Del modo con cui la corrente forma il suo dominio e il suo letto
Del fondo del fiume e delle materie che i fiumi conducono seco
I. Natura e qualità di essa
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Il letto delle correnti non è stato certamente così piano e dolcemente inclinato in principio come adesso; ma i fiumi corrodono appoco appoco anche il suolo più duro: e poiché vanno rapidamente in queʼ luoghi ove il terreno è molto inclinato, e lentamente ove cʼè più piano, distruggono incessantemente i luoghi rapidi, conducendo nella pianura le parti staccatevi, e rialzano così i siti bassi, sintanto che la disuguaglianza del suolo svanisce sempre più, ed il fiume incomincia bel bello a muoversi con maggior uniformità.
La via più facile che i fiumi potevano aprirsi, era sopra la sabbia e la terra; la più difficile era sopra le roccie. Quindi troviamo ancora delle cadute di acqua(1) in diversi fiumi, il di cui letto sassoso si abbassa subito, le quali però diminuiscono sempre più, poiché lʼacqua corrode un pezzo di roccie dopo lʼaltro, e lo precipita abbasso. Il fiume
(1) Joh. Herbinii diss. de admirandis mundi cataractis supra et subterraneis. Amsterd. 1678. 4. con rami.
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Tunguska sortendo dal lago di Baikal, e gettandosi nel Jenisei(1), aveva una volta cadute considerabili, ma presentemente non è che molto inclinato alla distanza di un mezzo miglio, ove passa colla rapidità di una freccia, e con tanto strepito che si può sentirlo lontano tre miglia(2).
Non dobbiamo perciò maravigliarci se gli antichi geografi parlano di cadute di acque assai più numerose, e più spaventevoli di quello che le ravvisiamo oggidì. Le colline crescenti di ciottoli e pezzi di roccie strappati via, che veggiamo ai piedi di tutte le cadute di acqua quali trofei o bottini, testificano la svanita ed ancor sempre calante altezza della caduta.
La caduta più alta a noi conosciuta è presso Tequendama in Bogota, 8 leghe francesi distante da Santa Fè. Bauger(3) la stima a 1200 sino a 1800 piedi. La pianura
(1) Mueller Sammlung Russischer Geschichten tom. VIII. p. 100, 118, 119. quint. 2 §. 23 e 24.
(2) E. I. Ides, voyages au Nord tom. 8 p. 54 ec. Beitraege zur physischen Erdbeschreibung vol. 2 pag. 77 e 78.
(3) Voyage au Perou p. 91.
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di Santa Fè, ove si trova la caduta, ha almeno 9600 piedi dʼaltezza sopra il livello del mare, ed è situata molto più alta di Quito. Nessuno ha misurato finora questa caduta. Il Bogota riceve tuttʼi ruscelli di quella pianura, e tutte le acque che vi si precipitano dalle sommità deʼ monti, e corre tranquillamente sino a Tequendama. Qui scorre tutta la sua acqua sotto una fila di roccie di granito, e cadendo gettasi sopra una roccia profonda, ma visibile dallʼalto, di dove si precipita dentro un abisso incommensurabile fuori della portata dellʼocchio. Diversi buchi nelle roccie mettono lʼosservatore in istato di contemplare senza pericolo il giro delle roccie tanto alla sinistra quanto alla dritta, e fanno vedere per la loro altezza che, prima dellʼeruzione quivi cagionata dalla forza dellʼacqua, tutta la pianura di Santa Fè deve essere stato un gran lago. Una relazione antica, benché poco probabile, dice che gli antichi abbiano scavato questa specie di canale.
