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Il numero di questi antri è maggiore di qualunque altro: moltissimi fin ora nominati si distinsero colle stalattiti; ma per le loro figure singolari sono rinomati particolarmente i seguenti.
L’antro di ANTIPAROS può chiamarsi il re di tutti; l’occhio, ovunque si rivolge, incontra figure radianti di forme singolarissime. Tanto il suolo come la volta risplendono con ugual vigore, e si resta quasi abbagliato dallo splendore prodotto dalle torce. Sopra tutto si distingue la così detta GLORIA per vivezza di lume e trasparenza de’ cristalli rappresentanti boschi e prati e giardini. Tournefort, che per altro ha descritto bene questo antro, voleva con ciò provare la vegetazione del regno minerale, poiché non solamente l’esteriore assomigliava molto alle piante, ma alcuni pezzi rotti sembravano avere effettivamente
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il legno duro, la corteccia più morbida, anelli, vasi salienti e discendenti ed una tessitura a guisa di vegetabili. La volta di questa grotta è quasi l’oggetto più ammirabile. In alcuni luoghi si diffondono raggi lucidi da un centro trasparente, come l’aurora boreale; in altri pendono fiocchi, come grappoli d’uva circondati da ghirlande. Vi si trovano figure di cavolfiori che difficilmente rappresenterebbe meglio la mano del più abile artista. Il marchese di Mointel visitò il primo quest’antro la festa di Natale del 1663, e vi fece dir la messa accanto ad una piramide alta di 24 piedi, ornata di festoni bellissimi di gesso cristallizzato, ovvero di selenito, per cui è presentemente chiamato questo luogo l’altare. Egli e la sua compagnia, consistente quasi in 500 persone, restarono tre giorni in questa grotta. Dopo di lui fu Tournefort il primo che la visitò nel 1670. Molti altri, come Blainville, Chouseul, Gouffier, l’hanno recentemente visitata e descritta. Essa si trova 1000 piedi sotto la superficie dell’isola; è alta 80 piedi, lunga 300, ed egualmente larga.
Nella vicinanza della città Portoghese TORECILLA DE CAMAROS si trovano vari antri
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sotterranei che furono esaminati recentemente dal celebre architetto DON JUAN ANTONIO D’OTETZA, il quale tra le altre cose racconta quanto segue.
Intorno alla collina, e precisamente sul pendio di essa si trovano quattro aperture, la più larga delle quali conduce ad un sotterraneo, che per via de’ precipizi è assai incomodo e pericoloso. Essendo giunto alla fine di esso, trovai una grotta assai spaziosa, divisa da una stalattite, e grande a segno, da contenervi almeno un gregge di mille animali d’ogni specie. Il lume che vi penetrava per un’altra apertura rese chiaramente visibile tutta la circonferenza dell’antro. Subito mi cadde sott’occhio un altro andamento tra le rocce di marmo nero, ma essendo esso da tutti i lati guarnito di pietre acute, mi costò molta pena il penetrarvi. Per mezzo di questo andamento giunsi ad un’altra grotta di maggior circonferenza, la quale era illuminata per la distanza di 100 Yard circa. Le pareti vi erano coperte di diverse figure rappresentanti vari oggetti, che la paura e l’immaginazione vi possono creare e formare a pieno piacimento. La circonferenza di questo antro è assai grande; e benché si
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accendano nel suo centro molte fiaccole, ciò non ostante non si scoprono né le pareti, né la volta. Un terzo antro è ancora di maggior estensione; è lungo quasi un mezzo miglio, e le pareti sono totalmente coperte di petrificazioni. Il suolo sembra essere coperto tratto tratto di cristalli. In diversi luoghi si scoprono molti pilastri di alcune braccia di diametro, e di 30 piedi d’altezza; essi devono la loro origine all’acqua che penetrando per la volta, depone sempre un poco di pietra ollare. La natura ha operato in quest’antro in modi assai diversi; alcune cristallizzazioni rappresentano i limoni ed altre frutta con tanta verosimiglianza, che si crede ravvisarne i colori e le fibre. L’aria vi è assai pura, e non reca il minimo disgusto.
Due leghe da Nizza sul territorio di Falcick si è scoperto nel 1803 un antro con un’entrata assai angusta; l’interno, non ancora pienamente esaminato, contiene alcune divisioni spaziosissime assomiglianti a temp[l]i guarniti di colonne formate dalla cristallizzazione delle acque. Una sala sola potrebbe contenere 400 persone circa. Riflettendovi
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molta luce, non bisogna impiegarvi molte fiaccole(1).
