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DOTTRINA ELEMENTARE
DELLA GEOGRAFIA FISICA

CAPITOLO II - DELLA TERRA

SPACCATURA DELLA TERRA

B. Della natura delle montagne o delle parti consistenti del suolo

avanti

Indice

Prospetto della terra

  1. Il dorso della terra

  2. Divisione delle montagne sopra la terra

  3. Sistema delle montagne

  4. Della concatenazione delle montagne

  5. Equatore e meridiani delle montagne

  6. Costruzione delle montagne

  7. Forma esteriore delle montagne

  8. Vestimento delle montagne

  9. Limiti della vegetazione

  10. Della linea di neve

  11. Varietà della regione di neve, firne, campi di ghiaccio, valli di ghiaccio e ghiacciaie

  12. Delle cadute di neve e delle diverse valanghe

  13. Di altri pericoli intorno alle montagne

  14. Dell'utilità delle montagne

  15. Altri fenomeni intorno alle montagne

  16. Dell'altezza delle montagne

  17. Delle valli

Spaccatura della terra

A. Degli antri

  1. Degli antri artefatti

  2. Degli antri naturali

  3. Degli antri di vapore

  4. Degli antri di acqua

  5. Degli antri di acqua di una temperatura particolare

  6. Gli antri di stalattiti

  7. Antri che contengono ossa

  8. Antri di vento

  9. Antri ove penetra la luce

  10. Alcuni antri assai grandi

  11. Antri rimarchevoli

B. Della natura delle montagne o delle parti consistenti del suolo

  1. Delle montagne originarie

  2. Delle specie di montagne secondarie. Delle nettuniche

  3. Della seconda specie delle montagne secondarie, cioè delle vulcaniche

  4. De' tremuoti

  5. Degli strati della cintura della terra

  6. Delle sorgenti

[6].  Delle sorgenti

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Le sorgenti possono sussistere solamente in luoghi formati di strati, poiché quivi l’acqua può raccogliersi e scolare. Le isole composte di masse sregolate lasciano svanire l’acqua, oppure la raccogliono in una profondità qualunque ove si forma un lago, e perciò queste isole non hanno che paludi, stagni e buchi, come sulle isole degli amici, e su tutte quelle isole basse del mare del Sud costruite da’ polipi, ove gli abitanti si devono contentare di acqua piovana, o di quella de’ laghi stagnanti.

In un paese composto di strati al contrario

353

la pioggia, la neve sciolta, la rugiada e la nebbia penetrano per la terra molle vegetabile, e per l’arena sino ad un letto più compatto di argilla o di roccia, ove per mezzo dell’inclinazione di esso, discendono e prorompono in diverse roccie, nell’uno nell’altro luogo basso. Le sorgenti adunque fanno supporre sempre una regione situata più alta; e trovandosi esse sulla sommità di una collina, possiamo supporre esservi un monte più alto nella vicinanza che con essa comunica, come vediamo sul monte della tavola, e sulle Alpi.

La pioggia, la neve ed altri fluidi atmosferici, forniscono senza dubbio la maggior sostanza che ci recano le sorgenti. Mariotte suppone, che nella vicinanza li Dyon cadano per anno solamente 15 pollici di acqua (anche 17); cadono dunque sopra una tesa quadrata 15. 5184 === 77760 pollici cubici cioè 45 piedi cubici nell’anno. Un miglio francese è calcolato a 2300 tese, ed un miglio quadrato in conseguenza a 5290000 tese quadrate; sopra di essa cadono adunque 45,5290000 === 238,250000 piedi cubici di acqua. Secondo Mariotte possiamo calcolare il dominio della Senna a 3000 

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miglia quadrate sulle quali cadono annualmente 3000, 238,050,000 === 714,150000000 piedi cubici di acqua. Sotto il ponte reale passano annualmente 105,120000000 piedi cubici di acqua; questa non è ancora la sesta parte dell’acqua che durante un anno, sotto la forma di neve e di acqua, cade sul dominio fluviale della Senna. Calcolando poi che la terza parte dell’acqua svapori, e che un terzo serve al nutrimento delle piante e delle erbe, resta ancora un terzo per le sorgenti e pe’ fiumi, ch’è il doppio di quanto vi è necessario. Ora sussistono molte regioni, ove l’acqua caduta in pioggia e in neve importa 30 pollici, o il doppio di quanto ha calcolato Mariotte, perciò ne abbiamo una grande abbondanza anche pe’ piccioli fiumi e ruscelli sopra una estensione di 300 miglia quadrate.

La nostra opinione è confermata anche dalla tenuità delle sorgenti e de’ fiumi dell’Arabia deserta, e da una parte dell’Africa ove non piove mai, come ancora dallo svanire delle fonti in tempo di siccità, e dalla diminuzione a metà di altre: anzi si abbassano e diminuiscono anche le correnti più considerabili alle quali le alte montagne forniscono un continuo soccorso di neve

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perenne che posa sopra le sommità di esse, e che continuamente si scioglie di sotto; ed anche dai vapori dell’aria che visibilmente attraggono, involgendoli intorno al capo loro, è necessitandoli a colare in giù.

Contro ciò si è opposto, che l’acqua piovana, sopra un terreno coperto di alberi e di erbe, rare volte penetra più profondamente di 27 sino a 28 pollici, mentre che si trovano sorgenti alla profondità di 100 piedi e più; ma dobbiamo riflettere che le regioni incolte e sassose hanno piccoli tubetti ne’ quali discende profondamente l’acqua. Le Monnier racconta, che nelle miniere di carbon fossile di Auvergne l’acqua piovana penetra sino alla profondità di 250 piedi(1); e Muschenbrock dice, che a Meisen in una miniera profonda di 1600 piedi sotto una roccia alta, si vede gocciolare l’acqua a traverso le spaccature della terra(2). Nelle miniere di carbon fossile, ed in altre, senza che l’acqua penetri per le aperture della miniera, i lavoranti spesse volte si bagnano moltissimo, e sono necessitati di sortire; e 

(1)      Observat. de l’hist. naturelle p. 194.

(2)     Instit. Physic. § 894.

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spesso, piovendo forte, sentono cadere le goccie sulle loro teste, del che nulla sentono ne’ tempi asciutti d’estate. Cadendo la pioggia, molte cantine profonde diventano umide, e gocciolano.

Lo stesso fu osservato nelle cantine dell’osservatorio di Parigi; e ciò serve di prova che la pioggia, penetrando la terra, non trova da per tutto eguale resistenza. La neve disciolta penetra particolarmente sulla profondità.

Alcune sorgenti potranno avere immediatamente il loro afflusso di acqua dal fondo, alloraquando l’acqua sotterranea, disciolta in vapori per mezzo del calore interno, monta alla superficie. Ciò si osservò sulla sommità del monte Odmillast nella Slavonia, ove levando delle roccie, proruppe dalle spaccature una nebbia che durò 13 giorni, la quale cagionò il disseccamento di tutte le sorgenti che nascevano da questa montagna.