Attraverso da questi buchi si vede, ma poco chiaro, il sito ove termina questa caduta spaventevole; e lʼacqua che nʼesce sembra essere un piccolo ruscello, il quale
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perde tramezzo alle piante crescenti sulle sponde. Diversi pappagalli ed altri uccelli deʼ paesi caldi, che abitano questa valle profonda ed inaccessibile da questa parte, sʼinnalzano talvolta tanto, da non poter essere veduti dallʼalto; ma il freddo che domina in cima è per loro un continuo impedimento perché non vi sortano mai. Volendo portarsi sino al piede della caduta, è necessario prendere una strada lunghissima, ed impiegarvi un giorno intero: essendovi finalmente giunti, si resta sorpresi di vedere in luogo di un ruscello una corrente fortissima, che sotto un angolo di 45 gradi forma una cascata dʼacqua nello spazio di una lega, battendo sopra masse di roccie gettate lʼuna sopra lʼaltra, sulle quali i flutti continuamente si rompono e si urtano. Incominciando di qua, la corrente diventa tanto tranquilla, quanto il ruscello più placido. Un fenomeno particolare, che può darci unʼidea dellʼaltezza della caduta, è chʼessa principia in una regione talmente alta, che vi gela di notte, e termina in unʼaltra, ove il calore è simile a quello deʼ più belli giorni dʼestate nella Francia, e la quale favorisce il crescer più presto delle piante deʼ paesi caldi.
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Dal passaggio rapido dellʼaria calda verso la regione fredda si formeranno quivi le brine simili a quelle che osserviamo da noi in principio dʼinverno e di primavera, le quali altronde non si ravvisano in queste regioni.
Essendo le mattine serene e tranquille, osservansi, verso le otto o le nove ore circa, alcune nuvole dense e bianche, che sʼinnalzano sopra la caduta di acqua. E continuando la calma, risplende il sole fino alle due o tre ore dopo mezzo dì. Soffiando i venti dal sud ovest, allora le nuvole coprono la pianura ed oscurano il cielo; ma essendo spinte dal vento al lato opposto, allora il buon tempo dura per tutta la giornata, eccettuato che se le nuvole venissero da qualche altra parte, poiché è cosa rara di vedere bei giorni a Santa Fè. Le sere vi sono ordinariamente nebbiose e fredde. Questo fenomeno meteorologico sembra aver luogo quando il sole è tanto alto da poter estendere il suo calore sopra lʼacqua cadente divisa dallʼaria, conducendola nelle regioni superiori, ove si formano delle nuvole a motivo dellʼinnalzamento deʼ vapori.
Lʼaria lungo lʼestensione della caduta diventando fredda dopo il tramontare del
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sole, non può più sciogliere quella quantità di acqua, e condurla in alto come prima, perciò non fornisce più alcuna materia per le nuvole, le quali per questo motivo si dissipano totalmente dalle satte sino alle otto della sera. Più torbidi ed oscuri sono i giorni a Santa Fè, più tranquille e belle vi sono le notti: la luna e le stelle brillano con uno splendore difficile a vedersi in altri paesi. Per godere dellʼaspetto attraente e spaventevole di questa caduta dʼacqua, unica nel suo genere, bisogna scegliere le ore mattutine tra le sette e le otto(1).
Dopo questa caduta dʼacqua, accenneremo per la prima lo Staubhach (ruscello di polvere), nella valle di Lauterbrun, nel cantone di Berna(2), creduta una volta dellʼaltezza di 1100 piedi di Berna(3); ma Witenbach e Wolf, misurandola maticamente
(1) D. Le Blond nel Journal de Physique, 1786 May, ed in tedesco nel migazin di Voigt fur das Neueste aus der Physik vol V. quint. 4. p. 28–36.
(2) V. Storr Alpenreise tom. 1 p. 114-115 description des Alpes Pennines et Rhetiennes par M. T. bourrit tom. 2 p. 154, ed in tutte le descrizioni di viaggio.
(3) La minima altezza fu calcolata a 930 piedi.
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nel 1784, la trovarono alla 900 piedi. Essendo essa solamente un ruscello, così lʼacqua perdesi nellʼaria a modo di tenera pioggia di polvere; cade sopra una roccia avanzata di pochi piedi, che la spinge lontano in guisa, da poter passare tra lʼacqua e la roccia senza bagnarsi. Alzandosi del vento, conduce seco in lontananza questʼacqua polverizzata. Nellʼinverno nasce da ciò una grandissima colonna di ghiaccio, che difficilmente sciogliesi anche nellʼestate più calda. Il ruscello, essendo gonfio di acqua e di neve, precipita abbasso grosse pietre e pezzi di roccie la cui caduta cagiona uno strepito simile al tuono, e che si ammassano sulla collina al piè della caduta. Riflettendo il sole sopra questa cascata, sembra di vedere pender dal cielo un raggio di acqua, o una vena di cristallo vivo ornata dallʼiride.
