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1. Il sole sulle montagne alte è splendidamente bianco. Una volta credevasi che lo splendore giallastro gli fosse proprio, e che lo conservasse così, riguardato quale stella fissa, come osserviamo nell’Aldebaran, che ha uno splendore rossiccio.
2. Il sole, la luna e tutte le stelle alloraquando esse si levano o tramontano sembrano più grandi che sulla pianura. Probabilmente nasce ciò dalla grande ed apparente estensione del cielo verso l’orizzonte, in confronto alla quale l’estensione verso il vertice sembra assai minore. Per mezzo di ciò la grandezza apparente di un grado sull’orizzonte, ed in conseguenza il diametro del sole che occupa circa un mezzo grado, deve comparire assai considerabile.
3. Il levare ed il tramontare del sole procede più rapidamente osservandolo sulle montagne che in pianura. L’aria sulle alture considerabili è più pura e più sottile ed in conseguenza è minore la refrazione de’
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raggi. Da ciò nasce che non vediamo il disco solare prima o dopo il sole stesso, come accade nelle regioni dell’aria più bassa e più grossa; ma lo ravvisiamo subito che passa l’orizzonte, e lo perdiamo di vista subito che tramonta.
4. Vediamo maggior numero di stelle, e vi scopriamo coll’occhio nudo gruppi considerabili che nella pianura sono invisibili. La loro luce è più splendida, e perde quello scintillare e tremolare pel quale nelle regioni basse le stelle fisse si distinguono da’ pianeti. Quivi mancano i vapori, il di cui movimento dà all’occhio ora questa ora quella direzione del raggio della stella fissa per cui è cagionato propriamente lo scintillare.
5. Sulle alte montagne è più oscuro che in pianura, e la luce del sole è più debole, poiché non vi ha luogo alcuna refrazione. Le nuvole stesse riflettono molta luce; se una nuvola, come la vediamo di potesse comparire di notte, risplenderebbe più che la luna. Quindi nelle miniere profonde della Svezia è oscuro in tempo sereno, e chiaro quando il cielo è coperto di nuvole. L’aria sulle montagne alte è troppo sottile per riflettere la luce, ed essa vi è più
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nericcia. Il turchino lo riceve essa da’ vapori. L’aria sembra partecipare di fumo quando i vapori nuotano in essa asciutti, e quando la coerenza tra i vapori e l’aria è quasi distrutta, di modo che vi nascono spazi; essendo essa turchina, allora i vapori sono sciolti egualmente in essa ed egualmente diffusi come il sale sciolto nell’acqua. L’aria d’un turchino carico, ove nuotano nuvole molto bianche, può in conseguenza essere riguardata come indizio di pioggie nella giornata.
6. L’aria nelle alte regioni è più sottile. Essa è pesante per sé stessa, e compressibile; quindi trovandoci in pianura, siamo circondati di una massa d’aria più compatta. Da ciò possiamo spiegare la grande stanchezza che sentiamo in principio trovandoci sulla cima di montagne alte, la quale però svanisce presto; ciò nasce da una compressione minore sul corpo e sulle di lui vene e fibre particolari, le quali si dilatano maggiormente, e producono una sensazione di stanchezza, che in appresso cam giona presto una situazione piacevole, mentre effettua un giuoco più libero delle forze naturali, e corrobora il corpo in modo che la stanchezza svanisce come un sogno. Nella
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estensione più facile delle fibre e de’ nervi, cerca Saussure la spiegazione della circostanza singolare, che malgrado la vicinanza della sommità del Monte bianco, ove secondo il termometro diminuì moltissimo il calore, e la esistenza della neve fece supporre il freddo, i colpi di sole erano tanto fastidiosi, ch’egli senza parasole non sapeva salvarsi dal gran calore(1). De Luc crede che vi debba aver influito qualche cosa locale; poiché sì egli che il suo fratello non sentirono mai cosa simile(2). Intanto la compressione dell’atmosfera sulle montagne più alte è bastantemente forte per condensare l’aria in guisa che sia atta alla respirazione. Oltre ciò si sono vedute volare le aquile sopra lo Chimborasso ed altre montagne alte, talché l’aria vi è bastantemente elastica a portare questi uccelli.
Fin ora si è creduto che l’altezza di 2470 tese sia quella ove gli uomini possano respirare l’aria sottile. Nel mese di marzo 1802 il signor de Humbold colla sua compagnia di viaggio passò alcuni giorni nelle
(1) Ved. Voyage dans les Alpes tom. IV.
