DOTTRINA ELEMENTARE
DELLA GEOGRAFIA FISICA
PARTE II
CAPITOLO IV
ALCUNE OSSERVAZIONI SUI CORPI ORGANICI CHE TROVANSI SULLA TERRA
III
Il regno animale
Indice
III. capitolo della prima parte
Dell'atmosfera
Sezione seconda
Movimento dell'atmosfera
Sezione terza
Meteore
Sezione quarta
Della temperatura e della relazione di essa colla natura e situazione de' vari luoghi
Parte II
Capitolo primo
Causa de' cangiamenti accaduti sulla superficie della terra
Capitolo secondo
Monumenti di alcune catastrofi che ha sofferto la terra
Capitolo terzo
Alcune idee intorno alla storia della terra
Capitolo quarto
Alcune osservazioni sui corpi organici che trovansi sulla terra
I. Comportamento de' corpi organici
II. Le piante
III. Il regno animale
I. L'uomo
II. Degli animali somiglianti all'uomo
III. Degli altri animali mammoferi
IV. Degli uccelli
V. Degli anfibi
VI. De' pesci
VII. Degli insetti
VIII. De' vermi
Capitolo quinto
Del metodo
IV
Degli uccelli
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Per quanto sia varia e la formazione, e la maniera di vivere de’ quadrupedi, altrettanti però ve ne sono corrispondenti fra gli uccelli. Anche il domicilio di questi è più limitato, poiché non v’è neanche un solo uccello che viva sott’acqua, come i cetacei, o sotto terra come la talpa.
Tutti hanno il corpo coperto di penne, hanno due piedi, due ale, un becco corneo, sono senza denti, senza vestimenti esterni degli organi dell’udito, per cui si distinguono da tutti gli altri animali.
Le penne collocate regolarmente dentro la pelle, e penetrate di molto grasso, hanno due parti principali, cioè il cannoncino, e il colore; la parte inferiore della penna è vuota, e fornita di una larga tessitura cellulare, che condensatası sino ad una specie di midolla secca, riempie la parte superiore di essa. Le penne lunghe e forti nelle ale si chiamano remiges. Esse, essendo stese le ale, formano come piccoli ventagli, e servono molto perché l’uccello
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possa innalzarsi in aria. Que’ pochi uccelli che ne sono privi, come lo struzzo, il casuar, i pinguini ec., non possono volare. Le penne più grandi della coda servono di remo. Anche queste mancano ad alcuni uccelli, come al casuar, al colymba ec. Le altre penne servono di coprimento. Esse sono non solamente leggere, e più alte de’ capelli per resistere contro l’umidità; ma pure possono essere riempiute di aria, ed essere scaricate poi, mentre stanno in comunicazione immediata colle cellule grandi della cute, e sparse, parte sotto le spalle, parte sollo la pelle, e nel ventre degli uccelli. Queste cellule comunicano colla gola, o coi polmoni, e possono ad arbitrio essere caricate di aria. Le ossa delle spalle sono prive di midollo per l’istesso motivo. Ad alcuni uccelli serve di ricettacolo d’aria anche una parte del cranio, e ad alıri l’immenso becco.
La voce degli uccelli che cantano è assai varia, melodica, e piacevole. Ben presto ci riesce noiosa una melodia che sentiamo troppo frequente, ma non il canto dell’usignuolo, dell’allodola, del canarino, poiché non possiamo ridurlo ad una regola. Sembra che gli uccelli non abbiano ricevuto dalla
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natura la melodia come istinto, ma l’imparano da’ parenti, perché i giovani canarini essendo in compagnia de’ lucherini cantano come questi, e viceversa. Possiamo insegnare varie melodie agli uccelli, ed in fatti si sono date alcune accademie musicali co’ monachini. La gola degli uccelli è organizzata particolarmente, onde produrre il canto, e la loro laringe non sta nella parte superiore della gola, cioè sotto le radici della lingua, come ne’ mammiferi e negli anfibi, ma alle due estremità della trachea, ed è divisa in due parti.