La prossima caduta, per riguardo allʼaltezza, è quella di Terni, ove il Velino si precipita in tre cascate, cosicché lʼultima ha più di 300 piedi di altezza perpendicolare. Essa è lʼopera di Clemente VIII.(1). Il fiume
(1) Opere di Monsignor Claudio Todeschi, tom. II. Roma 1779. 4. p. 77.
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nasce sugli Appennini 14 miglia distante da Terni, e dopo dʼessersi ingrandito con diversi altri fiumi e laghi, gettasi nel lago delle Marmore. Appena sortito, corre rapidamente, e passava una volta per una valle a sinistra, minacciando la città di Terni, perloché fu condotto verso il precipizio ove si getta presentemente. Lʼacqua cadendo da questʼaltezza, è divisa dalla resistenza dellʼaria, e si cangia in pioggia e schiuma, che battono fortemente sopra le roccie inferiori, le quali le rigettano in forma di nuvole bianche. Le piante e gli alberi circonvicini sono coperti di una polvere assai tenera, bianca e facile da levarsi, nata probabilmente dalle particelle di marmo levate dal fregamento che lʼacqua fa sulla roccia. La forza dellʼacqua ha pulito le pietre superiori in modo, che danno uno splendore bianco. Dicesi che nel 1543 Pietro Terenatico, capitano del duca di Castro, sia scivolato per questa caduta senza farsi alcun male(1). Quasi della stessa altezza è anche il Falling Spring presso Augusta nella Virginia. Quivi in distanza di tre quarti
(1) Ved. Valkmann historisch kritische Nachrichten von Italien, tom. 3 p. 369-374.
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di miglio dalla fonte, nelle montagne delle acque bollenti, si precipita sopra una roccia un braccio del fiume James, chiamato Jadson, fino alla profondità di 200 piedi. Lʼintera massa di acqua è divisa dalle roccie in due o tre luoghi per la sua larghezza, ma né anche una sola volta lungo la caduta. Tra la colonna di acqua e l[e] roccie si passeggia senza bagnarsi il piede(1).
Lo spettacolo più terribile e più straordinario di questo genere, lʼoffre la corrente occidentale del lago degli schiavi. Alcuni negozianti inglesi di pelliccie, navigando sopra di esso sino al 141° di longitudine occidentale, furono costretti di ritornare in dietro per motivo delle enormi cadute di acque, delle quali non si hanno le simili sopra tutta la terra. Oltre la profondità che faceva girare il capo, erano queste cadute di una lunghezza straordinaria: una, per esempio, era larga due miglia inglesi(2), quasi una lega.
(1) Jefferson, descrizione della Virginia in Sprengel Beitrage zur Valker und Laenderkunde tom. 9. Voigt magazin fur das Neueste ec. tom. VI, quint. 3 p. 116.
(2) Secondo la relazione di Pietro Pond del Canada, negoziante di pelliccie, inserita nel 16 volume del Gentleman-magazin,
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In confronto di simili cadute di acqua le soprannominate sono lieve cosa; ed anche la caduta del fiume di S. Lorenzo tra lʼErie e lʼOntario, la quale sinʼora abbiamo creduto la maggiore nel suo genere, sembra poco significante. La caduta del fiume di S. Lorenzo però merita il primo luogo sin tanto che le altre ci saranno note più da vicino. Esso sortendo dal lago Erie, è largo 300 tese, ed ha una corrente irregolare e rapida. Presso il forte Chippeway il suo letto diventa dirupato e stretto. Le onde si rompono spaventevolmente contro le due isole di roccie che sʼinnalzano dal letto inclinato e lisciato del fiume, una delle quali è larga 350 tese, lʼaltra 30. Lʼacqua si stringe tanto in questo luogo, che sembra una schiuma bianca, e si alza in molti luoghi altamente in aria. Quivi in distanza di sei leghe francesi dal forte Niagara, che qualche volta ha dato il nome alla corrente ed alla caduta, si abbassa il fondo tutto ad un tratto sotto quel fiume potente, che poi alla larghezza
e nel Auswahl der besten geographischen und statischen Nachrichten zur Aufklaerung der Vaelker und Laenderkunde di Sprengel . 4. Tubing 1795 p. 150-151.
