bianco come lo stagno, e tinge. Il metallo di Nagyag, o per dir meglio metallo sfogliato, è morbido e pieghevole, partecipa del colore di piombo, e contiene 50 parti di piombo, e solamente 33 di tellurio, 8, o 5 di oro, 1 di argento e rame, e 7, o 5 di zolfo; si trova presso Nagyag nel quarzo e nello spato bruno.
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La Vallachia verso l’occidente nella longitudine di 40°, 39', 25’’, confina coi Carpati con Temeswar ed in parte colla Transilvania, verso il sud col Danubio, una parte della Servia, e la totale lunghezza della Bulgaria; verso l’oriente col Danubio, col Sireth e Milkoo; verso il nord col Milkow e la Transilvania superiore. Essa si estende per 1152 miglia quadrate, ed è divisa in 17 Isbrawnici o Schuderi (podesterie supreme, ovvero circoli di giurisdizione), e la parte sotto il dominio turco in 4 raje o distretti, giacenti presso il Danubio. Bulkureszty, che da’ tempi di Branowan in poi è la residenza dell’Ospodaro, è sotto il 43°, 48', di longitudine, ha più di 60 chiese e cappelle, delle quali ciascuna ha 5 fino a sei torrette.
La Moldavia e la Bessarabia confinano nel sud col Seret, Milkow ed il Danubio; nell’occidente coi Carpati del Nord e col Dniester; nell’est col Danubio ed il mar nero. Giacciono fra il 45°, e 49’ , di latitudine fra il 43°-47° di longitudine. Unite contengono 1465 miglia.
Il nome di Moldavia è nato senza fallo dall’antica Dacia che dai greci moderni è denominata, Δαβια (Dabia). E come i
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turchi chiamano questa regione Cara Bogdan (il Bogdan nero) così i greci la chiamano la Dacia nera Μαυρα Δαβια Moridavia, da che poi è nato Moldavia.
Essa è divisa presentemente 1. in Moldavia principale, 2. Austriaca, e 3. in Turca compresa la Bessarabia. La principale ha 17 Zenuzy ovvero Cariati. La Turca ha due raje, e l’Austriaca due distretti. La Bessarabia sola ha 440 miglia quadrate. La parte turca è composta di 3 provincie, a la parte tartara comprende tutto l’interno sotto il nome di Bucziak, ch’è un deserto disabitato. Jas, nella regione dell’antica Augusta, è la residenza principale da’ tempi di Stefano il grande in poi; essa è aperta, distrutta a metà, ed ha ancora appena 2000 case.
Galacz è una città forte e popolata; Botoschany è grande e comodamente fabbricata.
Bukowina era una volta il gran bosco di quercie fra il Pruth e ’l Dniester, il quale per lo passato apparteneva al Gallizia. La Bukowina appartenente all’Austria contiene 128 miglia quadrate militari (ciascuno a 12000 passi comuni): alloraquando questo paese fu ceduto all’Austria vi si contavano 70000 uomini in ambidue i distretti.
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Sotto il dominio de’ Romani, questi paesi da loro chiamati le due Dacie, erano assai floridi ed abbelliti di città, fortezze e strade maestre, ed a cagione delle grosse contribuzioni valevano loro più che oggidì il Brasile al Portogallo. Presentemente tutto vi è deserta, distrutto e senza cultura, e gli uomini vivono più sotto che sopra la terra. Il commercio ed il traffico dormono, e con essi qualunque industria. La Bosnia, la Servia, e la Bulgaria hanno un suolo buonissimo, e dovrebbero esportare molto grano, se il loro terreno fosse coltivato; ma siccome per via di ciò maggiormente si addorme l’attività degli abitanti, così al contrario devono comprarne molto dagli esteri, come fa Costantinopoli. La Moldavia e la Vallachia negli anni buoni raccolgono il trenta per uno di segale e di formento, e dal miglio il 300 per uno; ma ciò non ostante l’agricoltura è negletta. Il terreno è eccellente per coltivare la vigna, e la Vallachia sola negli anni fruttiferi guadagna 5 milioni di secchi di vino (a 10 okka l’uno di 2 ed un quarto di libbra). Se il terreno però fosse regolarmente lavorato potrebbe fruttare il doppio. La misura di questo vino, che sul luogo costa uno e mezzo
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Kreuzer, paga a Cronstadt nella Transilvania 3 Kreuzer di Dazio. Da per tutto si veggono eccellentissimi mori, ma la seta non vi si guadagna. I boschi di tigli vi nutriscono innumerabili sciami di api. Un solo Bojar della Moldavia ha qualche volta più di 10000 arnie: il decimo delle api importa annualmente al principe 200000 talleri, e ciò non ostante nulla si sa della cura delle api. Il proprietario degli sciami di ciascun’arnia, dove annualmente ne sortono 6 fino a 10, ne piglia solamente alcune ne’ tronchi cavati degli alberi. La cura ordinaria e regolare di questi insetti è presso di loro una cosa sconosciuta. Si uccidono le api quando si vuol prendere il miele, ch’è bianco e di odore piacevole, ed il secchio costa nel paese 3 fiorini. Su prati grandi a perdita di vista della Moldavia, e Vallachia pascolano greggi di bovi, di vacche, di bufali. Le vacche non si mungono, perciò avendo il vitello finito di succhiare, perdono il latte. Il formaggio non si prepara, eccettuato dalle pecore, delle quali se ne trovano tre specie. 1. ZURHAN di lana lunga, pelosa e grossa. 2. ZIGEY la vera specie del paese, di lana corta e fina, cha costa il doppio della prima. 3. LE PECORE DELLA TARTARIA colla coda corta, larga ed
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assai grossa. LE PECORE SELVATICHE della Moldavia con le due labbra superiori della larghezza di due palmi, ed una razza della quale dicesi che abbia una costa meno delle altre, sono probabilmente favole di KANTEMIR; almeno Sulzer non ne vuol sapere nulla di ambedue.
Ciascun abitante, ancorché non possieda un palmo di terreno, ha 5 fino a 10 porci, i quali vengono nutriti egualmente quando accada scarsezza di ghiande, giacché lor si dà grano turco che sempre abbonda.
