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DOTTRINA ELEMENTARE
DELLA GEOGRAFIA FISICA

CAPITOLO II - DELLA TERRA

DE’ LAGHI

avanti

Indice

III. Delle correnti 

  1. Divisione delle correnti

  2. Dell'andamento delle correnti

  3. Rapidità delle correnti

  4. Dell'andamento della corrente propriamente detta

  5. Dello stato dell'acqua

  6. Del dominio della corrente

  7. Del modo con cui la corrente forma il suo dominio e il suo letto

  8. Dello svanire di alcuni fiumi

  9. Del mormorio particolare di alcuni fiumi

  10. Dell'arresto dei fiumi e del loro regresso

  11. Delle cadute di acqua

  12. Della somma dell'acqua che contengono i fiumi

  13. Delle inondazioni

  14. Del fondo del fiume e delle materie che i fiumi conducono seco

  15. Della temperatura dei fiumi

  16. Di alcuni fiumi grandi

IV. Dei laghi

  1. Determinazione dei laghi

  2. Divisione dei laghi

  3. Di alcuni fenomeni intorno ai laghi

  4. Di alcuni laghi notabilissimi

V. Degli abitatori dei laghi e dei fiumi

VI. Della densità e delle parti consistenti del centro della terra in generale

Capitolo III – Dell'atmosfera

I. Natura e qualità di essa

  1. Definizione di atmosfera

  2. Qualità dell'atmosfera

  3. Mezzi per iscoprire la compressione e la densità dell'aria

  4. Dei cangiamenti dello stato del baromentro

Della macchina pneumatica

Dell'altezza dell'atmosfera

Della macchina areostatica

Di alcune diversità dell'atmosfera

Delle specie dei Gas

Storia dell'atmosfera

5. DEGLI ABITATORI DE’ LAGHI E DE’ FIUMI

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La maggior parte di questi laghi e fiumi sono abitati da animali di diverse specie, come uccelli acquatici, animali mammiferi; pesci, vermi ec. Pochi solamente sono del tutto abbandonati, come se vi regnasse lʼira di una fata maligna.

Oltre il nominato mar Morto, vi appartiene ancora la maggior parte deʼ laghi e fiumi delle Cordilliere, probabilmente a motivo della loro posizione, della temperatura fredda, e della rapidità e chiarezza dellʼacqua.

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Anche il Bogota e tutti queʼ fiumi che sboccano in esso nellʼalta pianura di Santa Fè, sino alla caduta alta del fiume, sono quasi privi di pesci, eccettuata però una specie sola, chiamata dagli Spagnuoli el capitan, che appartiene ai gadi di Linneo, la quale si trova nellʼintero dominio fluviale del Bogota sino alle cateratte di esso. Ora trovandosi deʼ pesci di varie specie sotto la caduta di questo fiume, come egualmente in tutti gli altri fiumi che scorrono in regioni più basse, saremmo quasi indotti a credere, che tuttʼi pesci dʼacqua dolce provengono dal mare. La continua temperatura rigida di Santa Fè influisce moltissimo sul regno animale e vegetabile, poiché ambedue si producono parcamente, e sembrano giacere in perpetuo sopore. Rampicandosi sulle montagne sterili in vicinanza di questa città, nullʼaltro incontrasi, dal piede sino alla sommità del granito, che erica, felce ed altre piante selvatiche, ma nessun albero, fuori nelle spaccature delle rocce, ove assicurati del vento freddo diventano grandi appena come i nostri alberi di prugno. Non ostante giace circa 20 miglia distante da Santa Fè un laghetto abbondantissimo di pesci, chiamato

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Chiquinquira che ha la stessa temperatura(1).

Benché le foche sembrino appartenere esclusivamente al gran mare aperto, non ostante le troviamo in molti laghi dellʼAmerica settentrionale, come nel lago degli Schiavi; nellʼAsia, nel mar Caspio, anzi neʼ due laghi più grandi dellʼEuropa, cioè nel Ladoga e nellʼOnega, i quali in oltre hanno dellʼacqua dolce. È da credersi che tuttʼi laghi che contengono delle foche siano avanzi propriamente detti del mare antico. Le foche del mar Caspio, del lago di Ladoga e di Onega potrebbero servire per dimostrare lʼantica coerenza di questi laghi oppure per indicare la via sulla quale estesero più lungamente il loro dominio.