Egualmente osservarono i Certosini una sensibile diminuzione di acqua sopra un loro molino, due miglia distante da Parigi, cagionata dalle aperture di una cava di pietre ove, attraverso alle spaccature; sortì un forte

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vapore. Essi perciò comprarono la cava, la turarono, e l’acqua ritornò come prima(1). 

Le sorgenti nella vicinanza del mare de’ grandi fiumi possono senza dubbio avervi comunicazione; troviamo anzi che esse crescono e calano unite a quelli, e che le cantine situate un miglio distante da’ grandi fiumi si riempiono quando quelli si gonfiano.

La causa principale però di tutte le sorgenti è sempre la pioggia e la neve; per mezzo delle quali si raccoglie l’acqua svaporata dal mare. Secondo i calcoli di Halley, s’innalzano dal Mediterraneo in un giorno d’estate 5280 tonnellate di acqua. L’acqua marina perde generalmente in un giorno d’estate, in 12 ore, un decimo d’un pollice d’altezza, è così s’innalza sempre tant’acqua, quanto mai la pioggia, la neve ed i vapori possano fornire(2).

In tal guisa tiene la natura in continuo moto e cangiamento l’acqua necessaria per nutrire le piante e gli animali, l’innalza e la

(1)  Ciò racconta Perrault, Oeuvres diverses p. 819 secondo la relazione del padre François gesuita.

(2)   Ved. il secondo vol.

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fa ricadere, la discioglie e fa correrla in dietro; in breve, essa la fa girare per preservarla dalla putrefazione. 

Il maggior numero delle sorgenti fornisce un’acqua perenne, benché in diversi tempi, come nella primavera, dopo gran pioggie corrono più abbondantemente. Solamente poche si precipitano colla stessa veemenza, come quella di Pader nella Westfalia, la quale, vicino a Paderbon, nasce da tre uscite vicine con tanta forza, che 20 passi distante dalla sorgente può far girare un molino, e 20 altri in città. Il Rumpelbrun nella Slesia a Wüstegiersdorf, tre miglia e mezzo distante da Schweidmitz, prorompe con tanto strepito, e con una forza tale, che 200 passi lontani fa girare un molino, ed anche la più gra[n]de siccità non lo diminuisce: essa forma la Weisseritz. Molte sorgenti sono più o meno intermittenti, secondo la quantità di pioggia o di neve che cade; altre cessano periodicamente, facendo grandi cangiamenti dipendenti dalla pioggia. Il Bullerborn nella Westfalia, poco lontano dal villaggio di Altenbekum, corre per durante la stagione secca dell’estate, ogni sei ore, e qualche volta non comparisce affatto.

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Nella primavera, nell’autunno e nell’inverno scorre ogni quattro ore per 15 minuti con tanta forza da poter far girare alcuni molini. La sorgente di Fontestorbe, a Mirepoix nella Linguadoca, corre alternativamente nei tre mesi d’estate 36 minuti e mezzo, e cessa 32 e mezzo. Lo stesso accade anche talvolta nel novembre, dicembre e gennaio. Essendo siccità, scorre per breve tempo e riposa di più; in tempo di pioggie continue, scorre per molti giorni di seguito. Altre sorgenti ancora sono più regolari riguardo al tempo che non compariscono. Anche i due Plini(1) fanno menzione di una fonte simile presso il lago di Como, la quale tre volte il giorno diminuiva e cresceva. Scheuchzer dice che ancora presentemente si trovi 5 miglia distanti da Como(2).

Il Laywell presso Torbay cresce e cala in un’ora 16 fino a 20 volte. La fonte di Fonsanche presso Nîmes, tra Saune e Quissac, scorre un poco più di 7 ore, e cessa poi 5; ma ritarda durante 24 ore di 50 fino a 53 minuti, di modo che se oggi scorre a

(1)  Histori. Nat. II. 103. XXXI. 2. ed. Epist. IV. 30.

(2)    Hydrog. Helvet. p. 126.

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mezzo di, scorrerà domani a mezzo dì e 53 minuti: dopo una gran pioggia corre sempre. Altre fonti di questa natura descrive Gassendi(1), e più ancora Scheuchzer(2), e la Svizzera, l’Italia e la Francia ne hanno in abbondanza. L’Engstlerbrunn nel cantone di Berna scorre dalla metà di maggio sino all’agosto, ordinariamente dalle 4 di sera sino alle otto di mattina; s’interrompe per alcuni giorni, e poi scorre per tanto tempo, quanto fu interrotto il suo corso: nell’inverno non scorre punto. La cagione sia nel lago di Engstler circondato da alte montagne di neve, il quale ha i suoi canali sotterranei. Nel mese di maggio sino in agosto, essendo il calore considerabile, sciogliesi tanta neve che riempie tutti i canali, i quali si evacuano in tempo di notte di quella quantità che hanno raccolto il giorno. La sorgente la Tare in Berna scorre solamente alcune settimane in ogni 7 anni, ma abbondantemente; la cagione di questo deve egualmente sussistere nella località. Altre fonti vanno periodicamente 

(1)   In Lib. X. Diog. Laert. t. 1. p. 550.

(2)   Hydrog. Helv. p. 130.

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unite al flusso e riflusso del mare, come presso Dinevor in Wales, in Comanght sopra l’Irlanda, ed in altri luoghi. Un pozzo Plougastel, tra Brest e Landerneand, vicino ad un seno di mare, e distante dall’Oceano, s’innalza in tempo di riflusso, e cala in tempo di flusso . Esso è profondo 20 piedi, ed il suo fondo è situato più alto che il livello del mare in tempo di riflusso. Sintanto che il mare monta, l’acqua del pozzo filtra, passa al mare e cala. Essendo poi l’acqua più alta, la filtrazione deve cessare, e quella del pozzo montare. Ricadendo il mare, le regioni vicine riempiute ancora d’acqua, quindi il pozzo non può scaricarsi , e ricevendo dell’affluenza deve naturalmente ascendere. Essendosi poi dileguate le acque sul fondo, incomincia a calare il pozzo ed il mare monta di nuovo(1). Fra questi fenomeni si possono contare ancora quelli del lago di Zirknitz nella Carniola inferiore, e del lago di Eichner, come anche la fonte celebre di Plinio(2). Si trovano sorgenti che si regolano 

(1)    Journal de Trevoux 1788 Ottob.

(2)    Epist. IV. 30.

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secondo le stagioni dell’anno, ed altre secondo il tempo del giorno. Così scorre solamente di notte la fonte Marquis nel Perù. Nelle montagne di Pueschlaster nei Grigioni v’è una sorgente che cessa durante le pioggie tanto nell’inverno, quanto nell’estate, e scorre più forte quando il tempo è secco.

Alcune sono state chiamate fonti di fame, poiché scorrono solamente in tempo di carestia e di massima siccità, e cessano poi per molti anni abbondanti e regolari. Queste vengono probabilmente alzate dai vapori e dal calore interno che cagionano le nebbie.