Nelle immense selve, ove crescono quercie di cento anni, faggi, olmi, abeti, tigli, mori, ed alberi da frutta, pascolano greggi innumerabili di porci. Parimenti vi sono cavalli selvatici non appartenenti ad alcuno proprietario, i quali sono presi o uccisi alla caccia da’ Tartari e da loro mangiati. Unita a ciascun ovile si trova una mandra di 40 fino a 200 cavalli, i quali giorno e notte restano su’ prati: i pastori li contano quando vengono a bere presso i pozzi, e li guardano solamente perché non si smarriscano troppo. Dalla Moldavia si esportano annualmente 40000 cavalli. La poca cura di tirare
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qualche profitto da cavalli è grande al segno, che gli ambasciatori i quali viaggiano in questi paesi spesse volte devono far tirare il loro equipaggio, da buoi. Le montagne di sale che incominciano presso Gorescht nella Moldavia e corrono per la Wallachia, si uniscono colle miniere di sale presso Bochnia e Wielizka. Questa è lo strato maggiore di sale che si conosce. Presso Okna si lavora in 6 miniere, profonde di 50 tese, e come si dice inesauirabili. Nella Wallachia si lavora in 3 miniere sole, delle quali quella presso Rimnik dà annualmente al principe un’entrata di 500000 fiorini. Forse si potrebbe approvvigionare tutta l’Europa di quello che quivi si trova; ma pure di questo non si trae quel profitto che ne potrebbe risultare.
Delle altre terre dell’Europa appartenenti ai Turchi sappiamo ancora molto meno. Costantinopoli deve aver un milione di abitanti ed il resto degli stati turchi, sopra 10800 miglia quadrate, il numero di dieci milioni di uomini circa; altri però calcolano 16 milioni. BRUNS nel suo magazzino stimabile ci porta un calcolo secondo il quale la popolazione monta a 22 milioni. Qual’incertezza! Supponendo anche che quest’ultimo
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numero sia il giusto, non vivono più di due mila uomini circa sul miglio quadrato di questa terra tanto fruttifera, la quale offre da se quasi tutt’i generi in soprabbondanza. Nel suolo arido e sabbioso dell’Olanda vivono quasi 5 mila uomini sopra un miglio quadrato. RIGA (Ρηγα), viaggiatore greco e letterato, della Tessaglia, ha lavorato a Vienna un atlante della Turchia Europea in 24 carte, scritto in caratteri greci moderni.
L’Ungheria, ci è diventata un poco più cognita per il KANTACSICH SPECIMEN PHILOLOGIAE ET GEOGRAPHIAE PANNONIORUM. Con quest’opera e la storia e geografia dell’antica Pannonia fino al 890 (da Engel Halle 4 I. tomo 1797 2 tom. 1798) ben presto dovremmo conoscere meglio l’interno di questo paese, che l’interno di Napoli o della Spagna.
Si potrebbe dividere l’Europa secondo i suoi fiumi e le sue montagne, in paesi de’ Pirenei, delle Alpi, de’ Carpati, in Baltiche ed in quelle terre che dipendono dall’alto piano di montagne, che contiene la prima sorgente di molti fiumi considerabili.
La Russia Europea è senza dubbio il piano inclinato di una valle di quest’alta
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pianura (dalla quale si estendono anche i rami secondarie lungo i fiumi grandi) e le montagne di Ural. La Polonia è la parte inclinata settentrionale de’ Carpati, e la Prussia la terra costale di essa, ove una volta il mar Baltico si estese fino a Iohannisburg, Gilgenburg ec. Quasi in tutto il paese trovasi, nelle colline di sabbia, l’ambra gialla che esclusivamente pare essere generata nel Baltico, poiché annualmente la getta sopra tutte le sue coste particolarmente su quelle della Prussia fra Pillau ed il Curische Haff; nel 1718 la burrasca ve re gettò per più di 100 barili, e la burrasca nel mese di novembre del 1801 gettò nell’istesso luogo per più di 150 barili, che furono stimati 12000 taleri. L’introito della Prussia su questo prodotto monta annualmente a 30000 taleri. Sulle coste di Schameiten (presso Polangen), su quella della Curlandia, Livonia e Pomerania (ove nel 1576 si trovò un pezzo del peso di 11 libbre) se ne trova, ma non in tanta quantità né di quella bontà come sulle coste della Prussia. Meno ancora se ne raccoglie sulle coste di Schonen, di Zeeland e della Fionia. Nella Prussia esiston miniere situate verso gli Haff che
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producono più ambra gialla di quanto il mare ne getta sulle coste.
Il paese dell’ambra gialla, ovvero dell’elettro degli antichi, il quale i Fenici, Greci, Cartaginesi e Romani visitarono a gara tanto per terra quanto per mare, e verso il quale gli Argonauti diressero le loro navi come verso il ELDORADO (che giaceva dietro le terra del Toson d’oro) è creduto non senza probabilità essere la regione degli antichi Prussiani(1), Però nel magazzino di Kiel
(1) Notizie pregievoli sul traffico antico e moderno dell’elettro si trovano in D. J. G. Hasse Preussens Ansprueche als Bernsteinland, das Paradies der Alten und Urland der Menschheit gewesen zu seyn. aus bibl. gr. und latein. Schriftstellern erwiesen. Koenigsb. 1799. Ueber die Bernsteingraeberey en in Hinterpommern von Himmelsburg aus Vollgast, in Brennus giornale di Berlino del 1802 gennaio p. 13 febbraio p. 141 e stampato particolarmente. Berlino 1802 in 8 in 34 pagine. Sell Ueber Bernsteinfang und Bernsteingraebereyen in Pommers. in den Pommerschen Denkwierdigkeiten gesammelt von Ruehs, I. vol. 4. quint. num. 12, p. 399. Presso la possessione Schleppaken nella Russia orientale 12 miglia circa distante dal mare Baltico, dentro la fossa di un prato fu trovato nel 1803 un pezzo di elettro rosso, la di cui lunghezza maggiore era di 12 e tre quarti d’un pollice e la larghezza di 8 pollici
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pubblicato da HEINZE (2 vol. p. 339 ec.) viene esposto il contrario, cioè che il Paese dell’elettro degli antichi sia la costa occidentale della Penisola Cimbrica. A ciò si
talché conteneva 318 pollici cubici del reno e pesava 13 libbre e 16 once. Il pezzo più grande finora conosciuto trovavasi nel gabinetto di storia naturale a Madrid ed è del peso di 8 libbre. I negozianti di elettro ne offrivano 3000 taleri. Il re comperò il pezzo trovato a Schleppaken e lo fece deporre a Berlino nel gabinetto minerale del Dipartimento delle montagne. Ved. Intelligenz Blatt der allgem letter. Zeitung. num. 228. Per quanto sia vivo il traffico di questo prodotto, non si è potuto ancora scoprire quale uso generale se ne faccia; poiché oltre la piccola parte che nell’Europa si consuma come mercanzia di lusso, negozianti Greci ed Armeni ne comprano una quantità considerabile, ed è affatto sconosciuto ove questi lo smercino. Si suppone che sia trasportato alla Santa Kaaba di Mecca, ove in onore del Profeta i Pellegrini ne facciano delle fumicazioni. E noto che l’elettro si trova tanto nel mare quanto negli strati di sabbia e di argilla delle terre costali in distanza di molte miglia dal mare, e per lo più unito con legno bituminoso, ciò fa vedere che probabilmente la costa della Pomerania anteriore, di Rugen, di Meklenburg, della Curlandia e Livonia ne contengono ricchi tesori, i quali, se non per la mano d’industria, almeno per l’azzardo si scopriranno.
