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Le cadute di neve, le valanghe, nel Tirolo chiamate SEHNEELAHNEN, nella Norvegia SNEE-STRED e SNEE-FOND, rappresentano, dopo ciò che fu detto, una parte importante ne’ cambiamenti delle montagne di neve.
Esse, secondo la diversità del modo
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con cui nascono ed i fenomeni che l’accompagnano sono divise in VALANGHE D’ESTATE E IN VALANGHE D’INVERNO.
Le valanghe d’inverno sono di doppia natura, cioè WINDLAVINEN (valanghe di vento), e GRAND o SCHLAGLAVINEN (valanghe di fondo o di battuta).
Nel tempo in cui le montagne sono coperte di neve fresca, il vento distacca talvolta alcune piccole palle di neve sul margine della ghiacciaia, le quali rotolando sul pendio di essa, vanno sempre e sempre più ingrossandosi. Coll’ingrandimento di esse s’accresce la forza di compressione, perciò strascinano tutto seco, o lo rotolano, innanzi a sé, fino che si arrestano sopra un qualche piano. A cagione del modo con cui sdrucciolano sopra un piano inclinato, sono chiamate SEHNEE-SCHLUEPFEN (sdrucciolatori di neve); ed a cagione del vento che dà alla caduta loro il primo urto e la direzione, chiamansi WINDLAVINEN (valanghe di vento).
Le valanghe di fondo, ovvero le rotture di neve, hanno un andamento più rapido, e sono più terribili. Esse sono masse enormi composte di neve vecchia e compressa, le quali, o per la loro propria gravità, o
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per gli oragani frequenti in queste regioni, vengono staccate violentemente, e collo strepito simile al tuono, dalla cima di una ghiacciaia, o da un banco di neve, ed indi slanciate lontano. Esse si precipitano con una forza terribile, spezzano rocce, rovesciano colline, seppelliscono, e distruggono villaggi interi. Nel 1477 perirono per una valanga 60 soldati nella valle di Ursera, e nel 1500 altri 100 presso il monte di S. Bernardo. Nel 1695 una simile distrusse 13 case nella valle di Madia, ed un’altra addì 19 di marzo del 1755 seppellì in un istante il villaggio di Bergamoletto situato nella valle di Stura, un’ora e mezza distante dalla strada maestra che conduce a Domont; tutte le case furono schiacciate, e vi perirono 22 persone. La neve era alta più di 60 piedi. Dopo 37 giorni levata la neve intorno alle case; 3. donne ivi sepolte furono tirate fuori ancora vive e furono perfettamente ristabilite.
Così in JUSTEDALEN furono sepolte diverse volte tenute intere sotto le valanghe; simili danni sono accaduti, anche ultimamente in altre regioni ove esistono le montagne di neve.
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Le valanghe d’estate, perché si disperdono a guisa di polvere, sono chiamate STANBLAVINEN (valanghe di polvere). In origine hanno molto di comune colle valanghe di battuta. Esse si precipitano a salti, ma senza la forza spaventevole delle altre, poiché sono meno compatte. Cadendo, producono un rimbombo, come quando si scarica un’arma da fuoco, e lo strepito della loro caduta avverte gli abitanti da valle a valle. Indi si vede nell’aria la massa di neve che cadendo sopra rocce, spaccasi, e sparge intorno a sé quantità di neve polverizzata, che in guisa di corrente bianca, ed involta in una specie di nuvola, si precipita a basso; ed una corrente d’aria che la precede sparge la polvere di essa in distanza considerabile.
Questa massa precipitandosi conserva ancora sufficiente forza per ispingere nella profondità l’aria con veemenza tale, che talvolta diventa pericolosa anche nella valle, poiché strascina seco capanne, rovescia e soffoca uomini ed animali. Durante i venti caldi dell’ovest, chiamati nella Svizzera FOEN (forse da Favonio), spesso si veggono alcune valanghe precipitarsi dalle montagne, una dopo l’altra.
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Benché le valanghe di fondo, e quelle di vento, come le più compatte, distruggano ed involgano tutto quello che sul loro cammino incontrano; ciò non ostante, cadendo esse in direzione retta ed accompagnate da strepito, si può facilmente schivarle. Meno violenti sono le valanghe di polvere, ma si disperdono nella circonferenza di un miglio circa, e non tanto facilmente si possono fuggirle. La forza della corrente d’aria, la sottigliezza della neve colla quale non solamente riempiono i polmoni di colui che non si getta immediatamente in terra, ma pure l’involgono esternamente, le rende per l’uomo quasi per pericolose. Abbiamo pertanto esempi di uomini che furono per qualche giorno sepolti sotto una valanga di polvere, e se ne liberarono da sé stessi.
Le cadute di neve, siccome contansi tra i pericoli più grandi delle alte montagne di neve, sono prevenute in diverse maniere. Fabbricando le case, non si sceglie il sito accanto una montagna ripida. Si coltivano i boschi al piede delle montagne, considerandoli come i parapetti più forti contro i loro assalti. Ne’ luoghi più sospetti s’innalza un muro di un angolo acutissimo. Pe’
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viandanti sono costruite tratto tratto caverne nelle rocce per rifuggiarvisi in caso che vi nascesse un simile accidente. Prima di giungere ne’ luoghi pericolosi si sogliono scaricare armi da fuoco, ed attendere l’effetto che possa produrre, indi passarvi nel più profondo silenzio; anzi gli abitanti spingono ciò ad un punto di non battere la frusta, di otturare i campanelli de’ loro animali, e di non proferire alcuna parola, temendo di sollecitare altrimenti la caduta di masse già preparate, le quali null’altro attendono che l’occasione per precipitarsi.