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di 720 piedi parigini si precipita dallʼaltezza di 137 piedi(1). Non possiamo paragonare questa altezza con quelle delle cadute qui sopra accennate, ma essa viene rimpiazzata abbondantemente dalla larghezza. La massa di acqua che vi cade per ogni minuto è calcolata a 672000 tonnellate. Sino dalle due isole prende lʼacqua una velocità tale, che tutto quello che si avvicina a questo punto, come pesci, uccelli a[c]quatici di ogni genere, animali grandi che vogliono nuotare, per esempio orsi, porci, cervi, daini, ec. vengono strascinati dalla corrente sino allʼabisso, ove dalle roccie cadutevi si è formata unʼisola chiamata con tutto il diritto lʼisola delle aquile, poiché vi soggiornano una quantità di questi uccelli per cibarsi degli animali periti in questa caduta. Si è osservato che in principio gli uccelli ed i pesci si lasciavano condurre con piacere dalla sempre crescente corrente, sin tanto che giungevano
(1) Ved. Viaggi di Kalm, e da ciò un estratto nelle vermischte Beitrage zur physischen Erdbescreibung tom, 2 p. 4. Io. Carver Reisen in das Iunere von Nordamerica p. 142-143; e Schloezer neue Erdbeschreibung von Amerika tom. 1 p. 102-104.
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sul luogo ove la compressione e la forza dellʼacqua crescono in modo, che essi, malgrado tutte le forze che impiegavano, non potevano più staccarsi dalla corrente. Gli uccelli particolarmente cercano di alzarsi, e battono colle ali, ma i loro piedi sono come saldati nel ferro, e così vengono slanciati in giù a sciami intieri. Una Indiana però addormentatasi nella sua barca, essendo giunta a questo luogo, fu condotta salva nellʼabisso senza perdere neanche il fiasco della acquavite che lʼaveva esposta al pericolo. Lʼacqua bolle nel fondo, e raggirasi per molto tempo neʼ violentissimi gorghi e vortici prima di riprendere il suo cammino; divisa nelle più piccole gocciole, innalzasi in parte quasi nebbia densa o fumo, che si osserva in distanza di molte miglia, e lo strepito di ciò si sente ancora più lontano. Carver dice, che questo rumore si dilata nella circonferenza di 45 miglia inglesi, cosa che non sembra fuori di proposito. Il padre Hennepin ha calcolato lʼaltezza della caduta a 6oo piedi; vale a dire, quattro volte più alta che non è adesso. Dopo il tempo di Hennepin, tutte le notizie che si sono avute intorno ad esso, hanno diminuito sempre più il numero da lui indicato;
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e lʼaltezza più sicura è 137 piedi, poiché si fonda sopra misure matematiche: e se alcuni parlano di 140 sino a 160 piedi, possiamo essere persuasi che misuravano colla corda; una tale misura però deve essere fallace, mentre la corrente strascina seco la corda. È più facile che dietro le misure deʼ giorni nostri si diminuisca la di lei altezza, in luogo di accrescerla. Per iscusare la misura del padre Hennepin possiamo supporre, chʼesso vi abbia compreso anche quella parte che si estende due leghe e mezzo francesi prima della caduta, e la quale è composta di diverse piccole cadute, in guisa che non è navigabile. Varrebbe la pena che alcuni viaggiatori facessero attenzione, se queste piccole cadute unite alla grande formassero la somma di 600 piedi: e se il lago di Erie giaccia 600 piedi più alto dellʼOntario; è certo che dopo una simile caduta tuttʼi fiumi che sboccano in esso debbano aver cadute simili: come il Montmorency, che correndo per un deserto sopra delle roccie, si precipita colla larghezza di 40 piedi sino alla profondità di 140, da dove va unendosi al fiume di S. Lorenzo, 7 miglia inglesi al di sopra di Quebeck; o come il Chaudiere
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che in poca distanza al di sopra dellʼisola Orleans gettasi in esso dallʼaltezza di 70 piedi, e colla larghezza di 250. I mucchi delle roccie sparse dʼintorno, ed i gruppi degli alberi di alto fusto uniti al rumore e schiumare dellʼacqua, la di cui forza minaccia le roccie circonvicine, scuotono e commovono nellʼistesso tempo, e forniscono un aspetto bello e terribile.