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unisce ancora che la Danimarca, ne’ tempi antichi, aveva un’altra configurazione costale, la quale per via di rivoluzioni della natura è stata di molto cangiata(1). Ma il viaggio che l’antico cantore, Onomacrito, o vogliamo Orfeo(2), fa fare agli Argonauti, non conduce que’ navigatori in quelli contorni, ma da prima nella Prussia. Egli gli fa passare da Fasi lungo il Tanais (Don) al di là degli Sciti, Caspi, Aumaspi, ed Iperborei verso le valli Rifee, cioè le Carpate, e di là fino al mare. Cronio, che anche viene chiamato l’Iperboreo (circa al verso 1080). Indi giungono ai Macrobi (1105 circa) nella vicinanza de’ Carpati (1120 circa), precisamente
(1) Ved. Heinze traduzione de’ trattati storici della Società reale delle scienze vol. 2 idem Neues Kielisches Magazin. Vol. II. pag. 337.
(2) Le Argonautiche forse non saranno composte da Orfeo, ma probabilmente da Onomacrito, il quale ha vissuto, se non 600 dopo Orfeo, almeno 600 anni, prima dell’era Cristiana, Gessner si è occupato della pubblicazione (Lipsia 1764. 8.) aggiungendovi una prefazione nella quale parla degli Argonauti. Egli scrisse anche un trattato de navigationibus veterem extra calumnas Herculis, Goetting. 1757.
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in quella regione (1128), ove in mezzo a’ campi freddi scorre ondeggiante l’Acheronte, fiume profondo e rapido che seco porta dell’oro, e sulle di cui sponde gli alberi sempre verdeggianti (Pini) offrono giorno e notte i loro frutti. Il gran torrente d’oro è indubitatamente l’ERIDOO che fornisce l’Elettro. Gli Antichi paragonavano l’elettro all’oro non solamente pel colore, ma essi s’immaginavano che la maggior parte fosse realmente composta di oro. Ciò dice espressamente STRABONE nel lib. 3 ed. Casaub. pag. 101: «Propriamente l’elettro è un miscuglio di oro, di argento, e di una terra inferiore, il quale, cocendolo, la terra e l’argento si distruggono e l’oro solo resta intatto». L’elettro era anche valutato come l’oro, ed OMERO parlandone lo mette prima dell’argento, dicendo l’abitazione di Menelao splendeva di oro, di elettro e di argento. Egualmente così ESIODO. Gli alberi coi frutti perenni nella region fredda, sono gli alberi immaginari di elettro de’ quali gli antichi credevano che producessero l’elettro e lo facessero gocciolare in terra(1). Per la
(1) Plinius 37. 2 in viis arbores stare, quae cani
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continuazione di questo viaggio si conferma ancora maggiormente che l’antico poeta sotto il paese d’oro intendeva la Prussia. Poi gli Argonauti (verso 1179 arrivano all’isola Ibernia (Irlanda), e passando presso il promontorio Santo (nella Spagna) e Tartasso, fanno vela verso il Mediterraneo.
Appollonio Rodio che aveva sott’occhio le antiche Orfiche, e che nell’istesso modo descrive il tragitto degli Argonauti, spiega i passi qui sopra accennati per mezzo di nomi più conosciuti de quali egli si serve. Egli conduce gli Argonauti a Venedi, all’Eridano, all’isole dell’elettro, ai Rifei e Sciti. Lib. IV vol. 288 pag. 505, e poi nel mare Cronio (509), e commette lo stesso errore come Plinio(1), cioè di confondere i Vandali che
ortu hoc effunderent gummi Sotacus credidit in Brittania arboribus effluere, quas electridas vocavit. c. 3. ove lo racconta la sua propria opinione e descrive gli alberi: Nascitur autem defluente medulla pinei generis arboribus, ut gummi in cerasis, resina pineis. Erumpit bomirio abundantia, densatur rigore vel tempore autumnali. Cum intumescens aestus rapuit ex insulis, corte in littora expellitur, ita volubile, ut pendere videatur, atque considere in vado.
(1) L. 37: 2 Phaetontis fulmine icti forores, fletu
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abitavano presso il Baltico, coi Venedi, l’Eridano col Po ed il mar Cronio coll’Adriatico. Erodoto dubita dell’esistenza dell’Eridano(1) dicendo «io non riconosco alcun fiume chiamato Eridano del quale si dice che sbocchi nel mare Occidentale da dove provenga l’elettro. Il nome che non è barbara ma greco fa travedere di aver avuto origine da qualche poeta. Malgrado tutta la pena che mi sono preso non ho potuto trovare nessuno che abbia veduto il mare Occidentale. Ciò non ostante lo stagno e l’elettro ci регvengono da’ paesi più remoti». Questo avrebbe potuto insegnarci di non estendere il nome, né sul Curische Haff che ne potrebbe avere qualche pretensione, né sul Pregel, né sulla Radaune. Che Erodoto chiama l’Occidentale quel
mutatas in arbores populos, lacrymis electrum omnibus annis fundere juxto Eridanum, quem Padum vocamus plurimi poetae dixere. Quod Aeschylus in Iberia, hoc est in Hispania Eridanum esse dixit, eundemque appali Rhodanum. Euripides rursus et Apollonius in Adriatico littore confluere Rhodanum et Padum, faciliorem veniam facit ignorantia ec.
(1) Lib. III. 115.
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mare nel quale sbocca l’Eridano non dovrebbe decidere per la Danimarca, poiché egli si figurava essere situato questo mare al di là delle colonne di Ercole.
Anche Pitea di Marsiglia ha visitato le Coste dell’elettro; ma non abbiamo più nulla che di quanto ce ne dicono Strabone e Plinio. Questi gli fa dire, che presso i GUTTONI(1), i quali secondo Tolomeo abitavano presso la Vistola, esista un seno di mare dell’estensione di uno stadio, chiamato MENTONOMON. Una giornata di qua si ha un’isola di nome Abalo, ove in tempo di primavera venga gettato l’elettro(2). Quest’isola, aggiunge Plinio, è da Timeo
(1) Il nome è forse composto da Gutta poiché gli antichi credevano l’elettro goccioli degli alberi: il nome dunque può indicare qualunque nazione che possiede l’elettro, e non altro può decidere che la posizione che danno a quel paese.