Della stessa natura è la fonte di carestia ad Avernheim, nel principato di Anspach. Scorrendo annuncia sempre un anno umido, ed abbondante d’inondazioni. Essa è situata in una valle profonda, racchiusa da due monti alti e coperti di alberi: uno di questi monti, ove un poco più alto del piede del monte nasce questa sorgente sulla parte meridionale, produce altre sorgenti sulla parte settentrionale, le quali scorrono continuamente. Probabilmente sussisterà nell’interno del monte un antro di acqua, il quale essendo riempiuto dalle pioggie consecutive, o dalla neve 

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subitaneamente disciolta, si riempie in modo, che malgrado dello scarico esistente alla parte settentrionale del monte, l’acqua s’innalza sino alla parte meridionale, ove, a motivo dell’altezza della caduta, produce dello strepito. Se ciò accade spesso in un anno, non può mancare che vi nascano delle inondazioni.

L’acqua dataci dalla natura rare volte è pura; anche la più limpida e priva di gusto contiene diverse materie eterogenee, come possiamo osservare nel tufo, il quale si depone cuocendo l’acqua, e ch’è una vera calce. L’acqua de’ fiumi racchiude molte parti animali e vegetabili non punto disciolte; le sorgenti che zampillano attraverso le fessure della pietra arenaria, ed attraverso, la sabbia, si possono contare le più pure. Più purificata ancora è l’acqua atmosferica, cioè la pioggia, la neve ec., la quale in certo modo fu distillata dalla natura. Le sorgenti sono pregne di varie particelle di terra, di selenite, di parti minerali ec., perciò hanno un gusto assai diverso. Alcune, attingendo l’acqua alla superficie, sono dolci come lo zucchero, ma prendendola

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al fondo sono acidette, come la sorgente di Toledo nella Spagna(1).

Non poche sono amare; esse contengono il sale amaro composto di magnesia e di terra acido sulfurea di talco, come l’acqua di Esthammer in Inghilterra, e quella di Sedlitz e di Seidschütz nella Boemia; oppure racchiudono la soda acido sulfurea, ed il sale glauberiano, come l’acqua di Eger, ambedue le fonti sono purgative. Altre acque amare si sono scoperte sulla costa di Coromandel.

Innumerabili sono le fonti delle acque minerali acidule; possiamo contarne migliaia nella Germania e nella Svizzera, e non v’è quasi paese che non ne abbia. Esse contengono molt’aria fissa, che non può tenersi nell’acqua se non è legata con essa, e questo succede per mezzo dell’ocra di ferro, cioè della terra calcare con particelle di ferro. Quest’aria dà alla fonte la particolarità spiritosa ed eterica, e, perdendosi questa, diventa insipida, e più che svanisce maggior quantità di ocra di ferro depone nel fondo.

(1)   Dugdale nelle osservazioni sul Varenio.

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L’aria fissa non solamente produce il sapore, ma pure è utile, poiché è un antisettico e corrobora i nervi. Possiamo averla versando dell’acido di vitriuolo sulla creta.

Egualmente si sviluppa sopra tutte le materie effervescenti, sopra il vino, la birra ec. La troviamo anche sopra la fonte stessa, poiché è due volte più pesante dell’aria atmosferica, ed essendo sortita dall’acqua, non monta che alla superficie di questa. Gettando del ferro vecchio nella sorgente si unisce nuovamente con essa, e la rende migliore. Attingendola alla superficie, e bevendola cagionerebbe la morte. Nella fonte di Selzer se ne trova un nono, in quella di Pyrmiont tre ottavi, e nella sorgente di Spaa un quarto.

Conoscendo le parti componenti della fonte, e le proporzioni delle misture, facilmente s’imitano. L’acqua di Selzer(1) contiene il sale marino, il sale alcalino minerale, e la magnesia, l’acqua di Spaa il ferro, la calce, la magnesia, il sale alcalino 

(1)   La fonte di Selzer nel vescovato di Treveri fu conosciuta dapprima nel 1600, e diventò celebre nel 1727. Essa dà un’entrata di 18000 taleri.

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vegetabile e l’argilla; quella di Pyrmont(1) magnesia, gesso e ferro. Il celebre Bergmann crede(2), componendo quest’acqua, che lasciando fuori il gesso, quest’acqua diventerebbe tanto più utile . Ma benché il gessa non possa essere ricevuto negli umori nutritivi, può ciò non ostante operare sopra i nervi, come il rebarbaro, che contiene particelle resinose, e che può eccitare ad evacuare. Ciascuna glandola sembra avere una facoltà di appetire, poiché si ristringe, ed imbeve solamente il convenevole.

Dobbiamo ancora far menzione della fonte di Alexandroff, di cui ha dato Pallas(3) un disegno e la descrizione. Essa giace in una piccola pianura acquosa, l’angolo tra i ruscelli Chosada ed Etkoschu. Nella pianura paludosa tra la fonte e la curvatura de’ due ruscelli, sembrano traspirare 

(1)  Fu visitata da Carlo il grande, e dà una rendita di 40000 taleri.

(2)  Bergmann de annali aquar. in Opusc. phys. et chem. vol. 1.

(3)  Nelle sue osservazioni durante un viaggio nelle provincie meridionali della Russia. Lips. 1799 p. 4 I. tom.  

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sorgenti marziali che depongono l’ocra in quà ed in là, e sull’acqua nuota una piccola pelle di vari colori. Il bacile della fonte, che si ristringe verso il gorgo a guisa d’imbuto, e ch’è sabbioso sul margine, è lungo più di 27 piedi, e largo 17. Il gorgo principale, ove zampilla l’acqua con veemenza, ed ove getta incessantemente le bolle unite ad una sabbia di ferro bruna e lucida, come la polvere fina da schioppo, è profondo di 4 sino 5 braccia. La sorgente gorgogliante, a motivo della sabbia bruna e delle grandi bolle che vi nascono, somiglia al caffè che cuoce sul fuoco. Appena si riempie alla superficie un bicchiere di quest’acqua, si vede anche deporsi in essa la sabbia, e l’acqua diventa limpida come un cristallo: questa sabbia ricade anche continuamente nella sorgente stessa, e non è condotta nel canale ove si scarica. La sorgente, bagnandosi dentro, non lascia affondarvisi il corpo, ma lo spinge continuamente verso la superficie. I barbi e le trote mettendole dentro, nuotano com me storditi alla superficie, e non rinvengono che appoco appoco essendo giunti all’acqua del ruscello. La melma sabbiosa sul margine della fonte è cinta un poco di precipitato 

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di ocrao la più fina di ferro. L’acqua fresca mente attinta, getta una quantità di piccole bolle come il vino migliore di Sciampagna, e non vien torbida per la magnesia contenutavi, che quando è cotta. Immergendovi la mano non si sente gran freddo, anzi soffiando l’aria fredda di mattina sembra essere tepida; ma bevendola, particolarmente facendo caldo, sembra essere fredda, e produce nello stomaco caldo l’effetto del ghiaccio. Mescolata con qualunque specie di vino muffa, cioè ha il sapore dell’acqua di Selzer. Le sue forze sembrano derivare dall’acido mefitico saturato di calce, di magnesia e di sali disciolti.