Il fiume Mahaak, nella Nuova York, si precipita giù dallʼaltezza di 70 piedi in poca distanza da Albany presso Kohoes: esso appartiene a quelli le di cui cadute fanno la maggior impressione, poiché è largo 900 piedi inglesi. Ambedue le sponde, tanto sopra la caduta quanto di sotto, sono di roccia dura. Presso la caduta stessa giace uno scoglio chʼè dappertutto di eguale altezza, e passa in mezzo alla caduta. Esso in confronto del lato inferiore, rappresenta una muraglia quasi perpendicolare. Kalm, visitando questa regione, trovò pocʼacqua nel fiume; perloché scolò dalla roccia solamente in due luoghi. In diversi luoghi, ove lʼacqua era caduta in tempo che il fiume era stato più pieno, la forza di essa aveva scavato dentro la roccia molti buchi piccoli e
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grandi sino alla profondità di due ed anche di tre tese. Sopra la caduta stette appesa una nuvola formata da vapori di essa, la quale fu molto cacciata intorno dal vento. Nella distanza di un tiro di schioppo si restò bagnati da questi vapori come dalla pioggia(1).
La caduta dʼacqua di S. Antonio nel Missisipi è ancora più bassa. Lʼacqua si getta solamente dallʼaltezza di alcune trentina di piedi, ma è larga 550, e quello che aumenta il suo effetto sono i numerosi vortici sopra la caduta per lʼestensione di 900 piedi. Sino a 60 miglia al di sopra, ove il fiume di S. Pietro, largo 300 piedi, cade nel Missisipi, non trovasi alcuna isola nella corrente a motivo della di lei rapidità; ma la caduta stessa è divisa da due roccie, una delle quali, larga 40 piedi e lunga più di 40, può essere contata come isola. Si può avvicinarsi alla caduta senza il minimo impedimento. Nella distanza di 15 miglia inglesi sentì Carver il tuono
(1) Ved. Kalm, Viaggio verso lʼAmerica settentrionale Philosoph. transact. vol. 6 tom. 2 p. 119. Beitraege zur phys. Erdbeschreib. vol. 2 p. 13.
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della caduta; ed avvicinandosi poi, trovò sotto di essa anche unʼisola abitata da aquile, la quale era grande un iugero e mezzo inglese, e piena di alberi di quercia le di cui braccia portavano ciascuno un nido di aquile(1). Le cadute dellʼOhio, fiume che corre nel Missisipi, sono state descritte da Jmlay nella sua topografical description of the western Territory p. 51. Esso ne ha dato anche un esatto disegno, ove si vede la città di Louisville, il forte di Steuben, quivi chiamato Tenny, e la città di Clarkville composta di poche case. Queste cadute impediscono la navigazione, malgrado che non siano molto alte. Nella caduta stessa, essendo lʼacqua bassa, si scorgono gran banchi di roccie, su i quali si attaccano e petrificano tutti gli oggetti che cadono sopra, come noci, ghiande e le scorze di esse, rami, corni di cervi e di bufali, radici, scheletri di pesci, lumache, escrementi di
(1) Carver, Reisen durch die muern Gegenden von Nordamerica. Amb. 1780 p. 49-51 anche Neue Sammlung von Reisbeschreibungen. Amb. 1780. 8 tom. I. p. 49 ec., e Beitraege zur phys. Erdbeschreibung vol. 4 pag. 153.