(2) L. C. Pytheas Guttonibus Germaniae genti accoli actuarum Oceani Mentonomon nomine; spatio stadiorun; ab hoc dici navigatione insulam abesse Abalum: illo vere fluctibus advehi (electrum) et esse concreti maris purgamentum huic et Timaeus eredidit, ed insulam Balticam vocavit.
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chiamata Baltia, e forse avrà voluto dire solamente la BALTICA, poiché da’ tempi rimoti il mare del Nord aveva il nome di Balıtico che significa bianco(1). Strabone il quale generalmente è poco inclinato a credere ciò che dice Pitea(2), e che aggiunge espressamente che non esista il fiume Eridano(3), confessa però, che Pitea abbia descritto le coste settentrionali in modo, come siano da aspettarsi da un clima cotanto ruvido, cioè che gli abitanti non abbiano frutti di mezzo giorno, e pochi animali addomesticati; che si nutrino di cavoli, radici ed altri frutti di terra, è preparino bevande, tanto con grano (birra) quanto con mele (idromele, Meth)(4). Questo indica assai chiaramente le coste della Prussia. Ancora in oggidì nel Jutland la cura delle api non è la migliore. Nella Prussia però è stato esercitata con diligenza particolare, e l’idromele è ancora presentemente
(1) Ved. Siegf. Beyeri opusc. ed. Klotz. pag. 267.
(2) Strab. lib. I ed. Casaub. pag. 43. lin. 35. Seg. pag. 44 p. 71.
(3) Lib. V. pag. 149. l. 3 seq.
(4) Lib. IV. p. 139. l. 17 seq.
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una bevanda prelibata della nazione, e sembra come propria a questo paese.
L’accurato Tacito sostiene espressamente, che gli AESTYI abbiano esclusivamente il negozio dell’elettro. Il nome solo decide, che questi abitavano nella parte orientale della Germania, ed egli li fa abitare precisamente sulla sponda dritta del mare Svevio dicendo innoltre che poi seguino i Fenni (probabilmente Finni) de’ quali egli non sapeva se fossero Tedeschi o Sarmati(1); e nota ancora che l’elettro, presso gli Aestyi si chiamava GLESUM (vetro)(2), per lo che gli antichi chiamavano queste isole le GLESARICHE(3) (le quali, secondo Plinio, presso i
(1) Tacit. Germ. 45. Dextro Svevici maris litore Aestyorum gentes allucuntur mare Serutantur, soli omnium succinum, quod ipsi Glesum vocant, inter vada atque in ipso littore legunt. Hic Sveviae finis. Pencinorum, Venedorumque et Fennorum nationes Germanis, an Sarmatis adscribam, dubito
(2) La parola Electrum può derivare ancora da Lecken (gocciolare), e dall’E posto avanti, che in alcune composizioni significa una emissione, come in Elend (miseria) ch’è composta da Land (terra) ed è, dunque emissione della terra.
(3) Plin. Lib. IV, c. 9. 13. Glessaria a Succino militia
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Barbari erano nominate AUSTRANIA. Non è questo forse una nuova prova da dover intenderne la parte ORIENTALE della Germania? OESTER ovvero AUSTER vuol dire sempre la parte di una terra situata verso l’oriente. Da tutti i passi di Plinio veggiamo che egli ha contato come appartenenti alla Germania tutte le coste sulle quali si trovava l’elettro; e come le pone al di là della Pannonia(1), dicendo che da Carinthia nella Pannonia siano distante 600 miglia romane (a 1000 passi l’uno), così siamo nuovamente indirizzati verso la Prussia. Cassiodoro(2) nomina espressamente le isole, ISOLE INTERNE, lo che ci fa sospettare il mar Baltico e le sue coste non bagnate dall’Oceano. A ciò si aggiunge
appellata a Barbaris Austrania et Lib. XXXVII. c. 3 certum est; gigni in insulis septentrionalis Oceani et a Germanis appellari Glesum: itaque et a nostris unam insularum ob id Glessariam appellatam, Austraniam a barbaris dictam.
(1) L. C. D. fere M. paf. a Carnuto Pannoniae abest litus id Germaniae, ex quo invehitur, per cognitum nuper.
(2) Cass. lib. V. epist. 11 hoc Succinum quodam Cornelio scrivente, legitur in inferioribus insulis Oceani ex arboris succo delucas etc.
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inoltre la quantità delle monete romane d’oro e d’argento che in oggidì si trovano ancora nella Prussia, le quali difficilmente vi saranno pervenute per altri oggetti che per comprare l’elettro; come conosciuta la ricchezza della Prussia ne’ tempi passati, ed il traffico antico di elettro in questo paese, il quale va al di là della storia. I Normanni al contrario nulla sapevano dell’elettro, e non lo portarono nelle regioni meridionali ove avrebbero potuto acquistarli dell’importanza, neppure, vedendo che questo prodotto era stimato nelle parti del mezzo giorno, cercavano di procurarsene per farne il commercio. Il traffico dell’elettro nella Danimarca non è stato mai più importante che presentemente.
Se i soldati Romani sotto il comando di Germanico giungevano sulla costa ove scoprivano l’elettro, e le chiamavano perciò isole Glessarie (Plin. 37. 3), è probabile che vedevano solamente le coste Occidentali di Jutland; e trovandovi l’elettro tenevano questo paese per la regione da dove questo prodotto ricevevano. Ma da ciò non risulta ancora, ehe dal Jutland si faceva da’ tempi rimoti il traffico dell’elettro.
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Avanti Omero ed Esiodo, più di mile anni prima dell’era cristiana, i Fenici avevano l’elettro, e n’esportavano negli altri paesi; dunque in un epoca nella quale diffacilmente avevano fatto vela per lo stretto di Gibilterra, ma tanto più navigavano sul mar Nero. Di qua dunque, essendosi innoltrati sul Don, presero per la prima volta l’elettro, ed ancora presentemente è questa la strada per la quale la maggior quantità entra nella Turchia.
L’Europa intera giace al di là del 36° di latitudine, dunque nella parte settentrionale della zona temperata e nella fredda. Quindi nella maggior parte di essa il freddo domina a segno che i frutti del mezzo giorno non vi vegetano. Ciò non ostante vi crescono alberi nelle alte latitudini, e vi matura il grano in quantità come nell’Asia.
Il clima dolce nelle latitudini considerabilmente alte dell’Europa vien prodotto dalle catene di Ural, che impediscono che il soffio penetrante del vento dell’Est possa maggiormente estendersi. Questa catena, assai benefica per l’Europa, si divide in due grandi rami presso lo stretto di Waigat, cioè uno che a foggia di ferro di
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cavallo corre verso il sud formandovi le alpi Scandinavie e Scozzesi, e si oppone al primo urto del vento del Nord; l’altro poi discende pel capo Nord e per la catena indicata da Spitzbergen verso le regioni polari, per lo che i campi di ghiaccio fra l’Europa e l’America acquistano un mare libero per essere spinti dalle correnti verso i tropici, ove svolgendosi non possono più influire a i raffreddare maggiormente il vento del Nord. Facendo attenzione alla temperatura che regna nella parte orientale settentrionale dell’Europa vedremo quanto queste, catene ci siano utili, poiché il ghiaccio rinchiusa fra il capo Nord e la Nowaja Zemlia esterna visibilmente la sua influenza.