Più numerevoli ancora delle fonti acidule sono le sorgenti di sale. Tra le più abbondanti contansi quelle del Ducato di Magdeburg, le quali possono somministrare il sale a tutta la Germania. Quelle del Lüneburghese (la sola città di Lüneburg estrae annualmente dalle sue fonti più di 120000 tonnellate di sale, ovvero 1440000 stai), e sopra tutte quelle della Gallizia. Le acque non troppo abbondanti di sale, prima di cuocerle si fanno svaporare.

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Nelle fonti di Lauchstaedt e di Giesohübel si è trovato il sale ammoniaco. Una fonte presso Ofen contiene del sal nitro, e ne fornisce un quintale in 4 ore e mezza. Rare volte le acque racchiudono dell’allume, e quelle di Bath sono le sole che si conoscano. Le sorgenti nere hanno del nitroso verde. Le fonti di zolfo sono numerose, e conosciute all’odore ed al gusto di fegato, di zolfo e di uova guaste; alcune contengono uno zolfo volatile unito al sale ed alla terra alcalina, come le sorgenti di Altenburg, di Baden presso Vienna, il Faulbrunn, il Grindbrunn presso Francoforte sul Meno, il bagno di Landeck in Glaz, e l’acqua di Schinznach nella Svizzera. Altre poi racchiudono uno zolfo fisso col sale e terra alcalina, come i bagni di Aquisgrana nel Ducato di Jülich, quelli di Brigenz e Glyssenz nella Svizzera, ed il bagno di Nydel poco distante dal villaggio Rüschlikon sul lago di Zurigo. La maggior parte di queste fonti sono salutari.

Nella Virginia, 7 miglia sopra l’imboccatura del fiume Elk, e 67 sopra il Kanbaway, si trova un’apertura nella terra, capace di tenere 200 pinte circa, ove prorompe

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continuamente un vapore bituminoso, e con tanta forza, che la sabbia all’intorno dell’apertura è messa in movimento come se vi fosse una sorgente calda. Il vapore si accende avvicinandovi un lume, e s’innalza come una colonna di fuoco della grossezza di 18 pollici, e dell’altezza di 5, la quale talvolta è estinta in 20 minuti, oppure resta accesa per tre giorni di seguito e più. La fiamma è vacillante e compatta al pari di quella dello spirito di vino, ed ha propriamente l’odore di carbon fossile. Talvolta si raccoglie nel buco dell’acqua estremamente fredda, e che resta in continuo movimento, mediante i vapori che s’innalzano. Accendendo allora il vapore, l’acqua diventa in breve calda, a segno che non si può tenervi la mano, e finalmente svapora affatto(1).

Sulla montagna chiamata Metschaka, oppure Maschuka, secondo Güldenstadt, sul Caucaso, zampilla una sorgente calda di solfo, formandovi diversi rami che scolano

(1)    Ved. Jefferson descrizione della Virginia nelle Beytraege zur Laender und Völkerkunde di Sprengel 8 tom.

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sopra lastre di tufo, e svanisce per la maggior parte nella valle. Le vene dell’acqua, passando sopra il tufo, vi hanno formato alcuni canaletti stretti, ove si producono i fiori di zolfo, ed il byssus thermarum. Vicino alla sorgente si è cavato un bagno nel tufo, dal quale sorte l’acqua superflua come un ruscelletto. Al di sotto della sorgente giace della creta farinosa bianchissima e finissima. Al di sopra crescono piante di roccia, ed al di là di queste si vede una spelonca larga e profonda 6 piedi, e lunga 69 braccia, ove scopresi un bagno caldo naturale, ch’è un poco più tepido della sorgente inferiore. Si trovano ancora altre sorgenti, in vicinanza delle quali una contiene dell’acqua calda e sulfurea, l’altra dell’acqua limpida, potabile e fresca. Il calore della sorgente calda monta a 57 gradi e mezzo di Reaumur. La quantità del sedimento calcare nell’acqua è in principio molle come una pappa, perlocché i Tscherkassi se ne servono per imbiancare le loro case. In questa materia si generano poi degli aghi perpendicolari a foggia di spato, da’ quali in ultimo si forma un tufo pesante, bianchissimo e raggiante. 

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Vi sono però altre fonti, l’uso delle quali è nocivo. E vogliono sostenere alcuni che facciano traballare i denti e poi cadere, senza però cagionare verun dolore. Negli scritti dell’accademia delle scienze di Parigi leggesi, che a Senlisse, villaggio situato vicino a Cherreuse, si trovi una sorgente di questa natura, alla quale debba attribuirsi la mancanza de’ denti di quelli abitanti, mentre l’aria vi è sana e moderata, e gli abitanti sono più robusti e forti che altrove. L’acqua è cruda, e cagiona a quelli che non sono accostumati a beverla dolore di ventre; nelle prime settimane incominciano i denti a muoversi, e poi cascano da sé. Lemery, esaminando quest’acqua, trovò in due boccali 12 grani dell’alcali fisso, e null’altro di particolare. Egli in questa occasione cita dal Vitruvio un’altra sorgente a Susa nella Persia, la quale fece lo stesso effetto, e forse lo fa ancora.

Ancora più conosciute sono le acque che fanno venire il gozzo. Esse sgraziatamente sono frequenti in tutte le regioni montuose, come nel Tirolo, nella Carintia, nel Salisburghese, nella Svizzera, sull’Harz ec. A tutti gli abitanti, senza eccezione, ed anche

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ai forestieri, trattenendovisi per qualche tempo, nasce a poco a poco il gozzo. Questo forse è cagionato dal breve cammino che fa l’acqua senza essersi prima distillata nella terra. L’acqua di neve sola, non essendo montuosa la regione, non nuoce; almeno ne farebbe eccezione l’Islanda, e la Groenlanda, ove quest’eccezione può essere cagionata dal suolo caldo, e dai vapori che quivi si comunicano all’acqua, poiché questi vapori possono togliere all’acqua la parte cruda e terrosa, che a loro, passando tramezzo agli strati, vien tolta sul lungo cammino.

Ancora altre sorgenti, a motivo del danno che recano, sono state chiamate fonti velenose. Tra queste si potrebbero contare quelle che contengono del piombo o dell’antimonio o del cinabro, non meno che quelle che conducono del rame.