Molti uccelli cangiano il loro domicilio secondo le stagioni. La maggior parte di essi, come anitre ed oche salvatiche, cornacchie, mulacchie cc., non viaggiano molto lontano, ma bensì altri che abitano fra di noi, come le rondine, le grue, le cicogne, le quali nell’autunno intraprendono viaggi lunghissimi al di là del mare, e sopra una parte considerabile del globo, passano l’inverno in regioni più calde, e ritornano la primavera per covare presso di noi. Questi uccelli si chiamano uccelli di passansi. Ancora si questiona sopra i loro lunghi tragitti. Guenau de Monbeillard, collaboratore di
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Buffon, riporla tutte le ragioni sulla partenza delle rondini(1). Dames Barington al contrario dimostra caldamente che esse dormono durante l’inverno(2). Dell’isiesso valore sarà anche la testimonianza di Regh a Bolga, il quale narra che nel mese di gennaio 1729, i pescatori del villaggio di Sarkau, pescando nel mare Baltico, abbiano preso nella rete una cicogna, che, portandola poi dentro la stanza calda, ritornò in vita dopo un’ora. Riguardo a questi racconti dobbiamo fare attenzione particolarmente sulla specie delle rondinelle che si vuole aver trovate. Alcune rondinelle, come la domestica con i piedi bianchi e ruvidi, e la terrestre, forse restano intirizzite durante l’inverno, o almeno se ne sono trovati de’ gruppi intieri ne’ fossi di città ed in altre acque; negli alberi vuoti e ne’ buchi di sabbia. Il naturalista Kollison trovò nell’inverno affatto vuoti que’ buchi ove le rondinelle si trattennero d’estate. Altre specie viaggiano sicuramente,
(1) V. Histoire des oiseaux vol. 17 p. 857.
(2) V. Le sue Miscellanies p. 225, e Memoires of the American academy of arts, and sciences, Boston vol. I. p. 496, vol, ll. part. 1. p. 93 e 94.
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poiché si sono vedute stormi interi passare sopra il mare; e Adanson le ha vedute giungere sul Senegal. Sono rarissimi gli esempi che le grue e le cicogne siano restate intirizzite presso di noi durante l’inverno, e quindi possono essere riguardate come eccezione della regola. Ma cosa sospigne gli uccelli ad emigrare? La mancanza di nutrimento no, poiché molti, come il cuculo e l’usignuolo, partono già nel settembre in tempo della maggior abbondanza presso di noi, e d’altronde sarà difficile che prevedano una futura mancanza: nemmeno il cangiamento della stagione, che in quell’epoca è spesso favorevolissima. Deve dunque sussistere una causa che agisce sopra i loro sensi, e la di cui impressione le guida sino all’oggetto presentito. Reimarus crede, che vadano incontro alle traspirazioni piacevoli: e volendo supporre, che la cagione nasca dalla corrente di aria infiammabile osservata da Kirwan, che nella primavera sino all’autunno spira dal nord al sud, е nell’autunno sino alla primavera dal sud al nord; dobbiamo osservare che solamente la cicogna sembra innalzarsi sino a quell’altezza. La maggior parte degli altri uccelli
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passa poca altezza sopra la terra; ed i corvi e le mulacchie ec., come anche alcuni uccelli acquatici, passano dall’oriente all’occidente, ove restano durante l’inverno. È sicuro che negli uccelli agisce un effetto barometrico, ma quale? È rimarcabile che i vecchi fra essi sono sempre la guida, e che ciascuna schiera prende una via particolare. I piccoli pare, che per aver cambiato troppo tardi le penne, o essendo restati in dietro durante il viaggio, non trovano più la guida né in loro stessi né fuori di loro, vanno vagando, ed ordinariamente periscono. Vi vuole naturalmente del tempo, prima che gli uccelli giungano in regioni ove trovino il loro nutrimento e la temperatura che loro conviene. Essendovi arrivati, girano da una parte all’altra senza stabilirsi in un sito fisso, come osserviamo negli uccelli di passaggio, che restano presso di noi durante l’inverno(1).
Quasi tutti si accoppiano in tempo di primavera, e pochi nell’inverno, come il becco in croca nel tempo più freddo dopo
(1) Fuchs. profess. A Elbing. Was leitet die Fugvoegel beyzihren Wanderungen. Koenisberg 1801. 8 pag. 31.