Cagionano spavento gli antri di roccia scoperti nel 1789 a Longone sull’isola d’ELBA. Il primo è situato 18 piedi circa sopra il livello del suolo fruttifero. L’apertura quasi rotonda esposta ai venti del Nord ha tre piedi di diametro orizzontale, e due e mezzo di diametro verticale. Appena entrato, si ravvisa una camera larga di 10 piedi ed alta di quattro e mezzo, simile ad un forno, ove bisogna camminare chinato. In fondo di questa grotta si apre un’entrata angusta per la quale giungesi nelle altre parti di questo tetro soggiorno. Per passarla è necessario gettarsi sul ventre ed avanzarsi colle mani e coi piedi. L’abate Spadoni, facendovi la prima scoperta, rischiò di non potervi più respirare, e di vedere estinta la fiaccola; ma nonostante s’innoltrò fino alla metà del condotto, e giunse distante 35 piedi parigini circa dall’entrata, da dove gli costò molta pena di ritirarsi, colla posizione del corpo qui sopra descritta. Dopo aver
(1) Ved. [In]teligenzb. der Allg. Litt. Zeit. del 1803, p. 117. p. 968.
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esaminato quest’entrata, tentò egli di visitare anche il condotto alla dritta dell’antro, ivi non potė fare altro che avanzare il braccio, tenendo un lume in mano, e guardarvi dentro chinato.
Il secondo antro, distante 9 piedi dal primo, è alto solamente 4 piedi. La larghezza dell’entrata non passa al di là di 2 piedi e 3 pollici; la lunghezza importa 28 piedi. Esso era umido e dispiacevole. In ambedue gli antri si trovano molti gruppi di stalattite calcare rappresentanti figure assai varie. Alcune stalattiti assomigliano ai ghiacciuoli che nell’inverno pendono giù dai tetti, altri a coni rovesciati, altri poi a rami messi uno sull’altro, o formano mostri. Le cose più rimarcabili erano le ossa di animali sparse in qua ed in là tutte calcinate e coperte di dentro e di fuori con stalattite calcare cristallizzata. Una mascella inferiore con un dente solo; giudicando della sua grandezza e figura, doveva appartenere ad un animale feroce sconosciuto, mentre non può essere attribuito a nessuno de’ viventi. Un teschio bello d’un caprone, che oltre una copertura di materia rossiccia di tartaro, è ornato di stalattite assai bianca, ha perduto
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infelicemente la mascella inferiore, e la mascella superiore è senza denti(1).
L’antro di MADDISON, conosciuto per la bella descrizione di Jefferson, si trova nella Virginia nel così detto terreno di pietre calcari, al settentrione delle montagne turchine, vicino alla regione ove la linea di Rockingham ed Augusta viene tagliata dal braccio meridionale del fiume Schenadoah. L’entrata è dentro una collina di 200 piedi d’altezza, il di cui lato voltato verso il fiume è perpendicolare. L’antro si estende per 300 piedi sotto terra, e si divide poi in vari altri più piccoli. Qualchevolta si monta, ma per lo più si discende. Per due cammini diversi si giunge ad acque la di cui origine è sconosciuta: queste acque però stanno a livello dell’acqua corrente, e sembrano non averne alcuna comunicazione, mentre non montano e non calano mai, e conservano continuamente una temperatura fredda. La volta dell’antro di pietra calcare solida e compatta è alta 20 in 50 piedi. Le pareti, per così dire, sono ornate di un bel paneggiamento
(1) Ved. Lettera dell’Abate Spadoni al D. Zuccagni nel Giornale Enciclopedico di Vicenza.
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Le stalattiti crescenti sul suolo e quelle pendenti dalla volta in diversi luoghi si sono riunite. Un antro simile si trova nella contea di Frederik in vicinanza delle montagne settentrionali, la di cui entrata è sulla cima di un’altezza considerabile. In principio si discende 30 fino a 40 piedi in giù come dentro un pozzo, e poi s’avanza in direzione orizzontale. La larghezza importa 20 in 50 piedi, e l’altezza 5 fino a 12. Jefferson essendovisi appena innoltrato per alcuni passi dentro l’antro, vide il termometro di Fahrenheit, il quale nell’aria libera stava a 50°, montare a 57° (11° R.), nella quale posizione continuò senza alterazione fino agli angoli più distanti dell’antro.