Le ultime sogliono chiamarsi fonti di cemento, e l’uso loro serve per estrarne un rame finissimo, come sull’Harz, nell’Erzgeburge in Sassonia, a Grossmaehren nella Lusazia inferiore, a Falkenau nella Boemia, a Herrengrund, Schmoeluitz, e Neusuhl nell’Ungheria; a Fahlun nella Svezia, a

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Osterdalen nella Norvegia, nella Contea di Wicklow, nell’Irlanda ec. Si pongono in quest’acqua de’ pezzi di ferro vecchio, chiodi ec.; l’acido di vitriuolo più familiarizzato col ferro, lo riceve e lascia precipitare altrettante parti di rame. Dopo due o tre settimane, in luogo del pezzo di ferro si ha un pezzo di rame della stessa forma del ferro. Lasciandolo però stare si di scioglie in polvere di rame. I francesi si servono molto di questa polvere per la lega nelle medaglie d’oro, particolarmente quando n’è stato fatto il filo leonico in Augusta.

Vi sono anche delle sorgenti petrificanti. Per ordine dell’imperatore Francesco primo fu cavato ed esaminato un palo del ponte che Traiano aveva fatto costruire sul Danubio nel 104 dopo Cristo. Esso avea un piede di diametro, e la sua superficie per la grossezza di un pollice era ridotta in agata. Vi è voluto naturalmente molto tempo per questo cangiamento, poiché il Danubio non conduce seco molte parti petrificanti. Altre acque però operano più sollecitamente, come ci fanno vedere i grandi tronchi perfettamente ridotti in agata, per cui, se l’operazione fosse stata lenta come quella del Danubio, vi

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avrebbero voluto più di cento mila anni. Oltre ciò, troviamo perfettamente petrificati molti frutti teneri, ed altri corpi che poco resistono alla putrefazione, lo che non sarebbe possibile, se alcune acque non petrificassero con sollecitudine. Il lago Lough Neagh nell’Irlanda petrifica assai presto il legno, mentre inserisce negli spazi del legno alcune particelle cristallizzate. In questo legno, che si trova abbondantemente sulla riva di esso, non si scoprono in alcuna parte i segni di una fioratura esteriore, poiché il midollo, i filamenti, in somma tutta la tessitura del legno è conservata, ed il cangiamento sembra consistere unicamente nel peso maggiore e nella densità, mentre battendolo coll’acciaio dà il fuoco(1).

A Guanca Belica, o El Assiento de Oropesa, distante 8, o 9 miglia da Guamanga nel Perù, corre una fonte calda che depone molte materie pietrose. Si getta l’acqua di essa in forme per farla svanire, dopoché si hanno pezzi di pietre ordinariamente quadrate, per servirsene a fabbricar case, scolpire statue ec. 

(1)  Hamb. Magazin. 2 p. 156.

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I bagni di s. Filippo, presso Radicofani nella Toscana, forniscono egualmente un’ammirabile deposizione di pietra fina compatta, bianchissima ed atta alla politura; anche di essa si serve per farne bassi rilievi, e medaglioni(1). Anche una sorgente presso Tours in Francia depone dell’alabastro fino e calcare, che in bianchezza non cede a quello di Carrara: esso si cristallizza in prismi esagoni, ondeggianti, e dritti. Oltre di queste sorgenti che depongono, se ne trovano ancor altre, ma in minor numero, di quelle che incrostano, (stalactites incrustatus), poiché se ne vedono in tutte le parti del mondo.

Fra queste acque è conosciutissimo il Teverone presso Tivoli nello Stato Ecclesiastico, del di cui confetto (confetto di Tivoli) fa menzione Seneca(2). Esso fa una piccola caduta, che viene sostenuta espressamente, acciocché cadendo sopra le pietre, spruzzoli 

(1)  Di questo Albatre factice ved. gli scritti della Società reale delle Scienze a Gottinga. T. 1, pag. 94.

(2) Natural. Quaest. III, c. 20 haec aqua si solidum tetigit, haeret et affigitur.

Inda est quod res absectae in eundem lacum, lapidae subinde extrahuntur.

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e produca una polvere d’acqua pregna parti di gesso, le quali attaccandosi a qualunque massa formano diverse figure. Perciò si pongono anche in qualche distanza de’ bassi-rilievi, che poi si riempiono di questo gesso; diventando compatto ha esso la qualità di estendersi come lo zolfo, perciò riempie le piccole fessure, e rende l’impressione assai esatta.

L’intonaco delle mura nella Piscina mirabile di Baia è egualmente una stalattite depostavi dall’acqua(1). 

Anche presso Hidenheim, nel Ducato di Anspach, sonovi de’ fonti di questa natura, che in breve coprono di una crosta di pietra compatta tutti gli oggetti che vi si gettano. Presso Ober-Weimar si attacca al molino tanta stalattite, che spesso si è necessitati di staccarla dalle ruote. Più conosciuta di tutte è lo sprudelstein (pietra spruzzante) 

Quod in Italia quibusdam locis evenit, sive virgam, sive frondem demerseris, lapidem post paucos dies extrabis.

Circumfunditur enim corpolimus, alliniturque paullatim.

(1) Gotting. Gelehrte Anzeigen del 1791 quint. [2], p. 1882. 

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di Carlsbad, la quale si distingue anche per la diversità de’ suoi colori e disegni: essa è talvolta trasparente, ma per lo più opaca. Un corpo qualunque gettato in questa fonte riceve in 24 ore una crosta bianca e grigia, oppure rossa e grigia di stalattite. Due volte l’anno si devono levare le materie che vi depongono le sorgenti. Una specie singolare di stalattite sfogliata è l’erbsenstein(1) (pietra di piselli) di Carlsbad, la quale non raro si trova in masse intere e in piccoli strati, ed è in parte capace di politura.

Queste stalattiti sono generalmente disuguali nel grano, nella densità e nel contenuto; alcune sono dure e della natura del marmo, e prendono la politura; altre al contrario sono terrose e fragili. Alcune sono compatte, altre filamentose ed altre ancora sfogliate. È da notarsi ancora che tutte le acque incrostanti sono calde(2). 

(1) Ved. Schaller topographie von Böhmen Tom. 2.

(2) Più ne dice Gmelin nel sistema di natura di Linneo intorno al regno minerale tom. IV, pag 228. ec.

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Si conoscono anche delle sorgenti infiammabili, cioè quelle dal di cui fondo monta un’aria infiammabile, e passando per l’acqua, si raccoglie sopra di essa; avvicinandovi un lume, si accendono e bruciano come lo spirito; e non è stravagante che, non potendo svanire il gas sopra di esse, riaccendano una candela appena smorzata, che fuma ancora, oppure un pezzo di zolfo. Ciò racconta Plinio intorno alla fonte di Giove di Dodona(1), e non è da dubitarsene; poiché questi vapori s’infiammano da sé stessi.

V’è un lago nell’Islanda che brucia alcune volte nell’anno, e sempre alcuni giorni di seguito(2), o almeno sembra bruciare, poiché la materia infiammabile è quel gas che si appoggia sul lago, e possiamo convincercene, attingendo l’acqua dentro un vaso, ove perde subito la sua proprietà. Il bagno di Lione presso la Poretta nel Bolognese, 

(1)  Plin. hist. nat. II. 103.

(2) Secondo la relazione di Anderson. È vero che Horrebow gli contraddice nelle Notizie sicure sull’Islanda, paragrafo 93 ma egli è vero altronde che Horrebow si è lasciato sedurre dal piacere di correggere Anderson. In oltre è anche possibile, che i vapori infiammabili si siano per qualche tempo perduti.

