8. De’ venti perpetui

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Il vento perpetuo dell’est fra i tropici è il più regolare e il più preciso fra tutti; esso gira sopra il nostro emisfero settentrionale più o meno verso il nord, e sull’emisfero meridionale più verso il sud, ma non di meno osserva sempre la stessa regola(1).

Il vento tra il 28 e il 10° di latitudine settentrionale spira sempre dal nord est, tanto sul mare Atlantico quanto sull’Etiopico. Dal 10° sino al 4° dominano le burrasche e la calma. Più che ci avviciniamo all’America, e più girasi il poc’anzi nominato vento nord est verso l’est di modo, che declina per lo più uno o due gradi dall’est verso nord diventa totalmente est oppure diventa est verso il sud. Se i confini del vento perpetuo in Africa cadono sotto il 28° di ambedue le latitudini, allora si estendono sul

(1) Halley in philos. transact. n. 182. Dampier traité des vents. Sturnici diss. de aeris mutationibus p. 20. Mariotte du mouvement des eaux et des autres corps fluides p. 5o. Allg. Historie der natur tom. 1. art. 14. Hallische Intelligenzbogen del 1760 N. XX. XXVI. Leipz. Magazin fuer Oeconom. und Naturkunde 1786 quint. 1.

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lato dell’America sino al 30° anzi sino al 32°. Tra il 4° di latitudine settentrionale e il 4° di latitudine meridionale spirano i venti sempre tra il sud e l’est; quelli sulla parte dell’Africa sono più verso il sud, e quelli sul Brasile più verso l’est. Passando il sole dall’equatore sensibilmente verso il cancro, allora i venti sud est del Brasile e della Guinea girano uno o due gradi verso il sud ed i venti nord est girano più verso il nord. Da Sierra Leone sino a S. Tommaso, lungo l’intera costa della Guinea, soffiano continuamente i venti dal sud e dal sud ovest interrotti però da calme e venti forti e nebulosi dell’est. Tra il 4° e 10° di latitudine settentrionale e il 20 sino al 30 di longitudine occidentale giace il già descritto mare Tonante. Nel mare delle Indie, tra il 10° e il 30° di latitudine meridionale tra Madagascar e la Nuova Olanda soffiano i venti, per tutto l’anno, dall’est e sud est. Nel mare Pacifico dal tropico settentrionale sino all’equatore, domina il vento continuamente tra l’est e il nord est. Dall’equatore sino al tropico meridionale essi soffiano tra l’est e il sud est, e sono quivi regolari a segno, che i navigatori cangiano di rado le vele, e la

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velocità è tale che comunemente si fa il tragitto di questo immenso oceano in timane, loché importerebbe 130 per giorno miglia inglesi, ovvero 28 geografiche. Il viaggio da Collao, o da Acapulco verso le Filippine, di 2500 miglia geografiche si compie sempre in 2 mesi. Il viaggio di ritorno è più incomodo. I navigatori, per guadagnare il vento, devono in principio dirigersi verso il nord al di là del tropico sino alle isole Giapponesi: poi vanno sino ad una certa distanza dalla California, addirittura ad Acapulco, e in seguito lungo le coste della Nuova Spagna, e la Terra Ferma.

Questo perpetuo vento dell’est che regna nella zona torrida non può essere dedotto, secondo Halley, dal cammino apparente del sole sopra la terra, e dal punto maggiore del riscaldamnento che lo segue, altrimenti il vento perpetuo dell’est dovrebbe dominare più sulla parte nostra, ove la differenza dal punto maggiore del riscaldamento col freddo, la notte è sempre maggiore che là: ciò produrrebbe inoltre un vento debole dell’est, ma un vento che spira continuamente. Anzi se non vi operasse altro che un calore progressivo,