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Natale. Il pollame non ha tempo fisso: alcuni si uniscono in tempo della generazione, altri, come le colombe, vanno sempre unite. Il pollame vive in Poligamia.
La femmina resa feconda è spinta dall’istinto a pensare all’avvenire. Il luogo ove colloca il nido, i materiali co’ quali viene costrutto, e la forma ora più, ora meno artifiziosa, va d’accordo coi bisogni e col carattere dell’uccello(1). Il numero delle uova è diverso secondo le specie. Alcuni uccelli acquatici covano tutte le volte un uovo solo. Il colombo e la maggior parte delle colombe due. Il gabbiano tre, il corvo quattro, il fringuello cinque, le rondinelle sei sino ad otto. Le galline domestiche, levando loro le uova a poco a poco, ne fanno sino a 50 e più, senza che vivano col gallo, di modo che sembra essere un’azione arbitraria. Il guscio dell’uovo è di natura calcare, e le galline, per non far uova con gusci troppo teneri, devono mangiare materie
(1) V. Wirsing, Sammlung von Nestern und Eiern verschiedener Vog., descritte da Günther. Norimberga 1772 fol.
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calcari, che rendono anche più carico il torlo.
È rimarcabile di trovare qualche volta un uovo di gallina con guscio doppio. Lichtenberg che ne esaminò uno, ne ha dato notizia nel Magazzino di Gotha(1). Un altro si conserva nella Biblioteca del Ginnasio Accad. di Thorn: esso è doppio come quello di Lichtenberg.
La formazione dell’animaletto, che ne’ mammiferi fassi nel ventre dalla femmina, si effettua negli uccelli nell’uovo già fatto, mediante il calore animale o il calore del sole, oppure mediante qualunque altro calore artificiale. Lo struzzo pone le sue uova nella sabbia, e le abbandona a’ raggi solari. Vi sono esempi che uomini covino le uova nel seno(2), e ne abbian fatte anche covare da’ capponi e da’ cani. I forni per covare il pollame furono in uso nell’Egitto sino da’ tempi rimotissimi. Il pulcino sviluppasi nell’uovo anche mediante il calore di una lampada; e siccome la macchina di Hollmann
(1) Ved. Magaz. di Gotha vol. I. quint. 2 ed. 2 pag. 83.
(2) Ved. Magaz. di Gotha vol. I. quint. 2 ed. 2 pag. 83.
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è facile a costruirsi, e di poca spesa; e siccome è interessante ed istruttivo tale trattenimento, merita di conoscerlo da vicino(1). Si sono covate delle uova anche nel letame riscaldato(2). Il cuculo, come si sa, pone il suo uovo nel nido del pettirosso, e del reattino, i quali, per covare quest’uovo più grande, gettano i loro propri fuori del nido. Il cuculo ne fa ogni otto giorni uno, e lo pone sempre in un nido diverso. La cagione per cui il cuculo non cova lui stesso, sta forse nella tardanza dello sviluppo dell’uccellino.
Il torlo non è solamente meno pesante dell’albume, ma pure è più leggero alla superficie, ove nasce il pulcino, di modo che in ogni posizione dell’uovo, questo punto (cicatricula) si avvicina al ventre dell’uccello che cova. Il primo segno del pulcino scopresi dopo le prime 12 ore
(1) Hollmann Unterricht von Barometern und Thermometern. Gotha 1783. 8 p. 205, 271.
(2) Arist. hist. animal VI. L’art de faire eclorre les oiseaux domestiques par M. de Reaumur. Par. 1741. 12 vol. 3. Copineau ornitotrophie artificielle. Par. 1780. 12.