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al piede della montagna ove scende il fiume Reno, è forse la fonte più conosciuta di questo genere. Tenendo alla sortita di essa un lume, si accende fino al fondo. In poca distanza da essa, in mezzo al cortile di una casa di campagna, s’innalzano vapori che, non estinguendoli apposta, bruciano de’ mesi continui. A Velleia presso Piacenza, ed a Barigazzo poco distante da Modena, sonovi egualmente fonti di questa natura.

Nel Delfinato, quattro leghe da Grenoble, vi è una fonte sopra la quale si attacca una fiamma chiara come quella di acquavite. Cinque leghe da Bergerac in Francia, se ne trova un’altra, la quale, mettendo della paglia accesa ne’ luoghi disuguali o concavi, brucia con fiamme turchine(1). Presso Brosely, nel Shropsire in Inghilterra si scoprì nel 1711 una sorgente ch’è stata coperta con un coperchio di ferro, nel quale si trova un’apertura. Avvicinandovi una torcia accesa, l’acqua s’infiamma, e si estingue 

(1)  Histor. de l’acad. Roy, 1699 pag. 26 nel 1741 pag. 49.

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subito levato che sia il coperchio; poiché allora i vapori svaniscono alla superficie, e non danno più quell’alimento unito, come quando sortono dall’apertura del coperchio. Il calore della fiamma è maggiore di quello ordinario di cucina; ma appena è estinta, si sente che l’acqua si raffredda, come se non mai fosse stata al fuoco. Anche questo è un segno sicuro, che bruciano i vapori e non l’acqua. Questa fonte aveva perduto la sua particolarità per qualche anno, sino a tanto che nel 1746, nel mese di maggio ne nacque un’altra simile più vicina al fiume di Severn, la quale è profonda 4 in 5 piedi e larga 7. Tenendo un lume alla distanza di tre quarti d’un piede dalla sorgente, si accende una fiamma che monta rapidamente un piede e mezzo. Una pignatta di acqua postavi sopra, bolle in 9 minuti. Estinta la fiamma si sente un odore di zolfo.

Sorgenti simili si trovano anche in America, per esempio nella provincia di Chacko, sulla montagna Chiquiacka, ed in altri luoghi.

Alloraquando nell’aprile del 1794 alcuni uomini travagliarono presso il fiume Niagara,

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accendendovi delle fascine, cadde per caso un pezzo di legno acceso nell’acqua, la quale con meraviglia de’ lavoranti, incominciò a bruciare con fiamme chiarissime. La sorgente di fuoco che nasce nella circonferenza di 6 piedi in tre luoghi diversi, sorte dal fiume in distanza di tre piedi dalla riva. L’acqua è fredda come il ghiaccio, piacevole a beversi, e senza il minimo gusto eterogeneo o minerale; ma appena vi si pone sopra del fuoco brucia chiaramente; attingendola dentro un bicchiere non si accende più. In quel sito ove zampilla quest’acqua fu posto un tubo lungo tre piedi, e largo cinque pollici, pel quale s’innalzava il fuoco serpeggiando, e spesso passava al di là dell’altezza del tubo. Il calore del fuoco è violento, ma il vapore non è niente affatto pernicioso e dispiacevole, anzi produce una sensazione piacevolissima(1). Questo fenomeno è stato spiegato eccellentemente da Voigt(2), il quale lo attribuisce 

(1)   Ved. Genius der Zeit 1796 febbr.

(2) Aelteres Gothaisches Magazin Vol. X quint. 4, pag. 148. 

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all’eruzione di una specie di vitriuolo di nafta, che essendo specificamente più leggero dell’acqua, nuota alla superficie e si scopre. Da ciò nasce il sapore piacevole ed il freddo; mentre l’evaporazione rapida di questo fluido lega una quantità di calorico, attraendolo da’ corpi più vicini. Siccome nello scomponimenio della nafta non nascono vapori mefitici, così la respirazione non può soffrirne, anzi dagli spiriti volatili deve nascere una specie di ebrezza. 

Notabili sono le fonti bituminose, ovvero quelle sulla di cui acqua si trova un grasso volatile, misto sovente di parti terrose. Questo grasso sviluppa molto gas infiammabile, che si accende anche da sé, e brucia sopra l’acqua. A queste appartengono prima le sorgenti di nafta, delle quali abbonda la Persia. Il dottor Lerch ne trovò 40 presso il lago salato del villaggio Uchanie, distante 15 werste da Baku, sulla parte occidentale del mare Caspio, delle quali alcune delle più grandi avevano 3 braccia di diametro. Alla superficie sono nere ed in fondo vedesi l’acqua verdastra. Intorno ad esse si depone la nafta grassa e nera, che poi vien indurita dal sole. La 

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nafta molle serve agli abitanti in luogo di catrame, e la liquida che nuota sull’acqua serve per le lampade; la grossa e disseccata si mischia collo sterco delle vacche per bruciarla in luogo della legna. In tutte le case di Baku si trova uno o due bacili di pietra riempiuti di nafta, da dove si attinge questa materia con de’ cucchiai di ferro, e si mette sul fuocolare, mischiandola colla terra asciutta o colla sabbia, per indi accenderla. In tal guisa si riscaldano i forni e le stanze; ma a motivo del fumo nero e dispiacevole che produce quando si accende, tutte le case sono nere, e sopra le città si osservano delle nuvole dense. Se ne dà a ciascun soldato comune 105 libbre per mese, al capitano 750, a ciascun uffiziale dello stato maggiore 1500 ed al colonnello 1950.

Sulla penisola di Abscheron, circa cento werst al Nord sopra l’imboccatura del Kurs, si trovano presso Balachani 52 sorgenti di nafta comune di colore giallo e verde scuro, oppure di bruno scuro, la quale però, dopo d’essere stata distillata, diventa d’un giallo chiaro. Le fonti son profonde 20 tese, delle quali una, che si produce abbondantemente, e che bolle in modo da poterla sentire,

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ne fornisce giornalmente 7500 libbre di Russia. Poco distante di qua vi sono ancora 5 fonti di nafta bianca. La nafta bianca è un poco torbida, ma distillandola diventa limpida come lo spirito. Essa prende fuoco più facilmente che l’altra, e la sua fiamma è più pura, ed il vapor meno disgustevole. I Persiani servendosene ne’ medicamenti e per farne vernice fanno innalzare molto il prezzo di essa. Le fonti sono custodite e sigillate, le cinque fonti di nafta bianca che ne producono meno, si aprono solamente una volta al mese. Tutta la penisola abbonda straordinariamente di nafta, lo che procura agli abitanti un vantaggio particolare, e rende il paese assai notabile per la storia naturale. La nafta sviluppa molt’aria infiammabile, per ciò possiamo essere convinti che in alcuni siti di varie werste d’estensione debba sussistere un lago sotterraneo di nafta; basta di scavare un poco la terra, e gettarvi un carbone o della legna accesa, per vedere un gran fuoco senza fumo e odore, il quale dura quanto si vuole. Quei Persiani che adorano il fuoco si sono ritirati in questa parte, e ritrovano l’eterno fuoco dentro una cava, lunga 20 tese e 

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profonda una e mezza, ove brucia incessantemente, ma non in tutt’i siti, e le fiamme non s’innalzano sempre ad uguale altezza. Secondo Gmelin, si sono eretti in altri luoghi dei temp[l]i massicci, ove vicino all’altare si osservano de’ tubi alti due piedi, da’ quali, avvicinandovi il fuoco, sorte una bella fiamma turchina mista di rosso.

