3. Meteore ottiche

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1. L’iride. Questo bellissimo fenomeno aereo nasce dalla refrazione de’ raggi solari, che secondo la maggiore o minor refrazione si dividono ne’ colori porporino, rosso, arancio, giallo, verde, turchino e violetto: meno refratto è il raggio rosso, e più il violetto. L’iride compare sempre dirimpetto al sole, cioè la mattina nell’ovest, e la sera nell’est, ma non mai nel nord o nel sud. Sovente se ne osserva una parte sola che chiamiamo fiele d’acqua, e talvolta scopresi un’iride secondaria presso la primaria, i di cui colori sono posti in ordine contrario a quelli dell’iride primaria. Più raro se ne vede una terza, che tiene nuovamente l’ordine

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de’ colori come la prima. La secondaria è sempre più debole della primaria, è la terza più debole della seconda. Furono anche osservate due iridi principali una presso l’altra, oppure in situazione trasversale, o poste una sopra l’altra, senza essere però concentriche(1), come anche quelle che prendono un giro tutt’all’opposto. Alla parte superiore dell’iride principale interna scoprironsi varie ripetizioni confinanti di colori corrispondenti all’ordine dall’esterno all’interno. Tutti questi fenomeni però difficilmente si spiegheranno sufficientemente, per mezzo della teoria ordinaria dell’iride, fondata sopra gli esperimenti dell’arcivescovo di Spalatro Antonio de Dominis, il quale legò un globo di vetro riempiuto d’acqua ad una corda, tirandola in su ed in giù in faccia al sole mediante un cilindro, sin tanto che vi scoprì i colori prismatici della luce solare.

In seguito di questo, esperimento ripetuto

(1) Gotha Magaz. vol. XI. quint. 2 p. 124. Sturges in Philos. transact. 1793 p. 1

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da Cartesio e da Newton, e dietro la teoria che vi fondarono, le varie strisce di colori dell’iride devono rifrangersi sotto gli angoli da 42° 17’ sino a 40° 57’. L’osservatore che vede il fenomeno, trovasi in linea retta fra il sole e il centro dell’iride, di modo che l’occhio è posto precisamente dirimpetto all’angolo acuto formato dalla concorrenza di tutti i raggi coloriti. Questo caso però presentasi appena una volta fra 30. In conseguenza di tale teoria ciascun osservatore deve vedere la sua iride propria che necessariamente cangiasi a tutt’i momenti; poiché non è possibile che la stessa iride possa essere osservata da persone distanti due, sino a tre miglia l’una dall’altra. L’abate P.(1) a Parigi, la di cui орега sull’iride è classica, assicura di aver osservato varie iridi sopra le montagne delle provincie meridionali di Francia, le quali furono vedute anche da persone che si trovavano nella pianura. Egli vide d’altronde

(1) Observations sur l’arc en ciel, suivies de l’application d’une nouvelle theorie aux couleurs de se phaenomene par M. l’abbé P. Paris 1768, 8.

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nel novembre 1787 due iridi assai colorite nell’istesso tempo, i di cui colori erano posti in egual ordine; ma il diametro di una importava il doppio dell’altra, e la circonferenza della maggiore passava pel centro della minore. Il medesimo autore scoprì un’altra volta due sino a tre iridi in diversi luoghi dell’orizzonte, distanti tre sino a 4 leghe l’una dall’altra. Una volta egli trovossi presso il lato d’un’iride saliente nella corte di quella istessa casa ove abitava; essa tinse sensibilmente il tetto ed il muro della casa vicina, benché cascassero parcamente le goccie di pioggia; l’altra parte dell’iride stendevasi nel sobborgo di S. Antonio. Tutti questi fenomeni, uniti agli altri, non si accordano colla teoria ordinaria; neppure le iridi secondarie, poiché gli angoli de’ raggi coloriti giacciono tra i limiti di 50° sino a 54°; dunque l’iride esterna o secondaria dovrebbe distare 8° 30’ dalla primaria. Mentre c’insegna però l’esperienza che l’una tocca ordinariamente l’altra. Inoltre non dovrebbe l’iride mancare quasi mai, e non di meno comparisce di rado. Di tutto ciò possiamo rendere ragione, deducendo i colori dell’iride dalla nuvola che trovasi di contro alla parte dell’orizzonte

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ove comparisce l’iride, e particolarmente in guisa che i raggi penetrano la nuvola.

