CAPITOLO I
CAUSE DE’ CANGIAMENTI ACCADUTI SULLA SUPERFICIE DELLA TERRA

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Sarebbe interessantissimo il potere spiegare le stato attuale della terra mediante le sue cagioni, cioè mediante lo stato passato, e di ascendere per tutt’i cangiamenti graduati sino all’essere primitivo di esso; ma quanto è facile l’archeologia dell’arte, mentre si conservano ancora molti monumenti, tempi, statue, e gemme, altrettanto è difficile l’archeologia della natura. Troviamo pochi, o nessun monumento de’ tempi passati; almeno non sono coerenti per poterci indurre ad indovinare i vari cangiamenti.

Troviamo molti avanzi dello stato antico del mare nell’altezza di 5000 piedi sopra il livello del mare presente. Queste sarebbero epoche in cui non vissero gli uomini; e Camper, il quale ebbe uno de’ più grandi gabinetti di storia naturale, assicura, che fra tutte le petrificazioni da lui raccolte

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non abbia mai trovato il minimo pezzo che possa attribuirsi all’uomo. L’homo diluvii di Scheuchzer è un Siluro (silurus glanis)(1). Le ossa de’ giganti a Lucerna sono ossa di elefanti(2); e le mani de’ fanciulli trovate da Ries, nella marga schistosa bituminosa, sono zampe di lontra. Le masse di ossa sopra Cerigo, le quali secondo la relazione di Spallanzani(3) devono essere piene di antropoliti, non hanno dopo un rigorosissimo esarne osteologico di Blumenbach, neppure il minimo indizio di ossa umane, come neppure quelle di Gibilterra e quelle della costa di Dalmazia.

La maggior parte delle nostre cognizioni sul globo estendesi sopra i cangiamenti lenti di esso, i quali in parte operano ancora; e riguardano poco più della superficie esterna. A questi appartengono

1. Il cangiamento mediante i tremuoti e vulcani, poiché questi precipitano monti,

(1)  La testa ritrovasi nel gabinetto del sig. Gesner ved. Blumenbach nel Magaz. di Gotha fuer das neueste ec. vol. 5 quint. I. pag. 31-23.

(2)   Ibid. p. 16.19.

(3)   Memorie della Società italiana p. 452 e seg.

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e fanno comparire de’ laghi in vece di essi(1); innalzano, terre ed isole sul mare(2), spezzano vasti continenti(3), e distruggono ampie provincie. I tempi moderni ci offrono gli spettacoli più spaventevoli(4). I tremuoti

(1) Kircher (mund. subterr. tom. 1. p. 77) narra che dopo il tremuoto il quale nel 1672 scosse l’intero Chili, non si siano più ravvisate varie rinomatissime sommità delle Cordigliere. Struyk, luleid tat de algem geogr. p. 62-63, osserva vari casi di simile natura; come anche Scheuchzer parlando delle cadute de’ monti, delle concatenazioni delle rotture e spaccature di essi, ved. Orcagraf. Helvet. p. 127-144. Ved. anche Geograf. fis. vol. 4. Anche Plinio storia nat. 11.91 accenna tali esperienze. Fu inghiottito il monte Cybuto presso la città Eurisa, il Siphysus in Magnesia ed altri ad salm. 103. 6. 8.

(2)  Geograf. fis. vol. 2 e vol. 3.

(3)  Geograf. fis. vol. I. vol II vol. III.

(4) Io. Acosta Historie van Westindien vol. 3 cap. 26. Rajus der Welt Anfang und Ende p. 78. Frezier voyage de la mer du sud p. 363 seq. Bauguer voyage au Peru p. 71. Missou voy. d’Ital. t. II. Bartels Reisen durch den untern Theil von Italien. L’hist. de l’acad. royale de Paris 1704 p. 10 seq. Memoire 1712 p. 5. seq. Histoire 1721, p 34. 1725 p. 5. 1731, p. 37. 1734 p. 23 seq. 1746. 1753. 1755 seqq. Du Hamel histoire acad. Reg. lib. 3 sect. 5 c. 3 s. 7. Philos. transact. abrigd. vol. 2 p. 395 VI. 2 p. 156 sq. VIII 2 p. 682. X 2 p. 535. Gotha Magaz. II. 2 p. 95. 174. 167. II. 3. p. 94. V. 3 p. 128.

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però non sono più tanto diffusi come lo erano per lo passato. Narra Plinio(1), che a’ tempi suoi le alpi e gli Appennini furono scossi sovente; e presentemente non si sa più nulla di questi terribili movimenti. Da per tutto troviamo avanzi di vulcani(2); la maggior parte però di essi fu già un tempo estinta, e prima dell’incominciamento della nostra storia. Il numero de’ vulcani accesi, proporzionandolo agli estinti, è presentemente poco considerabile. Il loro dominio è piccolo, per cui non li contiamo più fra le cause generalmente attive della natura. La fermentazione e l’inquietudine dell’interno del globo sembra dunque essere minore che per lo passato: ciò nascerà forse dalla maggior siccità del terreno. Essendo, la terra più coperta devono le umidità penetrare maggiormente l’interno e cagionarvi delle fermentazioni. Lazzaro Moro(3) ha forse generalizzato troppo l’anzidetta proposizione, quando adduce i vulcani come l’unica causa principale della figura

(1)  Hist. nat. 2 c. 80.

(2)  Geograf. fis. vol. II.

(3)  Giobbe cap. IX. 5 cap. XIV. 18.59.

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attuale della terra. Difficilmente si sono innalzati tutt’i monti mediante la fermentazione interna, benché molti ne trassero l’origine. I monti primitivi, malgrado che le loro materie siano state fluide, difficilmente saranno di origine vulcanica.

2. La pioggia e la neve che lavano continuamente i monti e le roccie, contribuiscono molto allo scomponimento di esse. L’acqua penetra le spaccature de’ monti, e le scava sempre più, e le precipita finalmente senza che vi agisca il tremuoto(1); indi radunasi sotterraneamente in laghi piccoli e grandi, gela quivi o nelle spaccature, e spezza le roccie con maggior violenza che la polvere da schioppo. Precipitandosi dirottamente le piogge, o sciogliendosi rapidamente la neve, cadono da’ monti, e per la via più breve e più rapida, strepitose correnti di acqua, strascinando seco grossissime pietre e masse voluminose di roccie, ed altri oggetti che si oppongono al loro corso. Un trabocco smisurato di pioggia, precipitatosi a Fahlun nel 1656, condusse seco in poche

(1)   Geogr. fis. vol. IV.

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ore pezzi spaventevoli di terreno, formandovi un passaggio(1). Anche Scheuchzer ne riporta molti esempi(2). Nel mese di maggio 1780 cadde in poca distanza da Saalfeld un gran pezzo d’una montagna calcare dentro il fiume Saale.

Tutte le sommità de’ monti sono spezzate, tutte le valli sono piene di frammenti, e nulla è più sicuro che l’abbassamento de’ monti e delle colline. Eliano certifica che l’Etna, il Parnasso e l’Olimpo compariscano sempre più piccoli ai navigatori, e che diminuisca visibilmente la loro altezza.

Vedo giornalmente, dice Kircher(3), come le rocce, una volta alte e ripide, del monte Palatino e del Capitolino si sono diminuite a segno che attualmente compariscono quasi al livello del terreno. La roccia Tarpea, dalla quale, nell’antica Roma, si precipitarono i delinquenti(4), è presentemente

(1) Brovallius, ricerche storiche e fisiche della pretesa diminuzione dell’acqua s. 77.

(2) Orographia Helvetiae p. 127. Ved. anche il capitolo sulle meteore umide.

(3)  Mundus subterr. tom. I. p. 78.

(4)  Saxum tarpejum Liv. VI. 20. Tacit. an. VI. 19 Hist. IV. 7.

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insignificante a segno, che, secondo Burnet, vi si potrebbe quasi passar sopra(1). Velleia, tempo fa, città rispettabile situata fra due monti alti, è stata ritrovata 20 piedi sotto terra, coperta di pietre ed erbe. La sesta parte de’ monti si è abbassata. Rajo narra(2), che per quanto si presentava alla memoria di gente vecchia, vivente nel 1672, non si abbia potuto vedere da un monte fra Hopton e Wirksworth la torre di Craich nel Derbyshire; e presentemente vi si scopre non solo la torre, mia pure gran parte della chiesa , essendosi abbassata la montagna ivi frapposta. Tutti gli abitanti de’ monti asseriscono, aggiunge egli, di aver osservato l’abbassamento delle montagne, mentre si scoprono castelli o torri, che per lo passato erano invisibili da certi punti, poiché i monti coprivano la veduta di essi. Vedesi presentemente il Monte Bianco da alcune finestre in Losanna, mentre prima fu coperta la vista di esso, per un’altra montagna

(1)  Burnet, viaggio p. 546. Browallius della pretesa diminuzione dell’acqua s. 37.

(2) Der Weltanfang und Ende p. 246. 247. 258.

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lontana. Presentemente innalzasi la di lui cima sopra questa, e risplende nelle serate serene come la luna piena, poiché è dorata dal sole che tramonta, in tanto che gli altri monti giacciono nell’ombra(1). D’Arcet sostiene l’abbassamanto sensibile dei Pirenei, riportandosi ai frammenti di granito seminati nelle valli. Lo stesso è assai rimarcabile ne’ monti di Jalkstone in Kent nell’Inghilterra(2). Narra il dottor Plott nella sua storia naturale di Stafford, che quivi in una valle 18 piedi sotto terra si siano trovate molte monete, coniate due cento anni prima ai tempi di Eduardo IV. Il terreno si è quivi accresciuto dalle terre provenienti da’ monti, e l’aumento di esso importa annualmente un pollice e mezzo circa.

Buffon opina che la sabbia dell’Arabia non sia altro che granito scomposto. Se ciò fosse, difficilmente sarebbesi essa distaccata da’ monti solidi mediante la pioggia e la neve,

(1)  De Luc, lettere fisiche e morali sulla Storia della terra, e dell’uomo vol. I. lettere 32 traduzione da Gehler p. 208 seq.

(2)  La notizia di Sackette, e del Vescovo di Cloger. Philos. Transact. abrigd. IV. 2 p. 248 seq.

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e sarebbe stata condotta nella pianura. L’Arabia è penisola, e l’arena di essa è il fondo d’un mare antico, e vi sussiste forse sino da quell’epoca in cui giunse l’acqua alle più alte cime de monti.

Sembra però che la natura stessa stabilisca i limiti della distruzione de’ monti; mentre le masse di roccie staccate, ed i frammenti di monti radunati intorno al piede della montagna servono, per così dire, di appoggio, che assicura la sommità tanto più, quanto più si abbassa verso il piano. A proporzione che diminuisce la cima si accresce il pendio; le distruzioni sono meno frequenti, la vegetazione si aumenta, la sommità abbassata copresi di muschio, e le parti più basse de’ monti si vestono di alberi, e così nasce lo stato di riposo. La montagna di Jura, per esempio, non soffre quasi più alcuna distruzione, le valli sono riempiute e larghe, e dolce il pendio. Le sommità sono coperte di pascoli, le regioni di mezzo di bosco ed il piede è coltivato. Lo stesso accadrà colle Alpi e con le Cordigliere: esse si poseranno in una certa altezza, ove resteranno invariabili; il danno che potrebbero soffrire allora sarà equilibrato colla vegetazione

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acquistata, o altre circostanze che potrebbero influirvi.

