(1) Un libro buonissimo su questa materia è Handbuch der Gebirgskunde fur angehende Geognosten da Giuseppe Brunuer. Lipsia 1803. 8. con rami. Egli divide le specie di montagne in non miste, miste e composte; in saldate, originarie ed in quelle nate da’ cangiamenti di questi antecedenti (quelle cioè che furono innalzate dall’acqua).
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La specie più rimarchevole e più antica è il granito, un miscuglio irregolare ed intimamente contesto di quarzo, feldspato e mica, nella quale tessitura granosa ciascuna parte è cresciuta dentro l’altra e coll’altra.
La diversità del peso specifico e del colore del granito dipende dall’unione delle parti maggiori o minori in esso comprese, e della maggior quantità di feldspato. Il quarzo è di colore latteo, e trasparente a metà o interamente. Il feldspato è
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di un giallastro chiaro, di colore di carne, o d’un rosso cupo. La mica è di colore argenteo, d’un giallo d’oro grigio, o nero. Perciò abbiamo il granito rosso, o nero, o grigio. Esso è duro a segno, che per esempio, a Giromay nell’Alsazia due uomini impiegando in un giorno tutte le loro forze, non potevano segare più profondamente che a due linee.
Non ostante, coll’andar del tempo questa pietra si scompone all’aria. Il conosciuto Pe-tun-tse de’ Chinesi, l’ingrediente principale della loro porcellana è il granito, il di cui feldspato sta scomponendosi. Il granito è anche intaccato dal freddo, e dall’acqua è stato fuso, ma le sue parti consistenti restano separate come lo sono nello stato naturale.
Il quarzo non si fonde, ma perde il trasparente; le due altre materie s’invetriscono. Il feldspato diventa un vetro poroso trasparente, e la mica un vetro compatto e nero. Questo minerale non si è trovato mai a strati o suoli, ma sempre in grandi masse ed in banchi enormi, e vi si scoprono anche diverse fessure e distacchi, ma senza la minima regolarità.
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In esso non si trovano mai filoni di un metallo qualunque, benché la mica contenga molto ferro; né sali o cose combustibili, né il minimo indizio di petrificazioni o solamente d’impronti di esseri organici. Non si potrebbe conchiudere da ciò, che in tempo del nascimento di questa specie di montagne, i corpi organici non abbiano ancora esistito sul globo, e che la conglobazione di esso sia il principio della formazione della nostra terra?
Inoltre si osserva che le sommità e le punte di rocce più alte appartengono alle montagne di granito; sopra di esse non si scopre mai uno strato di calce o di argilla, il quale potrebbe però aver tratto origine dal mare; perciò sembra probabile, che queste sommità rapide stavano sempre innalzate sopra l’acqua marina.
Il piede, al contrario, è il fondamento di tutte le altre specie di montagne, ed il granito discende più profondamente sotto di esse, di quello che sopra vi s’innalza.
Quindi possiamo riguardare le montagne di granito come lo scheletro della terra. Forse il granito forma quei grandi antri che rinchiudono la materia primitiva, la quale sta
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ancora sviluppandosi; e probabilmente la terra, fin dove si è sviluppata, altro non è che un circolo di granito, difforme sulla superficie, riempiuto di varie cose nelle profondità, e coperto di strati di terra.
È ancora rimarcabile che le montagne di granito sono il letto de’ più bei cristalli, de’ quali si trovano nella Svizzera alcuni pezzi che pesano fin 7 in 8 quintali: ivi esistono anche diverse cave del valore di 30000 scudi(1).
I monti di granito s’innalzano rapidi, sono squarciati su tutt’i lati, e formano fessure e precipizi terribili che per lo più sono inaccessibili. L’occhio li ravvisa quali rocce nude, lacerate e scoscese, sulle quali, come avanzo de’ secoli passati, giace una quantità
(1) Per esempio, sul Zinkenberg, una parte del Grimsel in Oberhassly. Ved. Hirschfeld Briefe ueber die Schweiz pag. 179. Storr Alpenreise I. e Il tom. Ej. investigandae Crystalli fodinarum oeconomiae, quaedam pericula, Turici 1785, di che è stato comunicato un estratto degli annali chimici di Grell 1785 quint. II. La descrizione di alcune cose rimarehevoli di Sulzer da lui osservate del 1742 passando per la Svizzera. Zurigo 1747. pag. 48. Romé de l’Isle, Crystallographie 2. edit. Paris 1783. Tom. I. e II.
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di pezzi dirupati, staccati ed in parte scomposti, ove non trova più nutrimento alcun vegetabile(1).