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del covare, ed in 24 ore vedesi il punto Saliens, ovvero il movimento del cuore, ancora imperfetto e simile ad un ferro di cavallo, e ancora privo di sangue. Dopo 48 ore si vedono due vesciche battenti con sangue (il ventricolo sinistro e la base della grand’arteria). Dopo 50 ore si osserva un’auricola del cuore, ed il cuore assomiglia ad un laccio. Il battere si nota prima nell’auricula, e poi nel ventricolo, e finalmente nell’aorta. Dopo 70 ore si scoprono le ale e due vesciche sulla testa, una pel cervello e una pel becco, cioè per la parte anteriore, e per la posteriore della testa. Verso la fine del quarto giorno si avvicinano le due auricule visibili al cuore. L’auricula veduta in principio ha quasi due corna, che si riconoscono per orecchi. Dopo 96 ore il fegato, e dopo 131 si vede il primo movimento spontaneo; dopo 138 si producono i polmoni e lo stomaco; dopo 142 gl’intestini, i rognoni e la mascella superiore. Dopo 144 due ventricoli e due gocce di sangue in luogo di uno veduto antecedentemente. Dopo 168 ore il cervello è glutinoso. Dopo 190 il becco è aperto, si vede della carne sul petto. Dopo 194 si vede l’osso pettorale. Dopo 236 il fiele è verde, e
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tirando il pulcino fuori dalle pellicole in cui è involto, si muove sensibilmente. Dopo 240 si vede la materia per le penne, ed un cranio cartilaginoso. Dopo 264 due masse per gli occhi; dopo 338 le coste; dopo 350 la milza presso lo stomaco, ed i polmoni avanzati verso il petto; dopo 355 si apre e si chiude spesso il becco; e dopo 451 si sente la prima voce del pulcino.
La prima figura dell’uccello nell’uovo, come noi l’osserviamo, è dunque infinitamente diversa dalla sua forma compita, confrontandola con quella del mammifero appena concepito, e dalla sua formazione in seguito. Possiamo dire con Blumenbach(1), che il pulcino nell’uovo giunge alla sua figura completa, mediante la metamorfosi, tanto riguardo agl’intestini, quanto al cuore ed alla formazione totale.
Gli uccelli a confronto dei mammiferi giungono ad una età vecchissima. Sappiamo che acquile e pappagalli, anche nella
(1) Handbuch der Naturgeschichte, 6. ediz. p. 140, annot.
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prigionia, vivono più di 100 anni, e i cardellini più di 24.
La formazione de’ piedi degli uccelli è conforme alla loro dimora, come anche quelli dei mammiferi. La maggior parte gli ha sciolti e sta nella classe degli uccelli terrestri, ed alcuni gli hanno legati, e sono chiamati uccelli acquatici. I terrestri si dividono 1. in uccelli di rapina (accipitres); 2. uccelli con becchi grandi (levirostres); 3. Pichi; 4. corvi con becco stretto e lungo (coraces); 5. uccelli che cantano (passeres); 6. gallerie (colombe); 7. uccelli inabili al volo (struthiones). Fra questi ultimi si nota lo struzzo, il causar ed il dudu ec.; ma l’ultimo è intieramente estinto dopo le relazioni dell’abate Morell, che nella patria di (l’isole di Francia, e di Borbona) ne fece esatte ricerche senza trovarlo. Il museo britannico ne possiede ancora una gamba, ed il gabinetto di Ahsmol in Oxford una testa. Una bella figura di esso trovasi nelle rappresentazioni degli oggetti di storia naturale di Blumenbach, tavola 35, e ne’ suoi supplementi alla storia naturale pag. 28, ove si leggono varia altre osservazioni giustissime sull’estinzione di alcune specie di animali.
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Gli uccelli acquatici distinguonsi in grallae, come il beccarivale, la grue, la beccaccia ec., ed in anseres.
Gli uccelli sono animali importantissimi per l’economia della natura, e possono in certo modo chiamarsi gl’inservienti della polizia di essa. Essi distruggono una immensa quantità d’insetti e di vermi, ed anche di sorci campestri, serpenti, ranocchie, lucertole, corpi putridi ec. Propagano il traspiantamento delle piante e la traslocazione degli animali. Sappiamo almeno, che le uova de’ pesci vennero da essi portale nell’acque, ove si svilupparono e produssero di seguito una quantità di pesci. Nessun uccello, e nessun mammifero è velenoso. Ma tanto più si trovano degli animali venefici da tre sino a quattrocento specie di anfibi.