(2) Idée sur la Metor. tom. 2. §. 197 ec.
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grandi pianure che circondano il Vulcano di Antisana, alto di 2107 tese, ove i bovi essendovi condotti vomitavano sangue. Alli 16 di marzo profittò egli del dolce pendio fatto dalla neve, e montò fino a 2773 tese. L’aria vi conteneva 0,008 di acido carbonico, 0,218 di ossigeno e 0,774 [di] azoto; il termometro di Reaumur stette a 15° , e non fece punto freddo, ma il sangue sortì a tutti fuori dalle labbra, dalle gengive e dagli occhi. Tutta la compagnia sentivasi molto fiacca, ed uno di essi fu preso da svenimenti. Essi videro il Condoro sopra di sé. Nella spedizione alli 23 di giugno 1802, fatta sullo Tschimborasso, la società fece vedere che colla pazienza si possa soffrire ancora maggior rarefazione di aria. La compagnia riuscì a salire su questo colosso, e non mancarono che 250 tese per essere giunta alla di lui sommità. Una fila di montagne vulcaniche senza neve facilitò la salita fino all’altezza di 3031 tese. Gl’incomodi, erano naturalmente maggiori che quando la compagnia salì l’Antisana. Anche alcuni giorni dopo il ritorno i viaggiatori si sentirono male; cosa che forse deve attribuirsi all’impressione dell’aria in quella regione alla, la quale, analizzandola,
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diede 20 centesimi di gas ossigeno. Gl’Indiani condottivi dalla società se n’erano separati più presto, poiché credevano esservi condotti alla sicura morte. La società avrebbe continuato il cammino fino alla sommità, se in ciò non fosse stata impedita da una spaccatura grossissima del suolo. Ritornando essa, cadde una neve fortissima, in guisa che appena potevano vedersi, oltre ciò urtarono ad ogni istante contro pietre acute, per cui dovettero osservare la massima attenzione nel discendere.
Il breve soggiorno su queste alture loro fece vedere i quadri più spaventevoli. Essi furono involti da una nebbia invernale, tra mezzo alla quale scoprirono tratto tratto precipizi orridissimi. Nessun essere animato, nemmeno il Condoro, che sull’Antisana volava sulle loro teste, ravvivava l’aria. Piccoli muschi erano le sole figure organiche per le quali si rammentarono appartenere ad un globo abitato(1).
7. Sulle montagne alte si vedono i nembi
(1) Ved. Lettere di Humbold negli annali del museo nazionale di storia naturale quint. 8 p. 48 ec. quint. 10 p. 287 ec.
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sotto di sé, e si può contemplare senza timore lo spettacolo della loro furia e formazione. Saussure e Salabert, passando sopra una delle alpi più alte, e trovandosi tra i nembi, osservarono essere i loro corpi elettrici a segno, che le dita spontaneamente gettavano scintille. Essi avevano lo stesso sentimento come se fossero stati elettrizzati per arte(1). Le nuvolette bianche, comunemente nominate le PECORELLE, si veggono sopra di sé anche trovandosi sopra altissimi monti(2). Esse senza dubbio sono composte dall’elettricità che sulla sommità di monti alti, secondo le osservazioni di Saussure, è spesso fortissima, anzi più forte che l’elettricità delle nuvole stesse(3).
8. L’acqua bollita nella valle è più calda che quella delle montagne. L’acqua sulle montagne, essendovi minore la compressione
(1) Ved. Brydone viaggi per la Sicilia e Malta tom. I pag. 178. 1777.
(2) Ved. Magazzeno di Gottinga vol. I. quint. I. pag. 38.
(3) Ved. Hube dell’evaporazione cap. 10 pag. 294-298. Istruzione nella fisica tom. 2 Lettera 32.
