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Le cadute di neve non sono sgraziatamente i soli mali delle alte montagne. La difficoltà di comunicazione, le vie impraticabili di molti luoghi, il pericolo de’ precipizi ove sdrucciola il piede, possono sicuramente essere contati tra gl’incomodi assai rimarchevoli. Il pastore andando in traccia d’un bestiame smarrito, spesso si perde, ed il cacciatore vi perisce inseguendo le camozze. Appena egli montato sopra alture,
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ove è facile la salita, alla discesa, non rare volte per salvare la vita, si vede costretto calterirsi la pelle delle mani, attaccare una mano insanguinata alla rocca e l’altra più bassa, strappar indi la prima, e continuare in tal guisa finché crede di potersi salvare dall’imminente pericolo della vita. L’intrapresa di questa caccia è tanto pericolosa, che il cacciatore di camozze chiama non impropriamente il suo abito di caccia l’abito della morte; ma essendo per altro PERACTI LABORES JUCUNDUM, è questa un’occupazione tanto dilettevole, che anche quelli i quali vivono comodamente nella valle, talvolta l’intraprendono.
Spesso le montagne tanto ripide quanto alte si oppongono allo scolo tranquillo dell’acqua. La neve sciogliendosi subito inonda tutto con rapidità, oppure si filtra, forma volte sotterranee, corrode una parte della montagna, distacca, congelando, parti considerabili da essa, e ottura con ciò, come anche succede per mezzo delle valanghe, il letto de’ fiumi e dei ruscelli, cagionando inondazioni, e distruggendo le valli più floride ed i villaggi e le tenute ivi situate.
La città di PLAERS, una volta considerabile
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ne’ Grigioni, ed il villaggio di SCHILANO furono sprofondate nel 1618 da una roccia enorme, la quale si staccò con terribile strepito dalla montagna di Corto abbondante di acqua, e situata sulla parte meridionale della città. Presentemente non vi si vedono più né le rovine della città né del villaggio. Più di 200 uomini vi perirono.
Alcuni pezzi de’ Pirenei sprofondandosi nella Guascogna nel 1678, produssero l’inondazione più violenta. Fu inondata nel 1680 una parte dell’Irlanda per lo sprofondamento accaduto di una montagna distrutta dall’acqua che ne sortiva.
Nel 1702 si affondò profondamente, un castello d’un gentiluomo presso Friedrichshall nella Norvegia.
La parte meridionale del Diaberet nel Valese si precipitò tutt’a un tratto il dì 14 di giugno tra le due e le tre ore dopo mezzo giorno: distrusse 55 capanne di paesani, e seppellì 15 uomini, e più di 100 pezzi di bestiame a corno, senza contare il bestiame piccolo. Le rovine coprirono la terra per l’estensione di un’ora quadrata di cammino, e le masse di pietre vi s’innalzarono a 30 tese. Le acque si arrestarono, e vi nacquero laghi profondi.
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La polvere prodotta dalla caduta oscurò il sole(1).
Le colline presso Folkstone nella contea di Kant in Inghilterra si sono affondate a poco a poco e periodicamente. Nel 1585, durante un temporale burrascoso, si affondò una parte del villaggio di Mottingham nel Kent fino alla profondità di 100 piedi.
Il villaggio di Westram nella stessa contea si affondò nel 1595 a poco a poco con tutte le case e gli armenti, e vi nacque un lago. Nel 1726 vi si affondò di notte un altro pezzo di terra alla profondità di 40 sino a 50 piedi, ed un’altra parte s’innalzò(2).
Nel villaggio di Pardines in Auvregne, li 23 di giugno 1733 alle ore 9 di sera, si affondarono 26 edifici e 25 iugeri di terra(3). Nel podere di Gorbach presso Bregens e Lindau, li 25 d’agosto del 1737, si affondò una montagna che trasse seco 5 iugeri di terra e 3 o 4 iugeri di bosco, di modo che l’apertura era lunga 600 piedi e larga 500.
(1) Ved. Buffon storia naturale generale vol. 3.
(2) Philos. Transact. abridg. vol. 6 c. 2 p. 158.
(3) Philos. Transact. vol. I. 1733 n. 455 p. 272.
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Gli spettatori ancora nel mese di settembre videro la montagna discendere sempre più profondamente, accompagnata da continuo strepito. Il monte piano nel napolitano s’affondò nel 1760 tutt’ad un tratto, di modo che non si vede più il luogo ove stava.