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dovrebbero accadere delle epoche in cui l’aria, per motivo della differenza del suo peso specifico, fosse costretta di correre in direzione opposta. L’aria alla parte dell’est, spuntandovi il sole, è chiara, calda e leggera, quella dell’ovest è oscura, fredda e pesante; quindi dovrebbe dominare il vento dell’ovest in ogni luogo ove levasi il sole e potrebbe soffiare dall’est a due ore dopo mezzodì. L’intera differenza del calore giornaliero importa inoltre 9 in 10° circa divisa intorno al globo, occupando un’estensione di 5400 sino a 6000 miglia geografiche. Ora dovendo pascere dalla differenza tra il peso specifico delle diverse specie di aria un movimento reale, per cagionare il vento, è necessario che l’aria più leggera s’innalzi, e che le specie di arie si dividano l’una dall’altra. Ma a questa divisione opponesi la connessione interna di esse che, per dire il vero, è piccola, ma non di meno di tanta importanza, che il riscaldamento giornaliero poco potrà influirvi, e, come c’insegna l’esperienza, poco influisce. Per piccola che sia questa differenza del calore tanto verso l’est, quanto verso l’ovest, altrettanto è sorprendente, considerevole e durevole la

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differenza del calore tramandato dall’equatore, sì verso il sud, come verso il nord. I poli sono distanti dall’equatore 90°, e racchiudono fra questo spazio il maggior freddo immaginabile ed il maggior caldo, mentre che 90° di longitudine passano ogni 6 ore pel meridiano di ciascun luogo. Dunque, essendo perpetua quella differenza verso i poli, dovrebbe nascervi una continua corrente di aria da’ poli verso l’equatore; e se la terra si fermasse, dovrebbero dominare unicamente i venti del nord sopra il nostro emisfero, ed i venti del sud sull’emisfero opposto; ma girando la terra, ed avanzandosi rapidamente ciascun punto sotto l’equatore dall’ovest all’est, mentre gli altri, più ch’essi si avvicinano al polo, vanno sempre più lenti(1), così le masse di aria molto distanti dall’equatore devono avere un movimento più lento verso l’est, e mentre ch’esse si avvicinano alla linea dal nord al sud, devono, per motivo dell’inclinazione della terra, cedere verso l’ovest, per cui sentiamo questi venti come diretti dall’est all’ovest. Quindi dominerà al

(1) Ved. Geogr. fis. tom. I.

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di qua dell’equatore, il nord est ed al di là di esso il sud ovest. Ciò ha luogo particolarmente su’ mari grandi ed aperti, mentre le coste, le catene di montagne, i paesi e le diverse temperature di laghi e paludi, i boschi ed i mari di sabbia contribuiscono molto alla direzione della corrente di aria.

Siccome in oltre il maggior grado di calore trovasi quasi continuamente ne’ grandi mari sotto la linea o vicino ad essa, devono quivi confluire le due grandi correnti del nord e del sud, e cessarvi anche per cagione del calore quasi sempre eguale, che si estende verso il nord e il sud, e che non cangiasi in tutto l’anno, che al più nella giornata. In tal guisa nascono spesso le caline in queste regioni; e dirigendosi l’aria dopo una tal calma verso una parte o l’altra, correrà in principio addirittura verso il sud o il nord, secondo il luogo ove ritrovasi il maggior calore, ed indi, dopo aver percorso in questa direzione una distanza considerabile, declinerà verso l’ovest o l’est. La regolarità precisa de’ venti in tal guisa prodotti, dominerà solamente sotto la zona torrida fra i tropici, poiché quivi si cangia il peso specifico dell’aria solamente dal caldo

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e dal freddo. Al di là de’ tropici però, ove l’atmosfera è rarefatta per altre circostanze particolari, devono nascervi de’ cangiamenti assai vari.

Avvicinandosi alle coste della zona torrida, sentiamo anche in distanza di 60 o 70 miglia geografiche da esse, che il vento generale dell’est soffre un forte cangiamento nella direzione solita; poiché il sole riscalda la terra ferma più che il mare, e la differenza è tal volta sì grande, che l’aria di terra comunica il calore all’aria prossima del mare, rendendola notabilmente più calda che quella dominante sull’alto mare. Quindi il vento dell’est, che regna sul mare aperto, dirigesi, più o meno distante, verso le coste, e corre lungo di esse.