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bufali e di oche. La caduta si divide in tre parti, ciascuna delle quali si distingue dallʼaltra. Il canale sulla parte meridionale è composto di molti gradini di roccie lisce ed angolari; il medio cade giù quasi come lʼacqua presso i molini, e quello sulla parte settentrionale è rapido, e pieno di grandi sassi. Essendo lʼacqua alta, vi si passa sopra con facilità. Le oche selvatiche ed i porci vi trovano un nutrimento sufficiente neʼ pesci morti che vi giacciono dʼintorno. Il passaggio intorno alla caduta è bello e piano, e le sponde, alte 60 a 70 piedi, non sono per ciò tanto ripide(1).
La Svizzera è ricca in picciole e grandi cadute di acqua. Non vi è montagna che non ne sia intieramente priva. La valle di Oberhasli ne ha sette. Nel Grindelalp si precipitano dal mezzo di una roccia 20 sorgenti tuttʼ a un tratto nella valle. Lʼacqua cade da una roccia sullʼaltra, romoreggia, forma la pioggia di polvere, e bellissimi iridi allorché cade sopra il sole.
(1) Ved. Heckwasser Reisejournal nella Auswahl der besten auslaendischen geogr. und statistischen nachrichten ec. vol. 7 p. 51-55.
(2) Secondo la relazione di Pietro Pond del Canada, negoziante di pelliccie, inserita nel 16 volume del Gentleman-magazin,
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Sul Reno si contano nove cadute di acqua, cioè due grandi e sette picciole. Le sette picciole appartengono sole al Reno superiore che nasce sullʼalto Vogelberg. Nella stretta di montagne presso Ruffeln esso gettasi da roccie altissime dentro un precipizio profondo. Alla fine della valle di Schamser cade con grande strepito sopra roccie di tre sino a cinque tese di profondità, da dove giunge nella valle di Domletscher. Presso Reichenau si unisce col Reno medio ed inferiore; ed essendo in tal modo diventata una corrente considerabile, entra tramezzo alle roccie presso Sciaffusa, affrettandosi sopra un fondo dirupato, disuguale e molto inclinato verso la sua caduta, ove in distanza di un picciolo quarto dʼora, dietro a Lauffen, si precipita con tanta veemenza da una roccia alta di 75 piedi(1), che sembra latte bollente.
(1) Così dice il maggior numero deʼ viaggiatori. Tuttʼ i calcoli sono incerti. Keysler nel primo vol. deʼ suoi viaggi p. 6 la fa ascendere a 70 piedi. Andrea nelle sue lettere p. 43 solamente a 40 che assolutamente è troppo poco. Una volta fu creduta di 80 anzi di 100 piedi. Storr nel suo viaggio per le Alpi lʼha descritta benissimo, tom. I. p. 36-43. Ved. ancora Lettres de W. Coxe, part. I. p. 18 seq.
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Una parte dellʼacqua si scioglie in vapore, e riempie lʼaria di nebbia e di pioggia. La caduta della corrente non è totalmente perpendicolare. Lʼacqua cadente descrive in principio un arco, e poco dopo è trattenuta dagli scogli che avanzano in fuori, contro i quali urta, alzandosi con veemenza; e prendendovi diverse direzioni, cade fra tre roccie, formando quattro braccia che si gettano nel loro letto destinato dalla natura. Tra il secondo e il terzo braccio si vede una punta di roccie innalzata, coperta al di fuori di muschio, ed avente in mezzo un gran buco fattovi dallʼurto dellʼacqua: questa roccia, attraverso alla quale si può vedere ben presto, non esisterà più. Più che si contempla lʼacqua, più potente e strepitoso si crede che diventi lo spruzzolare di essa. Un tuono perpetuo separa lo spettatore dal resto della natura. In distanza di unʼora dalla caduta si sente ancora il rumore di essa, chʼè da paragonarsi al susurro di diversi mulini insieme. La corrente è larga al di sopra di 200 passi, ed in fondo, ove incomincia il fiume tranquillo, 500(1). La seconda caduta
(1) Calcolo del Prof. Sander: ved. Bernouille collezione
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del Reno presso Lauffenburg è assai inferiore a quella, ma ciò non ostante è considerabile. Anche quivi sʼinclina molto la corrente prima della caduta, e cagionando molto strepito, sembra di rotolarsi nel fondo da una piccola cascata allʼaltra.