Wood e Lechevalier, che con Omero alla mano visitarono la regione circonvicina di Troia, trovarono ancora gli oggetti come già un tempo furono descritti; per esempio, il fiume mediocre, i prati, i boschi, ed anche il monte Ida. Sulla direzione da Kasan sino ad Astracan si trovano ancora molti bastioni di terra, e trinceramenti fatti dai Tartari quattro o cinque cento anni in dietro. Essi sono pieni di erbe, e come sembra, perfettamente assicurate contra la distruzione, mediante la pioggia, poiché questa riproduce altra quantità di terra dalle radici putrefatte ec. Quindi è che la pioggia e la neve non distruggeranno mai totalmente i monti per quanto conducano della terra nelle valli. Per aver una qualche concezione della quantità di sabbia, terra e melma condotta via da’ monti, dobbiamo osservare l’abbassamento apparente delle fabbriche nelle valli. Potrà essere che alcune siansi abbassate realmente, ed allora avranno alcune spaccature, quando il suolo è stato disuguale sotto di esse; mentre è difficile che si abbassino intiere strisce di terre; la maggior

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parte però è circondata dall’aumento di terra innalzatasi. Presentemente si discende verso l’antico Panteon a Roma fabbricato da Cornelio Agrippa(1), mentre pel passato si montavano otto gradini per giungervi. La fabbrica non si è abbassata, ma si è innalzato il terreno d’intorno. Tancredi Robinson osservò nel 1683 che le antiche mura di Roma giacciono 30 sino a 40 piedi sotto terra, e crede quindi che la maggior parte degli avanzi dell’antica Roma non sia ancora scoperta, mentre i rottami sono racchiusi fra le vigne ed i giardini. Nell’Olanda si trovano sotto terra vari antichi pavimenti romani; ed a Dordrecht, a Egmont op Zee ed altrove, scavando de’ pozzi, furono scoperte profondamente sotto terra delle strade selciate e delle dıghe. Anche a Modena fu trovata un’antica strada selciata in simile occasione; e costruendo nel 1779 una piazza d’armi a Meeve si trovò, vari piedi sotto terra, un fondo lastricato di pietre.

3. Fiumi che mediante l’inondazione

(1)  Misson Voyage d’Italie Tom. II pag. 195 seq. Par. 1743. 8.

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possono produrre i cangiamenti più singolari e terribili. Quante volte hanno coperto di sabbia anche le regioni più floride! Così guastò l’Elba nel mese di giugno 1771, nell’antica Marca, molti campi fruttiferi, depositandovi della sabbia, e lo stesso fece anche la Vistola nel 1786. Da ciò potranno forse spiegarsi i vari strati di terra, particolarmente ove giacciono assieme l’arena e la terra vegetabile(1). Anche varie altre distruzioni di molta estensione furono cagionate dal traboccamento de’ fiumi. L’acqua che minò il monte Conto, rovesciandolo sopra la città di Plürd, era un piccolo ruscello(2). Il Claamerd, ovvero Glommen, fiume il più grande della Norvegia, precipitò nel 1702 la tenuta di Borge sino alla profondità di 100 tese(3). Il Gaulen, ovvero Gulen, che nasce presso Skarsfield, e sbocca nel mare presso Drontheim, pareva essere sparito nel 1634, ma proruppe poi impetuosamente dai sotterranei, e le valli, riempiute dall’acqua che

(1)   Geograf. fis. vol. IV.

(2)   Ibid.

(3)    Brovallius §. 77 e Pontoppidan storia della Norvegia tom. 1. Cap. 3, §. 14.

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condusse seco masse di terra e di pietre, si atterrarono; laonde furono rovesciate 48 case di contadini e perirono 250 persone(1). L’Elba di Osthal (Ostendal Elfeen), nella notte dell’8 maggio 1659, condusse via l’intero villaggio di Sebbenbo senza lasciarvi il minimo indizio di esso(2). Simili casi sono ancora frequenti in America, ed erano assai comuni per lo passato. 

I fiumi, oltre questi cangiamenti violenti, producono lentamente ed insensibilmente varie altre devastazioni. Essi depongono la melma che conducono seco loro o sulla riva, o all’imboccatura ove suole essere più abbondante(3). Il Nilo ha inondato dapprima tutto l’intero Egitto inferiore, poi il Delta, ed in tal guisa si è formata la base per un nuovo Delta. Il Rodano ha formato all’imboccatura la Crau e la Camargue; la Schelda, le isole Zeauw; la Maas, l’isola Rosenburg e varie altre. Il Reno ed il Po hanno radunato vari prati e terre. Il fiume

(1)  Pontoppid. §.9.

(2)    Brovallius l. c. §. 77.

(3)  Geograf. fis. Vol. V.

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Giallo, il Gange, il Missisipi, l’Amazzone ec. hanno formato numerosi prati e pianure. Anche il nostro Pregel è attivissimo: la via, incominciando dalla porta brandenburghese, fu innalzata da lui. Pennarten ed i giardini umidi avevano per lo passato la stessa altezza e lo stesso livello. Un braccio di esso passò pel fondo concavo, per i prati profondi della così detta Neue Bleiche. L’antico letto è interessante per gli amatori di oggetti di storia naturale, per le varie petrificazioni e per i bei selci che ivi si trovano, come l’oolito di Roppolt, la tubipora catenulata; gusci di ostriche ec.(1). Tutt’i prati che hanno l’aspetto d’un lago disseccato sono depositati dalla corrente. Tutte le circostanze sembrano dimostrare chiaramente, che i fiumi non siano più sì grandi come lo furono una volta, e che si ritirano sempre di più. In proporzione che le montagne diminuiscono, devono diminuirsi anche i fiumi; l’acqua deve scorrere più lentamente, e la pioggia esser meno abbondante, mentre le colline non arrestano

(1) Nanke Wanderungen durch. Preussen pubblicate da L. Baezko, vol I pag. 5.

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le nuvole come i monti alti. L’acqua della Vistola diminuisce quasi annualmente, di modo che fu stabilita nel 1797 una commissione per esaminare, se questa diminuzione dalla prolungazione della punta di Montau, che conduce l’acqua nella Nagat, o se vi fosse qualche altra cagione(1)

4. Il mare sarà certamente una delle cagioni che produssero e che producono ancora i più grandi cangiamenti. Esso ritirasi da moltissime coste, ed abbandona in tal guisa molto terreno, che riprende talvolta in altri luoghi, ove forma nuove basi. Di ciò ne sono testimoni il Dollart e il Zuderzee che possono considerarsi come i figli minori di Tetide(2).

Quante isole furono mai formate dall’acqua, le quali facevano parte del continente, e quante terre sono state inghiottite da essa!(3) Ciò sembra ancora accadere nelle regioni ove passa il Po, e nella Olanda. Le dune vi crescono, e calano di poi, come ne abbiamo

(1)  Nanke ec. tom. 2. p. 46. 47.

(2)  Geogr. fis. vol. 1.

(3) Ibid. vol. 2.

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un esempio rimarcabile nella Zeelanda. Nel principato di Domburg(1) vicino al mare si osservarono alcuni pezzi di legno a guisa di bare, i quali erano stati scoperti mediante il decrescimento delle Dune; si trovarono molte osse umane, avanzi di botte, che avevano servito per conservare l’acqua, e resti di abitazioni; tutti questi resti furono creduti avanzi de’ Goti, che nel 432 dopo Cristo invasero la Olanda, ove costruirono le dighe nel 758, e da dove ne furono scacciati nel 860.

Molte città d’Inghilterra che, tempo fa inviavano due Rappresentanti, sono portate via dal mare in guisa, che attualmente si eleggono questi rappresentanti tra piccole capanne pescarecce, le quali sembrano isole nel mare, come Dunwich in Suffolk. L’antico Winchelsea in Sussax è stato levato via dal mare. Il moderno fabbricato di Eduardo I, distante 2 o 3 miglia fra Kent c Sussex, perdette pel ritiro del mare il suo porto di commercio, e presentemente è abbandonato

(1)   De nederlandsche Jaarboeken 1749 febb. p. 159 seq. Anemaat over den hoek van Holland. pag. 6 seq.

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e coperto di erbe. Questi cangiamenti erano anche conosciuti ai tempi degli antichi(1).

La questione, se l’oceano a poco a poco, e continuamente si ritiri o abbassi, oppure se esso s’innalzi e cuopra sempre più il continente, non è ancora totalmente decisa. Confrontando però imparzialmente le cagioni e l’esperienze citate in favore del continuo retrocedere e calare del mare con quelle portale in favore del montare(2), troveremo più efficaci le prime, e non dubiteremo più del tributo che il mare paga alla terra che s’ingrandisce su tutti i lati.

Eustachio Manfredi è uno de’ primi che sostennero la crescenza continuata del mare(3), ed uno de’ suoi fondamenti principali è che il pavimento della chiesa di s. Teodosio a Ravenna non s’innalza più di 6 pollici sopra il riflusso, e che s’abbassa 8, ovvero un piede di Bologna sotto il riflusso. Egli opina

(1)  Ovid. Met. XVI, 261 seg. Aristot. Meteorolog. l. 14. Strab. geogr. l. I. p. 40, 41. ed. Casaub. prima.

(2)  Geogr. fis. vol. I. e II.

(3) Nel suo trattato de aucte maris altitudine in opuscolis Bononiensis tom. II. p. 120.

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essere difficile, che questo pavimento sia stato sì basso in principio, e che quindi deve aver ceduto il fondamento in 1400 anni da Teodosio a questi tempi, oppure essere cresciuto il mare. Il primo gli sembra inverosimile, mentre una fabbrica sì considerabile, può abbassarsi tanto, senza spaccarsi o inchinare più da una parte che dall’altra; tanto più che sino da’ tempi di Vitruvio si è praticalo di consolidare il fondo li(1); e conclude in conseguenza che il mare debba innalzarsi. Non è però necessario, che le fabbriche si spacchino quando si abbassa una regione intera. L’intera Olanda sembra essere calata, e non ostante le case sono restate intatte, e così gran parte del veneziano del quale parleremo in seguito. Il circondario di Ravenna è stato un fondo melmoso, come in parte è ancora quello della Olanda e del Veneziano, e v’è ogni apparenza che il terreno prosciugandosi, siasi maggiormente concentrato. Strabone descrive Ravenna come si descriverebbe Venezia ne’ giorni

(1)   Architect. 11.9.