Sopra molti si trovano grandi bacili di acqua. In altri se ne scoprono ancora, ma senza l’acqua, che, o per mezzo di una spaccatura o quando una parte del margine si è precipitato, ha preso il corso verso la valle. Per mezzo di ciò si potrebbe spiegare il nascimento delle porte montuose sopra i monti della Svizzera, della Persia e sulle Ande; la formazione delle pianure grandi e de’ deserti di sabbia, delle pianure e forme piatte nell’Asia, nel Tibet, e nell’America presso Quito, ed anche in piccolo nella Svizzera, presso il monte Canal, vicino alla sorgente del Hinterhein(2); e delle torbiere considerabili
(1) Storr Alpenreise. Tom. 2. pag. 11-12 21 etc. etc. Il pezzo più grande di granito lavorato da uomini sarebbe forse quello di Boveno di 39600 piedi cubici: dopo questo il piedestallo della statua di Pietro il grande di 37000 piedi cubici (3 milioni di libbre). Il grande obelisco del Vaticano eretto da Fontana contiene appena la terza parte, cioè solamente 973537 libbre.
(2) Storr Alpenreise Tom. 2. pag. 22.
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sul Brocken e sopra gli altri monti di granito.
La specie di montagne che segue al granito, che immediatamente giace sul granito che corre accanto di esso, e ch’è unita col granito a segno ch’è difficile di distinguere ambedue le specie, è una roccia argillosa, semplice, meno mista e più uniforme: le parti principali di essa sono l’argilla, il talco, la mica e la sabbia, i quali, senza dividersi e senza staccarsi, si sono riuniti per formare una massa, non come il granito, ma consistente in pezzi a strati, o fogliette assai sottili, poste quasi in direzione paralella, i quali si lasciano spaccare con facilità.
Le diverse specie di questa roccia d’argilla si chiamano gneiss, mica, lavagna, lavagna di talco corneo, petroselce schistoso, sasso metallifero di Bornio(1), sasso fornace(2) e serpentino. Esse sono
(1) Questo nell’Ungheria interiore forma la principale montagna a filone e la madre delle più abbondanti miniere d’oro e d’argento di que’ contorni.
(2) Diversi celebri mineralogi contano queste specie
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il letto principale de’ metalli. Le montagne composte sono chiamate da essi MONTAGNE A FILONI (Gauggebirge).
I suoli teneri posti uno sopra l’altro, che compongono queste montagne, sono spesso divisi tra loro per una forza straordinaria, di modo che spaccature considerabili, gorghi, condotti di miniere incrociano in tutte le direzioni. Queste spaccature per lo più corrono paralelle nella stessa montagna, passano la roccia nella stessa direzione, e la continuano per diverse montagne; ma talvolta la cangiano in piccoli spazi, assomigliando moltissimo a’ letti de’ ruscelli e dell’acqua nascente, e non vi resta alcun dubbio che una materia fluida, come vapori condensati e riscaldati o acqua, vi sia passata con grande violenza. Per lo più corrono sul piano orizzontale, ma talvolta variano da questa linea, e formano diversi angoli e, come dicono i minatori, si PRECIPITANO (Sturzen). Qualche volta corrono
nominate, incluso il sasso fornace, tra le varietà del granito, dal quale si distinguono per la costruzione sfogliata e pe’ filoni metallici.
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affatto perpendicolari, ed allora si dice: la pietra sta sulla testa.
L’inclinazione di uno strato contro il piano verticale chiamasi il cadere (FALLEN); e parlando della direzione verso l’uno o l’altro de’ punti cardinali, si dice SCORRERE (streichen). La pietra che passa immediatamente sotto lo strato si chiama la PARTE GIACENTE DEL FILONE (das liegeude); e quella che forma la volta, la PARTE PENDENTE (das haugende).
Qualche volta gli strati che scorrono orizzontalmente uno sopra l’altro cessano tutt’ad un tratto, ma incominciano in un altro luogo, e nella stessa altezza e direzione, di modo che non restano divisi che per una spaccatura. Dicendo il minatore, “I FILONI SONO TRASPOSTI (vesetz) oppure SCOMPOSTI” (verworfen), vuol dire i filoni, dopo questa interruzione, continuano in profondità maggiore ed in altra direzione, in guisa che si è obbligato a credere essersi la montagna spaccata ed affondata una parte di essa, oppure che abbia presa un’altra direzione.
Rare volte i gorghi sono vuoti. I vuoti di circonferenza considerabile si chiamano SCHLOTTEN, e quelli di minor circonferenza
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DRUSEN loecher (buchi di cristalli), poiché in questi si trovano i cristalli più regolari e più belli; per lo più sono riempiuti di una materia totalmente diversa dal minerale che compone la montagna, chiamata la Ganga.