Gli adoratori del fuoco hanno delle piccole cave anche nelle loro abitazioni, intorno alle quali pongono due o tre pietre per mettervi sopra il caldaio col cibo, che cuoce prestissimo, e non avendo più bisogno del fuoco coprono il buco, ed allora il fuoco si estingue immediatamente. Durante l’inverno riscaldano con esso le loro stanze. Vicino al loro letto hanno nella terra una canna di due piedi d’altezza con un coperchio d’argilla: volendo dunque del fuoco levano il coperchio, accendono il vapore, e lo lasciano bruciare sintanto che loro piace, senza recar danno alcuno alla canna. Queste canne le quali non si consumano che all'estremità, e le cave che non diventano più profonde, e le pietre postevi d’intorno le quali non si consumano né cangiano, provano evidentemente, che quella materia la quale si accende sia solamente un’aria infiammabile. Qualunque cosa si pone

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sopra questo fuoco aereo soffre un’alterazione. Se ne servono ancora per calcinare le pietre calcari, le quali si pongono in mucchi sopra i buchi scavati dentro terra, gettandovi sopra un poco di paglia accesa, dopo che sorte dalla terra una fiamma accompagnata da strepito, e riempie tutto il mucchio, ed in tal guisa si lascia il fuoco per tre giorni, tempo necessario per la calcinazione(1).

È rimarchevole per la storia naturale, che questa nafta sotterranea comunica coi monti crescenti(2), cioè la terra s’innalza, e dal mezzo di essa prorompe una melma compatta e salata, mista di terra grigia o di argilla, la quale ingrandisce la piccola collina, bolle di quando in quando, e vi depone continuamente qualche materia nuova. In tempo di pioggia è tanto abbondante la melma, che scola lontano, e s’innalzano nuove collinette, ed in tal guisa si hanno intorno a Baka delle file intere di colline crescenti. Sulla penisola di Abscheron 

(1)    Ved. l’estratto del giornale de’ viaggi del dott. Lerch nel magazzino di Busching tom. III. p. 12. 14. 23. 24. ec.

(2) Id. p. 20. 28.

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ve n’è una la di cui circonferenza importa 300 passi, e l’altezza 70 tese; esse hanno l’aspetto di coni attortigliati. Lerch vide un luogo nero di una werst di circuito, composto di molte piccole colline e di buchi; questo sito a motivo del fango prorottovi, era più alto della regione vicina. Dugento tese più distante v’erano ancora 10 colline crescenti, delle quali le maggiori buttarono della melma, e le minori furono secche. Le erbe saline vi crescono da per tutto, e lungo le sorgenti di nafta si estendono de’ laghi salati.

Per lo passato, e secondo la testimonianza degli antichi(1) fu trovata la nafta anche presso Babilonia, Susa, Arbela ed Ecbatana. Presentemente la piccola isola Wetay è il luogo principale di essa. Fuori di qua si trova ancora bianca e trasparente, come nel Ducato di Modena e sugli Appennini. L’olio di sasso ovvero petrolio è più tenace e più grosso della nafta, e di colore oscuro rossiccio, e bruno oscuro; fuori della 

(1)   Plinios hist. nat. II., 105. Ammian. Marc. 23 6 (19).

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Siberia e del Schirwan se ne trova anche presso Parma(1), Piacenza e Modena, presso Gabian nella Linguadoca, ove in un anno si raccogliono 80 quintali; nella Guascogna, in Auvergne, presso il Lampertsloch nella Scozia, nella provincia di Galian, poco distante da Edinburg nella Svezia, nella Baviera presso Freyenwalde, nel Duesterloch ec.

La Malta è un bitume nero compatto, e di natura di pece appena trasparente, essendo anche tirato in fili sottilissimi; essa la un odore penetrante e cattivissimo ed è più tenace delle due specie antecedenti. Se ne trova copiosamente sul lago di Baykal nella Siberia e sopra l’isola di Barbados, fuori di qua nella Moldavia, anche nella Germania presso Edemissen nella balia di Meinersen. Il Barone di Asch nella guerra del 1770 contro i Turchi, ordinò con buon successo la Malta della Moldavia come un unguento digestivo contro la peste; quella di Barbados serve come rimedio buono nelle malattie tenaci 

(1)    Quivi si trovano delle sorgenti della profondità di 30 piedi. Nell’estate si estrae l’olio con un secchio ogni tre giorni, il quale talvolta è misto di acqua.

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della pelle ed anzi ne’ mali della cancrena(1).

L’Asfalto è per lo più nero e più duro, e trasparisce solamente di color bruno ne’ foglietti, esso è crudo e fragile, brucia con vapore grosso, e bruciando reca un odore amaro, fortissimo e bituminoso. Si trova nuotando sopra alcuni laghi della China, e sul mar Morto, il quale ne ha tratto il suo nome greco Asphaltites. Se ne scava nella Svezia, nella Francia e nella Germania. Esso si diffonde facilmente, brucia con fiamma bianca, ed essendo puro non lascia cenere alcuna. Quello falsificato di pece si conosce all’odore ed al fumo nero quando brucia. Se ne servono anche nelle Spezierie, per lo più esternamente contro le ulcere ed internamene contro le infiammazioni de’ polmoni nate dopo un catarro, vecchio. Distillandolo secco, se ne cava un olio di colore bruno oscuro, che sa di carbon fossile, del quale si servono i Turchi e gli Arabi per tingere i finimenti de’ cavalli, onde tener lontane le mosche. Gli 

(1) Sul bitume di Nahujoro nella Gallizia ved. phys. Arbeiten der eintraechtigen Freunde. Vienna I. anno quint. 2.

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antichi Egiziani l’adopravano per le composizioni colle quali imbalsamavano i morti.

Del pari sarà scaturito dalla terra e sarassi poi indurito il balsamo bituminoso ovvero la mummia minerale, odorosa compatta, che si trova nelle spaccature delle montagne di Khorassan al piede del Kaucaso. Il suo nome Persiano Muminahi fu usato dapprima nel 13 secolo, parlandosi degli antichi cadaveri egiziani imbalsamati, e poi applicato generalmente alle mummie. Lo stesso cangiamento della mummia minerale avrà avuto anche il Muniak gettata dal mare nella Baia di Campesche.