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nostri(1), cioè che fra le città situate in mezzo alle paludi Ravenna è una delle più grandi, ch’essa è costruita totalmente di fabbriche di legno, che dappertutto vi corre l’acqua, ed è praticabile per mezzo di ponti e barche, e che la quantità di acqua che vi viene dal mare non è piccola. Lo stesso ebbe ancora luogo ne’ tempi di Cassiodoro(2). Quando cadde l’imperio occidentale, quivi era il punto di riunione principale della flotta Romana, e la sede dell’erario, poiché Ravenna, mediante la navigazione, poteva riunire l’Italia colla Grecia. Presentemente si è ritirato il mare dalla città alla distanza di alcune miglia. Nel sesto secolo, ai tempi di Jornandes, aveva ancora molta acqua; il porto però erasi già cangiato in giardini(3). L’aria vi è tanto malsana ai giorni

(1)  Strabone geogr. ed. Casaub. 2. Paris 1620. lib. V pag. 313 d. seq.

(2) Varias. lib. 12. ep. 22. ed. Bossei Gener. 1663 4. pag. 405, Habet et Ravenna, non absurde dixerim. Bajas suas: ubi uniosum mare terrenas concavitates ingrediens, in faciem decorum stagni aequitate deponitur. Haec loco et garismati plura nutriunt, et piscium ubertate gloriantur. Avernus ibi non unus est.

(3) De rebus Geticis edit. Frid. Lindenbrog. Hamb. 

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nostri, quanto v’era buona per lo passato(1). Questo sarebbe piuttosto una prova che il mare si è ritirato in luogo di crescervi. Lo stesso potrebbe dirsi anche di Venezia, malgrado che Manfredi l’accenni come la seconda città, per dimostrare l’accrescimento dell’acqua(2). Ad onta della massima attenzione de’ Veneziani, e di grossissime spese per tenere i canali netti ed in comunicazione col mare, la città si allontana sempre più dal mare, e l’influenza di questo sulle lagune è sì poco sensibile, che quivi non si osserva mai il movimento delle onde

1640 4. pag 109. Ravenna inter paludes et pelagus inter Padi fluenta, uni tantum patet accessui. A meridie Padus ab Augusto imperatori altissima fossa dimissus, qui reptima sui alvei parte, mediam influit civitatem: adostia sua amoenissimum portum praebeus, classem CCCC navium. Dione referente, tutissima dudum credebatur, recipere statione. Qui nunc ut Fabius ait, quod aliquando portus fuerat, spatiosissimos hortos ostendit, arboribus plenos, verum de quibus non pendeant vela sed poma etc.

(1)  Secondo Strabone l c. questo luogo era tanto sano, che vi furono curati ed esercitati i gladiatori. L’aria cattiva si aumentò quivi a misura che il mare si ritirava, ed è in oggi malsanissima.

2)  Ved. Geograf. fis. Vol. II.

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marittime. Il lido, fin dove giunge il Doge per isposarsi col mare, è distante due miglia dalla città. Se non si nettassero continuamente le lagune, e non si trasportasse la melma a sette miglia lungi da Venezia, questa città si sarebbe da molto tempo riunita al continente. Le isole quivi situate in meno di 72 (e che volendo calcolare, come alcuni, anche i quartieri della città circondati da canali sarebbero in numero di 150) non sussistettero prima del quinto secolo, o almeno almeno non erano abilate. I primi uomini si ritirarono quivi al tempo dell’invasione degli Unni nel 421, ed allora fu popolato Rialto dagli abitanti di Padova. Nel 568 vennero nuovi Coloni, poiché i Longobardi conquistarono la terra ferma. Nel 697 fu eletto da queste 72 isole Paolo Lucio Anafesto in qualità di proprio Doge. Venezia indicava ne’ tempi antichi la terra ferma e non la città isolaria, ed inoltre è certo, che tanto essa quanto gli Armonici (ove giace in oggi Vannes), di cui Cesare fa menzione, abbiano ricevuto il nome dalle paludi e dalla terra bagnata che i Sassoni, Olandesi, Inglesi, Danesi chiamano ancora al presente Veen, ovvero Jenue, la quale asciugata fornisce talvolta buoni prati, ed anche ortaglie,

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e cavi di torba(1). In seguito di tutto ciò sembra sicurissimo che il montare apparente del mare presso Venezia, spieghisi facilmente mediante il calare dimostrato del terreno. 

Giovanni Bianchi(2) si rapporta alle città di Conca e Lucca affondatesi nel mediterraneo(3). Supposto che l’intero mediterraneo avesse coperto una terra già abitata, e contenesse molle tracce ed avanzi di città(4), non ne risulterebbe perciò il montare del mare(5).

Tutto quello che s’adduce ancora per dimostrare l’accrescimento del mare, riguarda alcune distruzioni particolari cagionate sopra le coste. La Pomerania vi ha sofferto molto. L’isola di Rügen ha diminuito, e probabilmente è stata in principio staccata dal continente mediante l’urto veemente delle

(1)   Leibnitz Protogea §. 41 in tedesco p. 110.

(2)   Specim aestus marini prop.; ult. Schol. 3, pag. 74.

(3)    Geografia fisica Vol. II.

(4)    Ibid.

(5) Come apparisce dall’esperimento sopra il nascimento di esso, Geografia fisica Vol. II. e III.

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onde. Nel 1303 perdette essa un gran pezzo di terra, per cui il passaggio tra essa e Ruden si allargò di un miglio e mezzo geografico. Per lo stesso avvenimento furono inghiottiti vari villaggi in Pomerania, e vi nacquero varie baie, isole, e penisole. È nota la disgrazia di Wineta, una volta città commerciale. Essa giaceva sopra un’isola lungo le tre imboccature dell’Oder, in un sito ove dalla parte del villaggio Dameror, 500 tese distante dalle sponde dell’isola di Usedom, si vedono ancora le torri innalzarsi sopra il livello del mare. Le onde l’inghiottirono nell’8 e 9 secolo, e l’avanzo cadde nel 1309 nel mare. Ancora nel 1771 si arrenarono quivi due bastimenti Olandesi sopra tre colonne di marmo. Volendo unire a questa disgrazia anche quella della città Jomsburg in Pomerania, senza riflettere che fosse totalmente diversa da Wineta o Julin(1), non possiamo dedurne

(1)  (Dahnert) historische Untersuchung saemtlicher nachrichten von der ehemaligen auf der Pommerschen Küste befindlich gewesenen und so hoch berühenten Seestadt Jomsburg-Koppenhagen 1776. 4. 5 fogli e mezzo con rami. In quest’opera è spiegato chiaramente, 1. che tutto quello che fu detto dagli Scrittori riguardo 

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argomento sufficiente per provare l’accrescimento del mare. Al contrario potremo conchiudere con maggior ragione che il mare sia stato allora alcune braccia più alto per agire maggiormente sulle coste.

Lo stesso vale anche per altri luoghi avvicinatisi al mare, o totalmente inghiottiti da esso. Se, per esempio, Fischhausen

alla situazione, popolazione e costruzione di Jomsburg non abbia nulla di comune con Julin o Wineta, e che gli Scrittori moderni, i quali non separarono diligentemente le materie, abbiano preso l’uno per l’altro. 2. che Jomsburg sia stato situato probabilmente vicino al Gollenberg e alla città di Côslin, ove si ravvisa ancora il gran villaggio di Jamund ovvero Jamen. Dice inoltre l’autore che il castello di Jomsburg sia stato sopra la montagna lunga, ed il piede di questo monte chiamasi ancora Hardenhahl ovvero Burghtal. Dalla montagna stendevasi la vista per 3 miglia quasi sul mare Baltico, e quindi questa situazione era favorevole al corseggiare. Questo villaggio prese origine circa la metà del 10 secolo; alloraquando Harald era re in Danimarca, e Burislav il grande re de’ Vandali, e che il primo corse molto pericolo di essere rivolto ia guerra con Ottone I, per motivo dello distrutto Margraviato di Sleswig. La ruina della città fu accelerata nel 1047 da Magno re di Danimarca, e sembra che il mare non abbia partecipato alla di lei distruzione.

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giace presentemente più vicino al mare che per lo passato; se la chiesa erettavi nel 13 secolo in onore di s. Adalberto era distante un miglio dal mare Baltico, e se in oggi si vede il fondamento di essa appena 100 passi distante dalle sponde, e se poi gli abitanti come a Memel, si lagnano, che il mare corrode appoco appoco le loro terre; se in Inghilterra vediamo molti luoghi littorali sepolti nel mare, come anche nell’Olanda, per esempio presso Dortrecht, ove si scoprono le punte delle torri sprofondate; se l’antica città di Calicut colla fortezza giace sì profondamente sotto l’acqua del mare da passarvi sopra colle barche; se anche la parte nord ovest di Ceylan ha perduto circa 20 miglia quadrate di terra; se finalmente tutti gl’istmi sono prorompimenti del mare e trofei della forza di esso; dobbiamo riflettere che la sua forza non deve essere riguardata come dominio, e la sua vittoria come conquista. Questi dati possono provare i cangiamenti prodotti dal mare, non mai l’innalzamento o l’estensione maggiore di esso. Il terreno molle ove passano presto le radici minandolo cade, facilissimamente quando infuria il mare, e questo sarebbe tutto quello che

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parla in favore del summentovato. Le cagioni dunque che si citano in favore dell’alzamento ed allargamento del mare consistono, 1° in poche ed isolate esperienze, 2° possono essere diversamente spiegate, e 3° contraddicono le altre esperienze che provano il ritrocedere del mare.

Il Bianchi crede che la melma condotta da’ fiumi nel mare sia un motivo dell’innalzamemo dell’acqua: ma non abbiamo bisogno di dimostrare l’improbabilità di questa proposizione(1). Il Moro de vide l’impossibilità, ma non ostante crede anch’egli che il mare s’innalzi d’un pollice e più per anno, e per più di 100 piedi in 2000 anni(2). Questo innalzamento si produce secondo lui dal fuoco centrale e da vulcani posti sotto il fondo del mare; ma non può intendersi perché il fuoco centrale debba agire precisamente sotto il mare e non sotto la terra ferma, ove prova meno resistenza. Non vediamo più né prorompere nuovi vulcani sulla terra ferma, né osserviamo alcuni innalzamenti notabili del

(1)   Geografia fisica vol. II. 

(2)  ( Cangiamenti del Globo tom. II.

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suolo, come neppure molte nuove isole elevarsi sul mare. L’esperienza nemmeno ha favorito l’ipotesi di Moro, mentre l’oceano, sino dal tempo in cui scrisse questo autore, avrebbe dovuto alzarsi dappertutto a 30 pollici, oppure a 3 piedi, e le conseguenze di ciò ne sarebbero state notabilissime.

A queste osservazioni si oppongono quelle moltiplicate fatte dappertutto sul retrocedere del mare. L’abbassamento del mare Baltico sembra essere deciso. In seguito di quanto ne fu detto in principio di quest’opera(1) sarà necessario di aggiungere il seguente. Più di cento anni sono sostenne Varenio la diminuzione graduata dell’acqua nel Baltico, dicendo che la Prussia non sia stata tanto innalzata sopra il livello dell’acqua quanto al presente. Un globo antico composto, per ordine di Alfonso V re di Portogallo, da un frate, e conservato nel monastero di san Michele di Murano in Venezia, indica i mari di una circonferenza maggiore, e particolarmente il mare Baltico. Non abbiamo da

(1)    Geografia fisica vol. I.