I filoni essendo considerabilmente larghi e lunghi, si chiamano Zuege (tratti), HAUPT ZÜGE (tratti principali), HAUPTGAENGE (filoni principali); ed avvicinandosi la larghezza di essi alla lunghezza, sogliono essere chiamati NESTER (nidi), NIEREN (arnioni) e STOCKWERKE (piani). La natura del minerale vicino al filone è nominato NEBENGESTEIN (minerale laterale), e questo si perde colla natura del filone, e qualche volta sì esattamente da non poter più indicare la vera divisione tra tessi. Talvolta nel minerale laterale si trovano gl’indizi più chiari della medesima mescolanza che si trova nel filone, in guisa che le materie sembrano essere state separate dalla montagna, ed unite nel filone. Spesso la natura del filone è formata dalla natura scomposta del monte, come il margone turchino nella lavagna; spesso è dura e compatta, e spesso anche solla, e si sminuzza fregandola.
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I filoni più rimarchevoli sono quelli che contengono le conosciute specie di miniera de’ metalli e de’ semi-metalli, ed anche, benché di rado, alcuni metalli nella loro vera figura metallica. Questi filoni si chiamano FILONI NOBILI, e gli altri, FILONI SARDI.
La miniera metallica ordinariamente è rinchiusa su ambidue i lati da una materia fina di quarzo, di spato calcare ec. che è chiamata SAALBAND.
Le specie delle miniere di qualunque natura che siano, anche le masse grandi di filoni ordinari ed ignobili, quelli degli spati, dei quarzi ec., si trovano frequenti solamente in que’ luoghi ove s’incontra un maggior numero di filoni, e dove cadono i punti più abbondanti delle miniere. Ciò accade, se non nel centro di molti filoni, almeno in poca distanza da esso.
È rimarchevole, che i filoni nobili di una montagna, tanto nella direzione quanto nell’inclinazione, hanno una posizione quasi paralella tra loro. I filoni ignobili corrono anch’essi paralelli tra loro, ed ordinariamente incrociano i filoni nobili. I filoni nobili incrociandosi, scorrendo o cadendo, sogliono diventare ancora più nobili. Anche i
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filoni ignobili incrociandosi diventano talvolta nobili. Un filone nobile essendo stato scomposto da un filone sardo, si osserverà che ciò è accaduto quasi sempre verso il lato dell’angolo ottuso.
I metalli più pesanti, come l’oro ed il mercurio ed anche le pietre preziose più dure, per lo più si trovano nella vicinanza dell’Equatore. I più leggeri, come il ferro, lo stagno, il rame ec., più verso i Poli. Del resto, in queste montagne di filoni ed in quelle di granito non si trovano petrificazioni, o impressioni di piante e di animali, eccettuate forse alcune spaccature nelle quali gli animali e l’erbe, saranno state spinte durante una inondazione(1).
Vediamo al primo colpo d’occhio che la materia contenuta ne’ filoni non è una materia originaria, che non è stata generata allora quando in principio la crosta della terra si è indurita; e che non è nata unitamente alla montagna, e posta in mezzo ad
(1) Ved. l’opera istruttiva di Trebra. Erfahrungen vom Tunern der Gebirge, Dessau 1785 fol. e Gerhard Geschichte des Mineralreichs. Tom. I. Su quest’opera ci fondiamo nel presente e nel futuro.
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essa. Forse, come osserviamo chiaramente in alcuni filoni ignobili, essa è generalmente un EDOTTO della specie della montagna, il quale per mezzo del fuoco centrale, o meglio per mezzo della fermentazione originaria e continuata della terra, e per i vapori che con ciò si sviluppano, passò tutte le spaccature delle miniere per porsi indi tra i filoni. Il granito e le roccie argillose regolari sono forse le masse originarie ove, per così dire, tutti i metalli si elaborano, ma in modo che noi non possiamo imitare. Questa operazione non sembra richiedere che le materie siano riscaldate fortemente e diffuse, ma piuttosto che traspirino eccitate da’ vapori della terra, e da ciò apparisce la pazzia degli Alchimisti che tentano di far l’oro. Volendo anche paragonare l’operazione per la quale la natura nell’interno della terra forma le miniere, coll’effetto che produce la pila Papiniana, ciò non ostante, trascurando anche la qualità specifica di vapori della terra, non possiamo imitarla in grande. Le miniere dunque devono essere riguardate come un prodotto nato dalle montagne che le rinchiudono, dal granito che loro serve di fondamento, e da’ vapori sviluppati per la fermentazione centrale.
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Possiamo ancora accennare che tra i ventuno metalli, che finora si conoscono, due solamente, cioè l’oro(1) e la platina, si trovano sempre schietti e non mai nelle miniere. Sette metalli, come l’argento, il mercurio, il rame, il bismuto, l’antimonio, l’arsenico ed il tellurio si trovano schietti e nelle miniere. Gli altri sono solamente mineralizzati, eccettuando però alcuni casi ove il ferro fu trovato schietto(2), come 1. fu trovata da Pallas tra Krasnojarsk ed Abekankes, sulla sommità di una montagna di lavagna, nella vicinanza di ferro magnetico, una massa di ferro del peso di 1600 libbre, di un aspetto singolare e quasi celluloso, la quale negli spazi cellulari conservava un fossile verde, giallastro, di natura nitrosa, ed
(1) L’oro è ancora nascosto abbondantemente, o smascherato nel manganese, nello zinco mineralizzato, nel pseudogalena, nel brandstein (o il carbone che tiene l’oro), e non vi ha che la platina sola che si trova sempre pura.