Sono principi dimostrati, 1. che i raggi di luce passando nella camera oscura al margine di un corpo qualunque, abbandonano la prima via, e si piegano verso il corpo producendo i colori dell’iride alla parete opposta; 2. che la luce passata dentro la camera oscura, formi ogni volta uno splendore circolare sulla parete ove cade, malgrado la forma del buco per cui entra; è questo splendore circolare è tanto più distinto quanto è più distante la parete dall’apertura ove penetra. Ogni volta dunque che il sole penetra una nuvola, o che risplende in mezzo ad un’apertura sopra una massa nuvolosa, devono i raggi solari, passati vicino all’apertura, piegarsi verso la nuvola, e particolarmente quelli che sono più prossimi al margine o che lo toccano. Una tal apertura nella massa nuvolosa cagiona tutti gli effetti del prisma, per cui nasce una serie di sırisce colorite circolari, che vediamo solamente a metà, per motivo della linea orizzontale della nostra terra, oppure perché il sole, la nuvola, e la terra non si trovano sopra un piano orizzontale. Godin, Bouguer, e de la Condamine

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videro nel 1736, a’ 21 novembre, sulle montagne di Pambamarca dell’America meridionale, in tempo che si levò il sole, tre piccoli circoli concentrici con tutt’i colori dell’iride, intorno all’ombre de’ loro capi cadute sopra una nuvola. Siccome finalmente intorno al margine del circolo di luce caduta sulla parete della camera oscura, nasce un’ombra tanto più oscura quanto è più chiaro il centro della luce ivi caduta; nascerà egualmente un’ombra sul confine esteriore dell’iride, e lo spazio interno di essa sarà più illuminato. Richiedendosi poi un’atmosfera oscura, non trasparente per produrre questo fenomeno, è necessario che vi siano delle nuvole compatte e piovose, oppure una pioggia. Ciò spiega la cagione perché moltissimi hanno creduto di trovare l’origine dell’iride nella refrazione de’ raggi del sole caduti sulle gocce di pioggia.

L’iride secondaria più debole è la refrazione della primaria sul fondo oscuro. Quindi è che i colori compariscono in ordine appunto simile all’immagine veduta nello specchio. Questa seconda iride non è

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visibile se il fondo non è molto oscuro(1).

Le iridi prodotte dalla luna si contano fra i fenomeni rari. Ne fu veduta una sulla specola di Gottinga addì 5 settembre 1800 il terzo giorno del plenilunio(2), e ch’è l’undecima osservata sino da’ tempi di Aristotile, e la seconda in Germania. La prima fu designata da Weisler nel 1719(3). Secondo il Magazzino di Voigt(4) è stata veduta una iride lunare in Germania, precisamente a Schnepfenthal presso Gota addì 6 novembre 1799 alle 9 di sera: essa era bella e non interrotta, malgrado che il disco lunare fosse illuminato poco più della metà.

(1) Questa è la chiarissima teoria delle Observations sur l’arc en ciel par P. La teoria antica è ben esposta da Torb. Bergmann ne’ trattati svedesi 1759. p. 231, come pure da Feder. Mallet, ibid. 1763 p. 139.

(2) Aristotile, che ia 50 anni vide due volte questo fenomeno, fu il solo fra gli antichi che credette l’essere delle iridi lunari.

(3) Ved. Goetting. Anzeigen gelehrter Sachen 1800 p. 159.

(4) Fuer den neuesten Zustand der Naturkunde vol. 3 quint. 2 p. 238.

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Nell’istesso modo spiegasi anche

2. La Fata Morgana(1) da’ Francesi chiamata Mirage. Questo fenomeno osservasi non solamente presso la Sicilia e la Groenlanda, ma pure in altri luoghi, come due volte a Malta fu visto da Dangos. Addì 20 marzo 1784, ad un’ora dopo mezzo giorno, alzossi quivi un grido strepitoso in tutte le contrade della città sull’innalzamento di un’isola nuova nel canale di Malta. Dangos montò alla specola, da dove scoprì in mezzo all’acqua un corpo bianchissimo di figura rettangolare, come un cuneo irregolarmente troncato. L’illusione sembrava tanto vera, che alcuni marinai partirono per prendere possesso della terra nuova. Dangos però, facendo attenzione alla figura, al colore, e particolarmente alla direzione, in cui giace l’Etna per rapporto a Malta, sospettò che questo fenomeno fosse l’immagine di quel monte perpetuamente coperto di neve, la quale si era avvicinata in modo straordinario, e compressa un poco sotto il livello

(1) Ved. Geograf. fis. vol. 1.

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dell’acqua. La folla degli accorrenti curiosi impedì altre osservazioni. Questo spettacolo singolare rinnovossi addì 17 aprile 1785 alle 6 ore di mattina, e la supposta isola comparve 15’ 17’’ sotto la linea orizzontale: lo che fece supporre una distanza di 18 mille metri. In seguito parve allontanarsi e rilevarsi ancora. Poco dopo ebbe luogo un momento di disordine, e l’Etna comparì nuovamente sul sito ove si vede ordinariamente, e ricomparvero anche le coste della Sicilia, le quali eran state fino allora coperte. L’apparizione del detto fenomeno può attribuirsi all’umidità considerabile dell’atmosfera ch’ebbe luogo in quella giornata. 