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dubitare dell’esattezza di questa costa(1), mentre i Veneziani e i Genovesi, incominciando dall’epoca delle crociate sino alla fine del secolo XV, erano i migliori astronomi e geometri, e si occupavano del disegno delle carte geografiche prima dell’invenzione della stampa e dell’incisione. D’altronde erano i Veneziani quelli che durante quest’epoca avevano il più grande commercio dell’Europa, e che navigavano sopra tutt’i mari.

Nella Svezia si osservano sulle sponde delle file di scogli a fior d’acqua ne’ luoghi ove per lo passato si scoprivano uno o più sassi grandi. Molte persone attempate si ricordano di aver fatto abbondantissima pesca ne’ luoghi ove presentemente si passa a

(1) Gli antichi, per esempio, Tolomeo dividono la Scandinavia in quattro isole, una grande e tre picocole. Anzi essi sostengono una comunicazione tra il mare Caspio e il mare del Nord. Ved. Geografia fisica Vol. II e III. La Russia manca interamente sulle loro carte ed in gran parte la Polonia. La strada da Pultava a Pietroburgo è sì bassa e sì piena di boschi e stagni che dovrebbonsi tagliarvi delle selve intere rendendo in qualche modo utile il terreno. Dappertutto si trovano no avanzi di mare.

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cavallo e coi carri. In 60 anni alcune regioni si sono allontanate 30, e 40 tese dal mare, e sono state ridotte in praterie ed in terra agraria. Le aperture fra gli scogli ove passarono i bastimenti, non sono più praticabili che per piccole barche; e nel seno di mare presso Fiebbaka, ove entrarono le barche, raccoglie ora il fieno. A Helsingen, ove 70, o 80 anni indietro dominava il mare, si sono costruite varie fonderie di ferro. Tutti i segni indicanti in Isvezia lo stato dell’acqua s’innalzano sempre più sopra il livello di essa. L’acqua nel porto di Wasa è calata più di 5 pollici nello spazio di 20 anni.

Il celebre Linneo ha scritto molto sulla diminuzione interna e perpetua dell’acqua sul nostro pianeta, ed ha confermato la sua asserzione con molte esperienze, e sembra ch’egli abbia avuto questa opinione prima di Celsio; poiché parla nel suo viaggio fatto nel 1741 in Oeland e in Gothland, di molte osservazioni su tale proposito, accennando le sommità delle rocce sopra i monti di Blaokull(1), la sommità elevata di sabbia in

(1)  Viaggio dell’Oeland addì 15 giugno.

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Gothland(1), le sponde di coralli presso Kopelshama(2), il promontorio presso Wamlirigebo(3), ed in uno de’ suoi discorsi accademici del 1743 si esprime come segue(4). «Il fatto dimostra che la terra si aumenta annualmente, e che il continente amplifica i suoi limiti. Si vede che i porti della Bothnia orientale ed occidentale, mediante la terra e la sabbia che accrescono la costa, diminuiscono sempre più, e contengono minor numero di bastimenti: per cui gli abitanti sono costretti di trasportare le loro abitazioni, e collocarle un quarto di miglio geografico più verso il mare, come vediamo a Pitheao, a Luleao, a Hudickswal ed altrove. Nella parte di Gothland situata verso Hoborg all’est, scopresi chiaramente quanto s’è accresciuta la terra ferma nello spazio di novanta 

(1)  Viaggio in Gothland addì 25 di giugno.

(2)  ibidem addì 27 di giugno.

(3)  ibidem addì 9 di luglio.

(4) De telluris habitabilis in Cremento Amoenit acad. vol. II, pag. 430, Auserlesene Abhandlungen aus der Naturgeschichte Physik und Arzeney wissenschaft. trad. dal latino del Cav. Linné, tom. I, Lipsia 1776 pag. 272.

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anni, e come diventa ogni anno due o tre tese più larga. Presso Schhéte in Kullei in Gothaland trovansi enormi masse di rocce simili ad alti tempi e colossi, le quali furono strappate nondimeno dalle grandi pareti di sasso duro mediante la forza delle onde. Gli abitanti della Bothnia settentrionale hanno osservato intorno a queste pietre, che il mare vi diminuisce annualmente di 4 pollici 5 linee, e quindi per ogni secolo di 4 piedi 5 pollici, di modo che il mare 600 anni fa deve esservi stato 24 piedi più alto che al presente(1). Sopra le più alte montagne calcari poco distante da Bohus giacciono innumerabili gusci di conchiglie. Anche le montagne calcari di Raettwick e di Oberthalland sono piene di lumache impietrite e di produzioni marittime: e la terra di conchiglie che trovasi frequentemente a Helsingen è composta di pezzi di Mitilo, e particolarmente di mytilus modiolus. Ognuno sa che queste conchiglie abitano nel mare, ed in distanza dalla sponda. Possiamo quindi supporre, che il

(1)   Questo è lo stesso calcolo di Q. Celsio. Observ. in Acad. Sc. Suec. 1743 pag. 33.

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mare sia giunto sino a Dalecarlien, che ora n’ è distante 20 miglia geografiche. Egli aggiunge ancora, che nelle montagne di Wachlai, nel sito ove confina il Palmfjâhlet col lago Grufelsjoen, si è consumato il margine sì regolarmente in forma circolare, da non lasciare verun dubbio sull’antica sussistenza dello scherzo delle onde in questa parte; e che varie pietre di marmo trovate presso Hoburg sull’estremità di Gothland, erano della stessa natura di quelle dell’isola di Carlo (Carlsfouar). «Nel suo viaggio di Westgothland, stampato nel 1747, cita ancora, come prova della diminuzione dell’acqua, l’antico Castello di Aranaos in Westergothland(1), il quale, secondo la descrizione di Olao Magno, giaceva in mezzo alle paludi, acque stagnanti ec. delle quali presentemente non v’è più la minima traccia(2); poi le relazioni de’ piloti presso Marstrand sull’isola

(1)  Viaggio in Westgothland addì 10 giugno.

(2) A questo riportasi anche O. Dalin nella prefazione del secondo tomo della sua storia del Regno di Svezia e conferma perciò Ol. Magn. II. 19 ed A. O. Rhys. Sved. Goth. mun. p. 11. 12.

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di Koern(1), e in fine i monti di lumache e conchiglie presso Uddewalla(2), consistenti in raggi o strati di lumache e conchiglie, come si trovano nel mare.

Il viaggio di Schonen pubblicato nel 1751 contiene ancora altre affermazioni recenti e notabili sol proposito, come il flaoskgrafwen, ovvero Balsberg composto intieramente di testacei marini(3); l’elettro che si trova tre braccia sotto terra presso il villaggio Soedra Byringe, situato quasi 40 braccia sopra il livello del mare(4), e finalmente la cava di calce presso Wedhygge, e presso Vererorp(5).

L’eccellente scrittore storico Olof Dalin, il quale fu criticato da molti per motivo di questa diminuzione dell’acqua, da lui applicata alla cronologia della storia della Svezia, si esprime nel modo seguente nella prefazione

(1)   Linneo viaggio in Westgothland addì 17 luglio.

(2)  Ibidem 16 luglio.

(3)  Giornale di Linneo pel viaggio in Schonen, addì 23 maggio.

(4)  Ved. Giornale di Linneo nel viaggio in Schonen 31 maggio.

(5)  Ibidem 27 luglio.

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del secondo tomo. «La diminuzione dell’acqua nel nord non è una mia ipotesi, la quale potrei abbandonare sì presto: ho riflettuto molto prima di dichiarare questa mia opinione. Inoltre ho moltissime prove della natura, e molte osservazioni di valentissimi uomini che mi precedono. Più di 700 anni indietro sussistette un ordine reale, che conferma con certitudine storica l’essere d’un’acqua perfettamente navigabile da Upsal nel mare Baltico, passando per Roslagen, mentre in oggi non ve n’è più la minima traccia. Da per tutto, come nella baia della Bothnia, nella parte inferiore del regno gotico, presso Cristianstadt, Helsingburg, Warburg e la Gothelbe scopresi evidentemente la diminuzione dell’acqua sino da’ tempi rimotissimi. Nel Gothland è ciò fuori di ogni dubbio: quivi si è trovata ai tempi nostri, e distante dal mare un’ancora profondamente dentro una terra di sabbia fina, e coperta di vari strati. Presso Ingatorp in Westergothland navigavasi dal lago di Hornberg verso la città di Skara, mentre in oggi v’è solamente una maremma, nella quale, poco tempo fa, fu trovata la chiglia d’una gran barca. Alt Boesede, una volta città marittima rinomata, è

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ora 4 miglia geografiche distante dal mare, e Westerwick più di due”. Egli continua quindi a confutare ponderatamente le opposizioni fattegli, e dimostra l’invalibilità dell’innalzamento del mare. Supponendo, proseguisce egli, che l’uno o l’altro degli avanzi di bastimenti trovati distanti dal mare, sia stato ivi trasportato per caso, onde non si possa sostenere esservi stata anticamente una navigazione; sarebbe però singolare se tutte le chiglie attaccate ai pali con anelli di ferro, e scavate dalle terre paludose non vi avessero avuto il loro porto. Egualmente m’è incomprensibile come si sieno ficcati degli anelli di ferro nelle roccie distanti dal mare per legarvi le barche. In quanto al castello di Aoboer(1) è da notarsi che la sua base non è tanto vicina al livello del mare, quanto si è preteso, e non è neppure antico nelle parti inferiori, come vedremo qui sotto nella storia”.

Questo castello era non ostante l’oggetto principale, che Browalt(2) poteva citare

(1) Egli ricorre per ciò ad una lettera da J. G. Lilienberg Aboer addì 9 dicembre 1749.

(2)  Historische und physikalische Untersuchung der 

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contro l’innalzamento del mare. “La parte più alta del fondamento, dice egli, è 24 piedi e due pollici sopra il presente livello del mare; dunque 600 anni fa, costruendosi per quanto si crede la parte più antica di questo castello, dovrebbe essere stato due piedi 8 pollici sotto acqua, e le altre parti 6 sino a 7 piedi, se l’acqua fosse diminuiti in egual misura, secondo il calcolo di Celsio. Volendo considerare anche il castello nuovo abitato nel 1563 dal Re Giovanni come prigioniere, non posso concepire in che modo sia entrato nella porta, mentre essa, secondo il calcolo dell’acqua diminuita, dovrebbe essere braccio sott’acqua. 

Annullandosi la forza di questa dimostrazione mediante l’annotazione di Dalin,

vorgegebenen Verminderung des Wassers und Vergroesserung der Erde, bei welcher sowohl der Ursprung und Fortgang dieses Lehrsatzes inner und ausserhalb Schweden, als auch dessen eigentliche Beschaffenheit umstaendlich und reiflich geprueft worden, dal D. J. Browallius vescovo ec., tradotto dallo svedese ed aumentato di spiegazioni da C. E. Klein Stockh. 1756. §. 39 e 40 p. 102-108.

