9. De’ venti periodici

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1. I monsoni corrono durante una certa stagione in una direzione fissa, e durante un’altra prendono la via opposta(1). Essi hanno il loro nome dalla parola indiana monsor che vuol dire stagione. Sul gran mare delle Indie, cioè tra l’Arabia, la Persia, il Malabar e nel seno di Bengala, me nell’arcipelago delle Filippine, durante la stagione più calda (dalla fine di giugno sino alla fine d’ottobre) domina un vento forte del sud ovest accompagnato da nubi nere piovose, e da temporali. Duranti gli altri otto mesi regnano su questo mare in tempo sereno i venti del nord est, che tal volta sono molto impetuosi, e soffiano direttamente dal nord. Sull’emisfero meridionale, per esempio, tra Zanguebar e Madagascar, accade lo stesso cangiamento eccetto però, che ne’ summentovati mesi vi domina il vento sud est, e negli altri il nord ovest.

(1) Si distinguono anche i monsoni da’ venti di passaggio, ed allora i venti di passaggio sono i perpetui, cioè il vento dell’est, compresi i venti alisi ec. da essi dipendenti; ed i momsoni sono i venti periodici.

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Questo cangiamento rimarcabile è prodotto dalla posizione e figura di grandi paesi montuosi posti vicino al mare, i quali nell’inverno si raffreddano più che il mare. Sopra i monti restringesi l’aria, mentre s’innalza sopra il mare; l’aria dunque deve correre prontamente verso la regione del mare, dove vi è il maggior caldo, cioè verso l’equatore, ove perciò regnerà un vento del nord; e siccome l’aria giunge da una latitudine ove la rotazione è minore, non terrà egual passo coll’aria più leggera e rapida dell’equatore, essa resterà in dietro, ed il vento diventerà nord est. Raffreddandosi però la terra ferma in modo disuguale, questi venti del nord est non saranno più tanto regolari quanto sul mare Pacifico o l’Atlantico; ma soffieranno ora più forti ed ora più lenti, senza conservare la stessa direzione; e mentre che si dirigono verso il sud diventeranno affatto settentrionali. Nell’estate al contrario si riscalda il continente più che il mare, ed il calore vi diventa finalmente eccessivo, ciocché indebolisce il vento del nord, per cui cessa. Le calme sono interrotte da fortissimi colpi di vento, sino a tanto che si è fissata la corrente di aria dall’equatore verso il polo; e siccome

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l’aria sopra i circoli paralelli maggiori muovesi più che sopra i tropici; così la corrente condurrà nelle latitudini più alte, ove dirigerassi al sud ovest, e continuerà sino a tanto che il continente Settentrionale avrà preso del calore quando retrocede il sole. È facile da comprendersi, che questo vento sud ovest cacci innanzi a sé piogge e temporali; poiché l’evaporazione sopra i mari situati tra i tropici è più forte nella stagione più calda, quindi si radunano quivi delle nuvole in quantità. Più sorprendente è, che il vento conduce queste nuvole solamente verso la metà delle isole e penisole, e che la parte sud ovest dell’Arabia la costa di Malabar, la parte occidentale di Ceylan, la metà occidentale di Sumatra, e di Malacca sono molto soggette a piogge dirotte, mentre la parte nord est dell’Arabia, il Coromandel ec. hanno le giornate più belle. Ma questo fenomeno spiegasi per la catena alta e lunga delle montagne. Il vento sud ovest, per esempio, spinge delle nuvole immense verso la penisola al di qua del Gange; queste si radunano intorno alla sommità della gran catena di montagne chiamata Gate, ove si scaricano abbondantissimamente, poiché i monti attraggono rapidamente l’elettricità

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di esse. Quivi cadono giornalmente delle piogge tali che noi le terremmo per diluvi, gonfiano i ruscelli a guisa di fiumi. L’aria delle montagne è secchissima, dopo questi scarichi, per il che si gode un bellissimo tempo asciutto sopra Coromandel, duranti le pioggie sulla costa di Malabar. Raffreddandosi poi più presto queste inasse di monti, in principio d’inverno, che le regioni basse e il mare; così l’aria vi diventa più pesante, e prende una direzione inferiore verso il mare. Ciò produce un vento ovest che spira a Coromandel ne’ mesi di novembre, dicembre e gennaio. L’aria più calda, che dal mare dirigesi verso i monti, essendo costretta ad innalzarsi sopra la terra, per cui si raffredda, si precipiteranno frequentemente de’ vapori, i quali cagionano lunghe e durevoli pioggie.