NellʼAmerica settentrionale, particolarmente neʼ paesi della baia di Hudson e nellʼinterno della Canada ec., tuttʼi laghi, laghetti e fiumi, come anche i piccoli ruscelli che uniscono glʼinnumerabili laghi di questi contorni, sono abitati da castori, che

(1) Leblond nel Journal de physique, may. 1786 e da ciò un estratto nel magazin fuer das neueste aus der Physik di Voigt vol. V, quint. IV. p. 33 ec.

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si distinguono da tutti gli animali per la coda ovale e larga, chʼè lunga un piede, coperta di squame, ed avente un poco di pelo alla parte superiore di essa. Il castoro stesso senza la coda è lungo tre piedi, la testa è piatta ed i piedi corti. Ciascun piede ha cinque dita, le anteriori sono separate e fornite di unghie lunghe e puntute, le posteriori hanno lʼunghie ottuse, e si uniscono mediante una pelle nuotatoria. Il colore ordinario deʼ castori è il bruno di castagne deʼ negri: se ne veggono appena 12 o 15 durante il commercio dʼun anno intero. I bianchi sono rarissimi; ed Hearnes(1), durante il suo soggiorno di 20 anni nella baia di Hudson e neʼ suoi frequenti viaggi, non ne vide che una pelle sola, ed anche questa era macchiata sul dorso di rossiccio e di bruno, ma i lati e il ventre erano dʼuno splendente bianco argenteo. Anche i selvaggi la tennero per cosa assai rara: ciò prova, che non se ne trovano specie intiere di questo colore, e che sono rare anche le semplici

(1) Ved. giornale del suo viaggio dal Forte Sriuz Vallis nella baia di Hudson verso lʼOceano settentrionale. Nella Auswahl ec. di Sprengel, vol. VII. p. 264.

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variazioni del colore ordinario. È dunque un errore se Dobbes nella sua descrizione della baia di Hudson parla di 8 specie di castori. Non ve ne sussiste che una, e tutta la differenza dipende della stagione in cui si prendono questi animali. I peli sono di due specie: una è lunga circa un pollice e mezzo, splendente e forte come quella deʼ cavalli; lʼaltra è più corta e morbida come la seta. Essi formano un importante ramo di commercio. La compagnia della baia di Hudson ha coniato le pelli deʼ castori come si conia il danaro(1); cioè essa ha fissato per misura una pelle grande di castoro, secondo la quale si stimano tutte le altre mercanzie, e le pelli di altri animali. Così sono stimate alcune pelli come quattro, altre come tre o due deʼ castori, e da altri se ne richiedono 3 o 4 sino a 26 per pagare una pelle di castoro. Tre pelli di martora vagliono quanto una del castoro. Da ciò viene lʼespressione made-beaver (pelli di castoro fatte). I selvaggi, per esempio, devono pagare in pelli il valore di 20 pelli

(1) Ved. Geogr. fis. vol. 3. Sprengel. I. c. p. 220.

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di castoro per un piccolo caldaio di rame del peso di due sino a due libbre e mezza. 

Ciascun castoro, maschio e femmina ha tra lʼumbilico e lʼano quattro borse lunghette, cellulari, internamente membranosa a foggia di testicoli, e di pelle dura: le due anteriori, poste più vicine allʼumbilico, contengono il grasso di castorio, olio che ha solamente lʼodore di castoro; le due posteriori e più grandi, situate più verso lʼano racchiudono il castorio propriamente detto, consistente in una materia tenace, untuosa, resinosa, somigliante ad una mistura di cera e mele, la quale brucia accendendola, ed è di un odore penetrante, acuto e molesto, e di un gusto amaro e mordente. Queste borse, ucciso lʼanimale, si tagliano, e lavandole esteriormente e affumicandole, diventano di colore bruno oscuro, ed il castorio propriamente dello prende il colore di bruno nericcio, e diventa friabile. Esso è un rimedio eccitante e riscaldante, e calma le convulsioni; se ne servono internamente ed esternamente contro gli accidenti ipocondriaci ed isterici, contro il dolor di capo, le vertigini e il mal caduco ec. Il castorio europeo è stato trovato più efficace che lʼamericano,

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il quale è 10 sino a 16 volte più a buon mercato di quello.

La carne deʼ castori è grassissima e saporita nellʼinverno. Ma nellʼestate vendosi essi continuamente da un luogo allʼaltro, ed avendo allora moltissima cura deʼ loro figli, diventano magrissimi. Anche le pelli sono in questa stagione cattive a segno, che i selvaggi le abbrustoliscono. 