(2) Ved. Buchholz nel Naturforscher. Quint. 4. pag. 227. Loeber nelle Berliner Sammlungen. Vol. 7. p. 523. Witten bergisches Wochenblatt anno 1777, quint. 36, e Nauverk ne’ supplimenti di Crell per gli Annali Chimici Vol. 1 quint. 2. pag. 86.
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assomigliante all’oliva(1); 2. esiste un’altra massa infinitamente maggiore del peso di 80000 libbre, poco distante dal fiume Parana, in Chaco, nell’America Spagnuola meridionale(2); 3. le rocce considerabili di color nero situate sulla sponda destra del Senegal nella Sahara, che sono masse enormi di ferro schietto, in regioni ove non si conoscono miniere(3); 4. sulla pianura tra il gran fiume de’ pesci e Graaf Reynet sul Capo di Buona Speranza. L’ultima massa era totalmente deforme, non dimostrava di essere stata una volta miniera di ferro, non vi era alcuna materia alla superficie, o nelle profondità, ed in nessuna parte un qualche segno di cristallizzazione. La materia era assai tenace, e la rottura sembrava più alla miniera che al ferro. Il peso di questa massa importava 300 libbre. Il Colonnello Prehn ne ha portato un pezzo in Inghilterra. L’ipotesi di Barrow, avanzata ne’ suoi viaggi nelle
(1) Ved. Viaggi di Pallas. Vol. 3. pag. 311.
(2) Scoperte da Rubin de Celis e descritta nel philos. transact. vol. 78. P. I. pag. 37.
(3) Ved. Golberry, viaggio per la parte occidentale dell’Africa. Tom. I. Cap. 7. pag. 168. 169.
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regioni interne dell’Africa meridionale, che questa sia stata la parte grossa di un Ancora trasportatavi dai Caffri, ed indi lasciata all’azzardo, non è affatto probabile.
La massa di ferro trovata presso il fiume Parana nell’America si distingue da quella trovata da Pallas nella Siberia per un colore assai più chiaro, quasi come l’argento. Furono fatte molte ipotesi sul nascimento di queste masse di ferro, ma forse è possibile che ne’ tempi passati se n’è trovato in maggior quantità, e che è stato consumato a cagione della sua utilità. Oltre ciò, è appena comprensibile, come gli uomini ne’ tempi rimoti abbiano potuto conoscere il ferro, e, come dice Giobbe(1), trarlo dalla terra e fonderlo, se per mezzo del ferro schietto, e della di lui utilità riconosciuta, non fossero stati indotti a fondere insieme diverse miniere.
Se i poeti dopo il secolo d’oro fanno seguire quello d’argento, e l’altro di ferro ec.,
(1) Nel 28. Cap. vers. 1. seq. Questa è forse la descrizione più antica di una miniera.
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esprimono con ciò benissimo la cognizione graduata de’ metalli.
L’oro fu il primo metallo che attirò l’attenzione dell’uomo; egli lo trovò schietto, ed a cagione della cedevolezza sua imparò a batterlo, fonderlo e lavorarlo. Il ferro, particolarmente quello delle miniere, fu l’ultimo, poiché richiede maggiori cognizioni. E ciò non ostante gli autori del Libro di Giobbe e Mosè vissero nel secolo ferreo.
Sopra le montagne argillose e al fianco di esse riposano le montagne semplici e granose di calce, composte ordinariamente di strati di pietra calcare compatta, che parte sono di una grana fina, e parte squamose; talvolta hanno una tessitura fina e trasparente sugli angoli simile al sale ceduo, e perciò sono anche chiamate calci saline. Le ultime ricevono la pulitura, e forniscono bellissime specie di marmo. Anche la terza specie delle montagne primitive non ha un distaccamento regolare propriamente detto, alcun indizio di corpi organizzati rinchiusi, alcuna impronta di piante, alcuna petrificazione. Rarissime volte si trovano in esse filoni nobili: al più sono di ferro, di rame, di piombo o di mercurio.
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Le masse calcari più considerabili del globo non appartengono alle masse calcari primitive, ma sono nate più tardi, e devono essere contate tra le specie di montagne formate da animali testacei, ed innalzate dall’acqua. Ciò non ostante molte catene di montagne considerabili, come nel circolo della Franconia, della Baviera e dell’Austria, e tra i Pirenei (il Mont Perdu), sono composte do calce originaria.