Anche la Svezia ha molte cadute di acque, tra le quali è rinomata la Troshetta. Essa sola è composta di diverse cadute: la maggiore di esse ha sei piedi dʼaltezza, e tutte assieme ne hanno 110. La caduta succede sette miglia e mezzo circa prima che sbocchi nel mare; e siccome impedisce la navigazione, si è costrutto tra Stockolm e Gothenburg il canale di Arboga che va sino allʼElba gotica. Dobbiamo accennare ancora le cadute della Dalmazia. La Kerka ovvero Karka, lʼantico Titius, deʼ Romani, ha diverse cadute che la rendono affatto innavigabile. La maggiore è quella di Roschislow, ove il fiume è largo trecento passi geometrici, e la caduta è alta
di descrizioni brevi di viaggi, tom. 3 p. 277. Keysler porta sulamente 20 passi per la larghezza superiore. Nella Natur historie des Schweizerlandes di Scheuchzer tom. 2 tab. 2, e nelle lettere di Andrea Lab 7 e 8 si veggono i disegni di questa caduta.
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venti. La seconda è presso Scardona(1). La Cettina, il Tillurus degli antichi, incominciando da Trigl sino a Duare, si precipita da una roccia sullʼaltra, e percorre sedici miglia in un letto scavato quasi perpendicolarmente dentro la montagna. Sotto Norasella giunge in una pianura, formando poi presso il castello di Duare una bellissima caduta, chiamata dagli abitanti Velika Gubariza, cioè la grande caduta. Il letto in questo sito non è più largo di otto piedi. Le pareti delle roccie che pendono dallʼaltezza di duecentocinquanta piedi sopra la caduta di acqua, alta di centocinquanta, spaventano anche il più coraggioso. Molte masse di roccie precipitatevi, sulle quali si urtano le onde, arrestano il corso della corrente, aumentano lʼimpetuosità di essa ed crescono collʼeco lo strepito maestoso dellʼacqua. La maggior parte della schiuma sʼinnalza a guisa di nuvole sparse dal vento sopra la valle umida, ove rare volte giungono i raggi del sole. Alzandosi queste nuvole
(1) Ved. Fortis viaggi nella Dalmazia tom. I p. 183 e 187. Vermischte Beitraege zur physik Erdbeschreibung tom. 3 p. 117 tom. 5 p. 50-57.
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dritte in aria, allora gli abitanti aspettano lo scirocco che in tal occasione non suole mancar mai. Due grandi roccie stanno accanto alla caduta: una di esse è appoggiata alla sponda rotta, alta 400 piedi e coperta al di sopra con alberi ed erbe: lʼaltra è di un marmo nudo e liscio. Un mezzo miglio circa da questo luogo nasce una nuova caduta alta di 20 piedi, chiamata Molla Gubariza (piccola caduta). Lʼaspetto di essa non è tanto maestoso quanto della prima, ma pittoresco. Il fiume al piede della montagna si precipita tra roccie staccate, e si spande poi in una valle larga(1).
Gli Antichi hanno parlato moltissimo delle cadute di acque del Nilo, ma non ostante le loro notizie sono incerte ed alterate(2). Pocoke(3) ne nomina solamente
(1) Viaggi di Fortis tom. 2 p. 114 ec. ove vi è un disegno della caduta grande; e Beitraege ec. tom. 3 p. 115 ec. tom. 5 p. 52-64.
(2) Cic. Somn. Scip. c. 5. Seneca quaest. nat. IV. 2. Plin. hist. nat. V. 9. VI. 29 fin. Pater Pays presso Athanas. Kircher Oedip. Syntagm. 1. 7. Mund. subter. II. 10 Ludolfi historia Aethiop. p. 1. 8. Comment. ad hist. Aethiop. p. 123 sq. Thevenot voyage tom. IV. Dapper. Beschreibung von Aegypt. Amst. 1668 p. 65. La settima nota di Michaelis pellʼAbulfeda.