In Italia, tre ore distanti da FOLIGNO cavando il fondo per fabbricarvi una casa, si trovò un antro alto 30 in 40 piedi, e largo 10 in 12, le di cui pareti erano ornate d’un marmo giallastro. In certe distanze si trovarono colonne della stessa materia. Dall’altezza della volta discendevano altre colonne simili delle quali alcune arrivavano quasi fino in terra, ed avevano in conseguenza un’altezza di 25 piedi e più, e le più corte erano di due piedi. Il pavimento dell’antro
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era disuguale, consistente in lastre di marmo larghe e sottili, collocate una sopra l’altra, le quali spesso erano poste in guisa, che passandovi sopra, si rompevano. De Maraldi, il quale descrive questo antro(1), crede, che le stalattiti ivi esistenti nascano dall’acqua di un fiumicello vicino, la quale pregna di zolfo, passando per gli strati di terra, la disciolga, e precipiti l’argilla e la calce di cui gli strati sono composti.
L’antro di COVA PERELLA, tre miglia circa al sud di Cittadella, sta in comunicazione con molti antri di stalattiti; in uno di essi, come anche in diversi altri, si trova un laghetto salato e limpido. Il suolo vi è coperto di grandi pezzi di roccia e di stalattiti(2).
Nel villaggio di Pedrazza della Sierra, presso il fiume Duraton nell’antica Castiglia, sei ore dal distretto reale di Balsain, havvi
(1) Negli scritti dell’accademia delle Scienze di Parigi pel 1710, e da ciò un estratto ne’ miracoli della Datura tom. I. p. 338. 339.
(2) Ved. Armstrong Beschreibung der Insel Minorka Bella collezione di Gotting, intorno ai viaggi più recenti e rimarcabili tom. 8 p. 76, 77. Beytraege zur physischen Erdbeschr. vol. 2 p. 71.
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un antro ove, riguardo alle produzioni di stalattiti, si trovano gli scherzi più singolari della natura(1).
In Francia si conosce un numero considerabile di antri. Tra li più belli si contano l’ANTRO DELLE FATE, OVVERO DELLE VERGINELLE, (Beaume des Demoiselles) presso Beauzile, accanto il Roc de Taurach in Linguadocca. L’entrata è a foggia d’imbuto lunga 30 piedi, ove si deve andare in già per mezzo di una corda, onde giungere ad un luogo, per assicurarvi una scala. Quivi si veggono in linea retta quattro pilastri grandiosi alti 36 piedi, che senza giungere immediatamente sotto la volta, si dilatano in guisa di palme. Un condotto angusto, ove si ha nuovamente bisogno di una scala, conduce verso una volta spaziosa la quale rinchiude tutto ciò che la fantasia più sfrenata possa formare dalla stalattite, come statue, alberi, obelischi, baldachini, festoni, nuvole, lance, parte trasparenti come il vetro, parte bianchi come l’alabastro, la
(1) Tornibia. Preparazione alla storia naturale della Spagna, tradotto e aumentato di annotazioni da C. G. de Murr. Halle 1773; 4. p. 57.
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porcellana e lo smalto. Marsollier, che nel 1780 in compagnia di vari pittori, muratori e e meccanici visitò quest’antro per dodici ore e mezzo di seguito e che discese nelle camere più profonde, ammira particolarmente un altare bianco come la porcellana più fina: esso è alto 3 piedi, di forma perfettamente ovale ed ha gradini regolari: la tavola è di smalto abbagliante e sfogliato: in molta distanza erano collocate quattro colonne torte di colore giallastro, la di cui altezza non si poté fissare; e malgrado che in alcuni luoghi fossero grassi in guisa che quattro uomini non poterono abbracciarle, erano trasparenti in moltissimi luoghi.
Sedendo sull’altare, si ravvisano moltissimi oggetti, come obelischi dell’altezza dei campanili, di statue colossali ec.
A questo antro assomigliano moltissimo le GROTTE DELLE FATE a Ripailles nello Chablais, alle quali, essendo poste dentro una roccia impraticabile, non si può giungere che per mezzo di scale. Sul fondo di ciascuna di queste grotte si trova l’acqua alla quale la superstizione attribuisce effetti straordinari. La stessa superstizione trova nelle stalattiti una donna che fila, una gallina coi pulcini, il pane di zucchero ec.
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L’antro di Pools nella parte nord-ovest di Derbyshire, in cui si è innoltrato 2007 piedi, è, a motivo delle sue belle stalattiti, compreso tra le sette meraviglie di questa contea(1). In mezzo ad esso passa una corrente con molto rumore, che si precipita nell’abisso presso un pilastro grande e chiaro come l’alabastro, il quale porta il nome della regina di Scozia Maria. Quivi si fanno vedere la cucina ed il luogo da dormire del famoso ladro Poole, la sua sella ed altri mobili tutti di stalattiti.