Gli 8 di novembre del 1789 sentissi a Recoaro (conosciuto per sue acque minerali, e situato 25 miglia distante da Vicenza) uno strepito simile al tuono, e ciò nella circonferenza di 30 miglia. Dopo questo le montagne d’intorno si divisero, estendendosi nella circonferenza di due miglia verso il loro pendio. Una delle aperture in allora prodotte si estese più di 1000 tese in linea curva. Si è anche rimarcato, che la montagna ha sofferto grandi cangiamenti sulla cima, mentre le diverse punte perpendicolarmente innalzate che vi erano, non vi esistono più; alcune punte di forme diverse si sono inclinate verso la valle, e minacciano nuove distruzioni. Il letto dell’Agno che passa per una valle, l’unica pianura di que’ contorni, si è dilatato, ed in alcuni luoghi si è innalzato fino a 40 piedi. Questo allargamento giunge in vari siti fino al piede delle montagne che si trovano sui
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lati. La distruzione fu ancora aumentata dal torrente Rotolo. Nel letto del fiume si trovarono tronchi d’alberi grandi, probabilmente del PINUS PICEX LIN., che per centinaia di anni vi furono sepolti da una qualche rivoluzione. Se ne trovarono alcuni di essi nel loro perfetto stato naturale; qualche volta di colore giallo bigio, e spesso totalmente distrutti. Tanto ne’ letti cambiati de’ fiumi, quanto nelle montagne vicine si sono scoperte alcune conchiglie, ma fin’ora non si è potuto sapere se appartengano alle marittime. In altre si sono veduti pezzi grandi di marmo bianco, e di colore cremisino, affondativi, come anche pezzi di rocce di diverse forme, e specie di gesso(1).
La città di REMIREMONT, ed il villaggio di Plombiers, conosciuto per minerali, giacenti in una valle circondata quasi interamente da montagne, il di 25 d’agosto del 1770, furono quasi totalmente distrutti durante una pioggia violenta, accompagnata da un temporale. L’intera valle formata
(1) Ved. Intellig. Blatt della gazzetta generale di letteratura del 1790 num. 113 tratto da una lettera di Padova sotto la data del 20 di aprile 1790.
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di prati ridenti e campi ben coltivati, fu coperta di terra, sabbia, alberi e pezzi di rocce in guisa che sembrava esservi un deserto. Le case giacenti nella parte più bassa ne furono coperte o rovesciate. Il terreno che si guastò in quella circostanza avea una circonferenza di 12 leghe quadrate; quattordici giorni dopo questo accidente, i fiumi non erano ancora rientrati ne’ loro letti, e tre settimane appresso corsero ancora con una velocità straordinaria.
Al piede del Schwarzenberg nel Tirolo, laddove si trova presentemente il lago ghiacciato di Guergler, era una volta un pascolo fruttifero. Questo lago fu cagionato dalla grande ghiacciaia dell’Oetzthal, la quale si estende sempre di più, riempiendo a poco a poco il Gürglerthal, e serra il confinante Langthal con una massa enorme e non interrotta di ghiaccio: i ruscelli che da questo scorsero formarono un lago, che in diversi tempi passava la diga di ghiaccio, cagionando in tal guisa molta inquietudine a quelli che abitavano ne’ contorni. Nel 1771 era questo lago lungo 1700 passi, largo 650, e profondo 100.
Più rimarcabile e più terribile è il lago di ghiaccio nato nel 1771 nel Rofnerthal
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pel Tirolo. Durante il mese di agosto corso senza impedimento per questa valle un ruscello, nascente dalla ghiacciaia di Hochjoch, sulle di cui sponde trovavansi li più belli pascoli. Ma dopo che dalle vicine ghiacciaie i pezzi smisurati di ghiaccio si precipitarono nel Rofnorthal, ed impedirono lo scolo di esso per via di una immensa diga di ghiaccio, ben presto vi si formò un lago che riempi le regioni più basse di pezzi di ghiaccio e di acqua. La diga era formata da una quantità immensa di pezzi di ghiaccio gettati l’uno sopra l’altro, de’ quali alcuni isolati sembravano case e torri; essa era grossa 350 tese ed alla più di 60. La lunghezza del lago importava più di 700 tese, la larghezza 150 circa, e la profondità vicino alla diga giungeva a 30. In questa altezza di 30 tese il lago si scaricava. Il timore dei Tirolesi, che la diga si rompa durante un’estate calda, non è certamente mal fondato.
Per quanto sappiamo dal passato, si era già formato in questa valle un lago nel 1599, ed aveva impiegato due anni a riempirsi, ed essendosi poi rotto, aveva cagionate le più perniciose inondazioni. Nel 1601, 1677,
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1679, 1680, 1681 vi erano nati continuamente laghi nuovi, che in parte produssero danni considerabili. Il lago natovi nel 1680 distrusse per mezzo dell’eruzione una quantità di case, ponti e campi.
Il ghiaccio restato in dietro dopo lo scarico del lago nel 1681 ha continuato 30 anni di seguito. Gli ultimi avanzi caddero e si sciolsero nel 1712(1).
Quasi ciascuna ghiacciaia fornisce una sorgente perenne, che nel Tirolo si chiama Wildbaeche. Cadendo le pioggie dirotte, si gonfiano si straordinariamente ed infuriano con tanta violenza, che una sola è capace di spaventare tutti gli abitanti della valle. Spesso sono la cagione di triste inondazioni.
(1) Ved. Jos. Walcher Nachricht von den Eisbergen in Tyrol.