Ultimamente abbiamo ricevuto diversi scritti che trattano della descrizione del Nord(1). Sopra la Lapponia sono assai servibili le osservazioni di CARLO LEEM, il quale vi è vissuto dieci anni di seguito in qualità
(1) Ved. Skioeldebrand voyage pittoresque au Cap Nord. Acerbi Travels trough Sweden, Finnland and Lappland to the North Cap. Lond. 1802.
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di Missionario(1). Presso Uleaborg, fondato da Carlo X nel 1605, trovansi sorgenti minerali; l’inverno vi dura due mesi più che a Stokolm; verso la fine di di agosto si annuncia il freddo. L’inverno propriamente detto è contato dall’ottobre fino alla fine dell’aprile. I venti che soffiano dalla parte del seno Botnio, nell’autunno sono caldi, a nell’inverno freddi. Cagione di ciò sono le selve ed i terreni lavorati, che nell’estate per mezzo del calore del sole e la forza della vegetazione riscaldano i venti i quali nel tempo d’inverno passano sopra gli stagni gelati e sopra i laghi. La vegetazione procede rapidamente. Entro sei mesi si semina e si raccoglie. Tutto matura dentro due mesi. Una foglia di tabacco presso Enontekis, sulla parte occidentale di Kautokeino cresce dentro 24 ore più che un pollice nella circonferenza. Presso Torneac superiore, villaggio distante 24 miglia inglesi dalla città di
(1) Queste osservazioni dapprima furono scritte in lingua danese, e pubblicate a Copenhagen con una traduzione latina nel 1767 in 4, e poi furono tradotte in tedesco. Lipsia 1771.
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Tornea (la più settentrionale), cessa la strada per terra, la quale conduce verso il Capo Nord, e si continua il viaggio pieno di pericoli su’ fiumi i quali per le cataratte sono quasi impraticabili alla navigazione. Quivi si mangia l’arrosto di Rangiferi che otto mesi prima si uccidono. Sopra Tornea, in distanza di 140 miglia inglesi avvi ancora la fucina di ferro Kengis, e 22 miglia inglesi più avanti trovasi la parrocchia Muonioniska ove abita un predicatore. Sopra 200 miglia quadrate inglesi abitano 400 anime. Addì 5 di luglio trovò quivi ACERBI, a mezzo giorno, il termometro di Celsi a + 29°, e la notte a 19°. Per la grande quantità di zanzare nessuno ardisce di bagnarsi nel fiume limpido Muonio. I pescatori dipingono la loro faccia di catrame, e coprono le mani e le spalle con istoffe contro quest’insetti che in quantità danno grandi incomodi. Kautokeino, sul confine della Danimarca e della Norvegia, nell’estate è impraticabile, e nell’inverno si ha quivi un mercato. Non vi si trovano cavalli, ma solamente di quando in quando vacche e pecore. L’unica strada possibile per andare di qua al Capo Nord è per mare. Nella baia delle balene (della fauci della balena)
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quasi sempre si trovano balene. Per tre mesi continui non vi splende il sole, e l’aurora boreale è allora l’unica sorgente di luce. Quanto più si avvicina al Capo Nord tanto più orridi diventano tutti gli oggetti. Le piante muoiono, e null’altro s’incontra che scogli nudi. Non si sente alcun uccello e neppure un sol essere vivente. Il capo se stesso è uno scoglio nudo o difforme che per lungo tratto si estende nel mare Glaciale; fuori di qua cresce sulle coste la salutare ANGELICA. Gli uccelli di passo che nell’estate visitano la Lapponia, volano sopra paesi disabitati, e durante l’inverno vivono nell’Asia meridionale o nella Tartaria Chinese. La MOTACILLA SVEVICA per il suo canto è chiamata l’usignolo del Nord, e nella Finlandia l’uccello di cento voci. Oltre di ciò si trovano sulle coste e sugli scogli della Lapponia il gabiano e l’ALCA ARCTICA che fa il nido dentro il buco di conigli, e si prepara anche da se un nido simile; egualmente vedesi quivi il MERGUS MERGANSER che ordinariamente mette le sue uova dentro gli alberi vuoti; perciò gli abitanti vi attaccano una piccola macchina, l’uccello vi mette l’uova, ed i paesani le levano,
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lasciandovene però uno o due, ed in tal modo replicano fino a quattro o cinque volte, in guisa che da un nido si prendono una sessantina di uova. Le ultime restano per la propagazione. I Lapponesi sono di colore oscuro, hanno il capello nero e corto, la bocca grande, la statura bassa, e le membra agili e pieghevoli. Il loro linguaggio assomiglia in qualche modo a quello de’ Finni, e pare che siano una Colonia di Finni. Per lo più mangiano pesci disseccati al sole, uccelli ed ova. L’agricoltura è quivi sconosciuta. La capanna è conica, ed il fuocolare in mezzo. Il fumo e la neve vi guastano gli occhi. Le pelli del rangifero stese sopra le frasche di betulle formano i letti. La gioventù di ambedue i sessi dorme insieme senza alcuna sinistra conseguenza. Il suicidio non vi è raro; le malattie sono insolite. S’incontrano molti vecchi fino di 116 anni.
La Norvegia, in luogo di diverse frutta e verdure, che la natura diede alle regioni più calde, possiede molte bacche. Particolarmente il VACCINIUM VITIS IDEA LIN. e ’l RUBUS CHAEMOMONUS L., le quali condite di zucchero, compariscono su tutte le tavole. Drontheim ha 8000 abitanti: nel mese di
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dicembre il sole è quivi appena visibile per 4 ore, mentre si leva dopo le 10 e tramonta dopo le due. Gli abitanti vivono di pesca e del commercio de’ pesci, del legno segato in tavole e conservato interamente, e del rame di Roerans.
A Usting Wieliki, nella Provincia Wologda, di Archangel (43° 33' di longitudine e 60° 10’ di latitudine), nel 1786 ai 15 di novembre con un freddo di 34° di Reaumur e 13° di Delisle gelò l’argento vivo esposto all’aria in modo, che formava una massa glutinosa(1), e che da noi non può effettuarsi che a forza di arte.