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non restano al buon vescovo che quattro pini e quattro querce(1), che, secondo i circoli interni del legno, dovevano avere 171 sino a 230 anni, e le quali erano situate vicinissime all’acqua in modo, che, calcolando secondo Celsio, avrebbero dovuto sott’acqua. Riguardo però ai pini ed alle quercie, dipende tutto da un esame esatto della località ove stanno; mentre un fondo anche basso può dividersi dal mare e diseccarsi. Inoltre dobbiamo far attenzione all’età degli alberi ed alla verità dell’ipotesi che ciascun cerchio nell’albero significhi un anno. Browak ha composta l’opera sua colla mira di non contraddire gli effetti del diluvio, mentre deduce da esso tutti gli avanzi del mare ritrovati sul continente(2)

Dalin inoltre, per sostenere quanto espone, nomina ancora, 1. le così dette pentole gigantesche (Jaettegrytor), ovvero i buchi piccoli e grandi ne’ monti, ove si trovano

(1)  Historische und Physikalische Untersuchung ec. §. 99-101 p. 240-245.

(2)   Historische und physikalische Untersuchung ec. §. 8 p. 19-21.

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sovente delle pietre rotonde come fossero state lavorate al torno. Questa forma non la possiamo spiegare altrimenti, che per mezzo del movimento del mare che vi spinse una pietra rotolandola innanzi e in dietro. L’acqua deve essere stata una volta lungo tempo sopra queste pentole gigantesche; le quali si trovano frequentemente a Bohuslaen. Giace una montagna sopra Sandhamnsoeoe, fra gli scogli di Stokholm, nella quale v è un buco grande e rotondo chiamato Irustugan, ove possono stare dritte 8 persone. La pietra è consumata o stritolata, sulle schegge scopronsi varie linee piccole scavate nel sasso, le quali dimostrano chiaramente la calata lenta del livello dell’acqua. Sopra Engsoe in Garfiaerden v’è un altro buco (Rysbogryta) in cima ad una roccia nella quale si vede la pietra in forma di una gran boccia(1).

2. L’iscrizione di Isloey, ovvero Gisle, sopra un monte d’Aspoe in Sudermanland presso il mare ove è marcata con una linea

(1)   Dalin Geschichte des Reiches Schweden tom. I. §. 7. pag. 7. nota 8, e la prefazione del II. vol. X. n. 6.

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l’altezza dell’acqua, che presentemente sta 7 braccia e mezzo più bassa. Non v’è il numero dell’anno; ma secondo Celsio corrisponde al principio del secolo decimo quarto, epoca in cui Gisle Elincson ebbe in questa regione varie possessioni considerabili(1).

3. Lund in Schonen, situato alcune miglia dal mare il quale in principio del secolo duodecimo era ancora città marittima(2), ove giunsero gran bastimenti. Il professore Stobaeus ivi abitante ha dato in una sua opera particolare(3) molti lumi su tale cangiamento: egli narra che alcune miglia più alto a Slaograp scavandovi della torba, siasi trovata una carrozza cogli scheletri degli uomini

(1)  Dalin Geschichte tom. 1. § 7, p. 7 seq., art. 1. L’esistenza di questa pietra è assai dispiacevole a quelli che non sono per la diminuzione dell’acqua, in guisa che hanno massa in dubbio senza ragione. L’autenticità di essa, mentre che l’iscrizione e lo stile parlano in di lui favore. Ved. Bioerner nell’antichità della storia svedese p. 180. Browal. I. c. § 36 p. 99.

(2) Dalin tom. I. § II p. 11 seq. Orm. Storolfs historia ap Sv. Brieg. Monum Scand. p I cont 3. Bartholin Antiq. Dan. p. 159. Sex Gr. edit Stephan. c. 12,  p. 227.

(3)  De antiqua urbe Lund. 1708, 4.

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e de’ cavalli. Da ciò si conchiuse che questo fondo di torba sia stato coperto dall’acqua, e volendo il cocchiere passarvi sopra in tempo di gelo, sia ivi perito.

4. Stockholm, le di cui mura innalzansi 10 braccia sopra il livello del mare, e danno da conoscere l’antichità della città che giunge a 500 anni(1).

La diminuzione del mare Baltico è stata osservata non solamente sulle coste della Svezia, ma sopra tutte le altre che bagna questo mare. Dice il predicatore Masch, che il mare siasi avanzato molto più nell’interno presso Meklenburg, e che nel dominio di Stargard ne’ contorni di Strelitz, ed a Neuen Brandenburg sia stata maggior quantità di acqua che al presente, e che Neuen Brandenburg sia costruito sul fondo d’un antico mare(2). In que’ luoghi ove attualmente è concatenato il suolo, s’innalzavano isole, sulle quali era collocata Rhetra, e non si ritrova

(1) Dalin prefazione del II. p. 12. Browal 1. c. § 3, p. 99, non sapendo aiutarsi, altrimenti dubita dell’esattezza della misura.

(2)  A. G. Schwarz Geogr. des Norder Teutshl. p. 282.

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più quel gran numero di laghi profondi, che nel secolo XII erano intorno a questo paese. Apparisce ancora dalla descrizione della Pomerania Prussiana di Bruggemann, che anche sulle coste di questo paese si ritrovano vari indızi del retrocedere dell’acqua(1).

Ne’ documenti fatti cinque o sei cento anni sono, si nomina Arcipelago la regione fra Friedland Treptov, e Neubrandenburg, ed è probabilissimo che alcuni secoli indietro le pianure di Neubrandenburg sino a Demin ed Anklam siano state sott’acqua. Anche la Lusazia, molto distante dal Baltico, deve una volta aver fatto parte di questo mare. Vuolsi ancora che un seno di esso siasi molto inoltrato nella Marca media verso le montagne calcari di Ruedersdorf, e sino alla Lusazia inferiore. Nella Prussia si estese il mare Baltico per lo passato sino alla catena de’ laghi che passa da Clumsee verso Neidenburg, Johannisburg ed Augustav. Egualmente era coperta da quel mare una gran parte della Polonia; e sembra che l’intiera

(1)  Stettin 1779-1784 tre volumi in 4.

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Gujavia debba il suo suolo fertile allo stato antico del mare che quivi si diseccò appoco appoco. Il lago di Choppler e la Netze che vi prende origine, sono forse monumenti di que’ tempi. Possiamo anche considerare la Netze come un braccio abbandonato della Vistola, ed il lago come un’antica corrente del mare. L’intera regione, riguardando tanto la forma quanto la materia di essa, porta le insegne di un lungo ed antico stato dell’acqua. Anche quivi si sono scavate ancore di bastimenti, e recentemente sulle alture di Lachva nel Nowgorod. Presso Goldapp ritrovasi molto elettro, come anche, benché meno presso Graudenz, ne’ monti, ove nella distanza di una mezz’ora od un’ora la Vistola; presso Thorn ne’ monti di sabbia dietro la città, nel Beckerberg, nella vicinanza dello spedale, ed anche nella tenuta Sapau(1) distante un miglio dalla Vistola. Presso Ragint si ritrovano molte petrificazioni; e il monte Rombin è conosciuto

(1)   Vari pezzi di questi si ritrovano anche nel gabinetto dell’editore.

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dai naturalisti(1). Il suolo ove sta presentemente Pillau era una volta coperto dal mare; e pochi anni sono, fabbricandosi una casa in mezzo alla città, fu trovata un’ancora nel fondo(2). Il Tief, che unisce il Frische Haf col Baltico, giunse sino al 1394 a Lochstaedt(3). Presentemente è buon miglio geografico più al sud ovest, ed il suolo da Fischhausen sino a Pillau è penisola. La Curische e Frische Nehrung sono banchi di sabbia del Baltico, i quali non avrebbero potuto formarsi, se il mare non vi fosse passato sopra.

Dando nel 1802 una nuova direzione alla chiusa di Danzica, e trasportandola alcuni passi più distante dal mare, fu trovato nella profondità di 24 piedi, ed a 10 passi dalla Vistola, ove essa corre nel Baltico, un bastimento carico di pietre arenarie, come si usano sopra i sepolcri. Il legno era nero, ma non imputridito; e malgrado che il ricco

(1)  Nancke Wanderungen durch Preussen, pubblicate da L. Boozko vol. I. p. 165.

(2)  Ibidem p. 37.

(3)  Ibidem p. 43.

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carico di questo bastimento fosse venduto all’asta pubblica, e se ne traesse del vantaggio, non fu impiegata alcuna somma per tirarlo interamente fuori. Esso fu rotto, e se ne scavarono de’ pezzi. La costruzione differiva da tutte quelle usate presso le nazioni attualmente conosciute; alcuni esperti e vecchi marinari però supposero che fosse un bastimento svedese, come afferma anche il carico, mentre i negozianti di Danzica traggono ancora questo prodotto dalla Svezia; ed alcuni pretendono di aver trovato sopra una di queste pietre il numero dell’anno 1430. Da questo anno in poi sarebbesi dunque ritirato il Baltico sino a 30 passi, e il terreno innalzato sino a 24 piedi in questo sito. Scavando nel 1768 un canale presso Pietroburgo fu trovato sotto terra e melma, un bastimento di legno di quercia cogli scheletri umani, il quale non poteva essere portato quivi che dal mare.

Nella Livonia si trovano parimenti de’ segni frequenti, che attestano l’antico dominio del Baltico verso la parte orientale di questo continente. L’intero governo di Reval e Riga, come anche la Curlandia erano fondo del mare, come dimostrano le paludi,

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gli stagni ed i laghi; gli abbassamenti sabbiosi, le isole formate da’ banchi di sabbia, e varie regioni nella Wiek. Sappiamo con sicurezza che Dorpat era città marittima. Le petrificazioni, come trochiti ec., trovate nella Livonia, sono della stessa specie di quelle trovate sulle sponde della Germania, e della Svezia, e gli originali delle quali vivono ancora nel Baltico. Possiamo quindi conchiudere, che il mare ritirandosi le abbia quivi deposte(1).

Fuori del Baltico, per esempio sulle coste della Norvegia, dominandovi l’oceano, il decrescimento dell’acqua non v’è tanto sensibile quanto nella Wiek o Bohuslaehn; non ostante scopresi anche quivi, e particolarmente ne’ fiumi e ruscelli(2). Secondo Pontoppidan(3), è sensibile anche sulle coste

(1) Fuchs fortgesetzten Beitrag. zur Geschichte merkwuerdiger Versteigerungen degli scritti della Società fisica in Berlino tom. I. p. 320.

(2)   P. Kalm nelle Act. Acad. Reg. Societ. 1748. 2 quart. p. 151.

(3)   Schaubuehne des alten und getzigen Daenemarks. Bremen 1730. 4. p. 300. 315. 321. 324. 326. 335. 338 ed in molti altri luoghi.