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dell’atmosfera, bolle con un grado minore di calore che sulla spiaggia del mare, ove essendo maggiore la compressione dell’atmosfera, richiedesi maggior calore per far effettuare la bollitura. Sotto la compressione ordinaria dell’atmosfera la bollitura dell’acquia piovana si ha con 212° di Fahrenheit (80 di Reaumur). L’acqua essendone stata separata l’aria, per quanto è possibile, può essere spinta al calore di 234° F. (89 e 4 quinti di R.) prima che bolla; ma appena che incomincia a bollire, ricade il termometro a 212° F. (80° R.). Nel vacuo l’acqua piovana ripiena di aria bolle con 68° R. Subito che bolle, il calore non si aumenta più. Negli stati di barometro che non sono più che alcuni gradi sotto i medi, si è trovato in egual proporzione il bollire anticipato col cadere dell’argento vivo nel barometro. Nello stato di barometro di 14 sino a 16 pollici, questa proporzione si cangia: ma siccome non esistono montagne tanto alte ove il barometro potesse cadere fino a questi punti; così il signor Achard ha proposto di misurare per mezzo di un barometro ben costruito il punto di bollitura dell’acqua sulle montagne, e di fissare secondo ciò l’altezza
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della montagna. Egli ha indicato un tal barometro, e composto alcune tavole che indicano la proporzione della compressione dell’aria in confronto degli osservati punti di bollitura(1). Essendo basso lo stato del barometro, il lume vi brucia di più; ma meno chiaro, che quando esso è alto. In conseguenza il lume e la legna sulle montagne dovrebbero bruciare più alla lunga, ed il processo essere più durevole, ma la fiamma però non dovrebbe essere né tanto forte né tanto chiara quanto nella valle. Anche l’accensione dello spirito dovrebbe essere soggetto alle medesime circostanze.
9. Le stelle cadenti vedute sulle montagne sembrano cadere tanto in alto come quando si osservano nella pianura.
10. Sparando sulle montagne un’arma da fuoco, non è molto forte il suono, ma è inteso tanto di più giungendo alla valle.
11. L’aria per mezzo della rarefazione diventa più secca, come hanno fatto vedere assai chiaramente gli esperimenti igrometrici
(1) Ved. Magazin fuer das Neueste aus der Physik di Voigt, e Lichtenberg vol. III. quint. I. p. 163 ec.
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di Saussure(1). Quindi regna sulle montagne un’aria assai secca. De Luc, per esempio, diseccandosi la sua canna d’india, perdette l’anello che consolidava il bottone alla canna, e fu obbligato, dopo averlo ritrovato, porvi frammezzo la carta; discendendo poi l’anello era immobile a segno, che in verun modo riescir poteva farlo girare. Gli abitanti di Butau e di Tibet ne’ mesi di primavera, cessando il freddo, sogliono esporre all’aria le pecore uccise e sventrate le quali, particolarmente soffiando il vento del Nord, diventano tanto secche da potersi conservare alcuni anni di seguito, e questa carne è più saporita della fresca. Anche nel Perù sul pendio orientale delle Cordigliere si dissecca in tal modo la carne di vitello, particolarmente quando soffia il vento dell’Est.
12. L’aria secca aumenta moltissimo l’evaporazione insensibile: essa consuma. Gli abitanti delle montagne sono ordinariamente scarni, o almeno è difficile trovarvi, eccetto i Cretins, uomini gonfi, e carichi di grasso. Forse sarebbe convenevole agl’idropici di
(1) Ved. Hube istruzione nella fisica vol. 2 lett. 23 p. 175.
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recarsi nelle capanne delle alpi (sennhuette) per farvi consumare l’Anassarca.
13. Le montagne hanno una grave forza attrattiva, la quale rendesi più sensibile di quanto si potrebbe aspettare considerandole in confronto alla massa del globo. La proprietà di attrarre le nuvole di pioggia, ed i nembi senza aiuto del vento, necessitandole perché si volgano intorno alla sommità o vi scolino, potrebbe metter fuori di dubbio la loro attrazione; ma Bouguer e Condamine trovarono nel 1735, che il piombino, a motivo della vicinanza della montagna Pichinca, variò per 8 secondi dalla linea verticale. De la Caille fece una simile osservazione presso il Conigon in Roussillon. E Maskeline, per le sue misure esattissime ultimamente fatte, mise la cosa fuori di ogni dubbio. Egli sul lato meridionale e settentrionale dell’alta montagna isolata Shehallien in Pertshire, la quale si estende in lungo dall’est all’ovest, misurò la distanza di 40 e più stelle fisse dal Zenit colla massima esattezza, e ciò a più volte ripetute e trovò, che i Zenit de’ suoi due punti, in conseguenza della direzione del piombino, erano distanti uno dall’altro per 54, 60 secondi.
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Dietro misure geodetiche la differenza della latitudine geografica importò solamente 49, 94 secondi; era dunque chiaro che il piombino indicava l’arco tra i due Zenit per 11, 66 secondi, e quasi 12 secondi di troppo grande; cosa che non avrebbe potuto succedere se la montagna non l’avesse attratto su ciascun lato dal centro della terra per 6 secondi. Nelle piccole montagne l’attrazione non può rendersi sensibile per mezzo di strumenti(1).
(1) Ved. Filos. Trans. 1775. 1778.