(3) Beschreibung des Morgenlaudes tom. I.
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tre, dicendo che la maggiore abbia 7 in 8 piedi di altezza. Potrebbe darsi però che più vicino alle sorgenti se ne trovassero di maggior numero ed altezza(1). Le notizie più recenti di Bruce non si sono totalmente confermate, e sono poco sicure. Esso dice di aver osservato otto cataratte diverse(2). La prima presso Siene ove il Nilo, largo un mezzo miglio inglese; si precipita sopra roccie di granito alte 30 in 40 piedi(3). La seconda presso Alata, descrivendola come lo spettacolo più bello da lui giammai veduto, egualmente alla 40 piedi (altri missionari però le danno 50 piedi) e della stessa larghezza(4). Tre nel paese deʼ Gongas, delle quali la media è da lui calcolata
p. 121-122. Gli antichi chiamarono le cadute del Nilo Catadupa. Gli abitanti moderni lo nominano Catadhi, che significa strepito.
(1) Biblioth. raisonnée 1746 tom. II. p. 150. Versuch einer systematischen Erdbeschreibung der entferutesten Weltheile, Africa, primo tomo, Egitto.
(2) Ved. i suoi viaggi nellʼinterno dellʼAfrica, tradotti in tedesco da Kuhn, vol. I. Rinseln 1791, sezione 7 p. 321.
(3) Idem p. 91. 92.
(4) Idem p. 271. 272.
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a 180 piedi dʼaltezza(1). Senza indicare la larghezza della corrente, egli dice però che quivi il fiume corre assai rapidamente, che riceva molti ruscelli, e che abbia fatto un cammino di alcune settantina di miglia geografiche(2).
Anche allʼAssar, fiume più grande che si unisce al Nilo(3) nella vicinanza di Geesh, attribuisce Bruce una caduta alta 20 piedi. Questa corrente, che, secondo lui, è larga per lo più 370 braccia, è quivi serrata sino a 10 piedi. La rapidità del fiume contribuirà per conseguenza moltissimo alla forza e violenza della caduta. Al Niger dà Bruce una caduta di 180 piedi(4). Lo strepito
(1) Idem p. 319-320, e la carta.
(2) Ved. lʼestratto di Kuhn tom. I. p. 305.
(3) Le notizie tanto desiderate della nazione francese spargeranno un miglior lume anche su questa materia. Secondo Vivant Denon, Voyage dans la basse et la haute Egypte pendant les campagnes de Bonaparte, Paris an X. foglio imperiale, e secondo lʼavviso datone nella Allgemeine Litteratur Zeitung del 1803 num. 41 p. 323, sono le cadute del Nilo presso Siene piuttosto serie di punte di roccie, le quali impediscono la navigazione, che alte cadute di acqua; le sponde del Nilo sono dichiarate da Denon essere di grani.
(4) Histoire générale des voyages tom. 3 p. 306.
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spaventevole che fa la caduta dello Zaire sul Congo, si sente in distanza di 8 miglia(1). Anche il Gange, il Tiger ed altri fiumi dellʼAsia offrono spettacoli di simile grandezza. Il primo sguardo, dice Scorr(2), che si getta sopra una caduta di acqua, sorprende lo spettatore di una certa possanza. Il quadro di una montagna di acqua, che precipitandosi è inghiottita dallʼabisso, e che inesauribilmente va sempre più precipitandosi; il combattimento del fondo sempre bollente col volume dellʼacqua cadente che tenta, prima di rotolarsi in sé medesima e poi slanciarsi sul fondo collo strepito di una burrasca, da dove, tritolato in ischiuma e vapore, rialzasi formando strisce leggere di nebbia condotte dal vento; tutto ciò eccita uno stupore involontario, poiché veggiamo innanzi a noi le scene più minaccianti e più violente, senza essere strascinati dentro i vortici irresistibili di questa apparente distruzione generale.
(1) Lulolf Kentniss der Erdkugel, tradotto da Kaestner §. 400. Becmann hist. orb. terrar. p. 90.
(2) Alpenreise tom. I. p. 38.