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della Danimarca. Tondern fu anticamente città marittima, e porta ancora un bastimento sull’arma gentilizia. La striscia di terra presso Harboe-oere, che unisce Thye, e Wendsuessel al continente, non sussisteva prima. Il mare dominava a Lymfurthe, e formava della parte settentrionale della Danimarca un’isola particolare. Presso il villaggio Sioering si scavano spesso ancore di ferro, ed altri utensili appartenenti a’ grandi bastimenti. L’intero vescovato di Ripen è fondo di mare, ed appena servibile alla coltura. Quivi ritrovasi molto elettro. La città aveva una volta un bel porto, e gran commercio; presentemente è distante un miglio geografico dal mare, posta in mezzo a’ prati marciti; ed il fiume Nibs-aa ha quivi sì poca acqua, che anche le piccole barche non possono partire se non che in che in tempo di flusso. Questa città aveva una cattedrale, 4 parrocchie, 8 monasteri con le chiese, ed al presente vi sono due chiese sole. Anche Kolding ha perduto il suo porto rinomato per cui non può più esercitare il commercio come una volta.

Secondo la testimonianza del gran

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Leibnizio(1), stendevasi il mare del nord sino a Minden. Tal cosa testifica non solamente i più antichi scrittori di cronica, e le ancore di grandi bastimenti, ma pure la fisionomia del terreno. La regione di qua sino al mare è composta di Lande, prati, torbiere, prati marciti, paludi e laghi. Ed il Steinhuder Meer nella contea di Schauenburg, lungo un buon miglio geografico, largo un mezzo, profondo circa 16 piedi, di colore giallo, d’odore e gusto torboso, come anche il Dumersee eguale a quello, sono senza dubbio avanzi d’un mare antico ed insino la via per la quale il mare si è ritirato.

Tutti gli abitanti di Tongern si sono convinti, che il mare abbia bagnato sino le mura della loro città; e per sostenere ciò che espongono, citano gli anelli ivi ficcati per tenere i bastimenti, e le ancore vatevi, come pure una diga che ancora oggidì porta il nome di diga di mare, e la quantità di conchiglie, le quali si trovano in enorme quantità sulle colline, nella direzione

(1)  G. W. Leibnitz Protogaea ms. edit. l. 1. Schneid. §. 40.

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da Tongern a Mastricht. De Luc si oppone a queste asserzioni, dicendo(1) che questa regione sia situata più alta di tutte le pianure dell’Europa, e che in que’ tempi in cui il mare giunse sino all’odierno Tongern, in guisa che siansi legati i bastimenti agli anelli delle mura della città, il mare avrebbe dovuto coprire tutte le pianure dell’Europa. Egli opina in conseguenza, che tutto ciò che nella regione di Tongern, dimostra l’antica esistenza del mare, provenga da’ tempi antichissimi, e sia cagionato dal retrocedere subitaneo dell’acqua, ma non dal calare lento di essa; d’altronde si vanta egli di averne convinto due letterati del paese, i quali ne’ loro gabinetti conservano molti monumenti antichissimi della città, e dell’arte. Ma 1° il sig. de Luc non ha indicato la vera altezza di questa regione, e sembra d’altronde che abbia voluto solamente persuadere in luogo di convincere, mentre concedendo egli che il mare sia giunto fin qui ne’ tempi della storia, avrebbe offeso il suo sistema

(1)  Lettere fisiche e morali sulla storia della terra, lettera 80 e 90 vol. 2.

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favorito, ed operato contro lo scopo delle sue lettere; 2° poteva questa regione essere innalzata mediante varie rivoluzioni civili e cosmologiche. Egli stesso confessa che, scavandovi alla profondità di 12 piedi, s’incontrano sino a 5 lastricati diversi uno sopra l’altro, ed interposti di terra e di rottame, e che l’inferiore sia lastricato romano; 3° le antiche mura giacevano più profonde, ed esse servono al presente in gran parte come termini fra i fondi di vari possidenti che circondano la collina, ed in alcuni luoghi sembrando cingerla doppiamente; 4.° dice de Luc(1), che il così detto Seedamm (diga di mare ) giace fuori della città alla dritta della strada di s. Thorn, ed incominciando dalle mura della città, estendesi circa un miglio geografico verso il continente. Il primo aspetto di essa seduce, e si crede di essere sopra una diga olandese; ma guardando d’intorno scopresi, eccettuando una parte della città, essere questo il luogo più alto della regione(2).

(1)   Lettere fisiche e morali sulla storia della terra, lettera 80 e 90 vol. 2.

(2)   Questo è espresso assai equivoc. La diga deve essere il sito più alto della regione per mettere questa al 

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Quale sarà dunque stato lo scopo in fabbricare quivi una diga? Se questa regione fosse stata coperta di acqua sino al piede di essa, avrebbe dovuta essere circondata di acqua, ove al più sarebbero stati visibili alcuni banchi di sabbia. Questo è precisamente il punto che avrebbe dovuto essere verificato per abbandonare la tradizione antica, e adottare la ipotesi di de Luc contra la quale parla l’apparenza.

“Da quest’altura, continua egli, io scopriva ne’ campi distanti vari mucchi di terra simili ai sepolcri. I popoli che seppellirono i morti in tal guisa vissero ne’ tempi rimoti; ma siccome i sepolcri giacciono più profondi della diga, dovrebbe l’epoca in cui si eresse la diga essere molto più antica di quanto si crede.

Ma questo raziocinio non ha gran fondamento; mentre il modo di seppellire i morti cangiossi appoco appoco mediante l’introduzione della religione Cristiana. Nella Prussia troviamo questi sepolcri di date

sicuro. Se De Luc vuol dire, come vediamo in seguito, che questa diga sia in una regione alta per se stessa, non ne ha dato le giuste spiegazioni.

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più recenti del 200 e 300: in que’ paesi saranno stati in uso ancora molto dopo il 900, mentre l’erano sicuramente sino all’anno 800.

De Luc confessa(1) di aver presso il villaggio Klein Spawen, in vicinanza di Tongern, uno strato di conchiglie di Came all’altezza di alcuni piedi, le quali avevano vari pollici di diametro; esse erano poste orizzontalmente, e miste di quella sabbia fina che da Breda sin qui aveva incontrata. Al piede del Kirchenberg vide egli una sorgente, che prorompeva in mezzo ad uno strato alto di conchiglie del genere de’ turbi. Sul lato opposto del monte scaturiva l’acqua attraverso allo stesso strato. L’intera massa era composta di piccoli turbi, frammezzo ai quali si scoprì appena un grano di sabbia. Sul Petersberg presso Mastricht erano vari strati di ricci di mare, sottili come i gusci d’uovo, ed egualmente collocati orizzontalmente. Altri siti sono composti di madrepore, di coralli e di conchiglie, e con gli strati, dello stesso ordine di quelli di Klein Spawen,

 (1)  Ved. De Luc.

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si stendono per la doppia catena delle colline in mezzo agli strati di sabbia da Tongern sino a Mastricht. La sabbia delle colline, ove si trovano molti prodotti marittimi, ed anche della maggior parte de’ monti calcari(1), è nitrosa, e le conchiglie non hanno punto cangiato. Quivi dunque è, confessa anche De Luc(2), una gran catena di colline formate nel seno del mare, vissero copiosissimamente gli animali marittimi, ed ove null’altro ritrovasi di calcare fuorché i gusci di conchiglie. È quindi una conseguenza naturale, che queste colline devonsi essere formale, durante l’ultima rivoluzione del mare, mentre non avevano il tempo onde cangiarsi in calce, per cui richiedonsi molti secoli e molte rivoluzioni, onde sfrantumarle; ma il signor de Luc si studia di osservare, che sussistono altre colline di natura calcarea in vicinanza di queste, mentre in quanto al numero delle rivoluzioni, dovrebbero essere state sottoposte ai medesimi avvenimenti.

 (1)  Ved. De Luc.

 (2)   Ibidem.

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Questa però è una supposizione arbitraria, mentre possono aver sussistito prima; poiché la natura ci reca i dati di una sussistenza anteriore, o servono forse questi dati per sostenere che le colline, di cui parliamo, non abbiano una origine più recente. Ciò chiamerebbesi non voler vedere(1).

L’intera Olanda è senza dubbio un paese abbandonato dal di modo che Lulof, il quale non opinava pel decrescimento dell’acqua, dovette confessare(2) essersi formata gran parte della sua patria dalla sabbia e dalla belletta condottavi da’ fiumi. Parlando egli del suolo di Amsterdam, di cui nomina esattamente gli strati, dice(3): «benché io non possa sostenere che queste conchiglie siano avanzi del diluvio, confesso

 (1) Sappiamo che De Luc, come Browallius concedendo che l’acqua s’abbassi gradatamente temettero d’intaccare la Biblia, e la religione.

 (2)   Enleitung in die mathem. und physc. Kentniss der Erdkugel, tradotto dall’Olandese da Kaestner §. 431, pag. 388.

 (3)   Lulof. ibid. §. 429. pag. 384.

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non ostante che sembrano indicare un tempo in cui questo paese fu dominato dal mare. Anche in altri luoghi assai più distanti dal mare, si ritrovano simili conchiglie e produzioni marittime, che si scavano unite a varie altre cose, come monete romane, antichità tedesche poste sopra e sotto di esse; dobbiamo quindi supporre che le conchiglie non giacciono quivi sino dal diluvio universale».

Oertel, Chifflet e Leibnitz(1) asseriscono, che le sponde della Piccardia siano slate sott’acqua sino a’ tempi di mezzo, e che vi era un porto ove giace Sant’Omer. L’intero suolo di Verin (parte dell’antica Normandia) contiene sabbia e conchiglie marittime. In tutti i gabinetti si trovano conchiglie scavate a Chaumont. Lo stesso è delle regioni della Tourraine della Champagne, particolarmente di Courtagnon vicino a Reims, della regione di Soissons, anzi di quelle intorno a Parigi, come a Grignon ed altrove. Tutti questi paesi ci forniscono de’ dati di

 (1)  Protogaea §. 40 trad. p. 109.

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uno stato di acqua non tanto rimoto, quanto si potesse crederlo, poiché le conchiglie ivi trovate non hanno sofferto quasi alcun cangiamento. Sembra che da poco siano state abbandonate dall’acqua, mentre simili banchi di conchiglie trovate altrove, sono unite al marmo o ad altre pietre calcari dure e compatte(1).

La stessa osservazione si è fatta in Hamptonshire in Inghilterra(2): Winchelsee e molti altri paesi altre volte forniti d’un porto, giacciono ora distanti dal mare.

La Biscaglia, l’Asturia, la Gallizia contengono segni dello stato dell’acqua ne’ tempi di mezzo; il suolo vi è sassoso e disuguale; le colline coperte di boschi cangiansi con prati e regioni sassose, ove non cresce nulla.

Kalm, il quale non opinava volontieri per la diminuzione dell’acqua, scrive non ostante ne’ suoi viaggi d’America(3): «è difficile

 (1)   Deny Montfort, Storia naturale, particolare e generale de’ Molluschi, tradotta da Funke con annotazioni. Vol. 1. p. 27, e 28. Amburgo 1803.

 (2)   Ibidem.

 (3)  Non avendo presentemente l’originale alla mano, [249] devo tenermi a ciò che ne estrasse Brovallio per tutt’altro fine §. 108. p. 255, 259.