Questi animali sono notissimi per la loro industria colla quale, vivendo particolarmente assieme in molti, come nellʼAmerica(1), costruiscono le loro abitazioni, e principalmente le dighe, mentre si regolano in ciò secondo le circostanze accidentali, e superano in questo caso ogni industria degli altri animali.

Essi fabbricano più volontieri accanto ai fiumi ed ai ruscelli, che presso i laghi e laghetti, quando la corrente è comoda per procurar loro facilmente il legno ed altri materiali; cercano questo legno al di sopra della corrente per guidarlo più comodamente sino al luogo ove vogliono stabilirsi; ordinariamente

(1) Presso noi in Prussia, ove diventano sempre più rari, non fabbricano mai.

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scelgono il sito più profondo, acciocché nellʼinverno non vi geli sino al fondo. Essendo situati in un piccolo ruscello, ove a motivo del gelo potrebbe mancarvi lʼacqua, sogliono tirare in distanza delle loro abitazioni una diga attraverso la corrente, come se sapessero prevenire un male futuro.

Le dighe deʼ castori differiscono secondo il locale: correndo lʼacqua lentamente, essi le conducono quasi in linea retta; e correndo forte, vi fanno un arco il di cui lato convesso girasi contro la corrente. I materiali di cui si servono per tal costruzione sono legnami condotti dallʼacqua, salici freschi, betule, rami di pioppi, melma e pietre, miste con tanta cura che formano una diga molto solida. In quelle regioni ove hanno vissuto i castori per molto tempo senza essere stati molestati, hanno, medianti frequenti ristaurazioni, ridotte le dighe in argini fortissimi, e fortissimi, e resistibili allʼurto del ghiaccio e del colpo della corrente; e siccome i salici, le betule ed i pioppi si radicano facilmente, e germogliano, accade che formano una siepe regolare, ove spesso gli uccelli fanno i loro nidi. Le abitazioni deʼ castori sono formate degli stessi materiali

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delle dighe, e la grandezza sta in proporzione del numero de castori che vi abitano: ordinariamente sono 4 vecchi, e 6 o 8 figliuoli; qualche volta, ma di rado, se ne trova il doppio. 

Alcune di queste abitazioni hanno spesso diverse divisioni, poiché questi animali per sostenere il tetto pongono delle travi attraverso, per cui riescono a formare alcune camere separate lʼuna dallʼaltra, delle quali ciascuna ha unʼuscita nellʼacqua. Sembra che ciascuna famiglia conosca la propria abitazione, e che vi entri, e nʼesca per un uscio particolare senza comunicare col vicino se non quanto sia necessario per la costruzione generale. La seconda uscita deʼ castori verso terra poteva loro essere attribuita solamente da quelli i quali ignorano lʼeconomia di essi; se questa uscita sussistesse, ben presto diventerebbero preda dellʼursus lotor, che li distruggerebbe, e soffrirebbero molto più pel freddo. Egualmente è falso il racconto che questi animali affondano i pali, battendoli dentro terra; che intreccino pareti di fronde, coprendole poi internamente di melma è di paglia; che carichino la coda di pietre e melma, particolarmente

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quando nuotano; che in luogo di cazzuola  adoprino la loro coda. Questa estremità non ha punto lʼagilità necessaria per tale operazione, essa non può essere posta sul dorso, e neppure alzata senza stento; lʼanimale la strascina per terra, nessun castoro può star retto, come lo scoiattolo, senza mettere la coda innanzi tra mezzo le gambe, rappresentando in tal guisa una specie di piatto.

Essi costruendo le loro abitazioni, pongono il legno in linea orizzontale, incrociandolo, senza osservare un ordine prescritto, oltre un buco che lasciano in mezzo; estendendosi troppo al di dentro alcuni rami inutili a loro, li tagliano coi denti, gettandoli insieme cogli altri rami. Le loro abitazioni e le dighe sono dal fondo costruite di legno e di melme miste di pietre, caso che possano averne. Le pietre e la melma sono da essi portate nelle zampe anteriori che in tal caso serrano sotto la gola, e trascinano il legno coi denti.

