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L’antro presso Hieropolis nella Frigia, a motivo de’ vapori velenosi, era già conosciuto dagli antichi. Le notizie intorno ad esso date da Cicerone, Plinio, Seneca, Apuleio, Strabone, Ammiano Marcellino ed altri antichi scrittori sono raccolte e schiarite quasi tutte da Kapp nella 4 Escursione per l’edizione di Aristotile de Mundo (Altenb. 1792. 8).
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Plinio, tra molti antri di vapore(1), fa anche menzione della GROTTA DEL CANE pressso Pozzuolo (Spiraculum Puteolanum), la quale da tempi antichissimi fino ai giorni nostri, e senza alcun cangiamento periodico, ha prodotto sempre il medesimo effetto. Essa è profonda solamente 10 piedi, larga 4 e lunga 9. Stando fuori della grotta, e guardandovi dentro curvato, si vedono i vapori innalzarsi, come un fumo prodotto da carboni, fino all’altezza di 6 pollici. L’umidità che ne nasce fa che il pavimento e le pareti siano continuamente umidi e di colore verdastro. La roccia però deve assorbire questa
(1) Plin. h. II. 2. 93. Molti hanno descritto questa grotta ne’ tempi moderni. Connor de antris lethiferis art. 4; Della Torre nella sua storia del Vesuvio. Messon voyage de l’Italie edit. augm. de remarq. nouv. Paris 1743. 8 t. II. p. 128 seq. ove si trova anche un’incisione, t. IV. p. 62. edit. di Utr. 1722 t. II p. 61 ec. Annotazioni di Addisson sopra i viaggi in Italia di Misson tom. 2. p. 327 ec. Blomviller viaggi per l’Olanda e l’Italia. Lond. 1742. 4 vol. 3. tradotto in tedesco da Koehler Lemgo 1764. Valkmann historisch kritische Nachrichten von Italien vol. 3. p. 221 seq. Marray annotazioni sopra la grotta del cane ne’ trattati della Reale Accademia delle Scienze di Svezia pel 1775.
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umidità, poiché sulla volta si formano assai di rado gocce limpide, e non mai vi si veggono cristalli. La polvere non prende fuoco nell’antro se non quando, per mezzo di un conduttore di polvere, viene accesa al di fuori. L’arma a fuoco, volendola sparare vicino al suolo, non si scarica mai. Le fiaccole ed i lumi tenuti verso terra si estinguono. Gli uomini andando dritti in quest’antro non soffrono, alcun, incomodo di questi vapori, mentre poco si innalzano; e l’abate Stollet, Condamine, e La Lande in principio si sono abbassati col volto, fino all’altezza di 6 pollici da terra, indi, inchinandosi sempre più, hanno toccato il suolo colla bocca senza sentire il minimo effetto pernicioso. Essi respirarono fortemente l’aria per qualche seconda senza sentire il minimo incomodo: a Stollet solo produsse uno stimolo allo sternuto e alla tosse. I vapori erano umidi e caldi come nelle stanze di vapore, e l’odore sentiva, più di terra, che di sale. Non vi si scorge alcun odore sulfureo né di vitriolo o di arsenico, e nemmeno di sale; e moltissimi esperimenti fanno vedere, che i vapori, contengono nulla di queste misture perniciose. Si nudriscono le galline col pane posto giornate intere
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ne’ vapori di questa grotta. Ne’ vapori altro non si scopre che dell’alcali: essi dunque non sono di natura cattiva , ma soffocano. Tutte le specie di uccelli vi muoiono presto. Un rospo resistette in questi vapori una mezz’ora, una lucertola cinque quarti, ed una cavalletta grande più di due ore. La grotta è chiamata grotta del cane, poiché da tempi rimotissimi si fanno in essa esperimenti particolarmente coi cani che dopo due minuti cadono convulsi e tramortiti in terra, ma portandoli presto all’aria fresca rivengono quasi subito. Un uomo abitante poco distante dalla grotta fa con questi cani qualche volta dieci esperimenti per giorno senza alcun danno di essi. Gli animali morti nell’antro spesso sono stati aperti, e null’altro si è trovato se non che i polmoni schiacciati, e privi di aria; da ciò sembra nascere la conseguenza, che i vapori uccidano perché arrestino la respirazione, ma che non siano perniciosi. In quest’antro non si sono trovati segni di elettricità, come anche verun cangiamento nelle operazioni ordinarie dell’ago magnetico.