Il governo di Wologda, grande 6867 miglia geografiche, forma la parte meridionale della Siberia Europea. Appena la cinquantesima parte di essa è coltivata. Il resto è coperto di selve e di deserti montuosi, di stagni e laghi. I villaggi ordinariamente sono situati lungo i fiumi. Nel 1798 si contavano in tutto il governo solamente 11505 abitazioni, e 623926 uomini, fra i quali
(1) Buesching woechentliche Nachrichten anno XV. p. 2 e 3.
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299245 maschi, ed in generale 82 anime per miglio quadrato; mentre si calcola generalmente la popolazione dell’Europa a 2000 anime per miglio quadrato. Questo governo dunque non ha né anche la 28 parte della popolazione ordinaria dell’Europaaa. Nel circolo di Wologda, come il più popolato, vivono sopra il miglio quadrato 12 uomini; in quella di Grazowetz 5, in Kadnikow 3, e così va sempre calando, finché in ultimo verso il Nord est la popolazione diminuisce a segno, che nel circolo di Jarensk si contano 4 werst quadrate, ed a Ustsysolsk 8, per un abitante maschio. Nel governo Jaroslaw, che confina a mezzo giorno, si possono contare 160 maschi per miglio quadrato, e nel governo Archangel, che confina al Nord, appena 2.
Le osservazioni fatte per molti anni di seguito dimostrano, che gli estremi del caldo e freddo sono più o meno eguali in quel governo situato fra il 56 e mezzo, e 63 e mezzo di latitudine (secondo l’atlante del corpo de’ cadetti russi), in modo che, sulla riva della Peczora e Wologda, i giorni sono caldi egualmente, per esempio di + 25° di
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Reaumur, e freddi a segno che il mercurio gela formando una massa compatta. Quasi annualmente fa il più gran freddo, che rare volte si prova a S. Pietroburgo situato a tre quarti d’un grado più verso il Nord. La durata degli estremi di caldo e freddo è però diversa secondo la situazione de’ villaggi. Così il maggior caldo dura più a Wologda che al di là della Dwina; e quando in Ustinge e Jarensk il mercurio è gelato spesso tre giorni di continuo, dura questo fenomeno a Wologda solamente alcune ore. In tutto il governo, come in tutte le regioni della zona settentrionale, non sono più che due stagioni, cioè l’estate e l’inverno, eccettuato però che l’inverno dura più ne’ circoli settentrionali orientali, che ne’ meridionali occidentali, come a Wologda, Graezowetz e Kadnikow. Quivi la raccolta del fieno comincia addì 20 di giugno. v. s. (6 luglio n. s.), mentre a Jarensk non principia che in agosto, e ciò non ostante l’estate propriamente detta, ovvero il tempo quando fa meno freddo, è della stessa durata per tutto il governo. Questi termini sono l’8 di giugno ed il 20 di luglio v. s. (20 giugno e i. agosto n. s.). Il primo d’agosto presso il popolo è chiamato il primo giorno
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d’autunno. I fumi gelano ordinariamente fra il 13 e 14 di novembre, secondo il nostro calendario, è si sciolgono fra il 19 di aprile e 19 di maggio. Quivi si trovano già gli animali e le piante del polo. Molte piante ed animali della zona temperata vi mancano totalmente. Le piante che ivi si trovano hanno poco di comune con quelle di Pietroburgo, e corrispondono piuttosto a quelle della Finlandia. Ne’ circoli meridionali di Wologda e Graezowetz maturano ancora tutte le specie ordinarie di grano, in guisa che bastano pel proprio consumo. Al di là della Dwina non crescono né i piselli né le fave; e ne’ circoli di Jarensk e Ustsysolsk è l’orzo l’unico prodotto di campagna. Nel 1786 si sono piantati in questo paese i primi pomi di terra. I boschi di tigli si trovano unicamente intorno a Nikolsk. Più verso il Nord s’incontrano solamente alcune tiglie disperse. Le quercie e le nocciuole non passano al di là del 58° e mezzo di latitudine settentrionale; l’ultima quercia piantata sta nel convento di Preluk presso Wologda.
La città di Wologda ha il mezzo giorno 39 minuti e 28 secondi prima di Pietroburgo,
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e giace 9° 52' più all’est. La durata della giornata più lunga è 15 minuti più breve che a Pietroburgo, e quella della più breve 15 minuti più lunga poiché giace 42' 3" più verso il sud che la Residenza. Le case per la maggior parte sono fabbricate sopra un fondo paludoso. Vi si contano 10000 abitanti circa, come anche a Ustjug.
Le parti meridionali dell’Europa al contrario sono tanto più piacevoli. Non vi si sentono gl’incomodi delle Indie, e ciò non ostante produce l’Europa la maggior quantità dei frutti delle Indie. Il riso e la canna a zucchero sono coltivati nella Spagna, pel Napolitano, nella Sicilia e su Malta. La bambagia cresce nella Macedonia (che annualmente esporta 120000 balle) nella Livadia, Morea, e sul maggior numero delle isole dell’Arcipelago; e coltivandola con maggior attenzione potrebbe questo prodotto solo arricchire le qui accennate provincie. I francesi vi prendono annualmente 120000 balle (la balla a 80 piastre); gl’inglesi per 400000 piastre circa; gl’italiani, che potrebbero coltivarla nel loro paese proprio, per 240000; ed i tedeschi per un milione
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700000(1). Sopra l’isole di Malta e Gozzo, nella Sicilia presso Mazara ed in altri luoghi come a Napoli e nella Spagna, la bambagia riesce benissimo, ma non vi è coltivata con diligenza. Ai tempi di Plinio non vegetava ancora nell’Europa, ed il paese più vicino ove si poteva vederla era l’Egitto(2). La seta, ora un prodotto proprio dell’Italia, era ancora nel 6 secolo della nostra cronologia un segreto per tutta l’Europa; e la China era l’unico paese che nudriva i bigatti. Due Monaci portarono nel 1551 i primi bozzoli in canne vuote a Costantinopoli. Presentemente si allevano i bigatti in tutte le parti meridionali dell’Europa, particolarmente nella Spagna, e da cento anni in qua anche nella Germania. Nella Prussia però, ove questo prodotto non voleva riuscire, è stato tralasciato. Nella valle Nievole in Toscana, appartenente alla Provincia di Pescia, i bigatti mangiano in un anno 8
(1) Sprengel Beytraege tom. II. p. 231.
(2) Plinio XII. 11 lib. XIX. cap. 1 med. Theophrast. 9. 4.
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milioni di libbre di foglia di mori, e producono 400000 libbre di bozzoli, de’ quali annualmente si ricava 37600 libbre di seta filata e 40000 di filosello, li quali prima di mandarli a Firenze, ove ricevono l’ultimo apparecchio, richiedono 458400 giorni di lavoro. Il denaro che per questo ramo di manifattura va in circolazione monta a 122000 scudi fiorentini(1). Il vero papiro fu scoperto da un inglese presso Siracusa accanto alla fonte di Cyana ora Pisma. Barteli ne ha portato ad Amburgo ed a Goettinga, e Landolina la prepara attualmente.
