VII
Degl’insetti

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Gl’insetti hanno il loro nome dalle cosi dette incisioni del loro mediante le quali la testa sembra divisa dal tronco, е questo dal ventre. Tutti hanno delle antenne alla testa, le quali sono articolate alla

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radice e divise in vari membri, e di figura assai variata(1). I piedi sono di natura cornea, articolati ed almeno in numero di 6; in alcuni però di 50. Oltre di questo hanno esse poco di comune fra loro, regna grandissima varietà, che difficilmente si osserva negli altri animali. Il maschio differisce spesse volte dalla femmina da far credere che sia di specie diversa. La lucciola femmina, per esempio, che striscia per tutta la sua vita sulla terra, è fecondata da un insetto con quattro ale. Anche la copertura esterna è assai varia. Molti sono forniti di una corazza cornea composta di vari pezzi, de’ quali uno si muove sopra l’altro: laonde questi animali sono assicurati contro molti accidenti. Alcuni sono coperti di peli; molti hanno l’astuccio delle ali; alcuni hanno due ali, altri quattro; quelli di due le hanno formate come una membrana fina e trasparente, sulla quale risplendono i più belli colori dell’iride, come le ale della mosca. Altri ancora sono coperti di polvere in forma di bellissime pennette colorite,

(1) Lebermueller mikroskopische gemüthsergoetzungen tom. 1 tav. 76.

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che facilmente si attaccano alle dita. L’ala sulla quale si trovano tali pennette è una membrana trasparente, piena di piccoli buchi collocati regolarmente, simili alle foglie delle piante.

Gl’insetti differiscono assai dagli altri animali riguardo alla costruzione de’ loro sensi, ed in conseguenza anche forse alla sensazione. Sono particolarmente ammirabili gli occhi di essi, che si contano talvolta a migliaia in un solo insetto. Sopra ciascun lato della testa di una farfalla, di uno scarafaggio ritrovasi un corpo prominente semisferico che, contemplandolo con un microscopio mediocre, sembra granito. Ciascuno di questi corpi semisferici è una vera cornea composta di moltissime altre più piccole. Le cornee degli insetti sono, secondo le specie, sempre colorite di nero, di bruno, di bigio, e di colore di rame. Alcuni risplendono come oro, altre co’ più belli colori dell’iride, e molti luccicano nell’oscuro come carboni accesi.

Ciascuna di queste piccole cornee è un occhio propriamente detto, fornito del nervo ottico, e di tutte le parti necessarie

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al modo con cui vedono gli insetti. Di tali occhi se ne contarono nella testa di uno scarafaggio 6362, di una mosca 16000, e di una farfalla 34640.

Sin’ora non si è potuto ancora scoprire negli insetti il senso dell’udito; ma esso non deve loro mancare, poiché si chiamano quando vanno ad accoppiarsi. Non si conosce neppure il senso dell’odorato, benché alcuni lo abbiano finissimo. Baster crede che questo senso debba cercarsi nelle piccole aperture, che si trovano su d’ambidue i lati del corpo, ma particolarmente ne’ vasi di aria che da ciascuna di queste aperture corrono verso la testa. L’opinione non è affatto inverosimile, poiché l’odorato non può sussistere, che mediante la comunicazione dell’aria.

È anche singolarissima la propagazione degl’insetti. Molti fra le api, e fra gli altri dell’istessa faniglia, sono privi di sesso. Fra i pidocchi delle piante si osservano molti ermafroditi; e vi sono alcuni ermafroditi che bastano essi soli a propagarsi, come il monoculus opus(1). Altri che non si possono

(1)  Dietro il magaz. di Stralsund. vol. I. p. 230. 

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fecondare da sé, si uniscono scambievolmente tra loro, e generano o fanno generare. La maggior parte degl’insetti fa uova, altri partoriscono i figliuoli vivi, altri ancora sono ora ovipari ed ora vivipari, ed altri finalmente generano senza essere stati fecondati. Tutte queste singolarità le ritroviamo ne’ pidocchi delle piante. Spesso partoriscono i figli vivi. È facile di vedere come si accoppiano; prendendo, per esempio, un giovane di questi pidocchi, e mettendolo solo dentro un vaso di vetro, di modo che nessun altro della sua specie possa avvicinarsi, partorisce non di meno, quando è giunto ad una certa grandezza, e in pochi giorni vive una famiglia numerosissima. Facendo poi un simile esperimento con uno di questi piccoli, lo vediamo fruttifero come la madre; e continuando in tal guisa, e colla stessa precauzione sino alla nona generazione, si vedono sempre le medesime propagazioni. Ma a qual fine ritrovasi ancora fra questi androgini una distinzione di sesso?

Esso è in poche regioni della Germania, ma numeroso, negli anni umidi, particolarmente dopo una qualche inondazione.