Nella Contea Svizzera di Toggenburg havvi egualmente un antro che getta continui vapori.
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L'antro di Forst ovvero di HOHENSTEIN(1), in poca distanza dal lago di Locher presso Ober-Mennich nell’Elettorato di Colonia, è nato senza dubbio da un vulcano precipitatosi, il quale ha lasciato indietro una parete di roccia, chiamata l’Hohenstein.
L’entrata di questo antro è stretta, poiché un gran pezzo di scoria cadendo dall’alto, si è posta davanti ad essa. Si dice esservi condotti grandi e spaziosi pe’ quali discendendo nella montagna, e trapassando un’altra montagna vicina, si sorte dalle cantine di un castello assai distante. De Luc non poté esaminarli, poiché gli mancarono le fiaccole che, a motivo dell’aria mefitica, facilmente si smorzano; e perciò De Luc dà il consiglio di visitare quest’antro in società numerosa, in guisa che uno passi dietro l’altro, tenendo una fiaccola accesa in mano.
L’antro presso Ribar nella contea di Zol in Ungheria sembra, giudicando secondo la sua apertura, essere nato dalla corrosione di sorgenti, ma in generale è senza dubbio un’opera del fuoco. I vapori che
(1) De Luc nelle sue lettere, vol. II. lett. 95. ha descritto quest’antro per la prima volta.
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tramanda sono nocivi in guisa, che nella vicinanza di essi si trovano spesso corpi di uccelli morti e di altri animali. Talvolta si è tenuto sopra l’antro un gallo assai vivace che, appena giunto fino a vapori, morì sull’istante. L’acqua che si sente scorrere in essa è assai sana. Sparando un’arma a fuoco, nasce un tuono di qualche durata, ed i vapori diventano sulfurei per alcune ore di seguito(1).
L’antro nella montagna Limur in Norvegia, esaminato da Pontoppidan, è stato aperto forse da quell’acqua, che sortendovi si scarica in un ruscello, ma nell’istesso tempo n’esce un fortissimo vapore umido, che rende pernicioso il tentativo di volervisi innoltrare maggiormente.
L’isola MILO nell’Arcipelago è situata totalmente sopra volte, d’onde una parte è riempiuta di acqua, l’altra di fuoco. Essa è composta da una roccia quasi traforata dal fuoco. Gli antri grandi ed alti, che sopra di essa si osservano, sono coperti di una materia
(1) Ved. Magazz. di Ambr. vol. IV. quint. I. p. 69. Matt. Bel descrizione di due antri nel philos. transact, 452 n. 3.
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assai rilucente e di vari colori. La materia prodotta dall’allume, ch’è misto abbondantemente di particelle di ferro e di minerali, vi ha coperto le pareti e le ha tinte di colori rossi e gialli. In una delle grotte, che per lo splendore attirò gli osservatori, bruciava il pavimento, e sembrava contenere molto zolfo(1).
L’antro di vapore nella contea di Pirmont in Westfalia tramanda un vapore assai pernicioso fino all’altezza di 2 e 3 piedi e più. Inchinandosi in terra, si rischia di restar soffocato dal vapore; ciò non ostante, secondo la testimonianza di Marcard(2), alcuni uomini aggravati da mali particolari, facendo uso di questi vapori, si sono trovati sollevati, ed in certo modo rimessi in salute.
(1) Blainville, viaggio tom. 5 lettera 119.
(2) Marcard Beschreibung von Pyrmont tom. 2 con rami 1784 e 1785.