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di aver nell’America settentrionale delle notizie sicure, se l’acqua vi cresca o diminuisca, oppure se vi resti in uno stato eguale. Essa è coltivata dagli Europei da poco più di 150 anni, e prima era come un deserto. Sulle sponde è il gran flusso e riflusso che impedisce di fare in breve tempo delle osservazioni sicure. Dicesi che alcuni selvaggi abbiano udito da’ loro padri, essere stata tutta la terra coperta di acqua, sino alle sommità più alte de’ monti(1). Scavandovi dentro terra sino a 10, 20, o 60 piedi, e varie miglia distante dal mare, si trovano conchiglie di ostriche, e gusci di testacei che unicamente vivono nel mare; anzi di queste conchiglie se ne scoprono abbondantemente sino alle sommità delle così dette montagne Turchine. Spesso anche si trovano dentro terra, sino a 2 e 3 tese in direzione perpendicolare collocate una sopra l’altra. Così, scavandovi pozzi, cantine o altri

 (1) Più troviamo nel viaggio di Charlevaix verso l’America tom. IV. pag. 146.

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fossi, si trovano gran pezzi di alberi, molte noci conservate e di varie specie, pini, nocciuoli, pezzi di legno a metà bruciati, cucchiai e piatti de’ selvaggi, come pure della melma mista con legno, con tronchi e rami colle foglie e con canne(1). Accade spesso che avendo scavato sino a 16, 20, o 50 piedi in mezzo ad un terreno misto di sabbia, si è scoperta la melma suddetta che odora come qualunque altra belletta, ed è talvolta salata».

«Osservando tutto ciò con maggior attenzione si conchiude, che tale avvenimento non può essere stato cagionato dalla diminuzione dell’acqua, ma dal diluvio generale(2), o da un ingrandimento di terra. In tal guisa scopresi chiaramente nell’America settentrionale, che la terra si aumenti, e s’ingrandisca annualmente sulla riva e sull’imboccatura de’ fiumi; anzi possiamo dire con sicurezza, che la maggior parte della Nuova Jersey sia stata formata

 (1)  Tutto ciò non può derivare da un tempo molto rimoto, ma al più da due secoli.

 (2)  Ed i cucchiai, i piatti de’ selvaggi, le frondi, e la legna bruciata?

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da un simile ingrandimento di terreno mediante la melma e la terra depositata dalla Delaware. Quello il quale ha dimorato per qualche tempo presso l’imboccatura di que’ fiumi, e sulle sponde marittime di New Jersey presso il Capo May, applaudirà facilmente alla mia asserzione. Questa è la cagione, per cui scavando de’ pozzi ec. in New Jersey, si trova dappertutto una quantità di gusci, di ostriche, di conchiglie e di lumache, e varie altre cose singolari». 

Tutti gli abitanti della Pensilvania sanno, che questo ingrandimento non accade presso di loro, mentre i fiumi di questo paese, e di altre colonie inglesi dell’America settentrionale sono meno profondi(1) che per lo passato, come provano chiaramente le misure fatte da’ geometri da 70 in 80 anni a questa parte(2). D’altronde nessuno

 (1)  Se i fiumi sono meno profondi, senza perciò esser diventati più larghi, devono conseguentemente condurre minor quantità di acqua al mare, per cui questo, dovendo perderne continuatamente come prima, deve abbassarsi.

 (2)   La cagione è singolarmente inventata.

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ignora che all’arrivo degli Europei nell’America settentrionale, tutto il suolo era coperto di vaste selve e di muschio; sciogliendosi quindi la neve di primavera, o piovendovi nell’estate, poteva esservi condotta poca terra verso i fiumi. Ma ora essendo coltivato il terreno e reso più sotto, la neve sciolta e la pioggia ne conducono in quantità verso i fiumi, e riempiono il fondo di essi».

«Ma cosa direbbesi se per lo passato gli alberi stavano più folti sulle rive de’ fiumi, e che nella primavera ne furono strappati moltissimi, traendo seco pezzi interi di terreno? Inoltre volendo far valere le ragioni di Kalm, dovrebbero i fiumi diventare più larghi a misura che il fondo di essi si riempie di melma; ma di questa particolarità non si è fatta menzione. Supposto anche che ciò sia, è d’altronde noto che l’acqua dentro un vaso profondo svapori più lentamente che dentro un piatto. I fiumi adunque, ridotti ad una maggior estensione, perdono così una quantità maggiore di acqua, che quando scorrono dentro un letto profondo, e non ricevendo essi nuova affluenza, dovrebbero condurre meno acqua che prima.

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Il mare si ritira visibilmente sulle sponde dell’Islanda. Nella regione di Lima, si vedono chiaramente i segni dell’antico stato dell’acqua che prima giungeva 3, sino a 4 miglia più dentro terra. Anche l’intera costa del seno Arabico porge un segno evidente, che l’acqua vi ha ristretto il suo dominio.

Il seno Persiano si estese una volta sino alla città di Hire, che in oggi n’è molto distante(1). Anche nel mare del sud sembra che l’acqua sia calata considerabilmente. Abbiamo già fatto menzione di alcune osservazioni decisive sul proposito(2), ma non ostante accenneremo le proprie parole di Forster(3). «Per quanto sia sicuro, che i vermi ne’ Litofiti, che costruiscono quasi in ogni mare, e particolarmente nel Pacifico, le loro abitazioni mirabili di una sostanza petrosa, non possano vivere fuori dell’acqua, laonde

 (1)  Auct. orient. ap. Otter Voyage en Turq. et en Perse tom. I, pag. 161.

 (2)  Geograf. fis. Vol. I., II. e III.

 (3) Bemerkungen über Gegenstaende der physischen Erdbescreibung auf einer Reise um die Welt pag. 124, 126, ec.

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non innalzano mai la loro costruzione sopra il livello dell’acqua in tempo di riflusso; non di meno trovammo addì 3 luglio 1774, sul banco che circonda l’isola delle Tartarughe, alcuni banchi di litofiti della circonferenza di 55 in 56 piedi, i quali soprastavano all’acqua, ed ove non dominavano più le onde del mare, vedevasi un principio di vegetazione. Se il flusso coprisse questi banchi, dovrebbe inondare anche la metà dell’isola fornita di boschi ed abitazioni. Questi banchi dunque devono essersi innalzati sul mare, oppure deve il mare essersi abbassato. Sulle parti est e nord delle isole della Società giace gran numero di isole basse innalzate sopra l’acqua, e coperte in tutti i siti asciutti di palme di cocco, e di erbe antiscorbutiche». Tutte queste isole non potevano essere innalzate da questi vermi a maggior altezza, e neppure essere coperte di sabbia, che al più sino a quel livello, ove giunse il riflusso del mare. Ora sono esse elevate sopra il flusso ed abitate; sarà quindi difficile che tutte debbano il loro innalzamento a qualche tremuoto, altrimenti dovremmo supporre che l’intero fondo del mare siasi inarcato. Un

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tale avvenimento però avrebbe cagionato delle straordinarie inondazioni, oppure un innalzamento sensibile e generale del mare, che finora non è accaduto. Quindi possiamo credere, che quelle isole siano comparse alla superficie per la diminuzione dell’acqua.

Anche il suolo della China sembra parlare in nostro favore. Esso ha tutti i segni di una terra appoco appoco abbandonata dall’acqua, tanto riguardo al declivio di esso, quanto riguardo alla qualità del suolo, e delle conchiglie che racchiude.

Il qui sopra esposto renderebbe superflua la supposizione di Montfort(1), che spiega l’abbassamento dell’Oceano settentrionale per le correnti che di là si dirigono verso il sud. Egli ritiene per deciso, che i mari con tutto il loro peso si spingono verso le terre del mezzo giorno, e le inonderanno coll’andar del tempo». I mari, dice egli, abbandonano sempre più le coste settentrionali per abbassare lentamente le sommità vulcaniche del mare Paeifico. «Quello però che da lui viene citato

 (1)   Montfort, Storia Naturale de’ Molluschi tom. I. pag. 27.

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come dimostrazione dell’inclinazione del mare verso il sud, è solamente una dimostrazione dell’abbassamento dell’Oceano settentrionale. «Riunendo, continua egli, le osservazioni fatte da tre secoli in poi, chi può fissare con sicurezza l’epoca in cui gli abitanti del littorale della Botnia passeggeranno con piede asciutto su quel fondo ove presentemente domina il mare. L’acqua abbandonerà il Sund, e ci offrirà i frammenti di molti tristi naufragi. Allora solcherà l’aratro il suolo dell’antico canale, e l’agricoltore seminerà in mezzo ad ogni specie di testacei».

Abbiamo parlato altrove dell’abbassamento del mare Glaciale sulla parte settentrionale dell’Asia, laonde non è più necessario farne menzione(1)

L’abbassamento del Mediterraneo è assai deciso(2), forse perché questo mare è conosciutissimo.

È noto, che presso il mare ove sbocca il Rodano, fu eretta una torre nel 1737, che presentemente n’è distante una lega e mezza.

 (1)   Geografia fisica vol. I. e II.

 (2)   Geografia fisica vol. II.

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È altrettanto certo che una gran parte delle sponde dell’Adriatico fu coperta di acqua ed era impraticabile per le paludi. Quelli che da Aquileia volevan recarsi a Bologna, dovevano fare un gran giro alla dritta, poiché il Po, l’Adige, e le altre acque che scorrono dalle Alpi e dagli Appennini, non avevano ancora formato il loro letto, sino a tanto che Marco Scauro regolò il loro andamento. Le terre acquistate in tal modo sono in alcuni luoghi d’Italia chiamate Polesine, come il polesine di Rovigo, proprietà antica della casa d’Este sull’Adige. Pignoria narra, che facendo il fondamento del chiostro di Sant’Elena in Padova siasi trovata un’ancora, ed in altri quartieri della città alcuni alberi da nave. È quindi probabile che un braccio giunse sino alle colline Euganee, ove è collocato il castello d’Este(1). Spina, posta in mezzo a Ravenna, ed Aquileia, e città marittima pel commercio dominatrice del mare, era già ai tempi di Strabone diventata città di terra, e non aveva più le ricchezze,

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il potere e la fama di una volta(1). È noto che Ancyra, presentemente Angora, come raccontano Strabone e Giustino, abbia preso il nome dalle ancore ivi trovate. Priene era ai tempi di Strabone una città marittima notabile nell’Asia minore(2), e presentemente giace molto nell’interno. La pianura fra essa e Mileto era un gran seno di mare. Hasselquist ha osservato chiaramente la diminuzione del mare presso Smirne, ma sopra tutto de Maillet, che passò la maggior parte di sua vita sulle coste maritime, cioè 16 anni in Egitto come Console francese, e 6 anni a Livorno anche come Console, e che inoltre ha visitato tutte le città del Levante, ed è morto finalmente a Marsiglia: Egli ha descritto questo decrescimento in modo da non lasciare più alcun dubbio sulla realtà del fatto(3). Sul Capo presso Cartagine, e nelle rocce di

 (1)   Strab. geogr. Lib. V. ed. Casaub. seconda da pag. 214, R.

 (2)   Geograf. XIV, ed. Casaub. seconda, pag. 636, C. D.

 (3)   Stockolm, Gelehrte Zeitungen del 1750 num. 73 pag. 289. seq.