Ciò non ostante deve l’Europa il maggior numero de’ suoi prodotti vegetabili meno alla natura che all’industria degli abitanti. La natura le ha dato poco più che quercie, mele, e susine selvatiche. Tutti gli altri prodotti sono stati raccolti nelle altre parti del mondo, e naturalizzati in Europa. Dalla Crimea venne l’orzo, e dalla piccola Tartaria, e dalla parte meridionale della Siberia la segale ed il formento,
(1) Ved. Tableau de l’Agricolture Toscane par le G. L. Simonde Genf 1801.
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che ancora oggidì crescono in que’ paesi nello stato selvatico. Dalle Indie orientali il miglio; dalla Siria il grano saraceno, il gran turco e la spelta; dall’Etiopia il riso, da Creta il crescione, da Cipro i cavoli fiori, da Astrachan la zucca e gli sparagi, che vi crescono selvatici fino all’Irtisch; dall’Egitto il prezzemolo, dalla China il rafano, dalla Kalmuchia i meloni, dall’America i pomi di terra ed il tabacco.
Le viti, gli olivi e l’albero de’ fichi sono venuti dalle regioni montuose dell’Assiria, passando per la Palestina e l’Asia minore; il pomo granato da Cartagine; l’albicocca dall’Armenia; le prugne da Damasco nella Siria. Le cerase da Cerasunta presso il Ponto. Il pomo da Sina, e il moro dalla China. Il luppolo è stato conosciuto dapprima per mezzo de’ Goti nel quinto secolo della nostra cronologia. Essi furono i primi a coltivarlo in Italia.
Nella Germania fu conosciuto il luppolo a’ tempi de’ Carolingi; e negli statuti dati nel 822 dall’abate Adalard di Corbay le madri erano escluse dal lavoro del luppolo. Gl’inglesi impararono a conoscerne l’utile e
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la coltura in principio del secolo XVI per mezzo di gente di Artois. Ancora sotto Arrigo VIII, l’anniversario di Lutero, era vietato l’uso del luppolo sotto grave pena.
Pochi paesi hanno la legna in soprabbondanza come la Norvegia, la Svezia, la Russia e la Prussia meridionale; però non manca a nessuno intieramente. Le selve immense che coprirono la Germania ancora ne’ tempi di Tacito hanno dovuto cedere all’agricoltura. Coll’esterminazione delle selve si sono perdute anche le pellicce, che presentemente riceviamo dall’America settentrionale e dall’Asia. Nell’Inghilterra e nell’Irlanda non esistono più lupi. Ancora nel 6 secolo erano in Francia le alci ed i bissonti; nell’Olanda ancora nel 10 secolo le alci ed i rangiferi. Nella Prussia si trovano ancora le alci nelle lande Kapornie.
L’Europa è riccamente fornita di miniere, che forniscono tutte le specie di metalli e potrebbero fornire ancora di più. La maggior quantità d’oro si cava nell’Uugheria; la maggior quantità d’argento nella Germania; la maggiore e la migliore quantità di rame e di ferro dalla Svezia; la maggiore e miglior quantità di stagno l’abbiamo
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dall’Inghilterra oltre di queste sola mente dalla Germania. La Scozia ha il piombo in soprabbondanza. Le miniere della Spagna sono trascurate, poiché traggono molti tesori dalle loro miniere Americane; oltre di ciò dovrebbero avere un’affluenza di tutto, particolarmente di metalli nobili.
Sotto questo aspetto l’Europa è coltivata sopra qualunque altra parte del mondo; è vero però che nessun’altra è maggiormente capace di una coltura simile. La preferenza sua sulle altre terre consiste in ciò, che non vi si trovano deserti di sabbia, e che le poche lande non sono totalmente infruttifere.
A qual segno possa essere spinta l’agricoltura e l’industria ci verrà in chiaro quando consideriamo il paese più coltivato, cioè l’isola della Grande Brettagna(1), ove l’agricoltura è esercitata colla massima attività, ond’è assai stimata ed incoraggiata colla più viva efficacia. La grande Brettagna è
(1) Ved. Eight lettres on the Peoce and the Commerce and Mamafactures of Great Brittain, By Sir fr Morton. London 1802.
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composta dell’Inghilterra di 2916 miglia quadrate, ovvero 40 milioni di AERESE, e della Scozia di 1600 miglia quadrate, o 22,457600 AERES. In tutto di 62,457600 iugeri; di questi restano non coltivati 22,107001, o quasi un’estensione simile alla grandezza della Scozia. In Inghilterra stessa giaciono incolti 6,259470 iugeri, in Wales 1,629307, e nella Scozia 14,218224. Fra questi un milione non è capace di coltura, 3 milioni sono seminati di bosco; 14 milioni sono impiegati al pascolo; 3 milioni ai frutti di campagna ed un milione è prato. L’entrata annuale di questi dovrebbe montare a 20700000 lire sterline.