Tuttʼi loro lavori si fanno di notte, e con tanta sollecitudine, che in una notte si veggono alcune migliaia deʼ loro piccoli pesi di melına accumulati davanti le abitazioni:

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ed essendo questa melma mista di paglia o di erba, dobbiamo attribuirlo unicamente al caso o alla situazione locale. Essi coprono ogni anno il lato esteriore dellʼabitazione di melma nuova, particolarmente quando incomincia a gelare, poiché allora diventa una crosta durissima che gli assicura contro il loro nemico capitale lʼursus lotor. Vistosi, durante, ciò, spesso questi animali passeggiare sulle loro abitazioni, e battere colla coda, particolarmente prima che scendano nellʼacqua, probabilmente vʼè nato il pregiudizio generale, che essi gettando la melma sulle abitazioni, la lisciano colla loro coda. Il battere colla coda è una loro abitudine, che conservano anche essendo addomesticati, e principalmente quando si spaventano. Parimenti è falso il racconto, che i castori abbiano una separazione particolare ove fare i loro bisogni: essi in tal caso vanno sempre nellʼacqua; ed anche allevati nelle case degli uomini, vi vuole per ciò un vaso dʼacqua, che avendolo non isporcano mai le stanze.

Appena sciolto il ghiaccio, abbandonano i castori le loro abitazioni, vagano dʼintorno durante lʼestate; ma prima che caschino le

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foglie, tornano alle loro abitazioni, e raccolgono la provvisione per lʼinverno. Cambiando il luogo della loro abitazione, o richiedendo lʼaccrescimento della loro famiglia nuove abitazioni, sogliono per tal uopo tagliare la legna in principio dʼestate; rare volte incominciano a lavorare prima della fine dʼagosto, e finiscono quando è già entrata la stagione fredda.

Per prendere i castori dentro un piccolo fiume, sogliono i selvaggi piantare deʼ bastoni attraverso il fiume, in vicinanza delle loro abitazioni, onde non iscappino, e poi cercano di scoprire i buchi delle abitazioni di questi animali. Indi battono lungo le sponde colle loro picche sul ghiaccio, giudicando dal tuono se sono di contro alle abitazioni di questi animali, facendovi nel ghiaccio un buco grande quanto è necessario perché passi un castoro, e le donne ed i ragazzi rompono poi le abitazioni grosse 5 a 8 piedi. I castori accorgendosi che la loro abitazione è attaccata, fuggono verso i buchi sulle sponde ove si prendono colla mano oppure coi rampini. Qualche volta anche nelle reti, e nellʼestate colle trappole. Un cacciatore fortunato può prenderne 6oo in

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un inverno. Questi animali partoriscono due sino a 5 figliuoli; al più 6: si nutriscono di diverse erbe, di bacche selvatiche, di scorze dʼalberi ec.; e nellʼinverno, essendo impediti dal ghiaccio dʼandare in terra, di una radice grossa simile al tronco di cavolo crescente sul fondo deʼ laghi e fiumi, e della scorza di queʼ rami che tagliano prima che caschino le foglie, deponendola poi come provvigione nellʼacqua davanti le uscite delle loro abitazioni. Nullʼaltro che questo è autentico sulla storia di questi animali; quello che si conta di più intorno ad essi dobbiamo riguardarlo come un abbellimento(1).

Lʼanimale più grande dellʼacqua è lʼIppopotamo. Avvene sul Capo di Buona Speranza. Esso nutrendosi unicamente di vegetabili, reca moltissimo danno ai campi lavorati. Esso è grossolanissimo, e lento quando si ritrova in terra: ha una testa grande e difforme, fauci mostruose, un corpo grosso e gambe corte negli orecchi, intorno alla bocca e sulla parte posteriore del collo è

(1) Ved. il giornale di Hearne nellʼAuswahl ec. di Sprengel, vol. VII. p. 252-266.

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coperto foltamente di peli, che sul dorso stanno più dʼun mezzo pollice distanti tra loro. Il restante della pelle è affatto calvo, di colore bruno oscuro e nericcio, grossa dʼun pollice e più, ed essendo asciugata divien dura a segno, che non vi passa una palla da schioppo; se ne fabbricano delle fruste e deʼ bastoni da passeggio. Questʼanimale non è feroce, e facilmente si addomesticherebbe per indi condurlo in Europa, come fecero i Romani che lo produssero due volte neʼ loro giuochi a Roma(1). Non irritandolo, non fa male a nessuno; ma essendo attaccato o ferito, attacca il nemico come lʼelefante. Aprendo la gola, larga quasi due piedi, è spaventevole a cagione deʼ denti; il cui numero monta a 44: con essi può rompere le tavole più grosse di quercia, e sono tanto duri che battendoli collʼacciaio danno fuoco, per loché si preferiscono allʼavorio. Le zanne diventano lunghe 27 pollici, e pesano 6 libbre e 9 once. Sicuramente non sussisteranno i denti mascellari di 8 libbre, come dice Buffon. Esso, malgrado del nome, non ha nulla di comune col

(1) Plin. Hist. nat. VIII. 25. 26. Dione Cass. l. XI.