È anche assai diversa la temperatura delle sorgenti. Nella Germania, in Francia, per esempio sulle montagne Ventoux, Genevre e Pila(1) nell’Italia, nella Spagna ed in altri paesi caldi(2) si trovano sorgenti freddissime, i di cui canali giacciono tanto profondi, che né il calore né il freddo 

(1) Secondo Charas Mem. de l’Acad. roy. 1693. p. 71. Le due prime montagne sono nel Delfinato, la terza in Auvergne sul confine del Lionese.

(2) Per esempio nell’Etiopia Secondo Varenius geografia generale c. 17 prop. 10.

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non possono giungervi, perloché scorrono per lo più nell’inverno, oppure passano, sopra uno strato di gesso, e contengono molto salnitro e sale ammoniaco, che raffreddano molto l’acqua. Il freddo più forte non è capace di congelarle. Alcune sono anzi calde nell’inverno, come quella presso Ballenstedt nel principato di Neremburg, un’altra nominata il Bilmebach presso la parrocchia Eutendorf nel Limburghese, nel circolo della Franconia, la quale fuma nell’nverno, e così varie altre.

Fra le sorgenti calde si contano tutte quelle, il di cui calore supera quello dell’atmosfera: alcune sono tanto cocenti, che in pochi minuti si cuocono uova, erbaggi ed altri cibi. Essi conducono seco dell’alcali, dell’acido di sale e del ferro, materie che si riscaldano nell’acqua. Altre sviluppano vapori mefitici: altri vapori caldi e fiamme, e fanno vedere in diverse maniere, che il loro calore dipende dal fuoco sotterraneo.

Le fonti calde senza distinzione sono contate tra le salutari, benché alcune abbiano poche parti minerali o nessuna. Di questa natura è il Pfefferbad, acqua rinomata nel capitanato di Sargans, presso l’abbazia di Pfeffers, il quale oltre una piccola dose di

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sal marino, non ha né sali né alcali né fegato di zolfo né ferro. Quello che in certo modo fa distinguere quest’acqua è una materia fina e grassa, ed un precipitato di un poco di talco(1). Anche l’acqua di Bristol è priva di parti minerali.

Le fonti calde si trovano in tutte le regioni del globo. Nel Portogallo sulla superficie di 18 miglia di lungo e 12 di largo sussistono secondo Nasconcelli presso Kircher(2) 25000 fonti, una gran parte delle quali fornisce dell’acqua calda. Nella Spagna sono celebri i bagni di Lugo, nella Gallizia quelli di Bejar, in Estremadura quelli di Anteguera e nella Granada quelle di Alhama. Nella Francia quelle di Chandes-Aiques, s. Pierre, Jaude, Clermont, nella provincia di Auvergne, di Bearn, a Roussillon, Arles, e Vernet presso i Pirenei, a s. Pierre d’Argenson nel Delfinato e Plombieres nella Lorena ec. Nella Germania sono a migliaia. Il più frequentato è il Carlsbad nella Boemia, ove si contano 5 sorgenti principali, delle quali si servono tanto 

(1)  Storr Alpeuresse tom. II. p. 133, 136.

(2)  Mund. Subterr. Lib. V. Sect. 3, cap. 1.

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per bere quanto per bagnarsi: il vapore ha 165 gradi Fahren. di calore; la fonte acetosa ha qualche cosa di meno. Quella, in 18 pollici cubici di acqua, tiene 15 pollici cubici di alcali; questa, in 18 pollici cubici, solamente 9 pollici d’alcali(1). Noteremo ancora Baden quattro miglia distante da Vienna, Aquisgrana, Spaa, Pyrmont(2) Laubstädt il Warbrunn nella Silesia ec.

Innumerabili sono questi fonti nell’Ungheria, ma sopra tutto sembrano aver l’Italia per patria. In Toscana solo se ne conoscono più di 50, un’altra quantità si trova presso Padova. Molte sono famose sino da’ tempi antichi, come i bagni di vapore e di sudore nel Napoletano presso l’antica città di Baia. Inoltre sono riputati i bagni di Pisa, di Siena, di Viterbo, Abano, Aix nella Savoia, Albano nel ducato di Bracciano; anche la Sicilia la Sardegna e la Corsica non ne hanno alcuna mancanza.

(1)   Klaproth Chymische Untersuchung der mineral quellen zu Carlsbad, Berlino 1790, 8.

(2)   Marcard Beschreibung [v]on Pyrmont 2 tom, Lipsia 1784 Westrump physik. chymische Beschreibung der Mineralquellen zu Pyrmont Lips. 1789. 8.

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I bagni più rinomati dell’Inghilterra sono quelli di Bach nel Sommersetshire presso il fiume Aron, ove dalle colline che cingono questo luogo, sortono le fonti più salubri tanto calde quanto fredde, come anche a Bristol. Le sorgenti calde si trovano anche ne’ paesi più freddi. La Islanda n’è piena(1). Alcune gettano l’acqua in raggi sino ad un’altezza considerabile e sono chiamate Geiser. La più considerabile tra tutte è presso Skalholt in poco distanza dall’Hekla. Questa sorgente nasce da una roccia vuota al piede di una montagna, e corre dentro un bacile profondo di 72 piedi, il quale alla parte superiore ne ha 57, di diametro. Essendo riempiuto il bacile, nasce uno strepito sotterraneo, dappoiché l’acqua è gettata a ritroso in quantità sino all’altezza di 60 in 70 piedi. Un getto di acqua segue all’altro, e così si accrescono sino a 200 nello spazio di 10 minuti. Il calore di quest’acqua monta a 212° di Fahrenh. Le pietre gettate nella fonte risortono 

(1) Ved. le notizie di J. Th. Stanley nel transact. of the Royal Society of Edimburg Vol. III. 1794 ed un estratto da ciò nel Gotting. Gelehrte Anzeigen 1795 p. 151 come anche nel magaz. di Gotha Vol. II. quint. I. pag. 33.

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rotte, e talvolta sono slanciate più alte del raggio di acqua. Quella quantità di acqua che sopravanza ai raggi, trabocca dolcemente il margine del bacile. Anche nel più basso stato dell’acqua non si può guardarvi dentro, a motivo del vapore riscaldato che innalzano tanto l’acqua quanto la roccia infuocata. In quest’isola si veggono ancora altre fontane di acqua calda: l’acqua dopo esserne sortita, si raccoglie dentro un ruscello, il quale dopo un corso considerabile è ancora tanto caldo, che il bestiame non può passarvi. Malgrado di questo calore, mentre nella fonte si può cuocere la carne, vi vuol tanto tempo per farla bollire quanto se ne richiede per l’acqua fredda comune.

FINE DEL QUARTO TOMO

(1) Ved. le notizie di J. Th. Stanley nel transact. of the Royal Society of Edimburg Vol. III. 1794 ed un estratto da ciò nel Gotting. Gelehrte Anzeigen 1795 p. 151 come anche nel magaz. di Gotha Vol. II. quint. I. pag. 33.

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