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Alessandria e di S. Jean d’Acre, trovò ancora l’imboccatura de’ canali per cui scorreva via l’acqua marina. La roccia Grimaldi presso Genova, ed un’altra fra Agde e Narbonne, si erano innalzate sopra il livello del mare in meno di 100 anni. Si contemplino, continua Maillet, le rocce ripide sulle coste della Provenza, e di Genova fra Sestri di Levante e Porto Venere; dappertutto si scoprono de’ luoghi ove giunse il mare, e che presentemente li ha abbandonati. Vediamo quivi le stesse conchiglie che si attaccano in que’ siti ove dominano ancora le onde, ma esse sono diventate più bianche, come anche la rocce che gradatamente si innalzano sopra il mare. Finalmente si scoprono in alto varie cavature simili a quelle che fa l’acqua, nelle parti più tenere delle rocce, mediante l’urto delle onde(1). Egli sostiene che si possa osservare

 (1) Nel suo Telliamed aux entretiens d’un philosophe Indien, avec un missionaire françois sur la diminution de la mer, la formation de la terre, l’origine de l’homme, etc. mis en ordre sur les mémoires de Feu M. de Maillet p. J. A. G. a Bas. 1749. 8.

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sulle rocce la misura della diminuzione dell’acqua, almeno da mille a mille anni, e ciò mediante il colore che si estende dal basso in alto, e le conchiglie ivi attaccate. L’alta roccia del promontorio presso Ceuto è coperta di una crosta di conchiglie che vi si attaccarono in diverse epoche, quando vi dominava ancora il mare. Anche quivi osservasi la differenza del colore, abbenché non sia tanto sensibile, quanto sulla costa di Genova, mentre gli strati che compongono il monte sono di eguale durezza.

Quello che dissero Browallius e de Luc(1), contro queste osservazioni, distruggono difficilmente ogni esperienza, mentre ciascheduno può convincersi, che anche i laghi, i fiumi ed i ruscelli si sono diminuiti, e diminuiscono sempre.

Non dobbiamo accennare qui né il Xanto, né il Simois descritti dagli antichi come grandi fiumi, e ora da noi riconosciuti per ruscelli di poco rilievo(2); né i vari laghi diseccati e

(1)  Lettere fisiche e morali sulla storia ec. vol. I. Lettera 41-46.

(2) Otter, Voyage en Turquie et en Perse tom. II. pag. 336.

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sulle rocce la misura della diminuzione dell’acqua, almeno da mille a mille anni, e ciò mediante il colore che si estende dal basso in alto, e le conchiglie ivi attaccate. L’alta roccia del promontorio presso Ceuto è coperta di una crosta di conchiglie che vi si attaccarono in diverse epoche, quando vi dominava ancora il mare. Anche quivi osservasi la differenza del colore, abbenché non sia tanto sensibile, quanto sulla costa di Genova, mentre gli strati che compongono il monte sono di eguale durezza.

Quello che dissero Browallius e de Luc(1), contro queste osservazioni, distruggono difficilmente ogni esperienza, mentre ciascheduno può convincersi, che anche i laghi, i fiumi ed i ruscelli si sono diminuiti, e diminuiscono sempre.

Non dobbiamo accennare qui né il Xanto, né il Simois descritti dagli antichi come grandi fiumi, e ora da noi riconosciuti per ruscelli di poco rilievo(2); né i vari laghi diseccati e

(1)  Lettere fisiche e morali sulla storia ec. vol. I. Lettera 41-46.

(2) Otter, Voyage en Turquie et en Perse tom. II. pag. 336.

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La Vistola, 300 anni sono, era ancora praticabile per le navi inglesi sino a Kalm, ove è ancora la dogana inglese. Al presente costa molta fatica agli abitanti di Danzica di conservare nella Vistola la necessaria profondità pe’ bastimenti. Presso Thorn si traversa talvolta la corrente con cavalli e con vetture. Presso il villaggio di Gurske, un miglio sotto Thorn si è passato questo fiume anche a piedi. I larghi banchi di sabbia che si trovano in questo fiume, aumentandosi annualmente, e confinando molto colla riva, potrebbero essere facilmente divisi onde formare il vero dello del fiume. Sembra però che questa corrente avrà presto la sorte del Manzanares, del quale disse un francese quando ne scoprì il magnifico ponte(1) nella città di Madrid «sarebbe meglio vendere il ponte, e comprare con questa somma l’acqua pel fiume». Le antiche sponde della Vistola sono ordinariamente

(1)   Questo ponte è chiamato Puente de Segovia; lo Scherzo era tanto più a proposito, mentre l’acqua buona, particolarmente l’acqua del Rey, è cara a Madrid. Il ponte è lungo 1100 passi, e per 700 passi largo di 22.

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alte 60 in 70 piedi, e qualche volta un mezzo miglio geografico distante dall’attuale corrente. Le striscie che vi corrono paralelle possono essere riguardate come segni dell’antico giuoco della corrente. Ne’ tempi in cui questo fiume stendeva il suo letto sino alle montagne, molte regioni basse dietro ad esse devono essere state inondate come la Kujavia. Ancora vedonsi quivi molti canaletti diseccati e larghi, inclinati verso la Vistola, ove son secoli che arasi il terreno.

Probabilmente svapora maggior quantità di acqua nell’aria, di quella che vi ritorna sulla terra. La neve che si aumenta sopra monti, ed il ghiaccio che sempre più si accumula sotto i poli, devono necessariamente mettere una quantità di acqua fuori della circolazione. Gran quantità di acqua e di aria consumano gli animali e le piante, e sciogliendosi essi, renderanno difficilmente tant’acqua ed aria, quanta ne hanno consumata durante la loro sussistenza. D’altronde non è ancora deciso che l’acqua non si muti in terra. I presenti strati di terra attraggono fortemente alcune specie di gas. La pietra calcare contiene una quantità di gas acido

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carbonico, o aria mefitica, la manganese il gas ossigeno ec. L’anatomia de’ corpi animali ha fatto vedere chiaramente che i muscoli e la carne degli animali formano un’aria infiammabile; e che le ossa contengono molta aria fissa. Sembra dunque che non resti alcun dubbio sulla diminuzione dell’acqua, e sull’aumento della massa di terra(1). Quindi potrà giungere un’epoca in cui l’acqua, che presentemente occupa due terzi della superficie del globo, ed un terzo la terra, ne occuperà un terzo solo, e che il fiume di S. Lorenzo, e ’l Maranon diventeranno ruscelli, ed il mare Atlantico prenda l’aspetto del Maranon. Siccome la proporzione attuale di acqua è necessaria per formare la pioggia, o per mantenere l’equilibrio fra la

(1) Anche gli antichi avevano osservato questa diminuzione dell’acqua. Aristot. Meteorolog. II. 3, Herodot. Strab. Plin. in vari passi. Senec. Medeae Act, 2. sc. 3. Venient annis saecula seris, quibus Oceanus Vincola rerum laxet et ingens pateat in tellus, Typhisque nonvos delegat orbes: nec sit terris ultima Thule. Ovid. Met. Vidi factas ex aequore terras; et procul a pelaga conchae marinae. Et vetus inventa est in montibus anchora summis.

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perdita dell’acqua, mediante i fiumi, ed il guadagno in piogge; così potrebbe accadere che la terra si diseccasse. Se la terra poi si raffreddasse verso il centro, e se cessassero i vapori, perderebbesi anche l’atmosfera, e ritornerebbe nello stato in cui ci sembra essere la luna. Allora non troveremo le montagne della luna proporzionatamente più alte delle nostre, mentre misureremo le nostre, non più dal livello dal mare, ma dal più profondo abisso di esse.

5. Anche i venti influiscono molto sul cangiamento della superficie. Essi abbattono talvolta monti interi, particolarmente quando questi sono di un suolo leggero, e quando gli uomini vi hanno esterminato i boschi. Ciò accade spesso coi monti della Vistola, i quali sino alla fine del secolo decimo sesto, erano coperti di selve, ma il consumo del legname che fecero, specialmente gli abitanti delle città di Graudenz, Culm, e Thorn fece sì, che i bei prati, in mezzo alle colline boscose, furono coperte sempre più dalla sabbia di esse, e cangiaronsi in deserti di sabbia, che vanno sempre più dilatandosi, e che distruggono anche vari campi fruttiferi.

Nella bassa Brettagna v’è una grande striscia

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di terreno, la quale era ancora abitata nel 1666, ma sino da quel tempo è stata sempre più coperta di sabbia. Nel 1720 la sabbia erasi già innalzata sino a 20 piedi, e si scoprivano ivi solamente i cammini delle antiche abitazioni. Presentemente nulla si vede, e la sabbia si aumenta sempre più. Le Dune di sabbia(1) si estendono per la maggior parte delle coste di Francia, ma particolarmente sono molto estese fra l’imboccatura dell’Adour e della Garonna. L’intera costa è coperta di colline di sabbia, che ora più, ora meno si avanzano verso l’interno; e non essendo atte alla coltura, distruggono anche i vicini campi arati e le regioni abitate. I villaggi che 30, o 40 anni in dietro erano distanti un ottavo d’una lega dalle Dune, sono presentemente quasi inabitabili. Il villaggio di Mimizan, per esempio, malgrado ogni diligenza degli abitanti, è talmente coperto di sabbia, che la torre della chiesa è appena 60 tese distante dalle Dune. Inoltre le Dune impediscono anche lo

(1)  Penchet notizia sulle Dune, del seno di Gascogna; nel Monit. Univ. anno XI, num. 62.

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scarico dell’acqua nel mare, per cui nascono inondazioni e paludi che nuovamente impediscono la coltura. Il segretario di prefettura Tassin, nella sua relazione sopra le Dune del seno della Guascogna, ne cita vari tristi esempi. Il miglior rimedio contro questo male è la piantagione de’ pini. Così piantaronsi con buona riuscita i pini nel Bassin du Pilot, sopra 1200 iugeri di Bordeaux, e ’l progresso della sabbia fu arrestato. Volendo nell’intera regione, che secondo il calcolo dell’ingegnere Bremontier importa 111,400 ettametri, piantare de’ pini, richiederebbesi un fondo di 8,000000 di franchi: le spese però darebbero in seguito un ricco introito.

Simili inondazioni di sabbia si osservano anche presso Downham in Suffolk(1). Nell’istesso modo svanirono varie città antiche e moderne nell’Africa. Le selve sotterranee sembrano essersi approfondite in parte per cagione di questi flussi di sabbia. In Inghilterra si sono trovati degli alberi sedici piedi sotto terra, sotto i quali giacevano delle medaglie 

(1)   Thorn Wrigt nel Philos. transact. abridg. de Lowthorp, vol. 2 . pag. 455.

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coniate ai tempi di Giulio Cesare: da ciò potrebbe conchiudersi, che non vi vogliono tanti secoli, perché accadano simili cangiamenti notabili. Fra quegli alberi trovati ve n’erano ancora alcuni già tagliati. Gli strati diversi di terra vegetabile e di sabbia avranno forse tratto origine da inondazioni di sabbia, e di nuova coltura del terreno ec.