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cavallo; diventa anche più grande, e cede in grandezza solamente allʼelefante: è lungo 16 a 17 piedi, alto 6 e mezzo, e suole pesare 3500 libbre(1).

Il più grande animale di rapina dellʼacqua dolce, e più terribile assai dellʼippopotamo, è il Coccodrillo, lungo 30 piedi, e secondo Norden di 50(2), malgrado che le sue uova sieno grosse appena come quelle dellʼoca. La storia naturale di questʼanimale è sfigurata da moltissime favolette; per esempio che la mascella superiore sia movibile in principio della testa, e lʼinferiore formi collo sterno un osso comune ed immobile, per cui non possa voltarsi ec. La testa è

(1) Sparmann Reise nach den Vorgebuerge der guten Hoffnung, tradotto dallo svedese da Forster, sezione 15 p. 560-572, unitavi la tavola XIV. Nel Nilo è rarissimo. Più frequente neʼ fiumi dellʼAfrica meridionale, uno deʼ quali ha sino il nome di fiume dellʼippopotamo. La carne è sana e saporita; più della quarta parte del peso è grasso. Ved. ancora Kalbe Beschreibung der Vorgebuerges der guten Haffnung p. 349. De la Caille.

(2) Voyage dʼEgypte p. 163. Un bel disegno ritrovasi nelle rappresentazioni di storia naturale di Blumenbach, tav. 26. 27.

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lunga, piatta, larga di dietro ed acuta dinanzi; i sopraccigli sono rugosi ed elevati; gli occhi grandi ed acuti, ed organizzati in modo che può guardare anche dietro a sé; la gola larga e senza lingua è armata di denti lunghi ed acuti; il corpo è coperto di squame di natura cornea, quadrate ed impenetrabili. I piedi anteriori hanno 5 dita munite di unghie acute; i posteriori 4, unite da una pelle nuotatoria. La maggior forza dellʼanimale sta nella coda, colla quale abbatte uomini ed animali, assaltandoli avidamente. Qualche volta giace immobile sul dorso accanto alla sponda, e nuota anche così; e lasciandosi per tal posizione ingannare un uomo o un animale, prendendolo per morto, diventa sicuramente bottino di esso. La femmina fa 50 uova circa, deponendole nella sabbia alla profondità di un piede vicino alla sponda, ove pel calore dellʼaria e del suolo si covano in 25 sino a 30 giorni. Prendendosi il coccodrillo da giovane, si lascia facilmente addomesticare. Esso si ritrova frequentemente nel Nilo superiore e nel Niger. Il Kaiman deʼ fiumi dellʼAmerica media è assai più piccolo, più rotondo e liscio 

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del coccodrillo: questʼanimale è anche chiamato allegatore.

Intorno agli altri abitatori deʼ fiumi e deʼ laghi noteremo solamente, che nelle acque dellʼInghilterra non vʼè alcuna rana arborea; che le anguille partoriscono effettivamente i figliuoli vivi, ma non le lamprede; che nel mar Caspio e nella Wolga trovansi il notissimo storione di Moscovia (arcipenser ruthenus) di 30 libbre e di ottimo sapore, e lʼusone (arcipenser huso), rimarcabile per la colla di pesce; che neʼ laghi americani, ove i pesci hanno avuto il tempo di crescere, si veggono delle trote e de lucci di 40 libbre lʼuno, mentre presso di noi le trote rare volle pesano due libbre, ed i lucci 5(1); che il tetrodon, particolarmente nel Senegal, montando verso le sorgenti deʼ fiumi, fornisce un ottimo cibo, mentre è velenoso allʼimboccatura de fiumi; che il salamone durante lʼestate si trattiene neʼ fiumi, e durante lʼinverno nel mare; che fra i carpioni si scoprono più sovente dei mostri che in qualunque altra specie di pesci ec.

(1) Ved. il giornale di Hearne nellʼAuswahl di Sprengel VII. p. 268.