Anche sulla terra furono osservate delle Fate morgane, particolarmente in tre siti caldi de’ deserti dell’Egitto è dell’Arabia, le quali cagionarono singolarissimi fenomeni ed illusioni(1).

Unite ai fenomeni della Fata morgana

(1) Monge, sulla Fata morgana, quint. VII. Delle Mémoires sur l’Egypte, publiés pendant les Campagnes du Général Bonaparte, dans les années VI e VII an 8. Paris 8.

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possono essere nominate le Apoteosi sopra i monti. Vedesi, dice Bouguer(1), quasi giornalmente un fenomeno straordinario sopra le alture delle Cordigliere. La prima volta che da noi fu osservato ci trovammo sopra l’alta montagna Pambamarca; una nuvola che c’involse si divise, e ci fece contemplare il sole saliente. La nuvola girò indi sul lato opposto, ed appena era avanzata 30 passi, vedevamo, ciascheduno separatamente, la nostra ombra sopra di essa, mentre la nuvola presentava un piano. Per la poca distanza potevamo distinguere le parti isolate dall’ombra; come le braccia, le cosce, la lesta; questa però era adornata di una gloria formante tre sino a quattro corone concentriche di colori vivissimi, ciascuna delle quali era diversa e simile ai colori dell’iride. Il rosso era esternamente, gli spazi fra le corone erano eguali, ma l’ultima corona era pallida. Finalmente vedemmo in gran distanza un circolo bianco, che racchiudeva il tutto.

(1) Mémoires de l’Acad. de Sciences, Paris 1774 S. 274.

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A Roma fu veduto con sorpresa un angelo nelle nuvole. Tutti accorsero aspettandone qualche profezia. Rammentandosi però uno spettatore della somiglianza fra questa figura ed una statua, andò a ritrovarla, ed essendosi convinto che ciò era un fenomeno aereo, fece vedere la statua anche alla folla stupefatta.

3. I Pareli ed i Paraseleni sono refrazioni del sole e della luna propriamente detti. Vedonsi talvolta, particolarmente durante l’inverno, sopra i monti o ne’ paesi freddi, accanto al sole una o due immagini di esso. Hevel ne vide una volta sette, ed essendo più freddo di notte che di giorno osservò anche maggior numero di Paraseleni. Essi sogliono essere uniti mediante circoli coloriti o interi o interrotti. Huygens(1) per spiegarli suppose nell’aria de’ punti di ghiaccio posti in direzione verticale, i quali riflettessero i raggi solari; ed in fatti si sono veduti cadere degli

(1) Diss. de coronis et parheliis nel suo opp. relict. tom. II. Altri scrittori su questa materia si trovano notati in Weigels Grundriss der reinen und angewandten Chemie. Greisswalde 1777. 8 vol. 1. p. 312.

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aghi di ghiaccio dopo un tal fenomeno. Essendo questi aghi di ghiaccio misti con altri, e posti orizzontalmente; ed avendo essi, una formazione particolare, possono nascervi intorno a questi corpi corone, ghirlande, code e croci come quella veduta da Costantino(1). Presso la baia di Hudson nasce quasi quotidianamente il sole con lunghe code.

In Aosta furono veduti due Pareli addì 6 dicembre 1799 alle 10 di mattina, ambidue di eguale grandezza del sole, ma di minor fuoco: l’uno ebbe una coda lunghetta quasi simile alla spada. Dopo un’ora tutti e tre formarono semicircolo, in guisa che il vero sole stava nel mezzo. I semicircoli ne svilupparono vari altri, fin tanto che se ne videro 6 l’uno sopra l’altro. Questi sparirono, ma restarono i due pareli sino dopo le 4 pomeridiane.

4. Le Corone (halones) intorno al sole, alla luna ed anche intorno alle stelle più chiare sono vapori della nostra atmosfera, non densi abbastanza per coprire que’ corpi lucidi; ma piegano i raggi di luce, le

(1) Eusebius in vita Constantini I, 312.

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indeboliscono e tolgono lo splendore, mentre che sono illuminate anch’esse e formano un circolo bianco, e tal volta colorito intorno a questi corpi. Possiamo osservare queste corone ad ogni istante; basta guardare un lume posto nell’aria pregna di vapori umidi.

5. L’Alba ed i Crepuscoli nascono quando i vapori o le nuvole riflettono solamente i raggi rossi durante il levare e il tramontare del sole.