In tal guisa il vento sud est sulle coste dell’Affrica al di là della linea perde la sua direzione dell’est, e diventa affatto sud, e vicino alle coste anche sud ovest. Al di qua della linea, durante la stagione calda, l’aria soffia continuamente dal sud ovest. Più in su trovansi delle calme, ed al di là del 10°, de’ venti del nord, che tano nord ovest. Nell’istesso modo domina il vento sud e ’l sud ovest, incominciando

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dalle coste del Chilì e del Perù sino all’istmo di Panama; mentre che i venti sulla costa est dell’America conservano la loro direzione orientale sino alle alte latitudini.

2. Nelle zone fredde e nelle temperate; essendo il tempo sereno e tranquillo, levasi poco prima dello spuntar del sole, un vento debole dell’est, che dura ordinariamente un’ora o al più due; esso è sentito più frequentemente nelle regioni montuose, che nelle piane; è sempre freddo e frizzante nell’inverno. La nostra atmosfera, in tempo sereno ed asciutto, è riempiuta sino ad un’altezza considerabile, di una quantità di finissimi globetti di acqua, i quali, durante il giorno, si staccano dalla terra. Questi globetti s’ innalzano, e si spandono sempre più mediante l’estensione dell’aria dissolvente ed una parte di essi separasi dall’aria nella sera in figura di rugiada; la maggior parte però resta nell’atmosfera, si costringe sempre più durante la notte, ed in poca quantità è sciolta dall’aria. Appena spuntato il sole, riscaldasi la parte superiore, i globetti ivi sussistenti si disciolgono, e l’aria sopraccaricandosi in tal guisa di particelle finissime d’acqua, s’abbassa e diventa

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anche più elastica per lo stesso discioglimento. Essa cadendo estendesi verso l’ovest, poiché vi trova la minima resistenza. Durando vra presso di noi i crepuscoli sensibili quasi un’ora, ed abbassandosi in quel tempo continuamente delle masse di aria dalle alte regioni con una certa inelinazione dall’est all’ovest, così essendo l’atmosfera in riposo, e considerabile la quantità de’ globetti ivi sussistenti, deve nascere una corrente sensibile dell’aria inferiore nella direzione dall’est all’ovest.

Nelle regioni montuose questo vento dell’est levasi sempre in tempo sereno e tranquillo; nelle regioni basse però accade questo fenomeno più raramente, poiché richiedesi un certo tempo, onde una gran massa d’aria, mediante il cadere delle particelle superiori, possa ricevere un movimento sensibile; d’altronde quelle particelle non discendono sempre sino alla regione inferiore, mentre l’atmosfera vi è più densa, e specificamente più pesante. Dunque questo vento mattutino dell’est deve essere più forte e più mattutino nelle alture che nelle valli. Esso non può incominciare se non dopo che i crepuscoli sensibili hanno durato per

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qualche tempo. Presso noi questo vento cessa ordinariamente dopo il levare del sole poiché la causa che lo produce dura solamente sino allo spuntare del sole. I venti e le nuvole impediscono l’attività di esso, mentre la rarefazione de’ globetti d’acqua nelle nubi mediante il sole, e il cadere dell’aria superiore non può aver luogo: inoltre essendo il cielo nuvoloso, sussistono pochissimi globetti sparsi nell’atmosfera. Dominandovi poi altri venti maggiori, è naturale che questi distruggano l’attività di esso. L’atmosfera inferiore, soffiando questo vento, è sempre più o meno raffreddata, tanto per l’aria superiore, sempre più fredda, che si precipita, quanto per la dissoluzione rapida de’ vapori, loché raffredda sensibilmente l’aria. Il freddo de’ venti mattutini dell’est suole essere molto sensibile in tempo d’inverno, poiché anche in questa stagione s’innalzano molte particelle conde dalla terra e dalla neve, le quali, congelandosi in piccole forme di ghiaccio, lo rendono frizzante, e freddissimo. Nell’estate è accompagnato di abbondante rugiada. Fra i tropici non può sussistere, poiché il sole si leva quivi più rettamente, e l’aria superiore v’è più calda che presso noi.