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Il gigante deʼ pesci di acqua dolce è il Silurus glanis, lungo qualche volta 9 in 10 braccia: pesa sino a 3 quintali, ed ha, per avere la testa grande, larga e difforme e le barbe lunghe, un singolare aspetto. È frequentissimo nel Danubio, nella Vistola, nellʼElba: nel Danubio diventa sì grosso, che seccandolo allʼaria, la di lui pelle grossa col grasso di sotto è adoprata come il lardo. Esso è un animale di rapina voracissimo, ed oltre i pesci divora diversi anfibi, rospi, gamberi, uccelli acquatici, topi dʼacqua, in somma tutto ciò che può prendere. I Lucci, egualmente voraci, hanno una vita tanto tenace, che in Inghilterra si apre il basso ventre di essi, per vedere se sono grassi abbastanza, rimettendoli poi di nuovo neʼ serbatoi di acqua; essi arrivano allʼetà di 200 anni e più. La Tinca dʼorarata nelle acque della Slesia è uno deʼ pesci più belli della Germania. Le sue alette grandi, sottili e sparenti, e soprattutto il colore dʼoro risplendente delle squame, lo distinguono dalle tinche comuni ed avendo essa una vita tenace, potrebbe essere posta neʼ nostri laghetti. I pescetti dorati della China (kin ju) che nel Giappone e nella China, a motivo della

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loro sveltezza e del bel colore, si tengono come animali domestici in vasi di vetro di porcellana, e che conservando sempre il colore si cangiano in forma mostruosa, nel numero e figura delle alette, nella grandezza degli occhi, assomigliano molto ai carpioni, ma sono più piccoli, e giungono solamente alla lunghezza di tre sino a 8 pollici ed al più a 12. La coda ha due o tre punte. Essi vivono degli anni nella semplice acqua, senza che loro si dia da mangiare, e ove depongono di quando in quando degli escrementi che dimostrano la quantità della materia organica nellʼacqua.

Il Carpione del Nilo (cyprinus bynni) è sul dorso nericcio, su i lati rossiccio, e di colore argenteo sul basso ventre, e gli occhi luccicano di tuttʼi colori dellʼiride. Esso è generalmente assai lucido, e lungo pochi pollici. Anche la Sanguinerola (cyprinus phoxinus) nella Weser, nelle acque della Slesia ed in quelle delle alpi, è un pescetto di colori bellissimi, ha un corpo lunghetto, rotondo e trasparente, coperto di piccole squame sottili. Il dorso è nero in alcuni, in altri di colore turchino oscuro o dʼun

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verde dʼoliva. Su i lati cangiansi in istrisce turchine, gialle e nere, ed in alcuni vengono aumentati di rosse scarlatte ed argentee. Le alette sono bigie, ed ordinariamente macchiate di rosso. La sua carne è saporitissima. Egualmente è noto per la bellezza il Cyprinus ortus di bel colore dʼarancio, e macchiato di rosso sulle branche: esso trovasi nel Reno ed in altri fiumi della Germania e dellʼInghilterra. Nelle acque della Germania e della Prussia è frequente anche lʼAlburno (cyprinus alburnus), che ordinariamente è mangiato dal popolo. Le squame di questo pesce servono per fabbricare le perle di vetro(1). Il Cyprinus aspius, chʼè frequente da noi, appartiene alle specie più grandi deʼ carpioni, e se ne trovano del peso di 12 libbre e più. Il Cyprinus nasus avendo ricevuto il nome dal labbro superiore, che pende sopra lʼinferiore come se fosse un naso, vive frequentemente nella Vistola, nel Danubio, nel Reno, nellʼElba ec. Tra i pesci deʼ fiumi si contano anche

(1) Bekmann Beytraege zur Geschichte der Erfindungen, vol. II. p. 225.

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due elettrici, come il Gymnotus electricus (lʼanguilla elettrica) presso Surinam e la Cayenna, reso nota dapprima da Berkel(1), e dal quale Watsh tirò effettivamente scintille elettriche(2): e il Sylurus electricus nel Senegal(3), nel Nilo ed in molti altri fiumi dellʼAfrica, lungo di 20 pollici circa, il quale è mangiabile.

Si trovano anche veri pesci di mare neʼ laghi molto distanti dal mare. De Fonte li trovò non solamente nel suo mare interno dellʼAmerica, ma pure nel lago di Winnipeg nel Canadà, ove ancora si pescano continuamente il gadus morhua (baccalà) e il gadus molva(4).

(1) Sammlung seltener und merkwurdiger Reisegeschichten, tom. I. Memming 1789, p. 220.

(2) Journal de phys. 1776 agosto.

(3) Ved. Viaggio di Adanson verso il Senegal i Bronssonnel Journ. de phys. 1785, agosto.

(4) Goldson osservazioni sopra il viaggio marittimo di De Fonte nell’Auswahl di Sprengel, IV. p. 164.

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