L’antro di Ochy, due miglia da Wells in Sommersettshire, contiene figure assai sorprendenti, le quali rappresentano non solamente organi, pilastri rigati, ghirlande, cortine, ma pure bastimenti, animali ec. Quest’antro è stato descritto dettagliatamente da Brome(2).
Nella parte settentrionale della Scozia havvi l’antro di SLAINS, delle di cui stalattiti si è fatto molta calce; ciò non
(1) V. Hume disegno della Gran Bretagna, la Contea di Derbys.
(2) J. Brome travels over England, Scotland and Wales. Lond. 1707. 8.
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ostante si trovano in essa pilastri enormi, che da mille anni e più sostengono sicuramente la volta la quale si estende a perdita di vista(1).
Tra gli antri di stalattiti nella Germania è rinomato particolarmente quello di BAUMANN nell’Harz inferiore, un miglio distante da Blankenburg. Esso può chiamarsi un labirinto in cui si vedono sei volte grandi ornate da figure singolarissime. La fantasia più fervida s’impoverisce in mezzo a queste creazioni. All’acqua limpida e potabile che scorre in esso s’attribuisce una forza medicinale. Vi si trovano petrificazioni ed ossa. Le fiaccole si spengono facilmente in questo antro, e ciascuna voce, o lo scarico di un’arma a fuoco, accrescesi incredibilmente nelle di lui volte(2). Ultimamente si è preteso
(1) Pennant Tour in Scotland. ediz. 2. 8. Lond. 1772. p. 124. Gentlemanns Magazine 1770. Nov. p. 536. Hallische Naturforsch. quint. I, I. p. 255 e Beytraege zur physischen Erdbeschreibung vol. 2. p. 74.
(2) Leibnitz nella sua Protogoa. Chr. F. Lesser Anmerkungen uber die Baumaushvele. Nordh. 1745 in 8. Acta erudit Lips. de 1702 mens. jul. p. 305, Uffenbach Reisen durch Niedersachsen. Holland. ec. Francof.
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ingiustamente che nell’antro di Baumann si contino venti mila strati di stalattiti(1), e con minor probabilità si è detto che tutti gli anni si formi in esso uno strato solo(2). L’antro è visitato da 200 anni a questa parte.
Assomiglia molto a quest’antro il NEBELLOCH presso Sfullingen, consistente in molti condotti e in molte grotte ornate di stalattiti assai varie. La lunghezza delle grotte più distanti importa 488 piedi.
L’antro di BREDEWINDER nel Palatinato superiore, dopo essersi passato per un condotto di 600 tese ora stretto ed ora largo, rinchiude una grotta lunga 40 tese, larga
Lips. 1753. 54. 8 tom. I. p. 106. Beytraege zur physikal. Erdbeschreibung vol. I. p. 27 ec. Stuebner Denkwuer digkeiten der fuerstenthums Blankenburg und Stiftsamts Walkenried 1788. 8. Schroder naturgeschichte und Beschreibung der Baumanns und Bielshoele, wie auch der Gegend des Unterharzes. Nebst den Jahrbuechern der Bielshoele dal 1788 fino al 1796. Berlino 1796.
(1) Berliner Monatsschrift vol. X. p. 308.
(2) Contro ciò si è spiegato fortemente Esper nella sua relazione sopra l’esame degli antri di Gailenreuter ne’ supplementi della geografia fisica vol. V. p. 43. 44.
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20 ed alla 30. Il suolo di quest’antro è coperto di centinaia di piramidi piccole e grandi poste una appresso l’altra; la volta è ornata di stalattiti a guisa di ghiacciuoli, e le pareti sono formate di cristallizzazioni mineralogiche dell’istessa stalattite. È cosa singolare di quest’antro, che l’acqua da cui formasi la stalattite sembra diventare periodicamente nericcia e bianca, per cui la stalattite è composta di strati ora bianchi ed ora nericci. Una piramide grossa di due piedi che fu spezzata, era composta di migliaia di questi anelletti concentrici. La parte superiore di tutte le piramidi era tenace come un formaggio morbido; della stessa natura erano anche i piccoli tubi vuoti recentemente nati(1).