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Durante la bella stagione partoriscono i figliuoli vivi; verso l’autunno, tempo in cui si distinguono solamente il maschio e la femmina, fanno l’uova. Nel ventre della femmina si trovano ad ogni tempo e uova e figli vivi più o meno maturi per la nascita. I figli dunque sono originariamente racchiusi dentro le uova; sintantoché dura la bella stagione dell’anno, vi sortono nel corpo della madre e sono generati vivi; entrando poi il freddo, non possono più svilupparsi nel corpo materno ma restano nelle uova durante l’inverno. 

Le uova degli insetti sono di forma variatissima. Alcune sono rotonde, ed altre elittiche, lenticolari, cilindriche, piramidali, piatte ec. Alcune sono liscie affatto, e altre solcate. Altre poi crescono ancora dopo d’essere sortite dal ventre dell’insetto.

Le cose più rimarcabili però degli insetti sono le loro metamorfosi, ed il loro istinto d’arte.

Non v’è insetto alato che venga immediatamente dall’uovo: la maggior parte l’abbandona come bruco, ordinariamente piccolissimo, di modo che una phalaena cossus formata, è 72,000 volte più pesante che quando sortì dall’uovo. Crescono però rapidamente,

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in guisa che il bruco della musca carnaria turchina, dopo 24 ore dalla sortita dall’uovo, è 155 volte più pesante che quando era nell’uovo. Parte de’ bruchi ha i piedi e parte no; e non v’è alcuna differenza di sesso: la loro destinazione è di nutrirsi. I loro stromenti con cui mangiano sono più vari che quelli di qualunque altra specio anmale. Essi hanno delle mascelle dentate, tenaglie mangiatrici, trombe acute per traforare, trombe carnose con apertura larga per imbere, e lingue rotondate in forma spirale. La loro avidità di mangiare è grande a segno, che un bruco in 24 ore divora il triplo del suo peso.

La figura che il bruco prende in seguito chiamasi ninfa. Alcuni si possono muovere in questo stato, e prendere de’ nutrimenti. Altri si chiudono dentro come crisalidi, e passano questa parte della loro vita in un profondo sonno.

Nell’inverno spesso diventano tali, che cadendo in terra risuonano, ma non ostante procede il loro sviluppo, e nella primavera ne sorte un insetto completo che vola in aria. Il tempo della loro trasformazione si estende ad alcuni anni, mentre il periodo della perfezione

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dell’insetto è brevissimo(1). Essi non hanno altra occupazione che di propagarsi, e fatto questo, muoiono subito. Sortiti dalla ninfa non crescono più, eccettuato il venire della femmina fecondante. Si calcola, per esempio, che il ventre fecondo della termita ovvero formica bianca, nel momento di deporre le uova, sia 2000 volte più grosso che prima della fecondazione. La maggior parte degli insetti non mangia più nello stato di perfezione, anzi alcuni sono affatto senza bocca.

Pochi sono quelli che non diano nu qualche saggio distinto d’arte, mentre, essendo ancora nello stato di bruchi, come i tarli, e le mosche di primavera, si fabbricano uno stuccio per ricoverarvisi, oppure, come i vermi da seta, un asilo per trasformarvisi, oppure, come il melolonta, che si prepara il suo proprio sepolcro. I ragni

(1) Così vive il bruco del Melolonta quattro anni sotto terra, e cagiona talvolta gravissimo danno al grano ec., non che nel sesto anno comparisce qual melolonta per cuocere durante un mese alle giovani foglie delle piantagioni, particolarmente a quella degli alberi di frutta.

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tessono reti, e sacchetti o nidi per porvi le loro uova, come anche molti scarafaggi acquatici. Le api e le vespe si costruiscono abitazioni artifiziose, ei termiti paesi intieri. Anche i cumuli innalzati dalle formiche comuni, che proporzionatamente sono più alti che le piramidi erette dagli uomini, sono forniti di condotti ed abitati da questi animaletti, che si danno tutta la cura per la loro figliuolanza. Il formicaleone in istato di bruco, prepara nella sabbia una trappola a guisa di imbuto, ove attende di nascosto le formiche ed altri insetti che vi cadono; e cascandovi una piccola pietra la rigetta colla tenaglia mangiatrice, o essendo un poco grossa, la carica sul dorso e la porta fuori. Le vespe portano fuori del loro nido pezzo per pezzo ciascun corpo morto, quando non possono trasportarlo intieramente. Le api trovando un nemico nell’arnia, per esempio, una lumaca, lo coprono intieramente con una gomma che serve loro per turare le fissure(1).

(1) Reimarus sull’istinto degli animali, particolarmente dell’istinto dell’arte de’ medesimi. Amburgo 1760.