Nel 1789 si calcolava che l’Inghilterra in frutti di campagna di tutte specie produceva per 9075000 lire sterline; che le rendite delle terre seminate di grano montavano ad un milione di lire sterline, e quelle de’ prati, de’ boschi e de’ pascoli a 7 milioni. Il provento annuale di butirro, di formaggio e di latte era stimato di 2,500000 lire sterline; il valore della lana che annualmente si tagliava alle pecore montava a 2 milioni, e quello de’ cavalli che annualmente vi nascono a 250000 lire sterline. Il
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valore del fieno che annualmente dai cavalli vien consumato importa 130000 lire sterline. 3066195 iugeri sono seminati di formento e di segale il valore de’ quali, contando la porzione che se ne consuma dentro il paese, monta a sei milioni di lire sterline. Il valore de’ prodotti annuali delle fabbriche importa 50760000, de’ quali si esporta per 10 milioni sterline e più. Il guadagno annuale netto degl’Inglesi per via di commercio si calcola a 3,884844 lire sterline. Nel 1790 l’esportazione importava 18 milioni e mezzo di lire sterline, fra i quali 13 milioni per prodotti di manifatture, ma l’introduzione importava 17,828000 lire sterline, lo che fu prodotto dalla quantità de’ prodotti delle Indie orientali ed occidentali. Anche la costruzione de’ vascelli è una sorgente ricca di guadagno. Essa è calcolata a 18 per cento, del che 12 vengono divisi fra i legnaiuoli ed i fabbricatori di vele, ed il resto appartiene al proprietario del bastimento: nel 1792 si calcolava il guadagno de’ primi a 1375920 lire sterline e quello degli ultimi a 637960. Più di 120000 minatori lavorano giornalmente sotto terra, e le miniere nutriscono immediatamente 200000 uomini. In generale vivono
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sulla gran-Brettagna 9,800000 uomini, cioè in Inghilterra 8,500000 e nella Scozia 1,300000 (dunque tanto nella Scozia, quanti se ne trovano quasi a Londra sola). Secondo gli ultimi calcoli si dà alla città di Londra la periferia di 26 miglia inglesi (5 e mezzo geografiche), 8000 strade, 162000 abitazioni e 1,250000 abitanti. Annualmente arrivano e partono da essa 13,500 bastimenti, il di cui carico è stimato 70 milioni di lire sterline. Oltre di ciò vengono e vanno più di 40000 carri da vettureggiare merci, i quali mettono in circolazione per 50 milioni di mercanzie. Tutta la proprietà movibile della città di Londra è stimata a 220 milioni sterline. I tesori e le cose preziose di tutte le parti del mondo sono quivi radunati, e ciò non ostante l’emigrazione, a cagione di sussistenza e di lavoro, non è sì frequente in nessun altro regno d’Europa quanto nella gran Brettagna. Nella maggior parte delle città d’Inghilterra la quarta parte degli abitanti, anzi la terza e qualche volta anche la metà riceve l’elemosine. Le contribuzioni per i poveri solamente nell’Inghilterra importano più di 6 milioni di lire sterline. Si contano più di un milione di uomini,
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ed a Londra solo, secondo un estimo mediocre, 20000 Inglesi che alzandosi la mattina non sanno come vivere durante la giornata, e dove riposarsi la sera; 115000 persone vivono di mezzi di guadagno proibiti e perniciosi, e l’importo de’ rubamenti annuali, e delle trufferie monta a 2,100000 lire e più. A Londra solo esistono 50 zecche private che occupano 3000 persone circa col battere monete false, e che mettono in circolazione 1 milione di lire sterline in argento e tre quarti d’un milione in moneta di rame in confronto della massa di danaro, che gira nell’Inghilterra; si contano egualmente più di 30000 ove vi sono giuochi d’azzardo e nelle quali si mettono in circolazione 7225000 di lire sterline.
Malgrado tutto questo è la gran Brettagna la regina delle isole, e domina il mondo a cagione del suo commercio. Il commercio esteso e la navigazione sono la sorgente della sua potenza terribile di mare. Allora quando si conchiuse la pace ad Ammiens l’Inghilterra aveva 202 vascelli di linea e 227 fregate in attività. La Francia aveva solamente 89 vascelli di linea e 35 fregate. La costruzione de’ bastimenti è assai
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costosa in Inghilterra, poiché la maggior parte de’ materiali è tirata da’ paesi esteri. Si calcola che la costruzione e l’armamento d’un vascello di 100 cannoni costi 60000 lire sterline. Il valore totale di tutta la potenza marittima della gran Brettagna si stima di 40,182000 lire sterline(1).
Nel 1793, in principio della guerra, il traffico occupava 16,079 bastimenti inglesi da 1905438 botti insieme. Due terzi di questi appartenevano all’Inghilterra propriamente detta, 1864 alla Scozia, 1016 all’Irlanda 221 a Jersey e Man, e 3009 alle colonie britanniche. Nel 1799 le merci delle Indie occidentali, tanto delle possessioni degli Inglesi, quanto delle altre nazioni, erano le più considerabili, ed importavano 53,6310 lire sterline, mentre nel 1793 montavano solamente a 4,647980. Il commercio colla Russia occupava
(1) La maggior parte di queste notizie è stata tirata da Colqhoun history of the principal rivers. Vol. II. a treatise on the police of the metropolis, containing a detail of the various crimens and misdemeanors – and suggesting remedies for their prevention. by a magistrate. Ed. 4. London 1797 in 8 maj.
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nel 1793 un numero di bastimenti capace di tenere 41637 botti, e nel 1800, tenevano 166756 botti. Essi secondo la tariffa daziaria esportavano nel 1793 dalla Rụssia per 1,804025 lire sterline, e vi condussero in merci dalla grande Brettagna e di altre nazioni per 320827 lire sterline. Nel 1800 esportarono per 1025335, e tutta l’importazione nella Russia ascese a 2,382098. Gli Stati Danesi nel 1793 avevano esportato per 205822 lite sterline, e nel 1800 per 241562. Gli Inglesi nel 1793 vi condụssero per 291 265 lire sterline e nel 1800 per 541562. La Germania nel 1793 conduceva nell’Inghilterra per 791995 lire sterline e riceveva da essa per 2482695; nel 1800 vi conduceva la stessa Germania per 2352197 lire sterline e riceveva per 1 2664591.
Le isole Britanniche sono del resto le isole CASSITERIDI di Erodoto; ed i Fenici e Cartaginesi prendevano quivi lo stagno come una mercanzia assai preziosa e lo conducevano negli altri paesi dell’Europa. E siccome nel loro linguaggio Kistiria (nell’ebraico Kastira e nell’arabo Casdir) significava stagno, così naturalmente chiamarono queste isole CASSITERIDES ovvero isole dello stagno.
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Da’ tempi rimoti dunque era conosciuta da queste nazioni l’Inghilterra, che per mezzo di essi trafficò colle nazioni più civilizzate dell’Europa.
Anche la Spagna è stata visitata da’ Fenici da’ quali ha ricevuto tutti i suoi nomi più antichi. In principio la chiamavano Iberia, ed il fiume principale a loro conosciuto Ebro ovvero Iberus. Questi nomi innoltre possono ancora indicarci la via, per la quale giunsero in questo paese: essi navigavano sulla costa dell’Affrica, e passavano lo stretto di Gibilterra. Poiché Ibera vuol dire, una terra posta al di là del mare. EBR ovvero EVR significa generalmente una ragione situata al di là dell’acqua del fiume, o del mare. ULTRA MARINA REGIO. Abbiamo da rammentarci solamente di Abramo e de’ suoi discendenti, i quali precisamente per una tale cagione furono chiamati EBREI Ultrajutanei, Ultrafluviales, poiché erano venuti dalla parte opposta dell’Eufrate. Il nome di Spagna da SAPHAN che significa tanto CONIGLIO (i quali si trovano quivi assai abbondantemente e vi si vedevano, secondo il racconto degli antichi, in quantità incredibile. VARRO de re rust. 3. 12 Plin. 8, 15), quanto
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anche canale, miniera, giro sotterraneo, come li fa il coniglio, è stato dato forse ad una parte sola della Spagna, ove i conigli erano particolarmente frequenti, o forse ad una regione di montagna ove essi stessi cercavano nelle miniere quell’oro ed argento che abbondantemente condussero via dalla Spagna, e così in seguito fu applicato questo nome a tutto il paese.