2. Venti costali, ovvero venti cangianti di terra e di mare. La diversità del calore tanto sulla terra quanto sul mare deve naturalmente porre l’aria fuori di equilibrio, perché ne nasce una perpetua corrente ora verso la terra ed ora verso il mare.

Quasi sopra tutte le coste della zona torrida e della temperata, ed anche sopra tutte le

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coste delle isole del mediterraneo, soffia di giorno il vento dal mare verso la terra, e di notte dalla terra verso il mare. A che servirebbe ciò disse un capitano di vascello, per andare di giorno in terra, se non fosse per essere sicuro di notte contro la sorpresa del nemico? Volney, ne’ suoi viaggi, ha spiegato benissimo questo fenomeno, per cui ci servirà la sua descrizione sopra ogni altra(1). «L’osservazione generale di tutt’i navigatori, egli dice, conferma che i venti sulle coste del mediterraneo soffiano di giorno dal mare verso terra, e di notte dalla terra verso il mare; e che questi venti sono più forti presso le coste alte e più deboli sulle basse. La cagione nasce dall’aria che, ora estesa dal caldo della giornata, ora condensata dal freddo di notte, innalzasi a vicenda dal mare sopra la terra, e discende dalla terra sul mare. Le mie osservazioni nella Siria confermano chiaramente la cosa. Il sole, ciocché di giorno, e particolarmente di mezzo

(1) Volney, viaggio verso la Siria e l’Egitto tom, I. cap. 21.

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giorno, riscalda la parte del Libanon verso il mare, per cui si rarefà straordinariamente lo strato di aria lungo il pendio del monte, e non potendo poi questo strato tener più in equilibrio coll’aria del mare, s’innalza mediante la compressione di quest’ultima. L’aria nuova che rimpiazza la rarefatta diventa egualmente calda, e si leva in su coll’istessa velocità della prima, simile ad una corrente di aria ne’ cammini. Tutto ciò cessa col tramontare del sole. Appena ch’ è raffreddato il monte si condensa l’aria, riceve nuovamente il suo peso, e non trovando verun ostacolo, ricade in dietro, formando una corrente che in giù pel pendio del monte, stendesi sopra il mare. Spunta l’alba, e ricomincia il sole l’operazione del giorno passato, cessa questa corrente verso il mare, e riprende il corso contrario. Questo vento estendesi dalla costa verso il mare non più di 2 o 3 leghe francesi circa, e la maggior estensione ha luogo al piede del Libanon e della catena settentrionale di esso; poiché le montagne sono quivi più ripide e più vicine al mare che altrove. Presso lo sbocco del Kasmie sono i colpi di vento più violenti e rapidi, mentre nel canale stretto della valle profonda

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di Bekan radunasi l’aria, e spingesi innanzi come dentro un tubo. Non rare volte si rovesciano quivi le barche, e quasi sarebbe accaduto questo caso anche a me. L’estensione di questa corrente di aria sulle coste della Palestina è assai minore, mentre i monti vi sono più bassi, e si trova una pianura larga 4 in 5 leghe tra essi e il mare. Presso Gaza e sulle coste dell’Egitto è impercettibile, poiché la terra è bassa e non ha neppure un’inclinazione visibile. Finalmente dessa è dappertutto più forte nell’estate che nell’inverno, mentre in quest’ultima stagione è molto più inferiore il calore e l’evaporazione». Lo stesso accade dappertutto, eccetto alcune variazioni, particolarmente riguardo al tempo ed al cambiamento. Il vento marino dell’est a S. Domingo incomincia la mattina a 10 ore, e ’l vento di terra dall’ovest la sera alle 7. A Rio Ianeiro nel Brasile soffia il vento di terra la mattina, e il vento di mare dopo mezzogiorno. A Bergen nella Norvegia spirano nell’estate i venti di terra o dell’est da mezza notte sino a mezzogiorno, indi spira un vento rinfrescante dell’ovost sud ovest o dal nord ovest sino a mezza notte,

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e modera il caldo del giorno. Solamente in tempo di raccolta predomina l’est, ed è chiamato la madre del grano, a motivo del suo calore fruttifero. Allora dura il vento di terra anche di notte per cagione della brevità di essa, e del grande riscaldamento del suolo durante una giornata lunga e calda.