Nella contea di LAUFFENBURG presso il villaggio di Hasel, vicinissimo al piede della Selva Nera, trovasi un antro non ancora misurato, ove alla profondità di 20 tese scorre
(1) Ved. Visger potizie sopra ciò nell’Hallischen Naturforscher quint. 114 p. 280, e Beytraege zur phys. Edbesch. vol. 3 p. 101. Valvasor Ehre des Herzogthums Krain. Gregorio, ovvero Melissantes Orografia 1715. 8, p. 121 ec.
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un ruscello, probabilmente lo stesso che risorge presso Beugen, 2 ore e mezza da Hasel. Quest’antro, fin dove si è andato, è ornato di belle figure di stalattiti(1).
L’antro di MARIA MADDALENA, tre quarti d’ora distante dall’Adelsberg, contiene molte grotte belle, e colonne di stalattiti per lo più di cristalli salini di figura romboidale. I cavoli fiori e la scodellaccia (peziza cytiformis) sono quivi rappresentati assai naturali. L’antro è lungo 300 tese, e l’inclinazione di esso è di 45 gradi. In fondo si ravvisa un piccolo ruscello(2).
L’antro di SERVOLO, un miglio distante da Trieste, composto di quattro grotte una sotto l’altra, è di bellezza particolare. Subito nella prima grotta si trovano molte volte ornate di troni di stalattiti, un anfiteatro regolare circondato da piccole grotte che stanno in comunicazione tra di loro, e coll’anfiteatro stesso. La seconda grotta, ove bisogna andare in giù per mezzo di una corda,
(1) Supplementi alla geograf. fisica vol. V. 24. Hall. Naturf. quint. 18 p. 167.
(2) Keysler neueste Reisen da Schuetz tom. II. p. 1190. Lettera 78.
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è forse otto volte più grande della prima. Si dice essere la quarta, o la più inferiore, di una circonferenza straordinaria. Solamente nella grotta superiore si trova l’acqua in un pozzo a guisa di caldaia(1).
Nelle montagne della Stiria sonovi antri spaziosi ornati dappertutto di stalattiti coralloidi (specie di tufo a foggia di corallo di colore bianchissimo e di rottura lucida come la seta) ivi chiamate tesorerie. In una parte dell’Arzberg se ne trovano tre. Queste stalattiti hanno un aspetto bellissimo, ma toccandole, si staccano subito i rami teneri dando un suono chiarissimo. Sulla rottura si scoprono molti raggi, che prendono la direzione dal centro.
L’antro del DRAGONE, nel comitato di di Liptau in Ungheria, ha tratto il nome dalle figure singolari che la paura ivi dà alla stalattite(2).
L’antro di VETERAN nel monte Tamaut, nel Bannato di Temeswar, poco distante dal villaggio di Ogradina, ove il Danubio dietro
(1) Keysler neueste Reisen da Schuetz tom. II. Lettera 77 p. 1181.
(2) Buck geogr. mathemat. Abhandlung von einigen denkwuerdigen Hoelen. p. 12.
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il passo Malagosumbona passa per un letto angusto, occupa tutta la montagna. Un pilastro alto di roccia, piantato dall’azzardo in mezzo all’antro, regge l’immensa volta di esso. Alla sommità havvi un pertugio ovale di 8 piedi circa di diametro per dove trapassa un poco di luce. Tutt’i condotti sono ornati di stalattiti che partecipano dello spato. L’acqua che vi scola si perde ne’ canali più profondi, e ricomparisce sotto una roccia per isboccare indi nel Danubio(1).
L’antro di UFI nella montagna calcare di Lakletan, alta di 60 tese e poco coperta di boschi, ha vari condotti dell’estensione di 180 braccia e più, e diverse grotte, le di cui volte sono ornate di stalattiti a guisa di grappoli, di matrici, di cristalli, di cortine piegate con gusto ed ornate di frange e di festoni. Accanto alla roccia che sta in fuori come una gradinata si è formata una bellissima cascata di stalattite.
Alcune pareti perpendicolari della grotta sono coperte foltamente di matrici di stalattite, consistenti in aghi acuti o lancette
(1) Ved. Griselini Geschichte des Temeswarer Bannats, Vienna 1775. 4.
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triangolari cristallizzate, il di cui colore è giallastro. Queste lancette che stanno intorno alla matrice come intorno ad un centro e che si aumentano per nuove cristallizzazioni nascenti intorno alle punte degli aghi vecchi, crescono fino alla lunghezza di un braccio, e rappresentano piccoli soli. È difficile di spiegare il loro nascimento sulle pareti perpendicolari. Ne sarebbe forse la causa una mistura di sale, o sono esse poste in maniera che il freddo possa influire sulla loro formazione? Generalmente regna in questo antro un’aria moderatissima; il suolo per lo più è piano ed orizzontale(1).
In poca distanza da Symskoi Sawod in una roccia chiamata dagli abitanti Schischka (porro), ch’è divisa dalla montagna Dschiggertan per mezzo del fiume Sym, ed in un’altra roccia alta 40 tese, al nord della sorgente del Sym nella montagna Karagai, sulla sponda sinistra del Jurjusen, ed ancora presso il ruscello Kulikly che sbocca nel Jurjusen, trovò Pallas una quantità di antri di
(1) Ved. I Viaggi di Pallas pel regno della Russia tom. II. , e da ciò in vari saggi per la geografia fisica vol. 3 p. 95.
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stalattiti, e che sono descritti ne’ suoi viaggi(1). L’entrata di alcuni era situata su rocce sì ripide, ch’egli non s’arrischiò di salirvi colle corde, come fanno i Baschkiri .
Tutti questi antri ornati di stalattite, come anche moltissimi altri, non presentano sempre il medesimo spettacolo, mentre la natura componendo, formando e trasformando gli oggetti, è in essi sempre varia e ricca, e sempre vi accadono nuovi cangiamenti.
Tutte le stalattiti si distinguono parte pel colore e per la condensità e durezza, e parte per la sostanza e la composizione, di modo che, valendo ciò la pena, si potrebbero trovare in ciascun antro le differenze specifiche e le proprietà di queste produzioni. Si trovano stalattiti bianche, grigie, nere, gialle, e più o meno trasparenti; alcune sono dure a segno da poter essere arruotate, e da ricevere la politura; altre sono tenere e quasi tenaci; altre specie hanno una grana grossa, ed altre una grana fina; sono filamentose o sfogliate nella rottura, oppure compatte a
(1) Ved. Pallas tom. 2 e 3, un estratto di ciò ne’ supplementi fisici tom. 3.
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segno, che mentre non hanno strati alcuni, o almeno sono invisibili, bisogna scoprirli colla lente dopo che sono state pulite. Molte stalattiti sono di natura vitrea; la maggior quantità supera il marino in durezza. La stalattite antica è in fondo null’altro che calce o gesso filtrato.
La stalattite si trova solamente nelle montagne calcari, e precisamente in quelle la di cui superficie è coperta foltamente di boschi di erba e di muschio, non mai ove le montagne sono nude. In que’ luoghi si putrifica una quantità di vegetabili da cui si sviluppano l’acido vegetabile e l’aria fissa. La pioggia e la ruggiada penetra, a traverso la terra fino alle spaccature della roccia di calce, e vi sciogliono le parti più fine della calce, e forse anche parti minerali.
L’altezzza da dove scola l’acqua saturata di queste parti, serve di apparato. Il gaz acido carbonico (l’aria fissa) contenuto nella goccia svapora in parte per l’aria dell’antro, l’umidità svanisce, e le parti terrose e calcari si attaccano alla volta, alle pareti e sul fondo. Dall’alto si formano cilindri e sul suolo emisferi, e la varietà delle figure che si producono nasce dalla direzione
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della gravità, dal gocciolare da un lato o dall’altro, dal minimo impedimento di un’elevazione, o da un corpo vegetabile che si trova nell’antro. La cristallizzazione di alcune stalattiti sarà forse prodotta da quantità maggiore di acido di sale contenuta nell’acqua, oppure dal freddo e dal gelo che soffre la goccia cascando.
In alcuni antri sembra il gocciolare essere sempre eguale: durante la giornata cascano regolarmente in un luogo 1, 10, 100, 1000, oppure 1500 gocce; in altri sembra il gocciolare essere più lento o più presto, più variabile e senza una regola fissa, fuori che alcuni giorni dopo la pioggia in cui le goccie cascano, più frequentemente. In altri ancora sembra la confluenza essere periodicamente più forte o più debole, e la deposizione della materia di stalattite annunciarsi anche per mezzo del colore.
La stalattite nuovamente formata è sempre più leggiera della calce, e spesso rilucente: in alcune strisce di essa sembra di vedersi lo spato. Alcuni cilindri ed alcune colonne, battendovi contro, danno un tuono puro e tagliente; probabilmente sono vuoti.
Molti antri di stalattite, come quello di
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Baumann, contengono anche ossa incrostate. Queste si trovano spesso negli antri, e perciò ne faremo ancora menzione qui appresso.